«La spiaggia è una medicina, fateci lavorare, lasciateci il piccolo intrattenimento»

 

Abbiamo chiesto un intervento sul tema del “dopo” coronavirus anche a Michele Casadio. Consigliere comunale a Ravenna di Italia Viva, amministratore unico di C.F.S. srl, Casadio gestisce con la socia Laura Sillato il bagno Finisterre e l’hotel Alba a Marina di Ravenna.

Michele CasadioLaura e io sentiamo crescere di giorno in giorno la voglia di estate e la mancanza del nostro amato Finisterre in cui fino al 6 aprile non potevamo neanche mettere piede per i lavori. Riceviamo sempre più mail, messaggi e chiamate, da nuovi e vecchi clienti e questo ci emoziona nel tempo in cui attendiamo di sapere cosa sarà di noi e cosa sarà dell’estate 2020, perché un’estate dovrà esserci.

Alle istituzioni direi: non venite a porci dei limiti impossibili, ragionate con noi, considerando che tanti operatori spendono 40/50 mila euro a stagione solo per affittare le strutture (sugli affitti d’azienda tutto tace scandalosamente e si rischia di intasare i tribunali di cause!), senza considerare gli investimenti annuali per migliorarle. Nel nostro piccolo anche quest’anno avevamo avviato ordini e lavori per alcune decine di migliaia di euro, lasciando forzatamente a riposare materiale incustodito fuori dal bagno per oltre un mese.

Leggo prospettive fuori da ogni logica e senza alcuna possibilità di copertura economica: non può essere che al supermercato, mantenendo le distanze di sicurezza, si può ricevere il servizio al banco mentre da noi piccoli commercianti, no. Perché dovremmo essere trattati diversamente? Imponeteci entrate contingentate negli ambienti chiusi, distanze dal banco e tra le persone, di tenere a disposizione gel igienizzanti e guanti monouso ma non prospettateci di non riuscire a lavorare e a offrire alcun servizio.

Il piccolo intrattenimento con le giuste regole lasciatecelo fare, distanziati, regolamentati, serve a noi e a tutto quel mondo di artisti e musicisti che è in ginocchio e che non può permettersi di perdere una stagione come quella estiva. Per quanto dovremmo immaginarci invece di non poter ballare? Scegliete una voce, una sola, che faccia la sintesi dei vostri tavoli di lavoro e delle vostre decisioni e diteci quando potremo tornare a ballare coi piedi nudi sulla sabbia o in una discoteca. Perché tutto è più sopportabile se vi è comunicazione e comprensione delle difficoltà altrui, per cui sfruttate il momento anche per semplificarci la vita.

A tutti quelli che, schiacciati dalle più o meno legittime paure, leggo chiedere spiagge chiuse, bagni a numero chiuso, metà degli ombrelloni, no sport, no musica, invocando che ci penseremo l’anno prossimo, mi spavento e non come imprenditore ma come uomo, tutto questo non ci ha insegnato nulla? Siamo arrivati sul baratro e sfoghiamo ogni giorno solo paure e frustrazioni come nulla fosse? Siamo passati dalla paura dell’extra-comunitario a quella irrazionale del virus? Mi sembra che troppi alimentino una società votata ai peggiori istinti e dominata da paure ma noi chiediamo regole certe e sicure, controlli, compensazioni per le possibili limitazioni e non deregolation, non immaginiamo un’estate come l’anno scorso.

Nel nostro hotel immagino non potremo più allestire i buffet per una serie di mesi, ditecelo che ci organizziamo, dobbiamo sanificare con procedure nuove le camere dopo ogni utilizzo? Ditecelo che ci organizziamo. Volete che indossiamo le mascherine o possiamo impostare distanze minime e lavorare con queste? Dobbiamo porre delle barriere tra noi e i clienti come fossimo in banca? Cerchiamo delle linee guida che tengano conto dei costi e di possibili aiuti, perché la nostra marginalità non esiste per il 2020 (era già fortemente compromessa) e non si può dare per scontato che ogni piccola, media o grande struttura abbia le risorse per adeguarsi o anche solo per riaprire. Non si può pensare che ogni persona che si ha davanti abbia voglia di indebitarsi ulteriormente senza tanta fiducia nel futuro e magari stanca di decenni di lavoro, non si può pensare che ognuno di queste persone abbia nascosto montagne di banconote nel materasso ed evaso. Non si può non capire che senza impresa privata, forte e con spinta alla crescita non ci sarebbe più lavoro, welfare di stato, sanità pubblica, scuola e ogni altro servizio, e continuare con una contrapposizione tra i giusti e gli imprenditori, visti tutti come evasori, tra gli sfruttati e gli schiavisti.

Il 24 febbraio avevamo l’albergo pieno, tanti gruppi prenotati e alcuni periodi già al completo, lavoravamo sui primi due mesi dell’anno con occupazioni record e immaginavamo già investimenti per alcune centinaia di migliaia di euro: ci siamo trovati nostro malgrado vuoti. Da allora ogni giorno stiamo letteralmente rivedendo ogni ambiente, ogni spazio, ogni camera. Ci siamo improvvisati imbianchini, muratori e falegnami e immagino avremo ancora abbastanza tempo per ristrutturare i nostri esercizi ma vorremmo non sentirci lasciati soli, poter capire come saremo aiutati, come far fronte al futuro senza chiedere una beneficienza di stato ma un riconoscimento a non abbandonare il campo, a non smettere di mettersi in gioco in questo strano Paese che penalizza l’impresa privata e non sostanzia la possibilità di mettere a frutto le energie.

Se non ora quando? Quando mettere le mani al sistema degli affitti che affossa i nostri centri storici e la vita di tanti piccoli commercianti a favore di pochi grandi possessori di immobili? Se non ora quando mettere le mani al sistema bancario che prima ti sfianca e poi si lamenta della bassa redditività e liquidità delle aziende? Se non ora quando ridurre la burocrazia che ci impone di impiegare il 70% del nostro tempo in mille pratiche diverse invece che concentrarci sulle nostre aziende? Se non ora quando fare una grande riforma che comprenda che le partite Iva non sono altro che impiegati di se stessi e meritano tutte le agevolazioni e le tutele possibili?

Noi ricostruiamo il nostro albergo e il nostro stabilimento balneare ma in questo tempo vorrei che qualcuno si occupasse di rivedere il Paese e veramente dargli un nuovo inizio. Restiamo ottimisti, progettiamo un’estate senza grandi eventi ma basata su una cosciente consapevolezza del bisogno di distanziamento sociale da una parte e di socialità dall’altra parte. Lasciateci lavorare e controllateci ma mentre tifiamo e aspettiamo la scienza, le medicine e i vaccini, non dimenticatevi che la vita è anche salute mentale e psicofisica e noi di questa siamo la medicina migliore, l’estate, il mare aperto, le spiagge, i sorrisi e un cocktail con gli amici, e se dovremo limitare limiteremo ma senza immaginare sovrastrutture macchinose e assurde che terranno chiusi metà degli operatori e metteranno a dura prova l’altra metà.

Pensiamo a regalare ferie a quei lavoratori a cui le hanno fatte consumare tutte, diamo un buono vacanze, ridiamo un sorriso al Paese, non costruiamo guerre tra chi chiede di poter sopravvivere e chi ha paura di ammalarsi e vedremo che veramente #andràtuttobene.

Michele Casadio

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