Quando il vignaiolo è indipendente, garanzia di tipicità

La Fivi promuove e tutela chi attua il completo ciclo produttivo del vino, dalla coltivazione fino alla commercializzazione: «È giusto indicare fin dall’etichetta questa differenza»

Fiera Enologica Fivi

Degustazioni alla fiera enologica dei Vignaioli indipendenti

Le enoteche ben fornite sono il paradiso in terra. Tuttavia orientarsi tra centinaia di etichette a volte può risultare frustrante, soprattutto quando occorre fare i conti con budget non infiniti. Io però, di fronte all’indecisione, ho un metodo infallibile: mi affido ad Ampelio.
Ampelio è l’omino con la gerla in testa e l’ombra a forma di bottiglia di vino, simbolo della Fivi, la Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti: un marchio liberamente ispirato allo stile inconfondibile di Fortunato Depero e sempre più facile da trovare sulle etichette e le capsule delle bottiglie dei soci Fi- vi, ormai 1.500 in tutta Italia. E, fidatevi, raramente una boccia targata Fivi può deludere.

La Fivi (nata nel 2008 e parte della Cevi – Confederazione Europea dei Vignaioli Indipendenti, che comprende associazioni di Vignaioli provenienti da tutta Europa) ha lo scopo di promuovere e tutelare la figura, il lavoro, gli interessi e le esigenze tecnico-economiche del Vignaiolo indipendente italiano, inteso quale soggetto che attua il completo ciclo produttivo del vino, dalla coltivazione delle uve fino all’imbottigliamento e alla commercializzazione del prodotto finale.

«Quando si parla di vino bisogna chiarire che la filiera della produzione è molto articolata – ci spiega Elisa Mazzavillani, dell’azienda di Castrocaro “Marta Valpiani” (sulla quale è in arrivo su queste pagine un approfondimento) Delegata Fivi della Romagna –. Ci siamo noi Vignaioli, ma entrano in gioco tante altre categorie, dalle cooperative agli imbottigliatori fino ai meri produttori di uva. Non facciamo una distinzione sulla qualità assoluta del vino, perché è sempre il consumatore a decidere: quello che ci preme evidenziare è la differenza che corre tra chi ha un’azienda “verticale”, e segue il processo dalla vigna alla bottiglia, e chi invece ne interpreta solo una parte. È giusto da un lato che il consumatore possa avere chiara, già in etichetta, questa differenza, e dall’altro che le istituzioni facciano norme che considerino le esigenze di tutti, non premiando solo i grandi produttori ma avendo a cuore anche le esigenze delle aziende più piccole. È di tutte queste faccende che si occupa Fivi, che è accreditata al Ministero dell’Agricoltura e in molte Regioni – oltre che a Bruxelles, dove agisce tramite Cevi – per tutelare un mestiere che ha un ruolo fondamentale nel sistema vitivinicolo».

Produttore FiviFivi, il cui presidente è da quest’anno il trentino Lorenzo Cesconi, difende dunque gli interessi morali, sociali, tecnici, economici e amministrativi dei Vignaioli indipendenti, rappresentandoli di fronte alle istituzioni con un ruolo attivo nei processi normativi e amministrativi, lottando in prima battuta contro la burocratizzazione del sistema e per la democrazia nei Consorzi di tutela.

Ma perché dei vini Fivi ci si può fidare ciecamente? Prima di tutto perché oltre il 50% dei vigneti è a coltivazione biologica/biodinamica, e poi perché il Vignaiolo indipendente è un vero e proprio difensore della tipicità legata al territorio, considerato che il suo scopo, oltre a fare il vino, è esprimere e tradurre i diversi terroir, custodire il paesaggio e portare gioia al consumatore. Il Vignaiolo indipendente coltiva la propria uva e quindi l’origine del suo vino è certificata dalle fatiche compiute prima in vigna, passando dalla cantina fino a giungere in bottiglia sugli scaffali di enoteche e ristoranti. L’origine non è un fattore secondario, soprattutto se si vuole bere un vino che racconti un territorio.

E la situazione da noi in Romagna? «A fronte di quasi 1.500 soci in tutta Italia, la delegazione Fivi Romagna conta 23 soci – ci illustra Elisa Mazzavillani – che vanno da Imola a Gemmano di Rimini, però un po’ alla volta stiamo crescendo. E lo scorso maggio è nato il “Sabato del Vignaiolo”, una giornata organizzata da Fivi nazionale poi recepita da ogni delegazione. Questa prima edizione è stata organizzata a Palazzona di Maggio, a Ozzano, e devo dire che è stata un grande successo, con 400 persone intervenute».

Le 23 cantine associate a Fivi in Romagna

Le 23 cantine associate a Fivi in Romagna (considerata in maniera allargata con anche l’area dell’Imolese) sono Amaracmand (Sorrivoli), Ancarani (Faenza), Branchini (Toscanella di Dozza), Fiorentini Vini (Castrocaro Terme e Terra del Sole), La Franzona (Imola), Costa Archi (Castel Bolognese), De’ Stefenelli (Meldola), Drei Donà – Tenuta La Palazza (Forlì), Paolo Francesconi (Faenza), Terre di Macerato – Franco Dalmonte (Casalfiumanese), Giovanna Madonia (Bertinoro), Giovannini vini (Imola), Cantina San Biagio Vecchio (Faenza), Marta Valpiani (Castrocaro Terme e Terra del Sole), Piccolo Brunelli (Galeata), SaDiVino (Predappio), Stefano Berti (Forlì), Tenuta Carbognano (Gemmano), Tenuta La Viola (Bertinoro), Tenuta Sant’Aquilina (Rimini), Tre Monti (Imola), Zaccarini Andrea (Bertinoro) e Zinzani Marco (Faenza).

A fine mese a Piacenza la fiera degli indipendenti

Sabato 26, domenica 27 e lunedì 28 novembre si terrà al PiacenzaExpo l’11a edizione del Mercato dei vini dei vignaioli indipendenti, fulcro delle attività Fivi a livello nazionale. La fiera è partecipata con grande calore dagli appassionati – 20mila ingressi e più di 670 espositori nel 2021, quest’anno ci saranno 870 vignaioli provenienti da tutte le regioni italiane, più un paio di stand dedicati a Bulgaria e Slovenia – anche in virtù di un’atmosfera informale e di grande accoglienza. La formula dell’ingresso è quella del biglietto unico (30 euro all’ingresso, 25 in prevendita online, fortemente raccomandata) e assaggi illimitati (con bicchiere compreso). Info: https://www.mercatodeivini.it.

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