Dogman
Dalla Mostra di Venezia 2023, potete vedere al cinema in questi giorni Dogman, l’ultimo film di Luc Besson. Il titolo potrebbe indurre in qualche confusione con l’omonimo Dogman di Matteo Garrone di cinque anni fa: in effetti, le due storie narrate sono diverse, pur se con forti analogie nei personaggi protagonisti. Luc Besson parte, come Garrone, da un fatto di cronaca avvenuto anni fa in Francia, ma riambientato negli Stati Uniti in una produzione internazionale. Il film inizia col protagonista Doug, qui interpretato dal bravissimo Caleb Landry Jones, in carcere a colloquio con una psichiatra, Evelyn, che cerca di comprenderne la complessa personalità. Doug è in sedia a rotelle, travestito da donna, arrestato mentre scappava insieme ai suoi numerosissimi cani. E nel raccontare la sua vita a Evelyn, scopriamo che Doug ha avuto un’esistenza dura e violenta. Da bambino il padre, violento e fanatico religioso, lo maltrattava e lo picchiava. In un clima di estremo degrado e costanti umiliazioni, le uniche vere amicizie di Doug erano i tanti cani che il padre allevava selvaggiamente per impiegarli in combattimenti clandestini; finché Doug per punizione è chiuso per mesi nella gabbia insieme ai cani, ma sopravviverà grazie a loro, che si riveleranno i suoi nuovi amici.
La sua vita solitaria prosegue negli anni tra istituti per ragazzi abbandonati e l’amore per i suoi amici cani e per il teatro di Shakespeare. Ora è un uomo triste tormentato che conduce una vita solitaria insieme ai suoi fedeli segugi: che sono anche i suoi “complici” nelle spietate e feroci vendette contro chi l’ha ridotto in quello stato… Una vita rincuorata solo dalle sue esibizioni come cantante drag queen in un locale cabaret. Doug però sa riconoscere i pochi con cui legare: le sue amiche trans, gli ispanici taglieggiati da un potente gangster messicano, col quale finirà per scontrarsi… e anche la psichiatra Evelyn, che lo ascolta senza pregiudizi…
Dogman è un buon film basato su un grande personaggio, Doug, e sulla grandissima prova attoriale di Caleb Landry Jones. La storia è dolente, tragica, dura: un noir di solitudine e vendetta, a volte un po’ eccessivo e contorto nei suoi sviluppi narrativi, ma rigoroso nel non cedere a facili effetti splatter e nel rimanere focalizzato su un Doug con cui non potrete non empatizzare, che sembra inizialmente un Joker perso nei suoi folli travestimenti e che invece evolve verso l’autodistruzione programmata del protagonista obeso di The Whale. Ho solo qualche perplessità sul finale, che avrei preferito meno “lirico” e più “cattivo”: il che non toglie che l’opera di Luc Besson meriti la vostra visione.