Nel piano regionale è prevista al 31 dicembre ma i ritardi con la differenziata e le maggiori quantità prodotte anche per la ripresa economica richiederanno quasi certamente di continuare a bruciarli nell’impianto di via Romea
In buona sostanza le previsioni del piano non hanno trovato riscontro nella realtà dei fatti, complice in parte anche il ritardo della gara per la gestione della raccolta: le nuove direttive impongono di raggiungere percentuali molto più alte di differenziata rispetto a oggi e quindi una conseguente riduzione degli Rsu indifferenziabili. A incidere c’è anche la ripresa economica arrivata dopo l’elaborazione del piano e un aumento dei consumi ha come condizione inevitabile un aumento della produzione di rifiuti.
«Per il momento dalla Regione non abbiamo ancora avuto una comunicazione ufficiale su cosa intenda fare – dice il sindaco Michele de Pascale –. Il dialogo è costante e immagino che stiano facendo valutazioni su come affrontare la situazione». Su una cosa però il primo cittadino insiste perché sia chiara la posizione della sua giunta: «L’intenzione della Regione sarebbe di interrompere il conferimento di Rsu ma di proseguire con lo smaltimento dei rifiuti speciali che non fanno parte del servizio pubblico ma sono a libero mercato. Per noi questo non è accettabile. Nel momento in cui si valuta che l’impianto è vetusto e quindi è meglio se non riceve più Rsu allora deve essere spento completamente (posizione già espressa dal suo predecessore Matteucci e che richiederà una trattativa con la Regione, ndr). Non è sindrome Nimby, è solo ragionare in termini di pianificazione pubblica dove ognuno fa la sua parte e a Ravenna rimarrebbe comunque una discarica». De Pascale non sottovaluta però la ricaduta occupazionale dello stabilimento: tra diretto e indotto si parla di decine di posti di lavoro. «È un tema che non ci lascia indifferenti, anche per questo il potenziamento dell’impianto F3 (quello in area petrolchimico specializzato solo in rifiuti industriali, ndr) va osservato con attenzione perché potrebbe consentire il recupero di occupati».