Il grattacielo delle larghe intese unisce coop bianche e coop rosse

Alle spalle della Comway che costruirà la torre Xenos un reticolo di affari che avvicina i colossi dei servizi Copura e Ciclat a un big del mattone come Gruppo Nettuno. La famiglia Bessi aveva quote in una società della galassia

I progettisti hanno l’ambizione dichiarata di diventare un punto di riferimento simbolico nell’assetto urbano della località. Magari il punto di ritrovo del futuro nei dialoghi di indigeni e turisti a Marina di Ravenna: ci incontriamo sotto al grattacielo. Ma la torre Xenos con i suoi 54 metri di altezza è già riuscita nell’impresa di essere un punto di incontro fra mondi diversi ancora prima di sorgere: cooperative rosse e cooperative bianche, attive principalmente nel settore delle pulizie, si saldano nella società Comway che ha ottenuto il via libera per la costruzione. Una sorta di sperimentazione ante litteram di quella centrale unica delle cooperative che si sta costituendo in questi tempi. Ma è una saldatura che arriva in maniera indiretta e la si scopre risalendo almeno di un paio di passaggi lungo la catena di controllo, orientandosi tra partecipazioni polverizzate e passaggi di quote spalmati nei quasi otto anni di vita della Comway. Una rete di decine di società che in molti casi hanno sede negli stessi uffici divisi tra via Braille, via Negri, via Gardini. Un labirinto di scatole cinesi. Proviamo a dare una fotografia più fedele possibile, aggiornata a marzo, di cosa si muove dietro a un intervento edilizio che promette di investire una ventina di milioni di euro e andrebbe a tracciare un segno indelebile nel territorio.

Il viaggio parte da Comway, la società fulcro di tutto. Il controllo è diviso in tre parti: Serco (4 percento), Gamma Più (48) e Ariete Invest (48). La prima ha sede a Portomaggiore e attualmente è in liquidazione dopo il fallimento. La partecipazione in Comway, un tempo più consistente, è solo una delle nove partecipazioni detenute almeno fino al 2010 in diverse società costituite ad hoc per diversi interventi. Tutti sotto l’ombrello della coop edile che controllava Serco al cento percento e cioè la Cmr di Argenta. Di quest’ultima era direttore l’ingegnere ravennate Pier Bruno Caravita, morti e porti sono stati il core business: nell’ultimo periodo hanno costruito cimiteri e attracchi turistici. Nel territorio ravennate ha steso cemento da varie parti ma l’intervento più massiccio e noto è senza dubbio Marinara (ai vertici della concessionaria demaniale per lungo tempo Caravita). L’altro è Porto Reno a Casalborsetti. Anche la rossa Cmr, come noto, è fallita: sentenza di aprile 2011 (a Ferrara udienza preliminare del processo per una bancarotta da 40 milioni di euro). Costituita nel 2007, Comway ha chiuso gli ultimi tre bilanci in perdita (34mila euro nel 2011, 50mila nel 2012, 45mila nel 2013) e ha un cda composto da due membri: il 48enne presidente Paolo Conforti e Giuseppe Verlicchi. Fino a maggio del 2012 compariva anche Lauro Capisani, ex vicepresidente della Cmr e ex presidente di Serco (con Caravita in veste di ad).

Se si guarda dentro a Ariete Invest (costituita nel 2008) si trovano altre tracce rosse. La proprietà è divisa a metà. Una parte è in mano a Copura (dal 2001 presidente del cda il 58enne geometra Corrado Pirazzini di Cotignola, in precedenza dg per dodici anni), cooperativa nel mondo delle pulizie dal 1975 fino a diventare un gigante, un colosso che ha appalti in strutture private e nel pubblico, in particolare nella sanità. L’altra parte di Ariete è in mano al Gruppo Nettuno, importante realtà dell’edilizia ravennate che ha partecipato a diversi interventi immobiliari attraverso sue controllate affiancando spesso Cmr. Presidente del cda è già stato Conforti (e Pirazzini è già stato consigliere) mentre oggi è il 63enne Giuseppe Rossi: per lui, recita il cv consultabile sul sito del Lions, laurea in Lettere e Filosofia a Bologna, master alla Johns Hopkins di Baltimora, giornalista pubblicista, vicepresidente di Confindustria Ravenna, consigliere della Fondazione del Monte, presidente del Circolo Forestieri, negli anni Ottanta vicesindaco e assessore alla Cultura a Ravenna. Il rapporto tra Nettuno e Copura non si limita solo alla condivisione delle quote di Ariete: la coop infatti controlla il 50 percento della società Morina che a sua volta detiene tutto il pacchetto azionario del Nettuno. L’altro 50 percento della Morina è diviso in tre parti: il 30 a Rossi, il 10 a Conforti e l’ultimo 10 alla fiduciaria Generfid di Milano. Chi è? Impossibile dirlo: «Nessuno ha modo di conoscere il reale titolare delle attività amministrate – si legge dal sito internet di Generfid – in quanto la fiduciaria è tenuta ad una assoluta riservatezza sull’identità del cliente». Presidente del cda Morina è Conforti. Pirazzini (Copura) è il suo vice e gli altri due consiglieri sono Rossi e Vannia Gloria Soave (già vicepresidente e responsabile amministrativo di Copura). Nettuno e Copura hanno numerose partecipazioni in altre società ma si incontrano solo in due: una, come già visto, è Ariete e l’altra è l’agenzia pubblicitaria Tuttifrutti. Per finire una curiosità: il Gruppo Nettuno possiede anche il 50 percento della Taverna Bukowski (amministratore unico Conforti). Lo storico locale, simbolo di Marina di Ravenna, sorge esattamente di fronte al lotto dove si intende costruire la torre Xenos.

I bianchi arrivano dalla parte di Gamma Più (la terza società nel controllo di Comway). Ma non sono subito lì, bisogna scavare un po’ per trovarli. Anche Gamma Più (amministratore unico lo stesso Verlicchi che siede nel cda Comway) è posseduta da tre realtà con nomi che letti di seguito diventano un allenante scioglilinqua: Consam (6,34 percento), Saf (43,73) e Sofit (49,93). È quest’ultima quella su cui vale la pena soffermarsi. Massimo Amaducci è amministratore unico, l’oggetto sociale è «l’assunzione di partecipazioni in società costituende o costituite», il controllo è frammentato fra nove società con quote che vanno dal 22,33 percento (intestato alla stessa Consam appena citata) a scendere fino a briciole di proprietà dello 0,34 percento (in mano a Soges e Distrilog). I nomi più importanti tra i nove sono Colas, Rafar, Cislat e Ciclat. È la galassia del gruppo Ciclat a Ravenna: un insieme di cooperative attive in numerosi settori, dalla raccolta dei rifiuti alla manutenzione, dalla ristorazione al movimento merci, dalla vigilanza all’edilizia. Ai vertici della dirigenza il ravennate Gianfranco Bessi, lo stesso che ha guidato la Camera di Commercio di Ravenna e che era amministratore delegato della Consam.

Due imprese (Soges e Distrilog) tra le nove in società dentro Sofit compaiono anche in un’altra società che ha portato avanti e concluso un importante intervento immobiliare a Marina di Ravenna: i 15 appartamenti costruiti dentro Marinara dalla società Costa Verde. La sua proprietà è divisa in quattro: la quota minore (11,25 percento) alla Sigel, a Distrilog e Soges rispettivamente il 27,33 e 27,67; il 33,75 alla Ariete Invest citata all’inizio e controllata a metà da Copura e Nettuno. Ariete e Costa Verde in comune hanno lo stesso amministratore unico: Anna Della Rosa. In passato hanno avuto quote in Costa Verde anche il Nettuno ma anche Matteo e Marina Bessi, figli di Gianfranco. Un altro dei cinque figli è Gianni, ora consigliere regionale per il Pd dopo essere stato vicepresidente della Provincia.

La costituzione della società Comway avvenne il 7 settembre 2007. A fondarla fu una coppia di giornalisti ravennati, moglie e marito, e il figlio: il 50 percento era di Manuela Dradi (oggi come allora alle relazioni esterne dell’Ausl), un 25 percento a testa al marito Salvatore Sangermano (amministratore unico) e al figlio Mattia. A quel tempo Salvatore era direttore del settimanale Qui. Venti giorni dopo la costituzione, la società acquista per due milioni l’Hotel Internazionale. Quest’ultimo sorgeva su viale delle Nazioni nella porzione più a sud del lotto che ora dovrebbe ospitare la torre. Era chiuso dal 2005 quando la famiglia Zambonini (la madre Miranda Chiavegatti e i tre figli Riccardo, Enrico e Alberto Zambonini lo avevano acquistato e ristrutturato nel 1980) si defilò dalla società proprietaria dell’immobile lasciando spazio all’ingresso del gruppo Eos di Giuseppe Musca. Che, come si legge dal sito Piunotizie.it, ai tempi annunciava l’intenzione di voler realizzare un «fashion hotel come non ce ne sono sulla riviera ravennate». L’affare Zambonini-Eos si chiuse con una permuta di società: ai Zambonini andò la Alfa, costituita da Musca il 12 novembre 2004 e proprietaria di diversi immobili.

Nel 2007, dopo l’acquisto dell’Internazionale, la Comway partecipa all’asta pubblica bandita dalla Provincia (con delibera del consiglio provinciale del 28 novembre 2006 e determinazione dirigenziale del 26 settembre 2007, annuncio sulla Gazzetta Ufficiale del 19 ottobre 2007) per la vendita dei 2.040 mq del lotto su cui sorgeva l’ex Circolo Forestieri, confinante a nord dell’Hotel Internazionale (due lotti poi riuniti in uno solo). Base d’asta 2,45 milioni di euro: l’offerta di 2,46 di Comway (nella busta sigillata le firme di Sangermano) è l’unica pervenuta e il 20 novembre la società si aggiudica l’immobile. Al bando era allegato uno studio di fattibilità del Comune ipotizzando un albergo «dall’alto valore estetico» di 45 stanze su quattro piani.

Cinque giorni prima dell’apertua delle buste, moglie e marito avevano venduto le proprie quote per un totale di 727.500 euro a Gamma Più, Serco e Gruppo Nettuno e diventano così quattro i soci in parti uguali. Un anno più tardi (15 dicembre 2008) il Nettuno cede il suo 25 percento alla Ariete Invest (costituitasi il 5 novembre precedente) per 337.500 euro. A ottobre 2009 si defila l’ultimo membro della famiglia Sangermano: Mattia vende il suo 25 percento per 242.500 euro e i tre soci rimanenti salgono al 33,33 percento ognuno. Fino al 14 ottobre 2010 quando, con verbale di assemblea straordinaria, il capitale sociale viene ridotto per perdite da 70mila euro a 15mila e al contempo aumentato a 119mila ma Serco non sottoscrive l’aumento e la sua partecipazione si diluisce al 4,36 percento tuttora presente.

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