Per fronteggiare una «situazione finanziaria di attenzione», la società del settore oil and gas aveva chiesto un slittamento di tre mesi di due rate conto capitale (quasi 9 mln totali) e degli interessi. Sei mesi fa era stata approvata la stessa richiesta
All’assemblea milanese erano rappresentate il 66 percento delle obbligazioni emesse: ha espresso voto contrario alla proposta di moratoria il 24 percento delle obbligazioni emesse tutte detenute da un unico soggetto mentre per la fumata bianca era richiesta la metà più uno. Il bond era riservato a investitori istituzionali. Questi i nomi che figurano tra i titolari: Fondazione Pescarabruzzo, Banca popolare Sant’Angelo, Bpvi, Arca fondi Sgr, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Bcc Colli morenici del Garda, Credito cooperativo di Caravaggio Adda e Cremasco, Duemme, Banca Patrimoni Sella, Zenit Sgr, Zanuzzi-Giglio, Pellizzoni, Pomi, Banca Ubae.
Per la precisione, quella che Micoperi ha chiesto agli obbligazionisti – e non ottenuta nei giorni scorsi a differenza di quanto successo a novembre – è una moratoria (o standstill in gergo tecnico) che permettesse alla società di non dover rimborsare il prestito nonostante si fossero verificate alcune delle condizioni stabilite dal contratto per poter richiedere il rimborso anticipato (scadenza naturale al 2020).
La proposta del cda, della società che ha compiuto il recupero della Concordia in consorzio con gli americani della Titan, sottolinea l’importanza della concessione dello standstill per portare avanti la negoziazione di un piano di risanamento con ristrutturazione e rinegoziazione del debito con le banche (dal mese di febbraio è al lavoro un esperto contabile nei panni di attestatore).