Tintilia, rosso dal carattere rustico che nasce nel cuore del Molise

Associare ad una regione italiana o ad una particolare zona della penisola un determinato vitigno è cosa normale per un paese come il nostro che possiede il patrimonio viticolo più importante e prezioso al mondo; ma se si dice Molise qual’è l’enologica associazione? La risposta è Tintilia.

Tipico vitigno del territorio molisano, per anni si pensava fosse parente del Bovale Sardo, teoria confutata da analisi certe sul dna che hanno confermato questo vitigno unico nel suo genere. Il passato della Tintilia porta nella lontana Spagna del XVI secolo il nome, infatti, è un chiaro riferimento alla profondità cromatica del vino stesso: “tinto” in spagnolo significa vino rosso. In Italia arriva verso il Settecento grazie agli scambi promossi nell’epoca napoleonica, trovando il suo habitat naturale nell’entroterra molisano. Se nel tardo Ottocento risultava essere il vitigno più coltivato del Molise, con la peste della filossera, i reimpianti a favore di vitigni più produttivi e l’esclusivo utilizzo della Tintilia come vitigno tintore ha fatto sì che se ne perdesse l’interesse. Pochi i vignaioli che, fiduciosi del valore di questo vitigno hanno investito e vantano, oggi, produzioni di tutto rispetto.
Tra le etichette di Tintilia più rappresentative si trova quello delle “Cantine Cipressi” distribuito da Colavita. Il “Macchia rossa 06”, infatti, è un vino rustico ma che nasconde sfumature eleganti con chiari sentori di frutta e spezie attraversate da toni erbacei dal finale affumicato. Ottimo il rapporto qualità prezzo se si pensa che, spendendo fra i 10 -12 euro, si beve un pezzo di storia del Molise.

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