In una nota congiunta inviata alla stampa, i tre sindacati Cgil, Cisl e Uil attaccano la giunta regionale per aver sospeso la delibera «che avrebbe dovuto regolare dal 2025 il nuovo sistema di accreditamento con procedure trasparenti e miglioramenti dei servizi per anziani e disabili e per le lavoratrici ed i lavoratori che assicurano le prestazioni, frutto anche di un faticoso percorso di confronto con le organizzazioni sindacali». Una delibera attesa, ma che resterà in stand-by “fino al 31 dicembre 2026, o, comunque, fino all’eventuale nuovo termine disposto da sopravvenute disposizioni normative e atti della competente Amministrazione statale”.
Secondo i sindacati si tratta di «una resa totale a favore dei gestori dei servizi socio-sanitari accreditati e a danno dell’utenza e del personale impegnato nelle Cra, nei servizi di assistenza domiciliare, nei centri diurni e nelle strutture socio sanitarie riabilitative». In pratica – scrivono Cgil, Cisl e UIl – i gestori di questi servizi, dopo oltre dieci anni ininterrotti di rinnovi, «ottengono un’ulteriore proroga dei contratti di servizio, senza una scadenza precisa e senza che venga loro chiesto alcun miglioramento qualitativo, incassando però tutti gli aumenti di rette richiesti, sia a carico dell’utenza sia a carico del Fondo Regionale per la non autosufficienza, incrementato grazie all’aumento dell’addizionale Irpef e all’introduzione dei ticket sui farmaci. Questa scelta avviene dopo approfondimenti giuridici e richieste di chiarimenti al Ministero, giustificando così, sul piano giuridico, una precisa rivendicazione dei gestori, che fanno capo prevalentemente alle centrali cooperative, venendo meno ad ogni impegno assunto nei confronti di Cgil, Cisl e Uil, come ribadito nell’ambito del complesso confronto sul bilancio 2025 della Regione».
Se tutto può restare invariato per almeno due anni – attaccano ancora i sindacati – «allora la Regione deve avere il coraggio anche di farsi carico dell’aumento delle rette già disposto dal 2024 e che, dal 2025 non può più contare nemmeno sulla restituzione a favore dei redditi medio bassi. Nel frattempo però, in assenza di qualsivoglia prospettiva di miglioramento delle condizioni di lavoro per Operatori Socio Sanitari ed infermieri, continuerà la fuga da queste professioni, mettendo di fatto in discussione la tenuta stessa del sistema ed il ruolo di governo pubblico indispensabile a fronte dell’impiego di risorse pubbliche, frutto della fiscalità generale che grava quasi esclusivamente su lavoro dipendente e pensioni. L’assessora Conti smentisce se stessa ad ogni incontro, evidenziando una palese difficoltà ad affrontare una delle sfide più rilevanti di questo tempo, quella dell’invecchiamento e della fragilità, smentendo la storia dell’Emilia Romagna, dove le criticità, che si aggravano giorno dopo giorno, si fronteggiano confrontandosi a viso aperto con le organizzazioni sindacali».
Cgil, Cisl e Uil annunciano infine che «non resteranno inermi di fronte a questa deriva e si batteranno a tutti i livelli ed in tutte le sedi, valutando ogni iniziativa utile a difendere i diritti delle persone anziane e con disabilità e delle lavoratrici e dei lavoratori indispensabili ad assicurare servizi di qualità».