La prefettura è competente per il rilascio di porto d’armi per difesa personale o per l’attività di guardia giurata. Il primo caso è quello di persone che possono circolare armate in ragione di quello che la legge definisce “dimostrato bisogno”. Sempre stando alla legge, che risale a un secolo fa, il prefetto ha facoltà di concedere licenza “di portare rivoltelle o pistole di qualunque misura o bastoni animati la cui lama non abbia una lunghezza inferiore a centimetri 65”. Nel 2024 in provincia queste autorizzazioni sono 24, erano 48 nel 2023 e 69 nel 2022. E ovviamente si tratta di pistole.
La legge consente di portare come arma di difesa personale anche il cosiddetto “bastone animato”, un bastone da passeggio che nasconde al suo interno una lama di spada, solitamente uno stocco, che una volta sguainata, può essere usata per la difesa personale contro eventuali aggressori.
«Non è una questione di categorie professionali più o meno a rischio – spiega il prefetto di Ravenna, Castrese De Rosa –. Non basta essere gioielliere per avere diritto al porto d’armi per difesa. Va dimostrata la necessità del singolo soggetto ogni anno e i nostri uffici conducono un’istruttoria accurata sui precedenti della persona». Se ci sono state minacce gravi in passato, se ci sono stati frequenti casi di aggressioni o rapine.
Un esempio viene dal presidente dell’associazione di tiro a segno di Ravenna, Ivo Angelini: «Ho le chiavi del poligono di via Trieste e c’è stato un periodo in cui suonava spesso l’allarme di notte e intervenivo per il controllo. Abbiamo un’armeria interna e per protezione mi venne riconosciuto il porto d’armi. Poco dopo però ho rinunciato, la pistola è pesante da portare e preferisco che siano le forze dell’ordine a ispezionare in caso di allarmi».
Le licenze per guardia giurata, da rinnovare ogni due anni, sono invece 274 in vigore, rilasciate dalla prefettura.
Alla prefettura spetta anche l’emissione dei divieti di detenzione: 59 nel 2022, 51 nel 2023 e 42 nel 2024 con 41 procedimenti in corso di istruttoria. Le cause le spiega ancora De Rosa: «Accertamenti di mala custodia, litigi in famiglia, querele. Le forze dell’ordine procedono con il ritiro cautelativo e poi la prefettura fa il divieto».