Mosaici manfredi nel nuovo museo di Classe? A Faenza c’è già chi protesta…

Presentata un’istanza dalla lista Io Faentino per riportare a “casa” i reperti ora esposti al Tamo di Ravenna

Leopardo Mosaico IIIdc Faenza Partweb

Il mosaico del Leopardo scoperto a Faenza ed esposto al Tamo

Dopo il caso dell’elmo di Negau, trasferito non senza polemiche dal museo didattico di San Pietro in Campiano alla collezione in fase di allestimento del nuovo museo di Classe, pare aprirsene un altro simile a Faenza. Oggetto del contendere, in questo caso, i mosaici manfredi restaurati dalla fondazione Ravennantica e da alcuni anni esposti al museo Tamo, a Ravenna, gestito della stessa Fondazione che ora sta allestendo il nuovo museo e potrebbe trasferirli appunto a Classe, in vista dell’inaugurazione del prossimo autunno.

Si tratta dei reperti di età romana ritrovati a Faenza decenni addietro, ma che sono stati trasferiti a Ravenna per mancanza di spazi adeguati nel capoluogo manfredo;  mosaici policromi figurati dello scavo di via Dogana, quelli dello scavo di via Pasolini, oltre alla cosiddetta “pantera” (o “leopardo”) di via Cavour.

Ora la lista civica Io Faentino presenta un’istanza al sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi «per capire quanto di vero ci sia nel possibile trasferimento definitivo al museo di Classe, e per dare invece una accelerazione al processo che deve, questa è la nostra visione, riportare definitivamente queste opere nel nostro comune».

«Faenza – scrive il referente della lista, Alessio Grillini – ora è pronta a riprendere in città questi mosaici che gli appartengono, e vogliamo sapere quale sia la posizione in merito dell’amministrazione e cosa intenda fare e come intenda muoversi in tal senso. La crescita dell’offerta culturale della città, il potenziamento di una sinergia a livello di offerta museale, sono passaggi determinati per la nostra città e per il suo futuro. È una partita che non possiamo perdere. Se la replica alle nostre domande non ci soddisferà, siamo pronti a mettere in campo una massiccia raccolta firme».

Da noi contattato telefonicamente, il presidente di Ravennantica Giuseppe Sassatelli si è limitato a dichiarare che è in corso un tavolo di confronto per individuare la soluzione ideale e maggiormente condivisa tra gli enti coinvolti (oltre alla stessa fondazione i Comuni di Ravenna e Faenza e la Soprintendenza).

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