In Cassazione: Mauro Guerra chiedeva la restituzione del denaro bloccato per una presunta evasione fiscale. Accolta invece la richiesta del pubblico ministero contro l’ordinanza che a maggio aveva restituito l’ambulatorio al 48enne: lo studio resta a disposizione del medico in attesa che il Riesame si pronunci di nuovo
Il milione di euro, di cui 619mila in contanti, resta sotto sequestro e l’ordinanza che aveva tolto i sigilli all’ambulatorio è annullata con rinvio al Riesame mentre lo studio resta nella disponibilità dell’indagato. È l’estrema sintesi dei pronunciamenti della Cassazione su due distinti ricorsi – il primo presentato dalla difesa e l’altro dall’accusa – nell’inchiesta Balto che vede sotto indagine il 48enne Mauro Guerra, noto veterinario di Ravenna, con le accuse di evasione fiscale e maltrattamenti di animali. La vicenda emerse a metà gennaio del 2021 generando sui social la fervida difesa da parte di molti dei clienti del medico.
La suprema corte ha respinto il ricorso per liberare i soldi. La guardia di finanza di Ravenna, in collaborazione con la polizia locale, aveva sequestrato denaro e titoli finanziari per un valore complessivo di 1.077.942,72 euro, in esecuzione di un decreto emesso dal gip che contesta al professionista di aver frodato, per anni, il Fisco “in maniera grave, sistematica e continuativa”. Un’ispezione degli investigatori a dicembre del 2020 permise di rinvenire una scatola di polistirolo nel garage dell’abitazione con 619mila euro in banconote, suddivise meticolosamente in buste di plastica. In un baule vennero trovate delle agendine che si presume servissero per la contabilità delle entrate in nero. L’accusa stima che il 70 percento del reale volume d’affari di Guerra viaggiasse su una contabilità parallela sommersa di cui il Fisco non sapeva nulla. La procura lo accusa di aver sottratto alle casse pubbliche un milione e 77mila euro tra il 2014 e il 2019: 713mila euro di imposte Irpef e il resto di Iva.
L’inchiesta prende il nome di “Balto” dal cane labrador che morì il 19 agosto 2020. Era stato ritrovato dalla polizia locale nel giardino di una abitazione di via Lercaro a Ravenna, disidratato e malconcio ma apparentemente non incurabile e invece il giorno stesso venne soppresso da Guerra in accordo con i proprietari. Un morte che ha attirato l’attenzione della procura.