Serie, docuserie, true crime? Come si definiscono le inchieste che cercano di fare luce sui mestieri e i misteri d’Italia, e che con Carlo Lucarelli hanno vissuto una stagione ricca e interessante a inizio millennio? Oggi queste indagini trovano nuova linfa anche nei podcast, e proprio la trasposizione televisiva dei lavori di Pablo Trincia (entrambe con la regia di Paolo Negro) è diventata oggetto di due miniserie.
E poi il silenzio – Il disastro di Rigopiano (5 episodi)
Il 18 gennaio 2017 una valanga di forza catastrofica si abbatte sul Gran Sasso Resort, in località Rigopiano, causando 29 morti e solo 11 sopravvissuti. L’inchiesta di Trincia ricostruisce la tragedia a partire dalle 24 ore precedenti, attraverso le testimonianze dei sopravvissuti. Il racconto si allarga poi all’analisi geologica del territorio (in stile Vajont di Paolini), dove emergono gravi criticità, per poi concentrarsi sull’accertamento delle responsabilità, soprattutto politiche e amministrative, e infine sugli esiti dei processi. Il documentario si avvale di immagini impressionanti dei salvataggi dei Vigili del Fuoco, unite a toccanti interviste inedite ai protagonisti. Il processo, al momento della messa in onda (novembre 2024), non è ancora concluso.
Il cono d’ombra – La storia di Denis Bergamini (4 episodi)
Uscita a inizio estate 2025, questa serie si concentra su un fatto di cronaca più lontano nel tempo: il 18 novembre 1989 Donato “Denis” Bergamini, calciatore del Cosenza (Serie B), originario di Argenta, muore in circostanze misteriose. Le indagini dell’epoca archiviarono il caso come suicidio: Denis si sarebbe buttato sotto un camion, davanti alla sua ex fidanzata Isabella Internò. Ma famiglia, compagni di squadra e tifosi non ci credettero mai. Trincia, con interviste alla sorella, agli ex compagni (tra cui Michele Padovano, futuro giocatore della Juventus) e con una meticolosa ricostruzione, mostra come, nonostante gli anni trascorsi, la verità stia lentamente emergendo. La tesi del suicidio si sgretola, lasciando spazio a un’ipotesi di omicidio. Il processo è ancora in corso, si è giunti solo alle prime condanne.
Entrambe le serie sono appassionanti, snelle nella realizzazione (episodi da mezz’ora) ma durissime nei contenuti, capaci di lasciare un segno profondo. Il cono d’ombra coinvolge maggiormente, anche grazie alla sua struttura narrativa: da suicidio a possibile omicidio, attraverso un tortuoso e doloroso percorso verso la verità, che si sta delineando solo dopo decenni. Due docuserie che meriterebbero la prima serata, come accadeva con il compianto Andrea Purgatori, e che dovrebbero essere viste e discusse da un pubblico il più ampio possibile. L’inchiesta, quando ben fatta, non è semplice intrattenimento: è servizio pubblico, memoria attiva, e coscienza collettiva.