«La lettura è un esercizio di intelligenza e fantasia», la lezione di Starnone

Il grande scrittore per la prima volta a Ravenna, in dialogo con Matteo Cavezzali

Cavezzali Starnone

Cavezzali con Starnone a Scrittura Festival

«Magari un giorno torno per parlare di Cuore e di scuola». Il pubblico che ieri sera affollava la sala Dantesca della Classense per ascoltare Domenico Starnone, per la prima volta in città ospite di ScrittuRa festival, è sicuramente uscito augurandosi che quella frase dell’autore possa diventare realtà. Applausi scroscianti, che nemmeno a teatro, hanno infatti salutato la chiusura di un suo intervento indirizzato dalle domande del direttore del festival Matteo Cavezzali, che da dieci anni stava cercando di portare l’autore, oggi ottantenne, a Ravenna. E l’ha fatto nell’anno in cui Starnone ha pubblicato non un romanzo ma una raccolta di saggi (L’umanità è un tirocinio, Einaudi) cosa che gli dà occasioni per una riflessione sulla scrittura, ma soprattutto sulla lettura capace di divertire e stupire.

Starnone Scrittura FestivalL’amore per la lettura che si forma dal fascino per la parola scritta, qualsiasi parola, qualsiasi scritta. Starnone parla di «urto» con la scrittura, con quei segni, quei ventuno segni, in grado di evocare interi mondi come una magia, molto più degli effetti speciali di qualsiasi film. L’effetto meraviglioso della lettura che ci modella («Costa sforzo e fatica – ha detto -, è un esercizio permanente di intelligenza e fantasia»), entra nel nostro corpo e ci offre una mappa per orientarci nel mondo. Anche quando questa letteratura è quella di un romanzo a puntate su una rivista per signore degli anni 40. «La protagonista si innamorava di un scrittore fallito con un braccio anchilosato e io a tredici anni quello decisi di diventare: uno scrittore fallito. E cominciai anche a camminare come fossi anchilosato». E quello – racconta con molta autoironia – «sono stato fino a 44 anni», per poi diventare uno «scrittore medio» (ovviamente sono parole sue, di certo non condivise in primis dal direttore Cavezzali che a inizio serata aveva dichiarato «Starnone è il mio scrittore preferito»).

Domenico Starnone Firmacopie Scrittura FestivalE da scrittore ha raccontato come ogni racconto debba contenere una parte di “disonestà” per non essere resoconto e che proprio grazie a quella “disonestà” che trasforma una scheggia di verità in una storia spesso si arriva a capire meglio noi stessi e ciò che ci circonda. Perché ogni volta che leggete un libro «siete voi stessi che gli date vita a ciò che c’è dentro, noi ci mescoliamo a ciò che leggiamo e così troviamo noi stessi». Ecco perché ogni volta che rileggiamo un libro possiamo trovarlo diverso. Per Starnone è stato così per Lord Jim di Conrad, noioso agli occhi di un ragazzino in cerca solo di avventura, meraviglioso agli occhi di un adulto. E così è stato per Cuore, che ha amato, poi ne ha riso (nella rilettura proposta da Umbero Eco) e ora riscoperto. «In Cuore c’è il formarsi della scuola del Regno e c’è già uno degli elementi fondamentali: la disuguaglianza». Ecco, sì, l’auspicio è davvero quello di poter riavere presto Starnone a Ravenna e riprendere da qui, dall’indimenticabile Ex cattedra, primo della serie di libri che lo hanno portato a diventare uno dei più grandi autori italiani contemporanei.

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