Area “Stefanina”: tutti d’accordo contro la ricerca di idrocarburi nelle valli

Il Comune di Ravenna e quello di Alfonsine si oppongono. L’assessore Gianandrea Baroncini: «L’ultima parola spetta al Ministero, noi abbiamo presentato osservazioni»

La Stefanina

L’area di ricerca “Stefanina” nella cartografia del Ministero

Se nella Bassa Lughese gli amministratori sono compatti nel difendere il progetto per l’eventuale estrazione di gas metano, la situazione è assai diversa nel Ravennate e ad Alfonsine. Qui, in un vasto territorio che include anche comuni del Ferrarese, è infatti ricominciato l’iter per la richiesta autorizzativa da parte della dalla Aleanna Resources LLC dopo lo stop ricevuto a fine 2016 per l’area detta “Stefanina” partendo da un rilievo geofisico da cui capire se siano disponibili eventuali reservoir di gas.

Era il 13 ottobre quando l’assessore all’Ambiente del Comune di Ravenna Gianandrea Baroncini annunciava che il ministero aveva sospeso la procedura di Valutazione di impatto ambientale, in seguito alla verifica di completezza degli elaborati presentati. In pratica, mancava parte della documentazione necessaria. «Abbiamo ritenuto opportuno rendere subito pubblica questa notizia – diceva Baroncini –, vista la sensibilità sull’argomento e nell’ottica della maggiore trasparenza possibile».

Ma a gennaio la pratica è stata riaperta da Aleanna, a marzo sono state presentate voluminose osservazioni da parte dei Comuni interessati e anche da parte di privati e associazioni come Legambiente e ora si è in attesa di notizie dal ministero, a cui spetta comunque l’ultima parola e l’eventuale avvio dei procedimenti per ottenere i necessari permessi e le Balutazioni di impatto ambientale per poter poi procedere.

Le zone interessate nel Ravennate potrebbero essere in particolare quelle di Savarna e Sant’Alberto, terra peraltro natale di Alessandro Barattoni, consigliere comunale che si era occupato della questione e da pochi giorni eletto segretario comunale del Pd. «La nostra posizione resta quella di un ordine del giorno votato in consiglio comunale all’unanimità, un fatto che mi pare non trascurabile. Il punto è che noi, come abbiamo sempre detto, per quelle zone abbiamo un’idea di sviluppo molto diversa e non compatibile con quella della ricerca e dell’estrazione di idrocarburi, pensiamo infatti che le bellezze uniche di quei territori siano vocate a un turismo slow e naturalistico».

Dunque, un’obiezione di carattere economico, si direbbe, più che ambientale. Ma così il Pd che a Lugo e Bagnacavallo dice sì, a Ravenna dice no? Come si spiega? «Il punto su cui insistiamo e che pensiamo faccia la differenza è che in questo caso parliamo di zone Sic (Sito di interesse comunitario, ndr) e aree protette per la loro specificità». Ma c’è da essere ottimisti? «Non posso fare valutazioni sulla base di impressioni, abbiamo allegato alle osservazioni anche il documento votato all’unanimità da forze di maggioranza e opposizione e credo sarebbe quindi una sconfitta per tutti se invece l’autorizzazione fosse concessa». Baroncini aggiunge: «Non bisogna farsi illusioni rispetto alla sospensione di fine 2016, si trattava di questioni meramente burocratiche e documentali. Ora siamo in attesa di capire, ma si tratta di procedure di solito dai tempi piuttosto lunghi e che sono di competenza del ministero».

E l’idea che al sondaggio potrebbe comunque non seguire l’eventuale estrazione non credono in molti, visto l’elevato onere economico dell’investimento dell’azienda solo per questa prima fase di  rilievo geofisico. Legambiente parla infatti di quasi 3 milioni di euro tra “La Stefanina Sud e la Stefanina Nord” da cui gli ambientalisti deducono «una certa sicurezza da parte della società proponente di intercettare delle “trappole metanifere”». Sorge «spontanea la preoccupazione rispetto quelle che saranno le operazioni successive di esplorazione e di coltivazione in una zona a forte rischio di subsidenza».

E Legambiente punta anche il dito sui possibili costi «che potrebbero gravare sulla comunità (costruzione di idrovore e impianti finalizzati a ristabilire l’equilibrio idraulico) e sulle attività agricole (moria delle colture e danni ai frutteti a seguito dell’eventuale innalzamento del cuneo salino). Inoltre, citando quanto recentemente riportato da uno studio dell’Enea, Ravenna e Ferrara saranno sicuramente due zone interessate alla sommersione a seguito dell’incremento del livello del mare provocato dai cambiamenti climatici, fattore ovviamente aggravato dalla subsidenza naturale ed antropica. Ci pare già un elemento quanto meno sufficiente a far prevalere il buon senso a questa follia». (fe.an.)

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