Mic, da Faenza fino alla Cina

40mila presenze l’anno per il museo internazionale. L’intervista alla direttrice Casali

Mic

Un’opera della mostra di Ornaghi&Prestinari frutto della residenza Museo Carlo Zauli in collaborazione con il Mic di Faenza che sarà allestita al Mic dal 26 novembre al 7 gennaio

Con 110 anni di storia alle spalle il  Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza è, secondo Wikipedia, «uno dei più importanti musei d’arte ceramica del mondo». Una responsabilità grossa da portare, ma anche un grande stimolo. Ne abbiamo parlato con la direttrice Claudia Casali.

L’anno prossimo il Mic compirà 110 anni, come si è evoluto in questa lunga storia?
«110 anni di storia sono un traguardo importante. Non abbiamo pensato a un festeggiamento particolare, ma di aggregare questo anniversario agli 80 anni del Premio Faenza, competizione internazionale giunta alla sua 60esima edizione. Sarà un momento particolare in cui saranno presenti artisti, giornalisti, editori, curatori provenienti da tutto il mondo. Fin dalle sue origini il nostro Museo ha cercato di portare avanti un discorso di internazionalità. La sua storia è la storia della ceramica e dei suoi protagonisti. È questa la sua grandezza e la sua unicità, che lo fa conoscere in tutto il mondo».

Ci può dare un po’ di numeri per quanto riguarda il pubblico e i dipendenti del museo?
«Sul nostro sito è possibile leggere tutti i dati, in termini di accessi, dipendenti, ingressi, bilancio. Il pubblico da sette anni a questa parte è in costante aumento. Ma, come spesso dico, il vero valore di un museo, di una istituzione, di una mostra va al di là degli sterili numeri che fanno statistica, che, come ben scrisse un noto ingegnere friulano, “è una scienza arida”. I nostri dipendenti, tra comunali in distacco e della Fondazione, sono 24, a cui vanno aggiunti 10 collaboratori esterni legati a progetti finanziati (come progetti europei o nazionali o servizi particolari come visite guidate). Rag­giungeremo e supereremo le 40mila presenze anche quest’anno. Abbiamo scelto di optare per un’apertura progettuale a 360 gradi, una scelta che ha portato importanti risultati. Anche all’estero siamo guardati con attenzione quale esempio di sistema ceramico e culturale che funziona. Abbiamo lavorato intensamente con l’Amministra­zione e gli operatori locali, portando avanti in chiave moderna quello che era il “sistema ballardiniano” di inizio secolo».

La mostra su Achille Calzi, “Tra simbolismo e liberty” che è in corso, come sta andando?
«Il 4 novembre c’è stata l’inaugurazione con un pubblico eccezionale, mai visto per un opening. Sta proseguendo molto bene, con una buona affluenza soprattutto da parte delle scolaresche. Calzi è un intellettuale che si presta a molte letture e molte attività essendo stato artista, designer ante-litteram, ceramista, caricaturista e grafico. La mostra e la monografia di Calzi sono il risultato di un grande e intenso lavoro di ricerca realizzato da Ilaria Piazza in questi ultimi quattro anni. Rimarrà un momento fondamentale della storia cittadina e non solo, in quanto Calzi è un protagonista, come abbiamo visto, di caratura nazionale ed europea».

Il museo cura anche residenze artistiche, assieme al Museo Carlo Zauli?
«Il Mic non cura residenze d’artista direttamente, ma ospita degli artisti per attività ceramiche e didattiche. Con il Museo Zauli abbiamo vinto il bando Siae per una residenza per artisti under 35. Ornaghi e Prestinari hanno vissuto a Faenza per 6 mesi e hanno sviluppato un lavoro interessante che verrà presentato qui il 25 novembre».

Il Mic è diventato un Google Cultural Institute, cosa significa?
«Innanzitutto tantissima visibilità internazionale. Il Mic è stato riconosciuto quale realtà culturale d’eccellenza nel patrimonio italiano. Questo progetto ci sta dando molti riscontri in termini di visite virtuali alle nostre collezioni».

Siete molto attivi anche con i rapporti internazionali. A dicembre 2016 sono partite 150 vostre opere per una mostra in Cina. Come funzionano questi scambi? Che ricaduta hanno sulla visibilità del museo?
«Abbiamo avviato ormai tre anni fa i rapporti con un istituto cinese che si occupa di organizzare scambi internazionali. Abbiamo incontrato i direttori di cinque musei nazionali di primaria importanza in termini di collezione e sedi museali grazie anche alla nostra conservatrice, Valentina Mazzotti. Abbiamo portato in Cina Faenza e la maiolica italiana, con le sue tante città. Oltre un milione di visitatori vedranno la mostra. La Cina apprezza la nostra cultura e l’Italia per loro è sinonimo di ceramica occidentale».

Siete impegnati per coinvolgere le fasce di pubblico più esposte con progetti dedicati ai bambini, all’integrazione e ai disabili. Come lavorate su questo aspetto?
«Grazie alla sezione didattica del Mic abbiamo avviato molti progetti in questi ultimi anni, con collaborazioni con operatori di settore che lavorano quotidianamente con le tante e varie disabilità. Abbiamo fatto percorsi culturali con i profughi a Faenza. Proponiamo attività gratuite in occasioni particolari e da due anni collabora con noi un ragazzo diversamente abile che ha avviato un bellissimo percorso formativo. Nel settore didattico abbiamo incrementato le attività, variandole e dando sempre contributi significativi. Desidereremmo che gli studenti e le scuole valutassero il Mic come un luogo educativo per eccellenza dove si possono affrontare i tanti aspetti delle tante civiltà attraverso la ceramica e non solo».

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