Rosetti Marino cresce con la transizione energetica: «Rigassificatore fondamentale»

L’Ad Guerra: «Oggi siamo mille tra Italia ed estero, più di quanti eravamo prima della pandemia». In 350 nella sede ravennate. «Gli ambientalisti-fondamentalisti hanno fatto danni»

Foto OG 2022 Marzo

Oscar Guerra è il secondo da destra

Dopo le difficoltà degli anni della pandemia, il colosso ravennate del comparto Oil&Gas Rosetti Marino nel primo semestre del 2023 migliora decisamente il proprio risultato economico, chiudendo il bilancio consolidato al 30 giugno con un utile netto di oltre 6 milioni di euro, 5 in più rispetto a quello dello stesso periodo di un anno fa.

Ne abbiamo parlato con l’Amministratore delegato Oscar Guerra.

Guardando il vostro bilancio colpisce il fatto che per la prima volta gli ordini per “rinnovabili e carbon neutrality” siano pari al 60 percento del totale. Che tipo di investimenti si sono resi necessari in questi anni per ottenere questi risultati?
«In risorse umane, per colmare le debolezze in alcune competenze tecnico-ingegneristiche, ma soprattutto di carattere commerciale, perché è stato necessario qualificarci con clienti con i quali non avevamo ancora lavorato e perché abbiamo dovuto preparare offerte pluriennali e costose. Non ci è invece servito alcun investimento di carattere infrastrutturale, poiché gli asset di cui eravamo già dotati per poter operare nell’Oil&Gas erano indispensabili anche in alcuni di questi mercati. Oggi il valore del nostro portafoglio ordini nelle rinnovabili e carbon neutrality testimonia la nostra presenza nella transizione energetica, ma se non avessimo fatto la scelta strategica di entrare in questo business già da anni oggi i nostri volumi di lavoro sarebbero molto più ridotti».

Quali sono gli ultimi progetti in questo ambito?
«Attualmente siamo impegnati nelle realizzazioni di un impianto per la produzione di gomme “de-carbonizzate” in Italia (allo stabilimento di Ravenna della Versalis, ndr), di una piattaforma per la generazione di idrogeno verde per l’Olanda e di due strutture di fondazione per sottostazioni elettriche per l’eolico offshore tedesco».

A Ravenna, tra l’altro, già nei primi mesi del 2024 è previsto l’avvio del progetto di Eni e Snam, per la cattura e lo stoccaggio della Co2, come siete coinvolti? Cosa ne pensa dei suoi effetti sul lungo periodo?
«L’unico impegno che abbiamo avuto sul progetto finora si è concluso con la consegna degli studi di ingegneria e della stima del budget di investimento per un Consorzio di imprese che generano emissioni “hard to abate” a Ravenna e Ferrara. Le potenzialità future per Rosetti Marino, tuttavia, sono diverse e significative. Oltre alla fornitura di impianti per la cattura della Co2, intendiamo partecipare alle gare per la realizzazione dell’Hub per la raccolta e il trattamento dell’anidride carbonica a terra nonché a quelle di costruzione o modifica delle piattaforme per la sua “iniezione” nei giacimenti esausti in mare. Per Ravenna credo che sarà l’opportunità per creare molti posti di lavoro di qualità anche nel medio lungo termine e per confermare la centralità della nostra città in questi nuovi settori della transizione energetica. Aspettando che succeda qualcosa a Ravenna, noi stiamo già facendo offerte per progetti analoghi nel Regno Unito e in Olanda».   

Ci fa il punto sui lavori per il rigassificatore di Punta Marina?
«Sono partiti a pieno ritmo da alcuni mesi. Per poterlo fare, e per riuscire a garantire la consegna della nostra parte del lavoro entro il prossimo inverno, abbiamo dovuto acquistare la gran parte dei materiali prima ancora che l’ordine ci venisse formalizzato da Snam, con la quale però abbiamo sempre avuto un dialogo molto aperto e costruttivo. Nelle nostre attività stiamo rispettando pienamente il cronoprogramma, ma avevamo pianificato i lavori con estremo dettaglio, vista l’importanza di questa opera per il nostro Paese, coinvolgendo anche altre officine del Ravennate e lungo l’Adriatico. Da giugno e fino alla fine del prossimo anno, solo sulla parte del progetto che compete a Rosetti Marino, lavorano e lavoreranno in media circa 900 persone».

Cosa ne pensa delle proteste ambientaliste?
«Faccio veramente fatica a capirle. La scarsa conoscenza della materia, che purtroppo è assai diffusa in Italia, ha permesso che la narrazione di facili messaggi ideologici e demagogici prevalesse rispetto a una visione scientifica, documentata e pragmatica dei problemi. Siamo tutti consapevoli e preoccupati dei danni portati dai cambiamenti climatici, ma questi vanno combattuti con armi che possano portare a benefici reali e senza penalizzare in maniera eccessiva le popolazioni del pianeta. Il rigassificatore è un’opera fondamentale per garantire agli italiani di scaldarsi, cucinare e produrre energia elettrica. L’alternativa è quella di dover riaprire le centrali a carbone, come hanno già fatto in Germania e Regno Unito, raddoppiando così le emissioni di Co2 . Non mi sembra una cosa molto saggia. Analogamente, la cattura e il sequestro della Co2, non si giustifica solo perché è la soluzione per salvare il lavoro delle oltre 700.000 persone che in Italia sono occupate nelle industrie “hard to abate” (basti pensare ai distretti della Ceramica in Emilia-Romagna), ma anche perché la quantità di gas serra già presenti in atmosfera deve essere ridotta».

Il rigassificatore, però, non arriva tardi, rispetto a un’urgenza dello scorso inverno?
«In realtà io credo che l’inverno peggiore sarà quello in arrivo, non essendoci ancora valide alternative al gas russo, mentre il rigassificatore diventerà fondamentale in quello 2024/2025. D’altronde, con infrastrutture di proprietà è evidente che l’Italia sarà meno in balia dei prezzi del mercato».

Quali sono le prospettive per le estrazioni, invece?
«Questo è davvero un argomento sul quale i fondamentalisti ambientali hanno provocato un danno enorme all’ambiente, al Paese e ai cittadini. Con le loro argomentazioni puramente ideologiche sono riusciti a fare breccia sui politici e a spingerli a bloccare gli investimenti che “soggetti terzi” – e non lo Stato – erano pronti a fare nella produzione nazionale di gas metano. Il risultato è paradossale: i cittadini italiani sono costretti a pagare molto di più il gas, il settore ha perso migliaia di posti di lavoro (molti dei quali a Ravenna) e, ciliegina sulla torta, il gas che importiamo dall’estero produce almeno il 30 percento di emissioni di Co2 in più! Credo che qualunque “vero ambientalista” lo definirebbe un autogol clamoroso. Il paradosso ulteriore, poi, è che proprio Ravenna, la città che ha perso tutti quei posti di lavoro ed ha sotto il suo mare i giacimenti inesplorati, sia stata l’unica in Italia disposta ad accogliere di buon grado un rigassificatore. Certamente una scelta giusta verso il Paese, ma essenziale anche per quelle 900 persone che oggi qui stanno lavorando grazie a quel rigassificatore».

Anche Rosetti Marino ha difficoltà a reperire personale?
«Insieme alla difficoltà del reperimento dei materiali è il problema principale di questi mesi. A Ravenna siamo molto noti e riusciamo ad aggirare la questione, ma scontiamo anche il problema del crollo dell’indotto del mondo offshore, che ha disperso molte professionalità».

Come avete superato gli anni della crisi, dal punto di vista occupazionale? Siete di meno?
«Le difficoltà causate principalmente dalla pandemia avevano portato a risultati negativi negli esercizi 2020 e 2021, a cui si erano aggiunte quelle legate al conflitto russo-ucraino, ma già nel 2022 avevamo dimostrato la nostra capacità di reagire e con il risultato del primo semestre 2023 abbiamo consolidato e decisamente migliorato il risultato economico e la nostra posizione finanziaria. Il livello occupazionale è ovviamente di conseguenza in crescita, abbiamo effettuato numerose nuove assunzioni negli ultimi mesi ed abbiamo ancora diverse posizioni aperte, oggi siamo oltre mille tra Italia ed estero, più di quanti eravamo prima del Covid (sono circa 350 i dipendenti nella sede ravennate, dove con l’indotto si arriva a un giro di 1.300 circa lavoratori per i progetti di Rosetti Marino, ndr)».

In quale percentuale il vostro fatturato “arriva” dall’estero?
«L’attuale portafoglio ordini ammonta a oltre 800 milioni di euro e di questo circa il 15 percento è destinato all’Italia, ma è una novità assoluta, perché negli ultimi anni quasi tutta la nostra produzione era destinata all’estero. Per Rosetti Marino l’Italia è tornata alla ribalta grazie a due progetti tutti “ravennati”: quello dell’impianto per le gomme “green” del petrolchimico e quello del rigassificatore, appunto».

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