E voi, cos’altro vorreste metterci al museo Classis?

Inaugurazione ClassisA Ravenna e dintorni c’è un museo che ha bisogno di essere riempito. Un processo che va avanti già da prima della sua apertura, con i reperti contesi con il museo Nazionale, i mosaici “scippati” da Faenza, gli elmi contestati di Campiano. Quasi come se non ci fosse poi stato così tanto bisogno di un nuovo museo, verrebbe da dire. Che pian piano, però, sta diventando davvero un museo. Con la recente apertura di due nuove sezioni e ora l’arrivo di altri mosaici antichi che per poter valorizzare meglio (ci dicono) è stato addirittura necessario chiudere il museo (Tamo), dove erano finora custoditi. Senza contare poi che adesso arriverà perfino la Barca di Teodorico, attesa da anni.

Ma non disperate, di posto ce ne sarà ancora. Ecco quindi che si apre una chiamata pubblica, un invito alla cittadinanza a esprimersi: e voi, che cosa vorreste esporre, ancora, al museo Classis?

Parto io:

– un vaso di macerie utilizzate per realizzare il Parco Marittimo, così da studiare le alte competenze di ingegneria dell’uomo ravennate del 2023;

– una statua di quelle ultra realistiche degli uomini primitivi presenti nei musei di scienze naturali, ma raffigurante l’ex assessora Elsa Signorino, ricoperta solo di pelli di animali, mentre poggia la prima pietra del futuro museo di Classe;

– una voliera di fratini – veri in questo caso – per farli riprodurre in santa pace senza sfracellare le palle a chi va in spiaggia;

– un bidone dell’indifferenziata per ricordarci quando era così facile andare a buttare la spazzatura, prima dell’avvento delle carte smeraldo;

– un calco in gesso dell’impronta del ministro Franceschini nel giorno dell’inaugurazione del parco archeologico, per ringraziarlo ancora una volta per l’ultimo finanziamento statale arrivato al museo;

– un comunicato vergato a mano da Vidmer Mercatali, per ricordare come era facile fare politica e dire tutto quello che ti passava per la testa senza finire ricoperto di insulti, quando ancora non esistevano i social;

– un capello originale di Alvaro Ancisi perso nel 1908, quando era impegnato nella sua prima raccolta firme, quella contro l’arrivo delle automobili a Ravenna;

– la pergamena con il progetto originale dei lavori di rifacimento del ponte di Grattacoppa.

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