Presunto riciclaggio, la difesa chiede la scarcerazione del dirigente della Cassa

Domenico Sangiorgi ha risposto alle domande dei magistrati questa mattina a Napoli, durante l’udienza al Tribunale del riesame

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La palazzina in via Garibaldi a Russi sequestrata in un’inchiesta dell’Antimafia di Napoli perché di proprietà di una società sospettata di riciclaggio

La difesa di Domenico Sangiorgi ha chiesto l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare al tribunale del riesame di Napoli. Il 59enne faentino, dirigente di filiale della Cassa di Risparmio di Ravenna, è in carcere dallo scorso 12 luglio (prima a Rimini poi a Bologna) con l’accusa di associazione mafiosa finalizzata al riciclaggio. Per la procura di Napoli sarebbe stato complice dei clan campani sfruttando il suo ruolo di direttore di una filiale bolognese della Cassa attraverso contatti diretti con un presunto esponente del sodalizio criminale di stampo camorristico. La difesa (avvocato Antonio Petroncini) contesta le accuse sostenendo che quelli di Sangiorgi erano esclusivamente rapporti professionali caratterizzati da una condotta corretta nei confronti di un cliente della banca sul conto del quale non esistevano motivi tali per cui dubitare di eventuali irregolarità.

Questa mattina, lunedì 31 luglio, Sangiorgi è comparso in tribunale in un’udienza durata circa due ore. Si è mostrato collaborativo, ha risposto alle varie domande poste dai magistrati. Nonostante l’accusa parli di associazione finalizzata al riciclaggio, la difesa non riscontra episodi di riciclaggio nelle carte e per questo chiede l’annullamento e la conseguente  scarcerazione. Nei giorni precedenti all’udienza la procura aveva depositato elementi aggiuntivi che proverebbero un incontro di persona tra Sangiorgi e quello che è ritenuto uno dei vertici del presunto sodalizio criminale, Antonio Passarelli che è stato raggiunto dalla stessa misura di custodia cautelare del 12 luglio. La linea difensiva non contesta che sia avvenuto l’incontro ma sostiene che l’episodio non possa essere considerato diversamente da un normale incontro di lavoro tra il direttore di una filiale e un cliente di quella banca perché all’epoca dei fatti Passarelli era appunto solo un cliente come altri di cui non potevano essere note presunte collusioni con ambienti mafiosi ora ipotizzate dagli investigatori. Il giudice si è riservato la decisione che arriverà entro il 3 agosto.

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