In terapia intensiva quattro persone, non succedeva da tre mesi. Un decesso: in maggio in totale 27, in aprile sono stati 94
È da un mese che la media mobile a sette giorni dei casi di coronavirus in provincia di Ravenna si mantiene inferiore a cento. Questo è un dato aggiornato a oggi, 22 maggio, quando sono stati individuate 24 nuove positività tra i 390mila abitanti della provincia: 11 sono asintomatici e 13 con sintomi; tutti in isolamento domiciliare. I tamponi eseguiti sono stati 1343. Oggi la Regione ha comunicato un decesso: una donna di 84 anni. Sono state comunicate 67 guarigioni. I casi complessivamente diagnosticati da inizio contagio nel ravennate sono 30135. Dal 16 maggio l’aumento percentuale a sette giorni è inferiore a uno.
Numeri altrettanto positivi dalla fotografia regionale. Dall’inizio dell’epidemia in Emilia-Romagna si sono registrati 381.776 casi di positività, 340 in più rispetto a ieri, su un totale di 25.228 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 1,3 percento.
La situazione dei contagi nelle province vede al primo posto Bologna con 71 nuovi casi, seguita da Modena (66), 1 Reggio Emilia (62), Parma (45) e Ravenna (24); poi Rimini e Cesena (entrambe con 18 casi), quindi Forlì (13), Ferrara (9), Piacenza (8) e, infine, il Circondario Imolese (6).
I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 19.338 (-1.869 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 18.421 (-1.808), il 95,3% del totale dei casi attivi.
Si registrano 11 nuovi decessi, di cui 4 a Bologna (una donna di 58 anni e 3 uomini rispettivamente di 96, 95 e 88 anni), 3 a Modena (di cui 2 donne di 74 e 72 e 1 uomo di 55 anni), 2 a Reggio Emilia (1 uomo di 78 e 1 donna di 29 anni) e 1 a Parma (donna di 73 anni) e a Ravenna (donna di 84 anni). Nessun decesso a Piacenza, Ferrara, Forlì-Cesena e Rimini. In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 13.140.
I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 126 (-1 rispetto a ieri), 791 quelli negli altri reparti Covid (-60). Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 7 a Piacenza (+1 rispetto a ieri), 12 a Parma (-1), 16 a Reggio Emilia (-1), 20 a Modena (invariato), 37 a Bologna (+1), 6 a Imola (-1), 8 a Ferrara (+1), 4 a Ravenna (-2), 2 a Forlì (invariato), 3 a Cesena (invariato) e 11 a Rimini (+1).
Inaugurata la sede del comitato in zona dantesca, “A Ravenna si può” è lo slogan. Lavori in corso per la coalizione. Gli assessori uscenti saranno candidati nelle rispettive liste
Non c’è il simbolo del Pd «per rispetto delle tante liste che compongono la coalizione» e oltre al rosso, colore che solitamente rappresenta il centrosinistra, nella grafica scelta per la comunicazione ci sono anche il giallo e il blu «perché sono i colori primari da cui si ottengono tutti gli altri, così come vogliamo che Ravenna sfrutti tutte le sue tonalità». Il sindaco uscente Michele de Pascale ha presentato stamani, 22 maggio, la sede del comitato elettorale per le Amministrative di ottobre aprendo ufficialmente la sua campagna elettorale in cerca del secondo mandato.
Rispetto a cinque anni fa, quando era in un ex pub in via San Mama, il quartiere generale si sposta verso il centro: di fronte alla basilica di San Francesco, nelle vetrine che erano occupate da un negozio di ottica all’angolo fra via Corrado Ricci e piazza Caduti. Lo slogan è “A Ravenna si può” seguito da vari verbi che, nelle intenzioni di De Pascale, dovrebbero elencare tutte le ambizioni della città. Il tema dei tre colori viene ripreso anche nell’immagine composta dalla sovrapposizione di tre foto del candidato.
Non è ancora tempo di parlare di contenuti, ma di metodo sì. Il 36enne cervese lancia un progetto che chiama di movimentazione civica: «Qualsiasi persona che abbia un sogno, una proposta, una critica, un progetto potrà partecipare a costruire il futuro della città. L’ipotesi di lavoro è quella di non chiedere un contributo solo sul programma, ma offrire ai partecipanti l’opportunità di vivere un’esperienza di condivisione sul modello del design thinking. In questi momenti le persone si confrontano su tematiche civiche e non è richiesto loro esclusivamente di segnalare problemi ma anche di individuare possibili soluzioni».
La costruzione della coalizione è in corso. Il punto di partenza è la maggioranza attuale con la disponibilità di tutte le forze a proseguire l’esperienza. Ma sono avviate trattative anche con altre realtà: Movimento 5 stelle, Più Europa, Azione, Italia in Comune. «Siamo impegnati a costruire un’alleanza ampia e inclusiva – dichiara De Pascale – che possa aggregare altre energie, civiche e politiche. Questo percorso è già in atto e sta proseguendo positivamente da qualche settimana. A tutti è chiaro che l’obiettivo non è quello di sommare percentuali di voto, ma quello alto di proseguire e arricchire il nostro progetto per Ravenna presentando alla città un programma solido e ambizioso, capace di proporre elementi innovativi». La prossima settimana verrà presentata la lista autonoma del sindaco.
Prestissimo per fare ragionamenti sulla eventuale futura giunta del De Pascale bis. Però qualche linea di indirizzo c’è già: non ne faranno parte gli assessori che hanno già due mandati alle spalle ma tutti gli assessori uscenti, esclusa Valentina Morigi, si candideranno nelle varie liste.
I sindacati minacciano lo sciopero per non caricare materiale destinato ad alimentare il conflitto, il terminalista a maggioranza pubblica conferma la possibilità che venga imbarcato un container con merci di massima pericolosità: «La pace va cercata nelle sedi istituzionali internazionali»
Una veduta aerea della darsena San Vitale del canale Candiano (foto Sapir)
Le categorie sindacali dei lavoratori portuali di Ravenna minacciano lo sciopero per non occuparsi dell’imbarco di materiale bellico destinato a Israele e la Sapir, terminalista a maggioranza pubblica che dovrà occuparsi dell’eventuale spedizione, ricorda gli obblighi di legge imposti dallo Stato per il rilascio delle autorizzazioni. In buona sostanza Sapir dice: se quel container è in regola per viaggiare secondo le leggi vigenti, non sta a un’azienda decidere di fermare le operazioni.
«La notizia del possibile imbarco, avvalendosi delle strutture di una società del gruppo, di un container che contenga parti riconducibili alla categoria di pericolosità 1, risponde al vero», conferma Sapir. Che ricorda obblighi e impegni a cui è tenuta a seguito dell’emissione dei relativi atti autorizzativi per l’esercizio di attività di impresa portuale (art. 16 l. 84/94) e concessori delle banchine (art. 18 l. 84/94).
Sede Sapir
Innanzitutto assicurarsi che i traffici avvengano nel rispetto delle leggi dello Stato: «Ciò è avvenuto per quanto riguarda la gestione del container sottoposto ad un particolare regime autorizzativo e a particolari modalità operative per l’imbarco, come per tutti i materiali compresi nella classe 1». In secondo luogo garantire che tutti gli operatori economici che si rivolgono ai terminal possano esercitare le loro attività, nel rispetto delle leggi dello Stato italiano appunto, potendosi, in difetto, prospettare ipotesi distorsive delle attività economiche.
Chiariti gli obblighi di legge, Sapir afferma la contrarietà del gruppo all’uso della guerra: «È antica e antistorica anche solo l’idea che la guerra possa essere non solo praticata, ma anche pensata come mezzo di soluzione delle controversie tra popoli o tra parti di popoli. Chiediamo allo Stato italiano di farsi interprete presso tutte le sedi internazionali, della necessità di dare la pace a una delle zone più martoriate del pianeta».
«Dobbiamo curare il paziente oltre la malattia, tuffarci nelle persone e navigare nel mare dell’umanità (…) Se si cura una malattia si vince o si perde ma se si cura una persona vi garantisco che in quel caso si vince sempre, qualunque esito abbia la terapia» diceva il dottor Hunter Adams, meglio conosciuto come Patch Adams, medico americano che inventò la clownterapia.
Se leggessimo ed intendessimo queste parole cum grano salis potremmo facilmente trovare un’importante morale contenuta al loro interno: offrire alle persone una cura, che non sia rappresentata unicamente da un farmaco, garantisce spesso un ottimo risultato. Come si offre una cura? Un’altra straordinaria definizione ci aiuta a comprenderne il valore: la differenza tra diagnosi medica (improntata sulla malattia) e diagnosi infermieristica (improntata sulla persona) rappresenta uno dei cardini fondamentali dell’assistenza e dell’organizzazione sanitaria di un Paese. Tuttavia quel Paese, in un’ottica seppur complessa di coordinamento ed organizzazione, dovrebbe comprendere quanto risulterebbe più efficace intervenire tempestivamente, considerando soprattutto l’attuale straordinaria emergenza sanitaria da SARS-COV-2, prima del ricovero ospedaliero.
Recenti dibattiti sul tema dell’assistenza domiciliare stanno creando nuovamente non poca confusione; risulta quindi imperativa una condivisione e un’analisi.
Alcune tra le attuali cure domiciliari purtroppo fanno riferimento a teorie non scientificamente dimostrate, povere di evidenze e di criteri validi; in tutto il mondo sono attive migliaia di sperimentazioni cliniche e farmacologiche che considerano utile l’utilizzo di integratori o, come dichiarato recentemente, di spray nasali. Dobbiamo tuttavia rimanere consapevoli del fatto che, nonostante nella storia della medicina alcune intuizioni si sono dimostrate geniali, ipotesi terapeutiche senza evidenze dimostrate offrono confusione e disinformazione fino a creare false speranze.
La nuova circolare dei Ministero della Salute istituisce le nuove linee guida per le cure domiciliari dei pazienti Covid; il documento illustra le modalità di gestione del paziente positivo da parte del Medico di Medicina Generale (o del Pediatra di libera scelta) sulla base delle conoscenza disponibili ad oggi. Le linee guida si rivolgono anche ai caregiver, agli infermieri e ai pazienti stessi. Le raccomandazioni si riferiscono principalmente alla gestione farmacologica dei casi positivi e, tra le indicazioni, si delineano le modalità di prescrizione e somministrazione dei farmaci da utilizzare e da escludere: tachipirina o FANS da subito e, al bisogno, antibiotici indicati solo nei casi in cui l’infezione sia dimostrata da un esame microbiologico, cortisonici raccomandati solo nei soggetti con fattori di rischio di progressione di malattia verso forme severe o in necessità di supplemento di ossigeno o nei casi in cui non sia possibile l’immediato ricovero. Vengono inoltre specificati gli usi inappropriati dell’eparina e dell’idrossiclorochina e viene introdotta, seppur la selezione sia complessa, la valutazione sui pazienti da indirizzare nelle strutture di riferimento per il trattamento terapeutico con anticorpi monoclonali.
Indipendentemente dalle linee guida, le cure domiciliari e la prevenzione rappresentano due elementi – seppur acerbi – fondamentali del sistema sanitario italiano, dimostrati da molte ricerche scientifiche, nazionali ed internazionali.
Durante questa pandemia sono emerse tutte le criticità del territorio ma anche le potenzialità che vanno necessariamente evidenziate e rilanciate come ad esempio la telemedicina, strumento che esiste da anni ma sempre rimasto “fermo in deposito”. La casa come primo luogo di cura, la cura innanzi tutto come relazione: è questa la strada per rendere concretamente efficace l’assistenza mirata ai pazienti, sia da un punto di vista clinico che da un punto di vista psicologico. Non si tratta in uno spot edulcorato sul valore dell’assistenza dei pazienti nella loro casa: ho vissuto personalmente le emozioni e le criticità dei pazienti che parlano di sensi di abbandono che fagocitano i caregiver, di gestione del rifiuto o dell’ostilità, di approcci che possono risultare sbagliati nei tempi e nei modi.
Esistono luci e ombre, ma le cure domiciliari possono rappresentare una soluzione per questa pandemia, con un paio di certezze incrollabili, giacché ogni caso – e ogni casa – è differente: la prima è che si cura la persona poi la malattia (il focus dell’assistenza domiciliare è la presa in carico del paziente e del suo nucleo/contesto, mai unicamente della patologia); la seconda è che tutti gli operatori sanitari incaricati, oltre al sapere tecnico, debbono percepire l’assistenza domiciliare come un vantaggio, perché permette di osservare e vedere ciò che la modernità nasconde, di rendere viva ogni decisione clinica e concreto ogni intervento assistenziale. Attualmente, dei 400 mila medici italiani iscritti all’ordine sono 45 mila coloro che svolgono attività di medicina generale per i 60 milioni di concittadini del nostro Paese: la presa in carico di un paziente positivo a COVID-19 non può dover affrontare principalmente aspetti burocratici né tantomeno deve essere considerata al solo momento del ricovero ospedaliero.
Le cure domiciliari non sono un problema di strutture ma di organizzazione: occorrono modelli organizzativi che sviluppino reti territoriali in grado di adattarsi alle diverse necessità delle singole realtà locali ed occorrono indicatori di outcome (di qualità) che incidano concretamente sui diversi modelli assistenziali dei singoli pazienti.
Questo tuttavia non basta: occorre avere dall’ “alto” la volontà e la determinazione di offrire strumenti e risorse idonee per sviluppare concretamente quelle sinergie già esistenti tra Ospedale-MMG-territorio per colmare quelle mancanze che finora non hanno contribuito affatto a migliorare la situazione.
* ricercatore ravennate, responsabile sanitario di Santa Teresa e membro della task force governativa sul Covid 19, esegue studi e ricerche per l’Istituto Superiore della Sanità
Sono 31 i nuovi casi di positività al Coronvirus registrati nelle ultime 24 ore in provincia di Ravenna (dati aggiornati alle 12 di oggi, 21 maggio). Si tratta di 17 maschi e 14 femmine; 6 asintomatici e 25 con sintomi; 29 in isolamento domiciliare e 2 ricoveri.
I tamponi eseguiti sono stati 1209. Oggi la Regione non ha comunicato decessi. Sono state comunicate 126 guarigioni.
IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 21 MAGGIO
Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 381.439 casi di positività, 412 in più rispetto a ieri, su un totale di 21.799 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 1,8%.
Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 903 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 347.102.
I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 21.208 (-498 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 20.230 (-452), il 95,4% del totale dei casi attivi.
Purtroppo, si registrano 7 nuovi decessi: tutti avvenuti a Bologna (una donna di 93 anni e 6 uomini rispettivamente di 56, 61,71,72,78 e 87 anni). Nessun decesso nelle altre province.
In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 13.129.
I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 127 (-10 rispetto a ieri), 851 quelli negli altri reparti Covid (-36).
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 6 a Piacenza (numero invariato rispetto a ieri), 13 a Parma (-1), 17 a Reggio Emilia (-1), 20 a Modena (-1), 36 a Bologna (-3), 7 a Imola (-1), 7 a Ferrara (-1), 6 a Ravenna (-2), 2 a Forlì (invariato), 3 a Cesena (invariato) e 10 a Rimini (invariato).
Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 23.433 a Piacenza (+14 rispetto a ieri, di cui 8 sintomatici), 27.791 a Parma (+79, di cui 28 sintomatici), 46.428 a Reggio Emilia (+38, di cui 30 sintomatici), 64.933 a Modena (+66, di cui 49 sintomatici), 81.441 a Bologna (+93, di cui 71 sintomatici), 12.520 casi a Imola (+7, di cui 5 sintomatici), 23.005 a Ferrara (+14, di cui 5 sintomatici), 30.113 a Ravenna (+31, di cui 25 sintomatici), 16.714 a Forlì (+20, di cui 12 sintomatici), 19.226 a Cesena (+23, di cui 16 sintomatici) e 35.835 a Rimini (+27, di cui 9 sintomatici).
ItalExit, movimento politico del noto giornalista, nella coalizione della lista civica La Pigna
Il noto giornalista e senatore (ex Movimento 5 Stelle) Gianluigi Paragone sarà a Ravenna venerdì 28 maggio (dalle 18.30 in piazza Kennedy) in vista delle Amministrative del prossimo ottobre.
Il suo movimento politico anti europeista, ItalExit, ha infatti da poco definito un’alleanza con la coalizione della candidata a sindaco Veronica Verlicchi, della lista civica La Pigna.
La stessa Verlicchi sarà protagonista insieme a Paragone del comizio in piazza di venerdì.
Proprio in queste ore Paragone ha annunciato di volersi candidare a sindaco di Milano.
Grazie a una donazione del Lions Club Ravenna Host
Il Lions Club Ravenna Host ha donato un modello di scheletro anatomico ai laboratori didattici del corso di laurea in Medicina e Chirurgia di Ravenna.
«Siamo grati – ha commentato la coordinatrice del corso di laurea Mirella Falconi – per questa donazione. Un contributo che andrà ad arricchire la dotazione di strumenti e attrezzature già presente nei laboratori didattici. e consentirà agli studenti di migliorare le attività esercitazionali con cui approfondiscono le conoscenze acquisite nel corso delle lezioni frontali».
Il suo commento è stato considereto «spropositato e denigratorio per il Corpo di polizia locale»
Offese sui social, il comando della polizia locale di Faenza e il presidente dell’Unione denunciano un 43enne di Solarolo.
L’uomo, secondo quanto emerso dalle indagini della sezione di polizia giudiziaria del Comando di via Baliatico, aveva lanciato all’indirizzo di tre agenti della polizia locale una serie di offese a seguito di una loro attività. Il tutto aveva avuto inizio con la pubblicazione sulla stampa, ma anche su alcuni siti internet e social di informazione della città, di una notizia che dava conto di un intervento dei vigili per contrastare il fenomeno dei parcheggiatori abusivi. In quel frangente, dopo un tentativo di fuga, uno di loro aveva colpito tre agenti, uno dei quali era rimasto ferito al volto. Il concitato episodio si era concluso con l’arresto dell’aggressore.
La notizia, dopo la pubblicazione sulla stampa locale e sui social, aveva provocato grande sdegno e tante erano state le manifestazioni di solidarietà al corpo della polizia locale dell’Unione. Su una pagina social di informazione della città, tra i commenti ne era apparso uno particolarmente offensivo e diffamatorio nei confronti degli agenti che avevano deciso di sporgere querela contro l’estensore per diffamazione aggravata; stessa cosa ha fatto il presidente dell’Unione della Romagna faentina “ritenendo il commento spropositato e denigratorio per il Corpo di Polizia Locale e non un mero diritto di critica riconosciuto dalla Costituzione”, si legge in una nota inviata alla stampa.
Il proprietario del profilo social dal quale era partito il commento è stato convocato al Comando di via Baliatico dove gli sono state notificate le denunce per diffamazione aggravata.
La decisione dopo l’incontro del comitato. Il Comune si impegna a trovare un altro impianto
Il Comune di Faenza rende noto che il Palio del Niballo 2021 si terrà sabato sera 31 luglio allo stadio Bruno Neri.
La decisione emersa durante l’incontro del Comitato Palio di martedì scorso è frutto «della forte e unanime volontà di disputare il Palio nonostante le difficoltà e le restrizioni dovute alla pandemia, come espressione del desiderio di Faenza di riappropriarsi dei suoi eventi, dei suoi simboli e dello spirito che la contraddistingue», si legge in una nota dello staff del sindaco.
Il Torneo degli Alfieri bandieranti e Musici nelle varie specialità verrà invece posticipato in autunno con tempistiche e modalità organizzative da definire mentre la Bigorda d’Oro, nota anche come palio dei giovani, subirà lo slittamento al prossimo anno.
«L’eccezionalità dell’anno pandemico e il confronto in atto sull’eventuale riorganizzazione dei campionati di calcio che potrebbe determinare un loro allungamento – si legge ancora nella nota istituzionale -, evidenziano una volta di più la difficoltà di coesistenza tra l’attività del Faenza Calcio e il Palio. Nel prenderne atto, il Comune di Faenza avvierà da subito un percorso progettuale e amministrativo che possa portare in tempi brevi a dividere le strade, con impianti in uso esclusivo per ciascuna delle due attività. Tale impegno formale è già stato preventivamente comunicato sia ai Rioni che al Faenza Calcio».
Alla luce delle specifiche condizioni contrattuali che regolano l’utilizzo dello stadio Bruno Neri per lo svolgimento del Niballo nonché «in coerenza con la scelta di questi mesi di sostenere economicamente imprese, attività e associazioni colpite dagli effetti delle norme di contrasto al covid», l’amministrazione comunale si farà carico delle spese aggiuntive sostenute dal Faenza Calcio.
L’impianto sportivo, storica casa della società manfreda dal 1912, sarà infatti indisponibile durante l’autunno in attesa del ripristino del manto erboso, costringendo a riorganizzare l’attività della prima squadra e delle cinque compagini giovanili, vale a dire ragazzi e famiglie già provate dal lungo stop allo sport di questo ultimo anno.
Volontari sorvegliano i nidi e avvertono i bagnanti
Sono nati alcuni pulcini di fratino sul litorale ravennate. La notizia del lieto evento è riportata dalla rete di associazioni “Salviamo il fratino della costa ravennate” che sottolinea come volontari ambientalisti, a stretto contatto con gli ornitologi di Asoer, abbiano sorvegliato i nidi in questi giorni.
In sinergia con il Comune di Ravenna e la Cooperativa Spiagge, che hanno pianificato anzitempo lo spianamento della duna invernale proprio per non interferire con la possibile deposizione delle uova, e in collaborazione con il Parco del Delta del Po, i Carabinieri Forestali e la Guardia Costiera – Capitaneria di Porto, i volontari operano – si legge in una nota delle associazioni – «affinché questa specie ormai gravemente minacciata di estinzione possa trovare ospitalità anche sui nostri lidi».
«Ora inizia la fase più delicata che potrà essere conclusa positivamente soltanto con la collaborazione di tutti», scrivono gli ambientalisti.
«Per circa un mese – si legge ancora nella nota – i pulcini (detti “pulli”) lasciano il nido e, insieme ai genitori, corrono su tutta la spiaggia e in riva al mare alla ricerca di cibo. Sono più piccoli di una pallina da ping pong e color della sabbia, quindi pressoché invisibili. Si possono tuttavia individuare con un po’ di attenzione perché si muovono velocissimi. I pulli riescono a volare solo dopo un mese, quindi sono facilissima preda per rapaci, gabbiani ma, soprattutto, per i cani lasciati incautamente liberi dai propri padroni, magari la sera o all’alba, quando l’afflusso in spiaggia è ridotto».
«Si aggiunga – continuano gli ambientalisti – che incontri ravvicinati con bagnanti troppo curiosi spaventano i piccoli, che non possono alimentarsi e dopo poche ore deperiscono e muoiono. Inoltre, in situazioni di pericolo, i genitori lanciano ai pulcini un grido di allarme e questi si acquattano sulla spiaggia per mimetizzarsi, potendo quindi venir schiacciati involontariamente dai mezzi di pulizia, da cani che sentono il loro odore, o da bagnanti».
«Chiediamo dunque a tutti di prestare la massima attenzione, osservando da lontano i nostri fratini», si legge infine nel comunicato, invitando chi volesse rendersi disponibile come volontario di scrivere all’indirizzo fratinoravenna@gmail.com oppure chiamare il 334 9470326.
Il dottor Querzani: «Il coronavirus aumenta il rischio di trombosi un numero infinitamente di volte più alto del farmaco». L’invito è a chiamare il 118 e non andare da soli in ospedale per ridurre i tempi
«Il Covid è un fattore che ha fatto aumentare i casi di ictus con percentuali infinitamente maggiori rispetto a quelle di cui tanto si parla legate ai vaccini». Lo dice il dottor Pietro Querzani, primario di Neurologia a Ravenna e vicepresidente dell’associazione Alice, la onlus che riunisce le associazioni che si occupano di prevenzione e cura dell’ictus. Il medico ricorda però anche il tasso di ospedalizzazione è diminuito durante la pandemia perché le persone, per paura del contagio, non chiamavano i soccorsi.
In generale la mortalità legata all’ictus ischemico negli ultimi anni si è ridotta ed è passata, dal 2015 al 2019 a livello di Ausl Romagna, dal 10,5 al 7,7% proprio per il miglioramento dei percorsi e la validazione ed applicazione delle nuove terapie che si sono rese disponibili. In neurologia a Ravenna vengono trattati in media 800 pazienti all’anno. Il 70 percento a causa di un ictus cerebrale.
Sono tre i sintomi fondamentali per il quale è subito necessario avvisare il 118: se il paziente ha la bocca storta, parla male e non muove il braccio o una gamba è molto probabile che ci sia un ictus in corso ed è necessario allertare il 118. Un cervello ischemico perde due milioni di neuroni al minuto, per questo è fondamentale agire in fretta.
Fondamentale che alle prime avvisaglie di attacco ischemico non ci si rechi personalmente in ospedale ma si allertino i sistemi di emergenza, il 118. Presentandosi al pronto soccorso di persona, come in Emilia Romagna fa il 25-30 percento delle persone, i tempi si possono allungare e l’efficacia delle terapie può diminuire. A luglio, anche grazie alle donazioni dell’associazione A.lice, la procedura è stata ulteriormente velocizzata: grazie alle tecnologie sono stati accorpati alcuni passaggi del percorso che deve fare il paziente dopo essere stato soccorso dal 118 e, in meno di un’ora dalla chiamata, il reparto del Santa Maria delle Croci riesce a trattare i pazienti con ictus in corso. «Siamo particolarmente soddisfatti – dice Querzani – di essere riusciti ad accorciare i tempi di risposta migliorando l’approccio al paziente, soprattutto perché lo abbiamo fatto in un contesto di emergenza come quello della pandemia di Covid 19, dimostrando che le attività in Ospedale sono proseguite nonostante le difficoltà imposte dalla pandemia».
Un buon modo per prevenire l’ictus cerebrale è cominciare ad occuparsene sin dalla giovane età, curando l’alimentazione e facendo un’attività fisica moderata. Questo è uno dei consigli che Querzani dà a pochi giorni dalla conclusione del mese della prevenzione dell’ictus cerebrale. «Esistono buone pratiche che possono essere seguite sin da giovani: una dieta con pochi grassi, il controllo della pressione arteriosa e della glicemia, un’attività fisica non eccessiva ma regolare: 30-40 minuti per 3-4 volte a settimana».
Recentemente è nato il “telefono di Alice” operativo in tutto il territorio regionale dalle 16 alle 19, tutti i giorni feriali, per informazioni, supporto psicologico e stimolazione attività cognitive, motorie e logopediche. Il numero da contattare è 3402277001.
Secondo Cgil, Cisl e Uil è previsto l’arrivo di un cargo per caricare container con materiale bellico destinato a uno scalo dello Stato ebraico: «Se la nave arriverà non vogliamo essere complici del conflitto»
Nei prossimi giorni è previsto l’arrivo di un cargo al porto di Ravenna che dovrebbe imbarcare alcuni container contenenti materiali bellici destinati a un porto in Israele e i sindacati annunciano che i lavoratori dello scalo ravennate si rifiuteranno di occuparsi del carico «per non essere complici nell’alimentare la guerra tra Israele e Hamas che sta mietendo soprattutto vittime civili».
Cgil, Cisl e Uil e le loro categorie dei trasporti, Filt, Fit e Uiltrasporti, sostengono che è altissima la possibilità che il carico sia destinato ad alimentare il conflitto che in questi giorni sta infiammando il Medio Oriente (da oggi, 21 maggio, le parti hanno concordato un cessato il fuoco): «Nel caso la nave dovesse effettivamente presentarsi per imbarcare quei container, i lavoratori del terminal di carico e della Cooperativa Portuale si mobiliteranno e le organizzazioni sindacali di categoria dichiareranno lo sciopero impedendo l’operazione».
Il mondo del lavoro e i lavoratori del porto di Ravenna vogliono contribuire con questo atto concreto alla ricerca di una soluzione al conflitto che crei le condizioni per la pace tra i popoli israeliano e palestinese e per il loro diritto a vivere pacificamente in un proprio stato libero e indipendente, mettendo fine ad una guerra che da decenni ha mietuto decine di migliaia di vittime innocenti.