mercoledì
25 Giugno 2025
Rubrica Controcinema

A 94 anni Clint Eastwood fa un film praticamente perfetto

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Giurato Numero 2Alla bellissima di età di 94 anni, è tornato il mitico Clint Eastwood con il suo nuovo magnifico film Giurato numero 2. Justin (Nicholas Hoult) sta per diventare padre. È un ex alcolista redento, riuscito a disintossicarsi grazie anche alla moglie Ally. La gravidanza è a rischio, Ally ha già avuto un aborto, e c’è bisogno di tutta l’assistenza possibile. La sua vita, dopo un brutto passato turbolento segnato da denunce e processi, è quieta e regolare. Justin è però chiamato a fare il giurato in un processo dal forte impatto mediatico: mesi prima, una giovane ragazza è stata trovata morta sotto un ponte, sfracellata sulle rocce di un ruscello. La sera prima, in un locale, aveva litigato furiosamente col fidanzato James, che l’aveva minacciata davanti a tutti i clienti. La ragazza si era allontanata a piedi, sotto una pioggia torrenziale. James è subito accusato di averla uccisa. Tutto è contro di lui: è un uomo violento, è membro di una gang locale, c’è un testimone che l’ha visto sulla strada…

Il Pubblico Ministero Faith (Toni Collette) è anche candidata alla carica di Procutatore Distrettuale, e questo caso è molto semplice, utile anche per la sua campagna elettorale. Ma alla prima udienza, Justin scopre un segreto: quella sera lui era in quel locale. In crisi esistenziale, aveva rischiato di bere ancora, di cadere di nuovo nel suo maledetto alcolismo… E aveva visto tutta la scena. E tornando a casa, non si vedeva la strada per il diluvio, e con l’auto aveva preso contro qualcosa, al buio, e aveva pensato a un cervo… Ma luogo e ora erano quelli della morte della ragazza. Il dubbio cresce ed è quasi certezza: forse è stato lui a ucciderla in un incidente; forse l’imputato è innocente. Ma se confessasse, rischierebbe lui la galera, nessuno crederebbe che era sobrio quella sera… Cosa può fare Justin? Provare a salvare l’imputato senza rimanere coinvolto, cercando di convincere gli altri giurati che le prove non sono così schiaccianti…

Un film sulla Giustizia e la Verità. La Giustizia è bendata, come la moglie di Justin quando lui le mostra la camera per il bambino, come tutti noi di fronte al mondo. Un film dalla regia semplice e asciutta, dai dialoghi essenziali e diretti, dalla dinamica impietosa: cosa succederà al protagonista, l’uomo buono ma forse colpevole, e soprattutto alla nostra idea di Etica e di Giustizia? Come salvare entrambi? La tenace saggezza di Eastwood affronta un tema così densamente filosofico, in una storia che sembra il classico La parola ai giurati di Lumet, ma che in realtà parte dall’ambiguità fondamentale di Rashomon di Kurosawa, e cioè che Verità e Giustizia non coincidono e sono solo utopie, in un finale che sembra aperto, e che in realtà rappresenta solo la ineliminabile e intrinseca indecidibilità di ogni verdetto, di ogni dilemma etico, di ogni conoscenza del mondo.

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