domenica
15 Giugno 2025
Zone naturali

«Per salvare valle Mandriole serve un’altra condotta che porti più acqua dal Lamone»

Il direttore del Parco del Delta ricorda il progetto da 350mila euro già presentato e ora di nuovo in tavola. Intanto disposto lo svuotamento della palude da 250 ettari dopo i primi casi di botulismo, per evitare il ripetersi dell'epidemia 2019. A marzo è tornato in funzione dopo vent'anni il sifone che preleva acqua dal canale Carrarino ma da luglio è inutilizzabile per manutenzione

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Valle Della Canna, Stato Canale Circondariale, 7.8.17Valle Mandriole è una malata convalescente tenuta sotto osservazione. Un’epidemia di botulino si sviluppò nel 2019 nella zona naturale di 250 ettari a nord di Ravenna, nota anche con il nome di valle della Canna, a nord del fiume Lamone a ridosso della statale Romea. Morirono migliaia di uccelli, anche di specie rare e protette. E proprio ieri, 9 agosto, sono iniziate le operazioni di prosciugamento della palude (ci vorranno 4-5 giorni) con l’apertura dello scarico sullo scolo Rivalone per evitare il ripetersi di una situazione simile dopo che sono stati individuati i primi casi di uccelli intossicati. È uno scenario che era stato messo in conto dalle autorità ambientali competenti e per questo da fine luglio la valle era oggetto di sopralluoghi quotidiani del personale del distaccamento pinetale della polizia locale, in modo da poter avviare lo svuotamento a fronte dei primi eventuali casi di botulismo.

«La presenza del batterio del botulino è naturale in ambienti simili e non è di per sé dannosa – spiega Massimiliano Costa, direttore del Parco del Delta del Po –, lo diventa quando sviluppa la tossina e questo avviene in particolari condizioni dell’acqua: poco ossigeno e temperature elevate». Il clima di questo periodo è chiaramente lo scenario perfetto. Lo svuotamento della valle – già avvenuto negli ultimi due anni – è stato disposto anche in previsione dell’arrivo degli uccelli acquatici in migrazione dal nord Europa.

 ANG3302La speranza era di arrivare a metà agosto senza dover rimuovere l’acqua per poter contare su un’arma in più: «Dovrebbe tornare in funzione il sifone che permette di tenere 40 cm di acqua nella valle, attingendo dal canale Carrarino che deriva dal Lamone e fornisce anche l’acquedotto. Il sifone è tornato attivo lo scorso marzo dopo un ventennio, ma da metà luglio è inutilizzabile per dei lavori di manutenzione non rinviabili».

Quanto detto finora, può bastare per mostrare la caratteristica fondamentale di valle Mandriole: la gestione idraulica è artificiale e non più secondo gli eventi naturali. I fiumi Lamone e Reno sono le fonti per le immissioni, Baiona e canale Destra Reno sono le destinazioni per i deflussi: «Ma gli ingressi e le uscite di acqua sono regolati dall’uomo. E questo vale anche per le vicine Punte Alberete e valli di Comacchio. Sono le conseguenze di decisioni prese decenni fa quando il corso dei fiumi venne definito dagli argini e vennero bonificate parti di paludi conservandone solo una porzione. Si è creato un ambiente unico completato dalla pialassa Baiona. Oggi se si lasciasse il collegamento diretto con i fiumi si riempirebbero troppo in fretta».

 ANG3145A Punte Alberete il prosciugamento viene fatto sistematicamente ogni anno. A giugno si comincia a togliere acqua, a luglio e agosto rimangono solo dei canali per la sopravvivenza dei pesci ed eseguire gli sfalci, da settembre si riprende a immettere acqua per allagarla di nuovo. «La foresta allagata non sopravviverebbe se fosse così tutto l’anno».

Ma se le estati siccitose saranno sempre più frequenti, ci sarà sempre acqua a disposizione per regolare la sopravvivenza di queste zone? «Punte Alberete è meno idroesigente. La situazione più delicata è valle Mandriole dove il livello dell’acqua potrebbe arrivare a un metro ma il sifone attuale basta per 40 cm». L’unica possibilità è una condotta idraulica aggiuntiva: «C’è un progetto per attingere altra acqua direttamente dal Lamone più a nord. È un investimento da 350mila euro circa che in passato non è stato approvato. Ora lo stiamo aggiornando. Se riuscissimo a tenere un livello di 80 cm durante l’inverno con ricambio costante di acqua, arriveremmo all’estate con tanta acqua riducendo i rischi».

Foto CER Oasi Acqua Campus Natura
L’oasi di Mandriole

Si eviterebbe lo sviluppo di tossine, ma non immaginatevi lo scenario perfetto. La questione della qualità dell’acqua non è secondaria: «Non dipende da noi. Evitiamo le prime acque dopo i periodi di siccità perché lavano i fiumi, cerchiamo di prenderla dalle code di piena, ma la qualità è peggiorata. Negli anni si sono estinte centinaia di specie: molluschi, insetti, piante. Punte Alberete, ad esempio, ogni anno a maggio era una meraviglia con la fioritura delle ninfee. Ora non ci sono più».

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