Ingresso insabbiato dalle mareggiate Ridotto il pescaggio consentito al porto

Un mercantile si è incagliato, ora interviene la capitaneria. Intanto
è il D-Day del Progettone. Ancisi (Lpr): «Va abbandonato»

La capitaneria di porto di Ravenna ha emanato oggi, 11 marzo, una ordinanza che riduce i pescaggi delle navi consentiti per l’ingresso e l’uscita dal canale Candiano. Il provvedimento è stato adottato per «il cronico fenomeno rappresentato dal sistematico insabbiamento dell’imboccatura del porto – si legge nel comunicato diffuso dalle autorità –, aggravato dall’imperversare dei noti eventi atmosferici che hanno investito l’alto Adriatico nello scorso mese di febbraio». All’imboccatura del porto, come reso noto la scorsa settimana dal presidente dell’Autorità portuale Galliano Di Marco ospite di un incontro organizzato dal club Propeller, dopo le mareggiate di inizio febbraio si è formato un dosso quantificabile in circa 100mila metri cubi di materiale. Le verifiche di Ap hanno confermato una riduzione dei fondali per insabbiamento e, conseguentemente, la riduzione dei battenti di sicurezza per il transito delle navi da/per il porto. Sul dosso, racconta Il Resto del Carlino, si è incagliato un mercantile carico di cereali il mattino del 9 marzo rendendo necessario l’intervento di quattro rimorchiatori per consentire l’ingresso nello scalo. Il pescaggio consentito alle navi era di 10,5 metri, lo stesso dichiarato dall’imbarcazione proveniente da Odessa (Ucraina) e destinata al terminal Docks Cereali. Sono in corso le verifiche delle autorità per accertare se la dichiarazione corrisponde alla realtà. Il provvedimento della capitaneria riguarda in particolare le navi con pescaggio compreso tra i 9,45 e i 10,5 metri. Le più grandi dovranno attendere maree superiori a trenta centimetri del livello medio marino.

La navigazione in entrata e uscita dallo scalo inoltre è contrassegnata anche dalla necessità di evitare il relitto del mercantile turco Gokbel ancora incagliato sul fondale al largo dopo il naufragio del 28 dicembre con la morte di sei marittimi (due ancora dispersi). Il relitto dovrà essere rimosso nelle prossime settimane: il carico di barite è già fuoriuscito senza rischi ambientali mentre il carburante sarebbe ancora nella pancia del mercantile.

La giornata di oggi dovrebbe essere inoltre quella decisiva per il futuro del Progettone, i lavori di approfondimento del canale Candiano (oltre all’intervento urgente che ora servirà per l’avamporto). La riunione del comitato portuale convocata per il 3 marzo per deliberare il piano operativo triennale (che dà il via libera agli espropri dei terreni per la futura collocazione dei fanghi dai lavori di dragaggio) aveva mutato l’ordine del giorno: la presentazione del piano è avvenuta comunque quel giorno ma l’approvazione posticipata alla successiva seduta cioè quella odierna. Si deciderà se avviare la procedura degli espropri e se procedere con la richiesta di esame alla struttura tecnica di missione del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, l’anticamera del Cipe (comitato interministeriale per la programmazione economica). È stato sempre Di Marco di fronte alla platea del Propeller a mettere in chiaro che la decisione del comitato avrà conseguenze decisive sul Progettone.

«La ragione dice di abbandonare questo megalomane progetto, strutturato ad uso prevalente di interessi privati, prendendo atto che il porto di Ravenna, se mai diventerà un hub, non sarà dei container, ma delle rinfuse», attacca Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna in consiglio comunale. Il decano dell’opposizione sostiene questo perché «i fondali entro i moli guardiani e da lì fino a tutto Largo Trattaroli sarebbero scavati fino a -14,5. Ma per consentire alle grandi navi con tale pescaggio lo spazio fisico per le manovre di evoluzione, dovrebbe essere scavato a -14,50 m anche il canale Baiona e a -15,50 la curva prospiciente Marina di Ravenna. Dal largo Trattaroli al porto di San Vitale la profondità dei fondali resterebbe di 11 metri per i primi dieci anni, per arrivare a 13 nei successivi due anni. Ciò significa che il principale, se non esclusivo, obiettivo del Progettone è la costruzione in largo Trattaroli del mega nuovo terminal container». Nel 2011 il presidente di Sapir Matteo Casadio parlò del futuro nuovo terminal con l’obiettivo di 650mila Teu: «Nel 2005 è stata costituita, tra Contship e Sapir, la società Terminal Container Ravenna (Tcr), con l’obiettivo di far aumentare, di lì a poco, il traffico dei container fino a 300mila Teu. A distanza di dieci anni, siamo ancora inchiodati sullo storico e precedente livello intorno a 200mila. Il solo vecchio terminal container della Sapir ha però una potenzialità pari ad “almeno 350 mila”, cui si aggiunge quella di altri operatori privati». Ecco in conclusione quello che serve al porto di Ravenna nell’opinione di Ancisi: «Tutto il porto canale fino alla darsena San Vitale sia portato ad una profondità di 12,5-13 metri, conseguita e salvaguardata con le opere e le necessarie tempestive manutenzioni, finora trascurate. Per trasferirvi i fanghi di risulta bastano i terreni compresi nel perimetro del piano regolatore portuale (salvando le poche aree agricole i cui proprietari rifiutano l’esproprio), non invadendo le sterminate aree agricole della cintura urbana, fino a Porto Fuori e alle Bassette, che il Progettone vuole ridurre a discarica».

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