Cosa sta arrivando sugli schermi dalla Mostra di Venezia Seguici su Telegram e resta aggiornato È appena terminata la Mostra di Venezia, che in tanti hanno commentato come una delle migliori edizioni degli ultimi anni. Purtroppo non sono riuscito ad andarci e ho seguito come tutti a distanza. Ma è sempre possibile un’introduzione ai film vincitori che vedremo in sala durante l’anno. Partiamo dal Leone d’Oro, che è andato a Povere Creature! di Yorgos Lanthimos. Il regista greco è da anni uno degli autori più visionari del cinema contemporaneo, con storie cupe e distopiche e personaggi spietatamente vittime delle loro pulsioni, narrate attraverso uno stile raffinato e geometrico: ricorderete i suoi precedenti e bellissimi film Dogtooth, Alps, The Lobster, Il sacrificio del cervo sacro e La favorita. Quest’ultimo Povere Creature!, con protagonista Emma Stone, è una fantascienza distopica in cui una giovane donna morta viene riportata in vita da uno scienziato, ma decide di scappare ed esplorare il mondo. Il Leone d’Argento è invece andato al giapponese Aku Wa Sonzai Shinai (Il male non esiste) di Ryusuke Hamaguchi, nel quale la vita di un tranquillo abitante di montagna viene sconvolta dalla possibile costruzione di un resort di lusso. Il regista Hamaguchi è diventato famoso nel 2022 dopo aver vinto l’Oscar al miglior film straniero con Drive my car. Anche questo film sembra bello. Altro Leone d’Argento a Matteo Garrone col suo ultimo Io Capitano, il viaggio avventuroso di due giovani senegalesi verso l’Europa, un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, gli orrori dei centri di detenzione in Libia e i pericoli del mare. Un film che la critica ha acclamato soprattutto per la sua onesta intellettuale e l’emozionalità antiretorica, dalla gestazione e realizzazione complessa, con attori esordienti molto bravi. Aspetto infine anche l’ultimo film del cileno Pablo Larraín, El Conde, una commedia dark/horror su un universo parallelo nel quale il dittatore Augusto Pinochet non è mai morto e in realtà è un vampiro che vive nascosto. Larraín ha sempre affrontato con grande personalità la tragedia della dittatura cilena, partendo da personaggi complessi e disturbati e quindi da storie personali che si intrecciano con la macrostoria: ricorderete il serial killer di Tony Manero, la delirante storia d’amore in Post Mortem, i preti isolati in El Club; continuando a scavare nella relazione tra storia personale e storia collettiva nei biopic Jackie su Jacqueline Kennedy e Spencer su Lady Diana. El Conde si riallaccia dunque a tutte le tematiche consolidate di Larraín. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Controcinema