Dopo le gelate la siccità, allarme per le colture ravennati di frutta e cerali

La preoccupazione di Confagricoltura. Oltre a cereali, bietole, alberi da frutto, stress idrico anche per gli ulivi in collina

Siccità AgricolturaNon c’è pace in questa primavera mite e soleggiata per gli agricoltori del territorio ravennate, che ha alternato improvvise gelate ad una cronica mancanza di pioggie.

«Persino gli ulivi della nostra collina hanno bisogno d’acqua. Ciò detto, d’ora innanzi, tutte le aziende agricole dovranno dotarsi di un efficiente impianto irriguo e – osserva il presidente di Confagricoltura Ravenna, Andrea Betti – occorre continuare sulla strada del potenziamento della rete idrica locale, prevedendo un ulteriore ampliamento per portare acqua a un maggior numero di agricoltori oltre alla costruzione di laghetti consortili».

Tutte le principali colture della provincia ravennate hanno sete: 31.000 ettari di cereali a paglia sia grano che orzo, 6.000 ha di mais prevalentemente ad uso agro-energetico, 3.500 ha di bietola da seme e gli alberi da frutto, fortemente danneggiati dalle recenti gelate ora devono fronteggiare lo stress idrico. E questo periodo di siccità ha bloccato le semine del sorgo in collina mettendo a rischio la produzione annuale.

L’allarme era già scattato la scorsa settimana, ma ora si temono altre giornate senza precipatazioni rilevanti. «

«Chi produce grano non ha un impianto irriguo, occorre quindi cambiare il modo di coltivare e prevedere nuovi investimenti – aggiunge Lorenzo Furini, presidente della sezione cereali di Confagricoltura Ravenna –. Chi invece può irrigare, dovrà sostenere un aggravio di costi energetici e irrigui, questi ultimi sia diretti che indiretti, come gli enti di bonifica. In più l’attuale stato fisiologico della pianta non induce ad effettuare trattamenti fitosanitari, il che significa la possibile comparsa di patologie fungine con la conseguente riduzione quali-quantitativa della produzione».

Nicola Servadei, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Ravenna, segnala «l’aumento di costi insostenibili per i produttori di albicocche, pesche e nettarine, susine e kiwi, che sono ancora alle prese con la conta dei danni causati dalle forti gelate» e sottolinea la criticità nei nuovi impianti frutticoli e viticoli, «per le piante messe a dimora lo scorso inverno già irrigate da circa 10 giorni».

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