Su Netflix potete vedere The Killer, l’ultima opera di David Fincher, un bel noir con assoluto protagonista un titanico e glaciale Michael Fassbender. David Fincher è per tutti noi un grande autore di riferimento nel cinema americano, soprattutto nel genere noir con metafore sociali e psicologiche: ricorderete Seven, Fight Club, Zodiac, Gone Girl, nei quali i protagonisti sono sempre crudeli e spietati antieroi.
The Killer è il bravissimo Michal Fassbender, un sicario professionista ad altissimo livello che lavora per conto di una “agenzia specializzata”. Si trova a Parigi per un “lavoro”, che però fallisce per un fatidico errore. L’uomo da assassinare si salva, e Fassbender deve allontanarsi da Parigi senza aver svolto l’incarico. Le regole di quel mondo e di quel lavoro sono spietate, e da killer che uccide dovrà scappare dai suoi mandanti che ora vogliono eliminarlo per non lasciare tracce. Solo che a Santo Domingo, dove risiede, la sua ragazza viene quasi uccisa da altri anonimi sicari sulle sue tracce; da lì, il killer dovrà cercare chi lo vuole morto e vendicarsi: il capo della sua ex agenzia, i sicari che l’hanno cercato, il mandante dell’omicidio commissionato e andato a vuoto…
La storia è quella di un classico revenge movie; ma la “ricerca” degli esecutori e mandanti è in realtà molto più esistenziale e filosofica. Le riflessioni del Killer sulla sua vita e sul lavoro sono profonde e metafisiche, e immerse nella affascinante colonna sonora di Trent Reznor dei Nine Inch Nails. Uccidere è un professione che richiede la perfezione assoluta di una mente libera e allenata e di un disciplinato autocontrollo del proprio corpo, quasi come la figura del samurai in Ghost Dog di Jarmusch. Il Killer è anonimo: pur se immerso nel mondo sempre tracciato di Amazon, Fedex ed Hertz, ha tante identità false, ma non sappiamo quale sia il suo vero nome.
E quindi, pur se alcuni hanno criticato il film perché la suspence non cresce all’apice della sfida, in realtà è perché a Fincher interessa raccontare qualcos’altro. Fassbender è un Killer anonimo, che all’inizio si sente “uno dei pochi” eletti del mondo. Ma nel procedere della storia, emerge il suo vero problema interiore: una perfezione professionale di cui è fiero ma che lo possiede e lo divora nella più classica alienazione dell’individuo lavoratore nell’economia di mercato sempre più globalizzata e spersonalizzata. A cosa serve lavorare ed essere “perfetti” se, alla fine, anche lui scopre di essere “uno dei tanti”?
La sua odissea va da Parigi, a Santo Domingo, New Orleans, New York e infine a Chicago, tutte metafore esplicite del capitalismo e dell suo sistema di produzione: il datore di lavoro, l’esecutore del lavoro, il luogo di produzione, fino al cliente finale; al quale nulla lo lega, nemmeno l’odio.