Tra pochi giorni uscirà un film di fantascienza su cui avevo buone aspettative: si tratta di 65 – Fuga dalla Terra, con protagonista Adam Driver. La sua presenza mi aveva infatti illuso e fatto sperare in questo film alla fine non eclatante e poco memorabile, ma comunque con alcuni meriti. La storia inizia sul pianeta extraterrestre Somaris, 65 milioni di anni fa. Adam Driver è Mills, un pilota di navi spaziali che accetta lunghi viaggi di anni per guadagnare abbastanza da curare la figlia adolescente gravemente malata. Durante un viaggio in cui trasporta passeggeri ibernati, un incidente lo costringe ad atterrare su un pianeta per lui sconosciuto: la nostra Terra… Solo lui e una ragazzina di 10 anni sopravvivono, in un ambiente feroce dominato dai dinosauri. Devono salvarsi in un viaggio infernale pieno di pericoli, non solo dai feroci animali terrestri, ma anche da un’imminente catastrofe: l’arrivo dell’enorme meteorite che per l’appunto 65 milioni di anni fa si schiantò sul nostro pianeta, causando terremoti su scala planetaria, un lungo inverno nucleare, e l’estinzione dei dinosauri e dell’80 percento delle specie viventi….
Dai registi Scott Beck e Bryan Woods, già sceneggiatori dell’horror A Quiet Place – Un posto tranquillo (2018), e con la supervisione di Sam Raimi, il film parte da un’idea originale e inizialmente intrigante, il rovesciamento totale di due temi classici della sci-fi: l’Alieno Invasore e il Dinosauro redivivo alla Jurassic Park.
Il punto di vista è quello di alieni extraterrestri ma umanissimi, che scoprono la Terra non per conquistarla e dominarla (la specie umana non esiste ancora), ma al contrario arrivandoci per caso e soffrendola come ambiente cattivo e ostile da cui scappare, popolato da quei mostruosi dinosauri giganteschi che noi umani ben conosciamo, ma non uno straniero extraterrestre.
L’alieno qui non è un invasore bensì un naufrago, un povero Robinson Crusoe perso nello spazio che deve salvare se stesso e soprattutto i propri figli. E i dinosauri sono certo il simbolo di una natura crudele e spietata; ma di questi esseri, durante tutto il film, sappiamo anche che il loro tempo sta per finire, che manca poco alla loro estinzione, e che non torneranno mai più. Vederli nei loro ultimi giorni di esistenza, conoscere già il loro destino ineluttabile, aggiunge un tono quasi malinconico a una storia i cui protagonisti rimangono purtroppo ancorati al genere survival senza grandi caratterizzazioni e molto convenzionali nella loro evoluzione.
Peccato, che l’idea poteva sicuramente essere sviluppata molto meglio e con più forza emozionale ed estetica.