Il ritorno alla narrativa di Eraldo Baldini: un romanzo storico, giallo e d’azione

La palude dei fuochi erranti mette in scena un dualismo tra fede e scienza, realtà e superstizione senza mai diventare manicheo

Eraldo

Eraldo Baldini sarà alla Bottega Bertaccini di Faenza venerdì 18 ottobre alle 21 per presentare l’ultimo romanzo

È un Baldini quanto mai cupo e inquietante quello che torna finalmente in libreria dopo l’ultimo Stirpe selvaggia di ormai tre anni fa.

LA NOSTRA INTERVISTA A BALDINI SUL NUOVO ROMANZO

Dall’1 ottobre, questa volta per Rizzoli, è disponibile sugli scaffali La palude dei fuochi erranti in cui lo scrittore e antropologo ravennate torna ad alcuni suoi cliché, per non dire ossessioni letterarie. Siamo nel Seicento a Lancimago, località dove già aveva ambientato il libro scritto con Alessandro Fabbri Quell’estate di sangue e di luna e prima ancora il celeberrimo Mal’Aria (da cui fu tratta anche una serie tv). La peste sta arrivando, ha già contagiato Imola e la comunità si chiude, a partire dal monastero benedettino attorno a cui ruota buona parte della vita di un piccolo paese che sta a nord di Ravenna, tra le valli (per quanto Lancimago fosse un tempo il nome di San Michele, per i ravennati viene naturale collocare la località più verso la zona di Sant’Alberto, del resto si tratta di un luogo di fantasia). Ed è proprio nei loro terreni che i monaci scopriranno una fossa comune con ossa di cadaveri che potrebbero risalire a secoli prima e di cui nessuno sa o ricorda nulla.

Scrittura tesa, precisa, atmosfere soffocanti, personaggi memorabili per un crescendo di tensione che non lascia prender fiato al lettore. Meno articolato come trama del precedente che rappresentava una sorta di summa della sua opera, più per certi versi vicino ad altri suoi precedenti romanzi come Faccia di sale, anche solo per il periodo storico, ma allo stesso tempo più maturo e complesso e stratificato, il libro si inserisce perfettamente in quel filone che fu individuato proprio per raccontare il suo genere, quel “gotico rurale” che dà il titolo anche a una raccolta di racconti.
Anche qui infatti il ciclo vitale è scandito da quello della terra, qui ritroviamo rimandi ai riti per San Martino a quel periodo dell’anno, i primi di novembre, così carichi di significati simbolici, come lo stesso Baldini ci ha spiegato in veste di studioso nei numerosi saggi che sta ultimamente pubblicando con Il Ponte Vecchio e da cui attinge a piene mani per la sua narrativa, liberandosi dai vincoli del ricercatore ma restituendoci comunque un quadro affidabile e attendibile dell’epoca e della storia. Una storia che vede contrapporsi fede e una scienza agli albori, povertà e ricchezza, sapere e ignoranza, ragione e follia in un mondo dicotomico dove però nessun personaggio è solo “bianco” o solo “nero” e dove la prospettiva del lettore è destinata ad aggiustarsi di continuo.

Un libro di grande fascino e dense atmosfere che è un po’ romanzo storico, un po’ romanzo di azione, un po’ un giallo. Insomma, non si può che salutare con gioia il ritorno di Baldini alla narrativa, peraltro con una nuova casa editrice, Rizzoli, che ha deciso in concomitanza di pubblicare anche un altro suo libro ormai fuori catalogo da tempo, L’uomo nero e la bicicletta blu, un romanzo invece di formazione dai toni anche ironici, ambientato negli anni Cinquanta, naturalmente da queste parti.
Un altro libro da non perdere, ma per ragioni molto diverse. Eccetto il fatto che è scritto sempre da Eraldo Baldini. E brava Rizzoli ad averlo fatto tornare in circolazione.

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