Le precipitazioni cumulate nelle due giornate del 24 e 25 dicembre sui bacini dei fiumi Senio, Lamone e Marzeno sono state in media circa il doppio della pioggia prevista nell’intero mese di dicembre. Si tratta (media di bacino, escludendo le stazioni di pianura) di 139, 7 mm per il Marzeno, 145,7 per il Lamone e 150,2 mm per il Senio.
I dati sono del bagnacavallese Pierluigi Randi, tecnico meteorologo certificato e presidente dell’Ampro (Associazione meteo professionisti), che sui social pubblica anche alcuni grafici (qui sopra) che mostrano come siano comunque, fortunatamente, a debita distanza rispetto a quelli delle alluvioni di maggio 2023 e settembre 2024. «Resta però un evento considerabile come estremo – commenta Randi -, proprio perché occorso in dicembre e non nel periodo primaverile o autunnale allorquando gli eventi di pioggia consistente sono statisticamente più probabili». Infatti, restringendo lo sguardo al solo mese di dicembre, «non abbiamo alcun precedente di questo tipo dal 1935 per i tre bacini di Santerno, Senio e Lamone-Marzeno. Morale della favola – continua il meteorologo -: è il quarto evento di portata estrema (il quinto se aggiungiamo quello dell’ottobre 2024 nel bolognese) che si manifesta in tre anni, per cui ciò che prima mostrava tempo di ritorno secolare, oggi comincia a palesare tempo di ritorno se non annuale, quasi. È la nuova normalità fatta di estremi, e non solo di precipitazione».
Randi sottolinea infine che non è casuale che sia capitato «nel mese di dicembre, ad ora, più mite degli ultimi 100 anni. Qualche decennio fa gran parte della precipitazione degli ultimi due giorni sarebbe stata solida, almeno a partire dalle quote collinari, ma con questo sfacelo termico è stata pioggia fin quasi sulle cime».






