Il corpo della 46enne ha una profonda ferita alla gola, se la lama è compatibile verrebbe meno l’ipotesi del ladro che reagisce perché scoperto. Interrogati a lungo la figlia e una sua amica, il marito da cui si stava separando e il nuovo compagno
Quel coltello da pane ripulito alla meno peggio nel lavello è l’arma che ha ucciso Ilenia Fabbri? Dalla risposta a questa domanda potrebbe arrivare un elemento importante per la soluzione dell’omicidio all’alba di ieri, 6 febbraio, in un condominio di via Corbara a Faenza. Se la lama fosse effettivamente compatibile con la profonda ferita alla gola della 46enne, diventerebbe più improbabile l’ipotesi del gesto violento compiuto da un ladro scoperto nell’appartamento: difficile immaginare che un assassino estraneo alla vittima si fermi a ripulire l’arma. A quel punto il nome del killer sarebbe da rintracciare facendo luce tra gli affetti e le amicizie, o quanto meno nella cerchia dei conoscenti. Fino alla tarda serata di ieri, come riportano i quotidiani Resto del Carlino e Corriere Romagna in edicola oggi, non risultavano indagati. Quattro le persone interrogate a lungo dagli inquirenti: il marito da cui si stava separando, il nuovo compagno con cui aveva un legame da un paio di anni, la figlia 21enne e una sua amica.
Ilenia Fabbri lavorava come impiegata in una concessionaria di auto di Imola, un impiego trovato quando era iniziata la crisi del matrimonio e aveva deciso di lasciare l’occupazione nell’autofficina del marito a Faenza. La crisi matrimoniale era entrata in tribunale e si stava trascinando da qualche tempo.