Restano ancora pochi giorni per visitare Disegnare il mosaico, la mostra che espone negli spazi del Museo della Città numerosi cartoni per il mosaico realizzati da Renato Signorini e dalla sua bottega. I cartoni sono stati donati dagli eredi dell’artista all’Accademia di Belle Arti di Ravenna. In questa recensione, Serena Simoni racconta l’esposizione che fa da apripista a una serie di iniziative dedicate al Centenario della Scuola del Mosaico dell’Accademia statale di Belle Arti di Ravenna, di cui Renato Signorini è stato allievo, docente e infine direttore.
Poco più di una decina di anni fa, il mosaicista Carlo Signorini (1941-2019) lasciava nella prefazione di un libro dedicato alla famiglia e alla storia del mosaico moderno ravennate alcune righe importanti: «Mi sono reso conto che il trascorrere così veloce del tempo ha infranto le ultime barriere che resistevano fra la mia stessa vita privata e quella della città a cui semplicemente sento di appartenere comunque». Trasferito da decenni in Lussemburgo dove aveva impiantato un avviato studio di mosaico assieme al padre Renato, il rapporto di entrambi con Ravenna non era stato mai reciso. Appartenere implica familiarità, sentirsi a casa, intrattenere un rapporto sentimentale con un luogo e le persone che lo abitano: nel testo curato da Nino Carnoli e pubblicato nel 2010 per le edizioni niArt di Felice Nittolo, Carlo ringraziava il curatore e Marcello Landi per averlo aiutato a ricostruire e pubblicare la carriera del padre Renato Signorini (1908-1999) – prima allievo, poi docente e inne direttore della Scuola del Mosaico di Ravenna – e quella di altri importanti antenati della famiglia, come il bisnonno restauratore Alessandro Azzaroni e il nonno fotografo Ulderico David. Pochi cenni purtroppo sono stati dedicati alla madre e mosaicista Ines David ma è certo che lei e tutti gli altri furono protagonisti di una saga familiare intimamente intrecciata alla storia del patrimonio artistico della città.
Grazie quindi all’amicizia di persone che hanno manifestato stima, affetto e interesse verso questa famiglia e l’attività dello studio Signorini, la città e in particolare l’Accademia di Belle Arti a pochi anni di distanza dalla morte di Carlo Signorini hanno ricevuto in dono dai suoi eredi un’importante collezione di cartoni e calchi relativi ai mosaici dei monumenti ravennati. Eseguiti da Renato e dalla bottega in un arco cronologico compreso fra il 1940 circa e l’ultimo decennio del ‘900, rappresentano un nucleo fondamentale della storia ravennate e della Scuola locale di Mosaico, di cui quest’anno ricorre il primo centenario della fondazione. Inserita alla nascita all’interno della locale Accademia, la Scuola era stata posta sotto la guida di Giuseppe Zampiga, un esperto mosaicista e restauratore che insegnava il processo di riproduzione fedele degli antichi mosaici o della realizzazione di composizioni originali. Fra i suoi migliori allievi si erano subito distinti Ines David e Renato Signorini, che da compagni sui banchi diventarono marito e moglie condividendo da qui in poi anche il lavoro.
Fra i primi incarichi ricevuti dalla coppia si segnala il restauro dell’abside della Cattedrale di San Giusto a Trieste a cui seguiranno numerosi altri lavori in tutta Italia. Alla morte di Zampiga, alla direzione della Scuola viene nominato Renato Signorini che prosegue l’alto apprendistato didattico mettendo a punto e insegnando un metodo di restauro inedito. Questa tecnica, indicata poi genericamente come “ravennate”, consiste nell’applicazione diretta delle tessere sull’intonaco fresco in modo da ottenere una superficie irregolare in cui ogni singolo apporto di smalto o pietra presenta un’inclinazione diversa con una rifrazione della luce continuamente variabile e unica.
Per quanto riguarda le copie, Signorini definisce inoltre un metodo che, tramite carta semitrasparente e calchi, rileva meticolosamente la posizione esatta delle tessere antiche evitando interventi soggettivi o sostitutivi dell’antico. Proprio per queste ragioni artistiche e didattiche, dal secondo dopoguerra fino agli anni ‘60 Signorini seguirà tutti i restauri dei monumenti Unesco di Ravenna imponendosi come una delle figure chiave della storia del mosaico ravennate. Una selezione tratta dalla settantina di cartoni donati – con l’esclusione dei calchi attualmente sottoposti a restauro – è attualmente visibile al pian terreno del Mar nella mostra Disegnare il mosaico, a cura di Giovanni Gardini.
Suddivisi fra particolari di volti e di piante o fiori, i cartoni evidenziano la straordinaria pazienza del metodo storico messo a punto da Signorini tramite il ricalco di ogni singola tessera dei particolari musivi delle antiche basiliche ravennati. Si tratta di esemplari che riportano l’andamento delle tessere e le annotazioni autografe di Signorini e dei suoi collaboratori sul colore esatto dei mosaici o le lacune presenti prima dei restauri. La donazione – che costituisce un bene storico artistico importante per la storia musiva della città – va ad arricchire il cospicuo patrimonio conservato in Accademia che – come segnala la direttrice Paola Babini – è costituito da cartoni di altri mosaicisti ravennati, dall’antica gipsoteca e da un’importante collezione di manifesti pubblicitari realizzati fra la fine dell’Otto e l’inizio del Novecento.
La mostra della collezione Signorini sarà visibile al Mar fino al 2 giugno, mentre dal 7 verrà trasferita temporaneamente a Venezia in un allestimento più ampio presso la Sala del Camino dei santi Cosma e Damiano alla Giudecca, una delle sedi decentrate della Fondazione Bevilacqua La Masa.
Disegnare il mosaico. La donazione della famiglia Signorini
Mar Ravenna – fino al 2 giugno compreso
orari: ma-sa 9-18; dom 10-19