Vedere un film di Ken Loach è sempre una magnifica esperienza, come lo è stato per il suo ultimo film The Old Oak, in concorso a Cannes e da qualche giorno nei nostri cinema. Ken Loach è artista militante, un cinema politico mai banale e mai semplice nelle sue domande e nelle sue risposte. La storia di The Old Oak si svolge nel 2016 nella contea di Durham vicino a Newcastle, nell’Inghilterra del Nord. Zona una volta industriale, piena di miniere e di minatori, e ora depressa.
C’è poco lavoro, le case si stanno svalutando, tutto decade e va a pezzi, e la popolazione sta impoverendosi con fatalistica rassegnazione. TJ Ballantyne è il proprietario dell’unico pub rimasto aperto, The Old Oak, la vecchia quercia. Ha 50 anni, l’età della tristezza e dei rimpianti: un divorzio e un figlio che non vede più; l’epopea del cameratismo tra minatori e delle loro lotte sindacali è finita da decenni, e sopravvive solo in alcune foto dentro un salone in cui nessuno entra; pochi amici incancreniti dal livore verso il mondo che frequentano il suo pub sempre più in crisi e sempre più malandato; e la piccola cagnetta Marra che gli vuole bene e alla quale è legatissimo. TJ ha però un gran cuore. È uno dei pochi che accoglie e aiuta con sincera umanità un gruppo di profughi siriani appena fuggiti dalla guerra, legandosi alla giovane siriana Yara, appassionata di fotografia, e alla sua famiglia.
All’inizio i profughi sono rifiutati da quasi tutti gli abitanti di Durham, forse solo perché ancora più poveri di loro, e TJ deve resistere e difenderli contro il crescente razzismo… In che modo? Provando a mettere insieme le persone, inglesi e siriani, radunandole nel suo pub, offrendo una cena perché così ci si conosce, si parla insieme e si scopre di avere qualcosa che le unisce tutte…
Per Ken Loach il cinema è sempre stato un atto politico. Un cinema lucidissimo nell’analisi e al tempo stesso commovente e pieno di speranza. Le persone soffrono perché il sistema costruisce la loro povertà e divide i disperati mettendoli gli uni contro gli altri. Gli esseri umani raccontati da Loach sono quelli dominati dalla alienazione, e il loro vero e unico nemico è il capitalismo, che nella globalizzazione è diventato qualcosa di lontano, un’anonima società di Cipro che acquista sottocosto le case di Durham senza nemmeno averle mai viste, e che produce quelle guerre da cui scappano i profughi siriani. La risposta è allora nell’uscire dall’alienazione: ritrovarsi insieme come esseri umani. Mangiare insieme, restare insieme – restare uniti.
C’è solo un problema in questo bellissimo film: come dichiarato da Ken Loach, quasi sicuramente, e solo per l’età che avanza (ha 87 anni), sarà la sua ultima opera. Purtroppo.