«Riapriamo la porta originaria di San Vitale» la proposta del presidente Unesco

L’idea è stata lanciata durante la presentazione del libro di Osiride Guerrini sulle piazze di Ravenna: «La più importante della città è quella che non si vede»

Basilica San Vitale

«La piazza più importante di Ravenna è quella che non si vede» così Antonio Patuelli, Presidente della Cassa di Ravenna e neo Presidente della Commissione Italiana per l’Unesco, ha lanciato la proposta di riaprire la porta di San Vitale, almeno una volta l’anno, per restituire ai cittadini lo scorcio originario sulla capitale imperiale.

L’occasione è stata quella della presentazione del libro “Di Piazza in Piazza” di Osiride Guerrini. Patuelli, esperto e appassionato di storia anche locale, ha setacciato la città piazza per piazza, svelando scenari sconosciuti e porzioni di città rilette con la prospettiva della città imperiale, romana, bizantina, comunale e pontificia, che per 350 anni dall’inizio del 400 alla metà del 700 è stata capitale.

«Il libro di Osiride Guerrini è tutto da leggere – ha iniziato Patuelli  – e già il titolo è emblematico. Non ci sono tante città in Italia che abbiano un complesso di piazze così articolato: ma Ravenna è policentrica, come lo sono la sua storia e la sua cultura e la città ne è il riflesso. Qui il cardo ed il decumano non si incontrano in un’unica piazza, come avviene di solito: qui lo sviluppo è stato multicentrico per una ragione ben precisa. Il nostro maestro di IV e V elementare Bruno Benelli, poi sindaco di Ravenna ci insegnava infatti che la città è stata fondata sette secoli prima di Roma, su delle palafitte, ed è la risultante dell’incrocio di fiumi, fiumicelli, argini e dislivelli di cui oggi vediamo la traccia, come in una sinopia».

La capitale imperiale è visibile nel Mausoleo di Galla Placidia vicino alla Basilica di San Vitale, ma oggi l’ingresso è distorto: quello principale non è la discesa dalla scaletta e nemmeno quello dei flussi turistici dal giardino, ma sarebbe simmetrico rispetto all’abside e alla zona musiva, costruito così perché dall’ingresso si provasse, frontale e immensa, l’emozione del complesso absidale. Oggi l’ingresso di San Vitale è visibile solo da una porta di vetro nel secondo chiostro, quasi sempre chiusa. «Propongo invece di aprire la porta almeno una volta all’anno, per esempio il giorno di San Vitale – continua Patuelli -. La piazza che non si vede è proprio qui: questo è il centro imperiale, tra largo Giustiniano e l’ex Caserma Gorizia, ora parcheggio, e il complesso monastico. Lo slargo tra San Vitale e Santa Maria Maggiore è magico, ed è emblematico perché distingue l’ambiente bizantino da quello romano con il primo campanile che è la premessa dei minareti e l’altro è il classico campanile dell’esarcato».

L’analisi si concentra poi su altre zone cruciali per la città, come Piazza di San Francesco: «Questo era il centro della città più antico di Piazza Maggiore, perché già esistente nel periodo di Dante e sicuramente ne ha ospitato i funerali – spiega il presidente Unesco -. La zona Dantesca è un altro centro della città, zona talmente importante e significativa, al centro tra l’altro del fortilizio edificato dai Da Polenta, che addirittura Benedetto Croce, allora ministro della Cultura, le assegnò cospicui finanziamenti».

Di qui il passo è breve verso Piazza del Duomo e Piazza dell’Arcivescovado: «Altro centro storico fondamentale: il Duomo andrebbe però visto da dietro, dove la sua zona originale con la vecchia Basilica a cinque navate che va confrontata alla vecchia Basilica di San Pietro a Roma, e che vanta la più antica cappella arcivescovile al mondo. Altro centro, significativamente simmetrico rispetto al Duomo, è la Basilica degli Ariani che anche qui richiama Roma, ovvero il Battistero di San Giovanni in Laterano con la pianta ottagonale, ed il Battistero di Pisa». Infine, Patuelli racconta quello che oggi è ritenuto il centro principale della città: «Piazza del Popolo è una locuzione recente: originariamente si chiamava Piazza Maggiore, come a Bologna. La piazza nasce quando l’imperatore non c’è più ed emerge il pluralismo, è l’elemento che rappresenta la libertà del libero comune, diverso dalla simbologia millenaria teodoriciana e religiosa. Qui il Palazzo del Governo, che era talmente importante e imponente da avere al suo interno anche un carcere, e il Palazzo oggi del Comune, con cui era collegato interamente da  una porta oggi murata. Passaggio che riscoprimmo con il sindaco Matteucci».

In chiusura, un approfondimento sulle  piazze artificiali novecentesche, come Piazza Kennedy, Largo Firenze, Piazza dei Caduti, Piazza Renato Serra e Piazza Andrea Costa, che raccontano lo sviluppo recente della città.

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