I giovani e l’affettività: «La lettura può aiutare, ampliando il pensiero»

La scrittrice e libraia per ragazzi, Alice Keller: «Consiglio i saggi di Bell hooks e per i più piccoli “Ronja” di Lindgren»

Alice Keller Scaled (1)

Le dinamiche relazionali e introspettive tra i più giovani si ritrovano spesso al centro dell’opera di Alice Keller, scrittrice ravennate di origini bolognesi, appena finita nella terna finalista del Premio Campiello Junior (categoria 11-14 anni) con il suo ultimo romanzo Fuori è quasi buio.

Sul tema dell’educazione affettiva, tornato prepotentemente d’attualità in queste settimane, abbiamo interpellato Keller in quanto anche libraia, tra le titolari della libreria per ragazzi Momo, aperta nel 2016 in centro a Ravenna.

Le dinamiche relazionali e affettive tra giovani e giovanissimi hanno un forte rilievo all’interno dei suoi romanzi, è importante affrontare questi temi a prescindere dall’età dei lettori?
«Penso siano, in generale, il fulcro della letteratura, sia che riguardino adulti o più giovani. Scriviamo per trovare una forma a ciò che proviamo, dentro di noi e in relazione al mondo, che si tratti di romanzi autobiografici o di finzione. Nel mio caso, scrivendo storie per ragazzi, il mio sguardo viaggia per parlare direttamente a loro».

Da scrittrice e da titolare di una libreria per ragazzi, come interpreta la sfera affettiva dei giovanissimi?
«Da un lato penso che questa sfera debba mantenere un carattere di segretezza: non credo nei libri che insegnano ai più piccoli a catalogare le emozioni, né nei “barattoli” dentro cui metterle in ordine. Credo nell’andare in profondità dentro se stessi ponendosi domande e impiegando il tempo necessario per trovare le risposte. A volte però sembra che anche i più piccoli vengano risucchiati dal vortice di frenesia e superficialità in cui vive la nostra società. Mi piacerebbe che tutti, soprattutto i più giovani, avessero tempo e modo per indagare il proprio io e la propria vita affettiva, trovando più parole per parlare e per pensare: parole complesse, provenienti dalla letteratura, dalle fiabe, da una comunità che racconta e si racconta. Invece, nonostante la quantità di immagini, video e testi a cui tutti i giorni gli smartphone ci sottopongono, siamo una comunità sempre più fragile, che si accontenta di poche parole e soluzioni estemporanee».

In che modo la letteratura di genere può aiutare bambini e adolescenti a rapportarsi tra loro e a creare relazioni?
«Ampliando il pensiero. Complicandolo, insinuando dubbi e domande, come tutta la buona letteratura dovrebbe fare. È importante per i più piccoli combattere i luoghi comuni tra nuove parole, nuove immagini e visioni. Il termine “letteratura per ragazzi” però, va usato con cura. È appropriato solo se parliamo di quei libri che davvero ne fanno parte, e non dell’intero mercato editoriale per l’infanzia e l’adolescenza che, come tutti i settori di oggi, è saturo di pubblicazioni che spesso non aggiungono nulla alle opere esistenti. Esistono libri progettati a tavolino ma comunque incapaci di modificare ciò che vorremmo migliorare».

Quanto si può essere espliciti in un libro per adolescenti su argomenti come la sfera sessuale o su dinamiche relazionali tossiche o problematiche?
«Nella misura in cui la storia che è arrivata a noi ci chiede di esserlo. Non progetto quello che scrivo e non seguo “regole”, se non una fedeltà intima alle parole e a come arrivano a noi, a volte anche in maniera molto misteriosa».

Qualche consiglio di volumi per genitori o ragazzi che aiuti a sviscerare il tema dell’educazione affettiva?
«Sono convinta che il piacere della letteratura debba restare inutile: è una passione che ha più a che fare con l’innamoramento che con lo scopo e l’utilità. Ogni storia della grande letteratura ci darà le parole per nutrire la nostra affettività. Abbiamo bisogno di romanzi che ci regalino tutte le sfumature dei nostri sentimenti e del paesaggio in cui siamo immersi, costringendoci a uscire dall’ego, e di saggi che ci aiutino a far luce sulla fragilità della nostra società e sulla quantità di patriarcato che ancora ognuno di noi e ognuna di noi si porta dentro. Se dovessi pensare a testi per me, adulta, citerei i saggi di Bell hooks, tra tutti: La volontà di cambiare, Mascolinità e amore (Il saggiatore); o Donne che parlano di Miriam Toews (MarcosYMarcos), da cui di recente è stato tratto il film Women Talking. Per ragazzi invece penso a Ronja, di Astrid Lindgren, ma il bosco di storie possibili è così ricco che vale la pena andare in una valida libreria indipendente per esplorarlo».

Il suo “Fuori è quasi buio” è finalista al Campiello Junior, come ha accolto questo traguardo? Ci racconta qualcosa del libro?
«È stata una grande soddisfazione, per cui ringrazio ancora tutta la giuria, sia per la fiducia data al mio romanzo che per il valore dato alla ricerca di scrittura che porto avanti da anni. È la storia di due fratelli tra solitudine e relazioni: chi siamo quando siamo con gli altri, e quando siamo da soli? È una storia di presenze e di assenze, di ricerca e di risposte, di limiti di ciò che si può e non si può arrivare a conoscere. Di fratellanza e di amicizia, ma non dico altro perché in fondo, di ogni storia, la trama è una piccolissima parte».

Come funziona il laboratorio di scrittura itinerante che sta portando avanti e in che modo aiuta i bambini alla scoperta di sé e della propria sfera affettiva?
«La scoperta di sé e della propria sfera affettiva non sono per me un punto di partenza, o un obiettivo, ma una diretta conseguenza del lavoro svolto seguendo la passione per le parole, per le storie e per l’indagine. Scrivere significa andare alla ricerca del fondo delle cose, e in questa profondità c’è già tutto. Durante i gruppi di scrittura leggiamo, ascoltiamo parole e storie dando voce alla necessità di espressione dei propri pensieri, ascoltando il proprio mondo interiore. Quindi non scriviamo il classico tema, ma peschiamo dalla letteratura le forme in cui poter appoggiare le forme dei propri pensieri. Molti ragazzi e molte ragazze non amano scrivere, nonostante la grande ricchezza dei loro pensieri: questi gruppi mirano a far vedere a tutti il foglio bianco non come un fallimento o un insieme di regole straniere, ma infinite possibilità di essere e abitarlo».

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