Dal passato riaffiora una serie “maestra” a cui non si può resistere

06a81368395186e55ef7e435b0967d732a1bbd7572e111d533a3e554c4c7e8b9. SX1080 FMjpg PRISON BREAK (Serie – 5 stagioni – 2005-2017)
Prison Break è una serie iniziata nel 2005, e c’è ancora qualcuno che non l’ha vista. Guardare per la prima volta, oggi, una serie di vent’anni fa, ti dà la possibilità, oltre che di gustarsi lo show, di fare un bilancio su questo format che proprio in quegli anni iniziava a dare una scossa notevole – che negli anni si è poi rivelata definitiva – alla fruizione di un qualsiasi contenuto video. La trama di questa visione infinita (90 episodi) riguarda principalmente la prima stagione, e vede Michael Scofield farsi incarcerare volontariamente per liberare il fratello ingiustamente destinato al braccio della morte.

Personaggio geniale, laureato in ingegneria, Michael per riuscire in un’evasione difficilissima, si fa anzitempo tatuare mappa del carcere e una sorta di cronistoria del piano che ha in mente. La serie si presenta bene, con tutti i tasselli al loro posto, un protagonista carismatico, musiche, fotografia ritmi davvero di altissimo livello; viene inoltre usato, come per la sua coetanea Lost, il cosiddetto “effetto cliffhanger”, che vede terminare ciascun episodio al culmine della tensione, o dopo una scena sorprendentemente, tecnica che con gli anni e l’avvento della fruizione “binge watching” (guardare le puntate una dietro l’altra), si è notevolmente affievolita e ha perso un po’ del suo fascino. Dopo le prime due stagioni (come se fossero una sola) di grandissimo livello qualitativo, nelle ultime si cala notevolmente, anche se non si può dire nulla della tensione che porta lo spettatore (e chi vi scrive) a guardare uno dietro l’altro tutti gli episodi di tutte le stagioni che gli si presentino davanti, senza paura.

Oltre alla tensione, il punto di forza sono i colpi di scena e i personaggi, perché se Michael è il perfetto eroe e il fratello Lincoln riesce a cacciarsi nei guai anche se fa un solitario, la squadra dei “cattivi” è pazzesca, assortita splendidamente, con personaggi che cambiano totalmente indole, si riscattano e finiscono buoni, sembrano buoni ma diventano malvagi, sono cattivi e finiscono terribili. Il personaggio migliore è senza dubbio T-Bag, uno dei criminali più spietati e crudeli, che la caratterizzazione e l’interpretazione di un grande Robert Knepper (Twin Peaks 3), lo porteranno a essere una delle macchiette più appassionanti della storia della televisione. Non deluderanno il capo dei secondini Bellick, e gli agenti FBI e CIA che… lo scoprirete solo guardando. Il finale non lietissimo della quarta stagione, comunque un po’ lunga e troppo… nonsipuòdire, sarebbe potuto essere un‘ottima conclusione, ma dopo quasi dieci anni arriva la quinta col sorpresone, un meccanismo ripetitivo, ma con un finale che dopo tanta fatica si può definire lieto. E la scena finale è semplicemente fantastica, bravi gli sceneggiatori. Quindi? Staccatevi, se ci riuscite.

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