L’acqua ha fatto gonfiare il linoleum che ora va buttato, ma sotto ha resistito il pavimento in piastrelle bianche e blu posato nel 1970 quando vennero costruite Le Cupole. La discoteca in via Emilia a Castel Bolognese è l’unica in provincia colpita dalle alluvioni di maggio. Una stima sommaria del proprietario e gestore, il 71enne Paolo Malucelli, parla di circa 400mila euro di danni per il ripristino. Il locale, fondato 53 anni fa dal padre di Paolo, è aperto tutto l’anno: in estate occupa una ventina di lavoratori e arriva a 35 in inverno quando fa quattro aperture a settimana che in epoca pre pandemica portavano in totale un’affluenza di circa 3.500 persone. La data segnata sul calendario è l’ultimo weekend di agosto o il primo di settembre. Per quei giorni è prevista la riapertura.
Per accogliere i ballerini bisognerà riavere un parcheggio: «È tutto da riasfaltare, abbiamo un preventivo di 180mila euro». Almeno altrettanto ci vorrà all’interno per gli impianti elettrici e qualche parte di arredo anche se la maggior parte delle poltroncine erano state spostate in alto. «Il problema è che non è facile trovare ditte che possano fare i lavori in fretta perché nella zona ci sono tante situazioni critiche». Nel conto economico non vanno dimenticati i mancati incassi: «In altri tempi in queste settimane avremmo le serate estive all’aperto e il mese di giugno con un meteo incerto avrebbe portato buone affluenze perché la gente è meno invogliata a spostarsi al mare e da noi sa che c’è la parte al coperto in caso di maltempo».
I primi allagamenti del 3 maggio avevano lasciato poche conseguenze: «In quattro giorni eravamo di nuovo operativi e aperti». Il disastro è stato nella notte fra il 16 e il 17 maggio con la rottura del fiume Senio. I circa 2.500 mq coperti delle Cupole si articolano su più livelli: i camerini degli artisti sono seminterrati e lì c’era più di un metro di acqua e pantano, le piste da ballo erano diventate dei catini con mezzo metro d’acqua, in altri punti non si è andati oltre i dieci cm. Le conduttore degli impianti elettrici che corrono sotto i pavimenti si sono riempite di acqua. Danni consistenti nelle aree esterne: «La forza dell’acqua ha fatto danni di ogni tipo, ci siamo ritrovati una settantina di poltrone in mezzo a una piantagione di kiwi a centinaia di metri dal locale. Un container di attrezzature è stato spostato. Abbiamo smaltito quattro camion di rifiuti».
L’alluvione sarà un’altra pagina nella storia del locale che è quasi un’istituzione della movida notturna: «Una ventina di anni fa ci fu un periodo di scosse di terremoto – ricorda Antonella Camurani, storica segretaria dell’attività – e visto che abitavo ai piani alti decisi che mi sentivo più sicura a dormire qua dentro». La dipendente si ricorda anche il giorno in cui vennero costruite le Cupole: «Ero una bambina, passai per la via Emilia al mattino con i miei genitori e non c’era niente, la sera c’erano le cupole perché si usò una tecnica particolare che alzò le strutture in così poco tempo».
Malucelli guarda alla riapertura fra un paio di mesi con una incognita: «La nostra clientela rientra in un raggio di circa 50 km che è il territorio duramente colpito dal disastro. La gente avrà voglia di ballare?».
Cinque sale interne e quattro piste esterne ampliano l’offerta musicale dal rock al liscio da balera: «Dai venti ai 94 anni, abbiamo persone di tutte le età, anche nella stessa serata perché ogni ambiente è distinto». Qualche anno fa Malucelli riuscì anche a inventarsi la serata per genitori che dovevano ingannare l’attesa: «Per una festa di fine anno scolastico i minori di 16 anni dovevano essere accompagnati. E allora pensammo di aprire una sala per mamme e papà».
Mezzo secolo di balli, ma non solo: «Siamo stati anche il set di un film con Adriano Celentano e di una puntata dell’Ispettore Coliandro». Ma non basta questo per resistere in un mondo dove cambiano i modi divertirsi. Il Covid è stato una batosta micidiale: «Ci hanno tenuti chiusi per molti mesi e molto gente si è abituata a stare a casa, a qualcuno è anche rimasta un po’ di paura del virus». Ma la crisi del settore viene da più lontano: «Con il tempo sono comparse altre forme di divertimento. I ristoranti che mettono musica alta e spesso assomigliano a discoteche anche se non potrebbero. Poi gli street bar e l’espansione di bagni al mare che non sono molto distanti e offrono quasi la stessa cosa».
Se le Cupole hanno resistito così tanto, forse è anche per le regole impostate da Malucelli: «Controllo rigido dei documenti per l’età dei più giovani, non lavoriamo con i pr e alle 3 di notte le serate finiscono. A quell’ora comincia lo stop alla vendita di alcolici e non vogliamo bisticciare con i clienti che non si accontentano di una Coca Cola. Ormai i giovani che vengono da noi lo sanno e questo forse è una sicurezza in più per le famiglie».