«Integrità, rispetto, innovazione» Ecco la cultura d’impresa per Itway

Il fondatore Andrea Farina racconta la visione del gruppo ravennate
tra i leader del settore information technology

È nato a Ravenna, ha studiato in California, lo chiamavano “il texano”: «Ero all’inizio della mia carriera e nell’azienda dove ero sapevano che avevo studiato a Los Angeles ma forse il Texas aveva più fascino». Giovanni Andrea Farina, fondatore di Itway (vedi in fondo alla pagina), è il primo imprenditore romagnolo che incontriamo per raccontare, una volta al mese a partire dal numero di gennaio di R&D Cult, che aria si respira in Romagna quando si ragiona di cultura d’impresa.

Di cultura d’impresa si parla spesso. La definizione da manuale si può trovare facilmente su libri e siti. Ma la sua definizione qual è?
«È un’evoluzione continua delle scienze sociali rapportate a un modo di vivere insieme che pone alla base l’economia. Viviamo in una società capitalista che nel tempo si è dimostrato il minore dei mali e allora in questa società occorre che le imprese sappiano svilupparsi con una visione. E l’imprenditore deve considerare l’impresa come una creatura da far crescere dopo la nascita coinvolgendo tante forze e contributi di uomini e donne per creare qualcosa che vada oltre l’impresa in sé. Così l’impresa diventa in un certo senso patrimonio di tutti perché costruisce il benessere degli stakeholder. Anche se non c’è dubbio che chi ci mette i soldi è chi che rischia più di tutti».

Qual è il modello Itway di cultura d’impresa?
«All’ingresso della nostra sede di Ravenna c’è un leggìo con i nostri business values: integrità, rispetto, innovazione, tensione al risultato, lavoro in team. Con un approccio partecipativo: ogni lunedì abbiamo i weekly forecast, momenti di confronto in cui facciamo il punto su dove stiamo andando e quali obiettivi ci sono in quella settimana. E poi è necessario esaltare le eccellenze all’interno, richiamarne di nuove, eliminare quelle non più necessarie. Con una considerazione che ci rende orgogliosi: chi esce da qui potendo mettere Itway nel curriculum poi trova lavoro perché godiamo di una certa reputazione».

Itway ha diverse sedi nel mondo. Il quartiere generale è sempre rimasto a Ravenna. Il legame con il territorio è un valore?
«Ogni tanto qualche mio consigliere di amministrazione mi ricorda che l’azienda è ancora a Ravenna perché io sono di Ravenna. E ha ragione, è così. Magari la sede starebbe meglio a Milano. Ma qui in città diamo lavoro a cento famiglie. Forse manca un po’ di attenzione a queste cose da parte della pubblica amministrazione locale, ma non solo per Itway, anche per altre eccellenze del territorio. Se alle Bassette si farà un data center dell’Emilia Romagna lo zampino di Itway c’è stato, altrimenti sarebbe finito a Cesena».

Come succede che le amministrazioni locali dimentichino le attività del proprio territorio?
«Di tutto ciò che sta fallendo sanno tutto. Forse sarebbe il caso di curare meglio anche ciò che è sano. Servirebbe una visione più sistemica nel mettere insieme le aziende del territorio perché potremmo creare maggior valore. Faccio un esempio: ci si è accorti di Micoperi solo dopo l’opera al Giglio e ora tutti a corteggiare Silvio Bartolotti. Ma Micoperi era un’eccellenza da prima. Quanti lo sapevano? Ci si ricorda molto più facilmente delle cooperative. Va benissimo perché nel mondo cooperativo ci sono esempi di grande qualità ma bisognerebbe saper valorizzare tutte le eccellenze a prescindere dalla forma aziendale».

La cultura d’impresa passa anche attraverso la formazione. Avete lanciato da poco la Be Youth Academy.
«Tutto nasce quando un anno fa abbiamo deciso di assumere due nuovi specialisti. Un anno e un centinaio di colloqui dopo non avevamo ancora trovato le figure che cercavamo, a dimostrazione di quanta distanza ci sia tra il mondo scolastico e il mondo reale. E così ci siamo detti che faremo noi la formazione ed è nata la Be Youth Academy: venti posti per persone post laurea o post diploma, si formeranno con noi poi ne assumeremo una decina di cui quattro a Ravenna. E gli altri dieci sono convinto che saranno cercati dal mercato. Certo ci dispiace che non ci siano candidati da Ravenna. Ma va detto che le scuole in città hanno fatto poco per informare i loro alunni di queste possibilità. A Bologna abbiamo trovato un istituto che quando ha saputo dell’Academy ha contattato gli ex alunni degli ultimi cinque anni».

Che rapporto c’è tra l’impresa e il mondo della cultura più classico?
«C’è grande attenzione. Guardiamo a quello che sta facendo il gruppo Tod’s con il Colosseo. Fatte le dovute proporzioni credo che ogni impresa possa fare qualcosa per il proprio territorio. 150mila euro all’anno del nostro bilancio vanno in donazioni nell’area cultura e sociale. Siamo sponsor del Ravenna Festival che consideriamo una delle cose più serie che abbiamo sul territorio. Per cui impresa e cultura possono andare a braccetto ma ci deve essere sensibilità da parte del gruppo dirigente aziendale».

E questa sensibilità è così frequente?
«La cultura è il nostro petrolio principale. Manca il coraggio delle amministrazioni. Se ci fossero maggiori detrazioni per ciò che le aziende fanno in campo culturale ci sarebbero più incentivi. Ragionando per Itway quei 150mila euro sono denaro tolto agli azionisti o tolto da un premio che potrei dare ai collaboratori. Perché non dare più autonomia alle amministrazioni locali in modo che possano mettere in campo soluzioni in cui magari all’azienda si sconta quello che dovrebbe pagare di Imu purché lo investa a sostegno di un certo progetto? Sapendo dove si investe ci sarebbe più voglia di farlo».

C’è un libro che non può mancare dalla scrivania di un imprenditore?
«Cito Prandstraller: “L’istruzione ha da essere abbondante sempre, e mai rifiutabile. L’unica cosa da fare a questo proposito, è di accettare serenamente questo sottile supplizio, sperando che si trasformi in un piacevole vizio”. Quindi sono tanti i libri che un imprenditore deve avvere sulla scrivania. Non ne basta uno».

Avendo parlato finora di cultura ed essendo arrivati ai libri, completiamo il lavoro con il resto della sua dieta culturale…
«Free jazz e funky sono i miei i gusti musicali preferiti. Mi ricordo un episodio. Era il 1982, ero in un club e passava questo pezzo bellissimo, era su un nastro fatto da uno che veniva dall’estero. Non c’era mica Shazam. Ci ho messo un po’ per scoprire chi fosse… un certo Pat Metheny, che oggi conoscono tutti… Ho appena finito di leggere una biografia di Churchill e ora sto leggendo l’ultimo libro di Lilly Gruber e mi sento di dire che scrive meglio di come parla in tv. Ultimo film visto? American Sniper. E Clint Eastwood è sempre una garanzia sulle riflessioni. È un film di grande denuncia fatto da un regista che è un repubblicano.Ho una grande passione per il teatro napoletano di Eduardo: «“Non ti pago” è uno spettacolo esilarante, ultimamente non sono però andato molto a teatro, l’ultima occasione è stata l’estate scorsa con il Ravenna Festival, il Ballet du Grand Théâtre de Genève, spettacolo di danza straordinario che abbiamo sponsorizzato».

Fondata a Ravenna il 4 luglio 1996, quotata in Borsa Italiana dal 4 luglio 2001 (segmento AllStar), Itway SpA è oggi a capo di un Gruppo che opera nel settore dell’Information Technology attraverso la progettazione, produzione e distribuzione di soluzioni di e-business. Il Gruppo Itway opera come Value Added Distributor (Vad) di tecnologie software per l’e-business in Italia, Francia, Grecia, Spagna, Portogallo e Turchia ed è, in tale area di business, leader di mercato in Italia. I clienti di Itway Vad sono “system integrator” e “value added reseller”, che vendono i prodotti agli utenti finali.

EROSANTEROS POLIS BILLBOARD 15 04 – 12 05 24
NATURASI BILLB SEMI CECI FAGIOLI 19 – 28 04 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24