Da qualche giorno è uscito in sala il film sorpresa dell’anno, campione di incassi dell’estate 2022 negli Stati Uniti, e cioè Everything Everywhere all at once, regia di Daniel Kwan e Daniel Scheinert, sotto lo pseudonimo collettivo di Daniels. Film spettacolare tra fantascienza e fantasy, kung-fu e arti marziali, black comedy e action classica, e romance.
Siamo negli USA. Evelyn Quan Wang è un’americana di origine cinese, nei suoi 50 anni, interpretata da Michelle Yeoh, che ricorderete come Bond-girl in Il domani non muore mai, e come coprotagonista de La tigre il dragone e in Star Trek: Discovery. Evelyn gestisce una lavanderia insieme al dolce e succube marito Waymond – interpretato da Jonathan Ke Quan, il famosissimo attore bambino di Short Round in Indiana Jones e il tempio maledetto e di Data ne I Goonies. Ha una figlia adolescente Joy con cui è ai ferri corti, facendo fatica ad accettarne l’omosessualità e la sua fidanzata Becky “nemmeno” cinese ma addirittura di origine messicana; un anziano padre onnipresente nei suoi taglienti giudizi su di lei (James Hong, specializzato in ruoli da cinese “cattivo” in Blade Runner e Grosso guaio a Chinatown); insomma, la vita di Evelyn non va al meglio, tra frustrazioni, nevrosi e rimpianti del passato. Arriva un severo controllo fiscale, di cui è incaricata la temibile e intransigente funzionaria del governo Deirdre Beaudeirdre – una meravigliosa e cattivissima Jamie Lee-Curtis.
Ed ecco che qui inizia la vera storia. Evelyn scopre di esistere in un multiverso: esistono cioè innumerevoli universi nei quali lei vive esistenze tutte diverse. Chi la fa entrare nel multiverso è la versione di suo marito Waymond che proviene da Alphaverse, l’universo più avanzato tra gli esistenti, capace di entrare in contatto con gli altri mondi paralleli, perché ha bisogno di lei: la Evelyn del suo mondo potrebbe essere l’unica persona, in tutti i multiversi esistenti, capace di combattere Jobu Tupaki, la misteriosa entità che vuole distruggere tutto il multiverso– e che è la meta-versione di sua figlia Joy…
Se la matrice iniziale è di fantascienza, trattando di mondi paralleli e versioni sliding door di se stessi, da cui infatti i Tutti Ovunque Insieme del titolo, il film in realtà si pone come un multiverso psichedelico del cinema, in una brillante e quasi matematica capacità di riferirsi ai mille generi con citazioni sempre impeccabili e molto godibili: l’eroe Neo in Matrix e le scene quasi comiche alla Ratatouille; le discussioni filosofiche alla Doctor Who e le sempre belle coreografie di arti marziali; la versione quasi manga di Odissea nello spazio e l’amore secondo In the mood for love.
Un multiverso indie di generi più vicino alla fatata Alice nel paese delle meraviglie che alle cupe distopie di Blade Runner.