mercoledì
09 Luglio 2025
Rubrica Controcinema

Con questo bozzetto giapponese Wim Wenders ritrova la grandezza

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Ho recuperato un bellissimo film uscito a gennaio: Perfect Days, l’ultima opera del grande cineasta tedesco Wim Wenders, in concorso all’ultimo Festival di Cannes e poi meritatamente in lizza come Oscar per il miglio film straniero. Wim Wenders, regista del quale ho molto amato i suoi film tra anni ’70 e ’90, negli ultimi anni a parer mio aveva perso molta vena creativa, imbarcandosi in progetti poco interessanti e molto cervellotici. Ma ora questo suo ultimo film lo riporta alla sua vera grandezza.

Perfect Days è ambientato a Tokyo in Giappone, dove Wenders era andato per realizzare un documentario sul progetto The Tokyo Toilet, una riqualificazione urbana del quartiere di Shibuya con la costruzione di 17 bagni pubblici nei parchi, realizzate dai migliori architetti giapponesi. Ma Wenders, in corso d’opera, ha preferito uscire dalla forma documentario e realizzare invece un film di fiction, sempre imperniato sulle Tokyo Toilets. La storia è semplice e solo apparentemente minimalista: 12 giorni nella vita di Hirayama, un uomo sui 60 anni che per lavoro pulisce i bagni pubblici di Tokyo, ama leggere libri, ascoltare musica rock anni ’70-’80 e scattare foto ad alberi e cieli usando una macchina a pellicola analogica.

In questi 12 giorni, vediamo Hirayama svegliarsi ogni giorno nella sua semplice ma curata casa; andare al lavoro per pulire le toilette ascoltando in auto Lou Reed, Patty Smith, gli Animals; raccogliere piante nei parchi per poi coltivarle a casa; mangiare negli stessi luoghi; leggere scrittori americani prima di dormire. E subito il fascino per questo personaggio dai gesti e dai modi gentili e precisi: che non sono vuoti rituali dietro i quali ci sono intenzioni esoteriche, ma al contrario l’armoniosa esistenza eseguendo gesti perfetti, che sia pulire un vespasiano o dare l’acqua alle piante. E soprattutto uno sguardo profondo e gentile sul mondo: quando Hirayama pulisce una toilette e deve far entrare le persone che ne hanno bisogno, educatamente esce e aspetta fuori: e mentre aspetta, ammira in alto tra i muri le foglie d’albero immerse nell’azzurro del cielo, e sorride.

Ma c’è una storia? vi chiederete. Sì, anche se avanza senza enfasi. È in pace con tutti, ma ha scelto la sua vita rinunciando (o scappando da qualcosa), nel momento in cui una nipote lo viene a trovare; ha forse un amore segreto per una donna, che non esprime mai; ma per lui la bellezza è in ogni luogo e in ogni momento, anche se di notte i suoi sogni sono strani. E quindi, anche senza mai capire nei dettagli il suo passato, scopriamo che arrivare alla bellezza e alla serenità è un impegno che richiede volontà e dedizione attraverso un cuore segreto, sepolto nel profondo, che educa alla bellezza, a vivere ogni giorno sempre un Perfect Day come lo cantava Lou Reed.

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