Prorogata la mostra di Ericailcane a Ravenna: la nostra recensione

Fino al 12 luglio a Palazzo Rasponi Dalle Teste, dalle 17 alle 21

Seeing WhalesÈ stata prorogata al 12 luglio la chiusura (originariamente prevista per il 7) della mostra di Ericailcane a Palazzo Rasponi dalle Teste, in piazza Kennedy a Ravenna (da martedì a  domenica ore 17-21, chiuso lunedì, ingresso libero). Pubblichiamo qui di seguito la recensione di Serena Simoni.

La bella retrospettiva di Ericailcane permette di ragionare di mostre “al tempo del coronavirus” ma anche di altro: di come si modificano nel tempo alcuni linguaggi, di come si è trasformata la loro percezione e il potenziale di incisività sul tessuto urbano e sociale. Senza fare grandi bilanci e considerando la molteplicità dei lavori dell’artista – dalle illustrazioni alle videoanimazioni, dagli interventi murali alla decorazione di oggetti d’arte – si possono comunque considerare alcune traettorie anche dal minuscolo balcone di Ravenna.

Ericailcane per la prima volta è stato invitato a Ravenna nel 2006, quando Leonardo (allora 26enne) partecipò con blu, paper resistance e il gruppo di inguine.net ad una delle edizioni di “no border” nello spazio di santa Maria delle Croci. Se nel 2006 il graffitismo era in qualche caso già una “vecchia” esperienza a partire dai treni di Philadelphia della fine degli anni ’60 o del lavoro di Taki 183, lo street artista arrivato alla fama nei primi anni ’80, la storicizzazione del movimento data al 1983, quando uscivano quasi in simultanea il documentario Style Wars e il film Wild Style a cui si deve la diffusione del repertorio visivo urbano e musicale della hip-hop newyorkese. 1984 in Europa: il muro di Berlino apre la più grande superificie muraria al dissenso di cui la street art si fa portavoce e i vari artisti di New York che operano su questa deriva vengono chiamati da Francesca Alinovi ad esporre in Italia. Il linguaggio affascina a Bologna Pea Brain e CK8 che all’epoca colorano treni e muri aprendo uno stile che non è solo artistico ma ormai di vita. Gli anni ’90 trasformano questo fenomeno di cultura giovanile e urbana in qualcosa di più visibile: Bansky, oggi in mostra a Ferrara, inizia a lavorare in quegli anni; lo segue Invader che sceglie sempre la strada e l’anonimato ma utilizza piastrelle industriali che imitano i pixel al posto dei colori. Blu, ericailcane, paper resistance, più giovani come generazione, a Bologna proprio in quegli anni iniziano il loro percorso a testimonianza del fatto che, per quanto datato, il linguaggio della strada mantiene una grande vivacità di modi e contenuti, costruisce vite e relazioni di chi se ne occupa.

Nel 2006 Ericailcane in realtà era un microgruppo nato 7 anni prima e contava due persone: la collaborazione di Leonardo e Cinzia significava la divisione del lavoro a seconda del tipo di tecnica e del lavoro: oggi il nome è associato solo a Leonardo che può operare con la collaborazione esplicita di altri – la colombiana street artist Bastardilla, ad esempio – a seconda del lavoro, spesso commissionato da enti, scuole, comuni. La passione per l’arte di strada, preferibilmente non autorizzata e spesso animata da interventi censori – come al festival “Icone” di Modena nel 2004 – lascia il posto a pareti predisposte e, raggiunta la fama, ormai ai muri di gran parte del mondo. Il che ha tolto un po’ di fascino alle iniziative come tutto ciò che non si esprime liberamente dal basso, ma inutile dire che gli interventi di ericailcane mantengono una grande carica espressiva. Rendono l’affermazione i dipinti del 2011 sui muri di via Salona a Ravenna e quello più recente del 2019 in Via Tommaso Gulli, opere commissionate ma sicuramente belle.

In mostra a Palazzo Rasponi ovviamente non ci sono le opere murali ma un certo numero di tavole a china e di video d’animazione che già nel 2006 venivano prodotti dall’artista. Nei video dell’ultimo decennio appare lo stesso mondo notturno da finisterrae, popolato da animali umanizzati così malinconici da superare la tristezza del bambino ostrica di Tim Burton anche se la tecnica a plastilina in stop-motion è stata del tutto superata dall’utilizzo di pupazzi e disegni. Appartiene invece alla produzione grafica il ciclo “Potente di fuoco” già allestito in misura ridotta al Rasi nel 2011: la serie era partita nel 2005 da una primissima esposizione alla Libreria Modo Infoshop di Bologna in cui una raccolta di disegni di Leonardo bambino – conservati dai genitori dell’artista – veniva rielaborata dalla personalità artistica adulta: draghi, robot, ragni ed elefanti, brontosauri e pipistrelli si sono sdoppiati in disegni a china in cui una forte visionarietà surrealista si unisce all’immaginazione di Bosch, all’illustrazione ottocentesca e infantile. L’inquietante è garantito grazie ad un virtuosismo calligrafico che è sempre stato uno degli aspetti più affascinanti del lavoro dell’artista. La stessa preziosità coinvolge quindi un ciclo di inediti recenti in mostra a Ravenna: le carte di grande formato in bianco e nero, create nei giorni del lockdown, sono spesso animate da topi, animali comunitari qui quasi impazziti, che sembrano riflettere in modo poco paradossale gli incubi contemporanei.

Serena Simoni

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