Il racconto del sicario, Pierluigi Barbieri, che avrebb tentato di ucciderla già altre due volte
Ilenia Fabbri con il marito Claudio Nanni
Già altre due volte avevano tentato di uccidere Ilenia Fabbri, in un piano messo a punto tra settembre e ottobre. È quanto emerso dalla confessione rilasciata dal 53enne Pierluigi Barbieri, alias “lo Zingaro”, sicario reo-confesso dell’omicidio di Faenza su mandato dell’ex marito della vittima, Claudio Nanni.
L’uomo avrebbe detto che i due precedenti tentativi di eliminare la donna erano falliti.
Il primo tentato omicidio non si era concretizzato perché lui non si era orientato bene nella casa alla ricerca della stanza della 46enne. L’altro perché l’ex marito, il cui arrivo avrebbe dovuto segnare l’inizio dell’azione, si era presentato tardi.
Secondo il sicario, il piano all’inizio – in cambio di 20mila euro e un’auto usata – prevedeva di fare scomparire la 46enne dentro a un trolley, di cospargerla di acido e di gettarla in una buca già scavata nelle campagne faentine e individuata dagli inquirenti. Tanto che, su sua indicazione, in un magazzino dell’officina di Nanni nei giorni scorsi la polizia, coordinata dal pm Angela Scorza, ha sequestrato una vanga, dell’acido e un trolley.
Sempre Barbieri ha dato indicazione per recuperare in un campo adiacente a una piazzola dell’autostrada A14 tra Faenza e Imola il manico di un martello da carpentiere con cui aveva provato a soffocare la donna subito prima di tagliarle il collo con un coltello da cucina recuperato nell’abitazione.
I nuovi elementi, se confermati, rafforzano l’ipotesi della premeditazione di un delitto aggravato anche dai motivi abietti: un assassinio commesso con il fine di non corrispondere alla donna le somme di denaro di sua spettanza e per rientrare nella disponibilità della casa coniugale. (ANSA.it)
Tra gli organizzatori Desideria Raggi del Movimento Nazionale: «Ma è un evento apartitico, aperto a tutti»
Sabato 27 marzo alle 16 in centro a Ravenna (piazza XX Settembre) è in programma una manifestazione per chiedere di “riaprire tutto, riaprire subito”, si legge nella locandina dal titolo: «Lavorare è un tuo diritto».
L’appello degli organizzatori è rivolto a imprenditori del settore della ristorazione, del turismo, palestre, commercianti e in generale a tutti coloro che contestano le chiusure anti Covid imposte dalle varie colorazioni dell’Italia, sulla base degli ultimi Dpcm, e che considerano i “ristori” inadeguati.
Tra i promotori spicca il nome di Desideria Raggi, ex figura di riferimento di Forza Nuova e oggi responsabile regionale del Movimento Nazionale – La Rete dei patrioti, oltre che presidente dell’associazione Evita Perón. «Ma ho dato una mano all’organizzazione solo in qualità di libera cittadina rimasta senza lavoro, mamma di un ragazzino di nuovo in Dad, con tutti i problemi che questo comporta. Si tratta – dice – di una manifestazione apartitica organizzata da un gruppo di persone e lavoratori. E non siamo complottisti: si svolgerà tutto nel pieno rispetto delle normative anti Covid, con mascherine e distanziamento».
Sono quasi 200 (su oltre 1.300 tamponi) i nuovi casi di positività al coronavirus registrati in provincia di Ravenna in 24 ore (dati aggiornati alle 12 di oggi, 22 marzo). Tre i decessi, oltre 100 le nuove guarigioni.
IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 22 MARZO
Dall’inizio dell’epidemia da coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 319.080 casi di positività, 2.118 in più rispetto a ieri (circa mille asintomatici), su un totale di 19.902 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri – del 10,6%, inferiore al 17,9% dello scorso lunedì – non è comunque indicativa dell’andamento generale, poiché il numero di tamponi eseguiti la domenica è inferiore rispetto agli altri giorni. Inoltre, nei festivi soprattutto quelli molecolari vengono fatti soprattutto su casi per i quali spesso è atteso il risultato positivo.
Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 1.762 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 232.841.
I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 74.771 (+312 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 70.679 (+181), il 94,5% del totale dei casi attivi.
Purtroppo, si registrano 44 nuovi decessi: 4 nella provincia di Parma (tre donne di 95,85,77 anni; un uomo di 89 anni;); 4 nella provincia di Reggio Emilia (una donna di 86 anni; tre uomini di 86,81,80 anni); 3 nella provincia di Modena (una donna di 56 anni; due uomini di 79 e 78 anni); 13 nella provincia di Bologna (quattro donne di 92, 86, 78, 74 anni; nove uomini, di cui due di 69 anni e gli altri di 99, 94, 89, 84, 80, 78,79); 8 in provincia di Ferrara (quattro donne di 93, 92, 80 e 78 anni; quattro uomini di 83, 81, 79 e 56 anni), 3 in provincia di Ravenna (una donna di 98 anni; due uomini di 80 e 78 anni); 5 a Cesena (una donna di 78 anni e quattro uomini, di cui due di 83 e gli altri di 91e 82 anni), 4 nel riminese (una donna di 88 anni e tre uomini di 84, 72 e 68 anni). Nessun decesso nel piacentino e nel forlivese.
In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 11.468.
I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 390 (-6 rispetto a ieri), 3.702 quelli negli altri reparti Covid (+137).
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 10 a Piacenza (+1), 24 a Parma (-1), 32 a Reggio Emilia (numero invariato rispetto a ieri), 78 a Modena (-5), 120 a Bologna (+1), 33 a Imola (+1), 33 a Ferrara (-1), 17 a Ravenna (-2), 9 a Forlì (invariato), 7 a Cesena (invariato) e 27 a Rimini (invariato).
Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 21.283 a Piacenza (+38 rispetto a ieri, di cui 16 sintomatici), 21.569 a Parma (+166, di cui 95 sintomatici), 38.872 a Reggio Emilia (+205, di cui 88 sintomatici), 54.908 a Modena (+310, di cui 191 sintomatici), 69.039 a Bologna (+531, di cui 240 sintomatici), 11.177 casi a Imola (+32, di cui 16 sintomatici), 18.628 a Ferrara (+196, di cui 45 sintomatici), 24.774 a Ravenna (+199, di cui 69 sintomatici), 12.667 a Forlì (+91, di cui 69 sintomatici), 15.754 a Cesena (+135, di cui 113 sintomatici) e 30.409 a Rimini (+215, di cui 119 sintomatici)
L’ordinanza di Figliuolo praticamente era già applicata dall’Ausl Romagna: «Abbiamo già la lista di persone eventualmente disponibili»
In provincia di Ravenna al momento non c’è la possibilità di iscriversi alla cosiddetta lista dei “panchinari” per la somministrazione dei vaccini.
Il tema è salito alla ribalta delle cronache nazionali dopo le dichiarazioni e la successiva ordinanza del neo commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo. Il provvedimento stabilisce che «dosi di vaccino anti-Covid eventualmente residue a fine giornata, qualora non conservabili, siano somministrate per ottimizzare l’impiego evitando sprechi, in favore di soggetti comunque disponibili al momento, secondo l’ordine di priorità individuato dal Piano nazionale e le successive Raccomandazioni».
Alcune aziende sanitarie hanno quindi attivato una nuova possibilità di prenotare, con liste a cui iscriversi anche direttamente on line. Non (ancora) a Ravenna. L’Ausl Romagna, da noi contattata per chiarimenti, ci riferisce infatti che «non abbiamo i panchinari e non abbiamo mai sprecato dosi, in quanto in tutti i punti vaccinali abbiamo sempre una lista di persone della stessa categoria prenotati per i giorni successivi», che vengono contattati in caso di esigenza.
Per famiglie residenti del comune di Ravenna con Isee inferiore a 35mila euro
Le famiglie con bambini da 3 mesi a 14 anni (nati nel 2007) che frequentano servizi educativi e scuole oggetto di sospensione delle attività educative e scolastiche, possono presentare domanda per la fruizione di un buono per spese sostenute nel mese di marzo 2021 per servizi di baby sitting.
La domanda può essere presentata da domani, martedì 23 marzo, a sabato 15 maggio 2021 esclusivamente in modalità online, direttamente sul sito del Comune, al seguente link: http://bit.ly/3fgdQgb
Il buono spetta a famiglie residenti del comune di Ravenna, con Isee con valore inferiore o uguale a 35mila euro e in cui entrambi i genitori siano occupati (o lavoratori in cassa integrazione parziale oppure famiglie in cui solo uno dei due genitori lavora, in quanto l’altro è impegnato in modo continuativo in compiti di cura, valutati con riferimento alla presenza di componenti il nucleo familiare con disabilità grave o non autosufficienza) o famiglie mono genitoriali (da intendersi nuclei familiari costituiti da un solo genitore per i seguenti motivi: vedovanza, non riconoscimento da parte di un genitore, divorzio, separazione legale o separazione di fatto perché l’altro genitore risiede altrove per qualsiasi motivo, emigrazione, detenzione, ecc).
Per accedere al bonus, naturalmente, i rapporti di lavoro di baby sitting devono essere costituite nel rispetto delle normative vigenti.
Per informazioni è possibile rivolgersi ai seguenti numeri: 0544/482205 – 0544/482607 (lunedì, martedì, mercoledì, venerdì dalle 9 alle 13; il giovedì dalle 9 alle 13 e dalle 14,30 alle 17) oppure inviare una mail a istruzioneinfanzia@comune.ra.it.
In carcere da venti giorni con l’accusa di essere il mandante
L’arrivo di Nanni in questura
Nell’interrogatorio chiesto dalla Procura di Ravenna, si è avvalso della facoltà di non rispondere il 54enne Claudio Nanni in carcere da una ventina di giorni con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio della ex moglie, la 46enne Ilenia Fabbri sgozzata il 6 febbraio scorso nel suo appartamento di Faenza.
Nicola Musca (Mattei): «Fatturato dimezzato. Con la clientela “business” ora lavoro anche 80 ore a settimana…»
«Ricordo ancora il senso di panico, nel febbraio del 2020, quando potevamo contare su 1.200-1.300 notti prenotate per il mese di marzo, con l’obiettivo di arrivare a 3mila, e iniziarono invece ad arrivare le disdette, facendole crollare a 7-800. In quel periodo, però, pensavamo che sarebbe durata poco…». E invece, un anno dopo, siamo ancora qui a parlarne al telefono con Nicola Musca, titolare del Grand Hotel Mattei, che con le sue 124 camere è l’albergo più grande di Ravenna.
«È stato un anno difficile – continua –, con il solo mese di agosto che può essere paragonabile con gli anni precedenti. Ma siamo rimasti ugualmente sempre aperti (al momento, per esempio, il Mattei può contare su una trentina di camere occupate dalla clientela business, così come lavora spesso con le società sportive, ndr). Praticamente mi sono trasferito a vivere qui, con settimane di 80 ore di lavoro e weekend interi in cui praticamente in hotel c’ero solo io e la donna delle pulizie».
Cassa integrazione, invece, per la trentina di dipendenti, mentre naturalmente sono stati azzerati quelli stagionali. «Nel 2020 abbiamo perso il 45 percento del fatturato a fronte di ristori talmente piccoli da poter essere considerati insignificanti. I veri aiuti sono stati quelli della cassa integrazione appunto, gli sconti sulla Tari del Comune e il credito d’imposta sugli affitti, senza il quale probabilmente sarei stato costretto a chiudere la mia attività». Musca però non se la sente di prendersela con il Governo. «Non sono uno scienziato e nemmeno un virologo, credo però che le misure prese per limitare il virus siano state corrette e inevitabili. L’unico appunto è forse sui vaccini: credo che nelle categorie prioritarie debbano rientrare tutti gli operatori di quelle attività che sono sempre rimaste aperte e che sono a contatto con le persone, come gli albergatori».
Difficile fare previsioni, ma Musca può sbilanciarsi partendo dalle richieste dei tour operator. «I tedeschi già a fine anno avevano iniziato a rinviare all’autunno o direttamente al 2022: era un segnale di quello che sarebbe poi accaduto. Gli italiani invece ci stanno provando, ma sostanzialmente per questo 2021 mi aspetto una stagione in linea con quella passata, nel 2022 una vera ripresa, ma solo nel 2023 mi aspetto un ritorno alla normalità dal punto di vista turistico. D’altronde siamo stati travolti da un ciclone di proporzioni inaudite».
Un’ultima domanda sul “bonus vacanze” introdotto dal Governo Conte: «Ha funzionato, noi l’abbiamo accettato senza limitazioni e mi sembra sia stato molto apprezzato dalla clientela. Spero che il nuovo Governo possa riproporlo. Anche se sono tutti piccoli interventi che non possono essere risolutivi: il nostro settore ripartirà soltanto quando verrà risolto il problema Covid, inutile negarlo, noi possiamo lavorare solo se le persone possono spostarsi liberamente».
E il 26 è in programma uno sciopero con l’invito di non partecipare alla Didattica a distanza
Alcune centinaia di persone hanno preso parte nel pomeriggio di domenica alla manifestazione di Ravenna contro la Didattica a distanza, in piazza Kennedy.
Zaini, campanelli, cartelli, all’insegna dello slogan “la scuola si fa a scuola”, per ribadire la contrarietà dei manifestanti alla chiusura in presenza delle scuole.
Intanto sono state raccolte oltre 1.200 firme nella petizione che verrà consegnata in questi giorni al sindaco Michele de Pascale, in cui si chiede al Primo cittadino di portare le istanze dei manifestanti a chi di dovere.
Domenica prossima l’appuntamento sarà ancora in piazza Kennedy per la protesta contro le scuole chiuse, mentre il 26 è indetto uno sciopero dei docenti (dai Cobas) a cui hanno aderito anche i comitati di Priorità alla Scuola che invito i genitori a non far partecipare per quel giorno i propri figli alla Dad.
Ancora sopra i 200 i casi giornalieri di positività al coronavirus registrati in provincia di Ravenna. 214 per l’esattezza, alle 12 di oggi, 21 marzo. Si tratta di 104 maschi e 110 femmine; 83 asintomatici e 131 con sintomi; 208 in isolamento domiciliare e 6 ricoverati.
I tamponi eseguiti sono stati 2.536. La Regione ha comunicato anche 3 decessi: tre donne di 79, 81 e 86 anni.
Sono state comunicate infine circa 85 guarigioni.
IL BOLLETTINO REGIONALE DEL 21 MARZO
Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 316.967 casi di positività, 2.448 in più rispetto a ieri (1.152 asintomatici), su un totale di 17.110 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 14,3%, come sempre nei festivi non indicativa della tendenza generale a causa del minor numero di tamponi fatti.
L’età media dei nuovi positivi di oggi è 43,3 anni.
Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 1.382 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 231.279.
I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 74.464 (+1.032 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 70.502 (+989), il 95,8% del totale dei casi attivi.
Purtroppo, si registrano 34nuovi decessi: 2 in provincia di Piacenza (due uomini di 69 e 84 anni); 1 nella provincia di Parma (una donna di 61 anni); 4 nella provincia di Reggio Emilia (due donne di 81 e 83 anni e 2 uomini di 84 e 90 anni); 6 nella provincia di Modena (due donne di 91 e 93 anni e quattro uomini di 68, 83, 88 e 91 anni); 9 nella provincia di Bologna (3 donne, rispettivamente di: 59, 61 e 74 anni e 6 uomini: 74, due di 79, 84, 85 e 91 anni); 3 in provincia di Ravenna (tre donne di 79, 81 e 86 anni); 2 nel riminese (una donna di 90 anni e un uomo di 66); 5 a Forlì (tre donne di 67, 81 e 83 anni) e 2 a Cesena (una donna di 60 anni e un uomo di 57). Nessun decesso nel ferrarese.
In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 11.424.
I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 396 (-5 rispetto a ieri), 3.566 quelli negli altri reparti Covid (+48).
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 9 a Piacenza (-1), 25 a Parma (+2), 32 a Reggio Emilia (numero invariato rispetto a ieri), 83 a Modena (+1), 119 a Bologna (invariato), 32 a Imola (-1), 34 a Ferrara (invariato), 19 a Ravenna (invariato), 9 a Forlì (invariato), 7 a Cesena (-2) e 27 a Rimini (invariato).
Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 21.245 a Piacenza (+36 rispetto a ieri, di cui 25 sintomatici), 21.403 a Parma (+184, di cui 78 sintomatici), 38.667 a Reggio Emilia (+337, di cui 181 sintomatici), 54.598 a Modena (+368, di cui 239 sintomatici), 68.513 a Bologna (+580, di cui 266 sintomatici), 11.145 casi a Imola (+98, di cui 45 sintomatici), 18.432 a Ferrara (+164, di cui 46 sintomatici), 24.575 a Ravenna (+214, di cui 131 sintomatici), 12.576 a Forlì (+137, di cui 101 sintomatici), 15.619 a Cesena (+140, di cui 100 sintomatici) e 30.194 a Rimini (+190, di cui 84 sintomatici).
Pubblicata da Longo Editore la nuova versione del lavoro di Olindo Guerrini
È uscita per Longo Editore di Ravenna la nuova, definitiva, edizione dei Sonetti Romagnoli di Olindo Guerrini.
Una pubblicazione promossa dall’associazione Amici di Olindo Guerrini, frutto di un lungo lavoro, un’edizione commentata a cura del professor Renzo Cremante.
Viene così messo a disposizione degli studiosi e di tutti i cultori della poesia dialettale un volume di 884 pagine, in formato 17×24 centimetri, corredato di un ampio commento e di note, con un’appendice di testi editi e inediti non presenti nella prima edizione dei Sonetti del 1920.
Il volume contiene inoltre la traduzione italiana di tutti i testi dialettali, opera di Giuseppe Bellosi, e gli indici a cura di Federica Marinoni.
Perché fare una nuova edizione? La risposta arriva dalla stessa Longo, che sui social sintetizza così: «Perché in questo volume, di ogni sonetto viene fatta la storia e sono raccolti i riferimenti a luoghi persone e fatti. Ogni sonetto ha la sua traduzione e il suo apparato critico e questo ci permette di comprenderli e di leggerli con occhio diverso».
Il libro è disponibile (oltre che in libreria), in promozione, anche presso l’Associazione Amici di Olindo Guerrini, che ha finanziato l’iniziativa (amiciguerrini@gmail.com, tel. 336 9881760, www.amicidiolindoguerrini. it)
Lutto nel mondo della cultura ravennate. È morto a 85 anni Gianni Plazzi, figura storica del teatro, nonostante la vita trascorsa in banca.
Plazzi nasce pittore e diventa con il passare degli anni scenografo, per anni collaboratore del Teatro delle Albe, ha raggiunto una notorietà planetaria grazie alla Socìetas Raffaello Sanzio di Romeo Castellucci, e in particolare da protagonista del dibattuto spettacolo Sul concetto del volto nel figlio di Dio.
Messaggi di cordoglio da istituzioni e protagonisti del mondo culturale ravennate.
«Apprendo con grande tristezza la notizia della scomparsa di Gianni Plazzi – si legge nella nota inviata alla stampa dal sindaco Michele de Pascale –, straordinario attore di teatro, artista eclettico di grande talento, protagonista della cultura ravennate. Lo ricordiamo nella sua più recente ed eccezionale interpretazione di Catone nell’incipit del Purgatorio del Teatro delle Albe, al fianco di Ermanna Montanari e Marco Martinelli. Il mio cordoglio e dell’Amministrazione comunale giungano alla sua famiglia e ai suoi cari».
La faentina Livia De Giovanni è la “trova-nonne” del progetto Pasta Grannies, finito anche sul “New York Times”
Dimentichiamo per un attimo cuochi stellati, tronfi custodi del gusto e chef severi che fanno pubblicità alle patatine: il progetto di Pasta Grannies ci racconta un’altra realtà, quella delle nonne italiane. Impacciate e ritrose davanti alle telecamere, queste nonne, spesso ottuagenarie, non trasmettono soltanto un sapere antico che rischia di andare perduto con le nuove generazioni, ma ci raccontano qualcosa nel nostro passato.
Questo è il segreto del successo del format nato nel 2014 da un’idea dell’inglese Vicky Bennison: raccontare con semplicità il lavoro silenzioso di queste donne, che hanno passato la vita a preparare la pasta per le loro famiglie senza immaginare che un giorno la loro sfoglia avrebbe raccolto più di 720 mila followers su Youtube (il video qui sotto ha oltre 5 milioni di visualizzazioni) e che sarebbe finita sul “New York Times”.
«Ho cominciato a fare video per catturare la fisicità nella preparazione della pasta. Il canale Youtube è diventato virale e il libro che abbiamo pubblicato (il titolo italiano è “Pasta – Le ricette della tradizione”, ndr) ha vinto il James Beard Award, l’Oscar americano del cibo. Le nostre pasta grannies sono famose in tutto il mondo: specialmente le signore emiliano-romagnole», racconta la Bennison.
Dopo la pubblicazione del primo libro, uscito in italiano alla fine del 2020 per Il Castello Editore, Pasta Grannies ha in cantiere una nuova pubblicazione. Il progetto continua a crescere grazie all’impegno di due faentini che affiancano Vicky: l’operatore Andrea Savorani Neri, di stanza a Parigi, e la granny finder (ovvero la “trovanonne”) Livia De Giovanni, cuoca, il cui ruolo è essenziale per la riuscita dei video.
Vicky, in passato hai lavorato in ambito internazionale, dalla Siberia al Turkmenistan. Cosa ti ha portato in Italia? «La mia famiglia ha una casa a Corfù e mia madre è terrorizzata dall’aereo: il modo più comodo per arrivarci in macchina è passando dall’Italia. Abbiamo conosciuto le Marche aspettando il traghetto e ci siamo innamorati della regione. Così abbiamo comprato una casa a Macerata».
Livia, come hai conosciuto Vicky?
«Lavoro come cuoca per un tour operator scozzese, Flavours Holidays, che organizza dei corsi di cucina per gli inglesi in vacanza. Grazie al mio capo, sei anni fa ho conosciuto Vicky. Quando ha saputo che viaggio molto in Italia per fare i corsi e che conosco molte persone, mi ha chiesto di collaborare. Così sono diventata una granny finder: scelgo le signore e i formati di pasta».
Com’è nata l’idea di riprendere le nonne?
Vicky: «Quando sono venuta a vivere qui ho notato che solo le donne più anziane facevano ancora la pasta a mano quotidianamente. La loro è l’ultima generazione che ha dovuto lavorare in questo modo per assicurare il cibo alla famiglia; per le più giovani questa è una scelta. Ho pensato che fosse giusto non solo registrare le loro abilità, ma anche celebrare queste nonne, spesso invisibili per i media».
Al di là delle ricette, si può dire che hai un interesse antropologico o scientifico per la tradizione della pasta?
Vicky: «Le tradizioni non sono scritte nella pietra, e la produzione della pasta si è spostata dalla casa al negozio o alla fabbrica. Sì, il mio interesse è antropologico, sono interessata alle donne che incontriamo. Il processo tecnico di produzione della pasta è senza dubbio affascinante – amo scoprire formati “oscuri” e dimenticati. Mettendo assieme le donne e la pasta raccontiamo una storia. Volevo creare una specie di Arca di Noè per salvarle tutte».
Qualcosa che rimanga, insomma.
Livia: «Fare i video è importantissimo. In cucina si impara con gli occhi. Per questo a volte sento la fretta di trovare queste persone e riprenderle fintanto che sono ancora attive e indipendenti. Pensa che in Calabria, poco tempo fa, abbiamo filmato una signora di 101 anni… La cosa che mi dispiace di più è di non essere riuscita a riprendere la mia dada. Quando tornavo da scuola tirava fuori il tagliere, le uova e la farina, e cominciava a fare le tagliatelle. Lo faceva tutti i giorni e io la osservavo lavorare incantata. È morta pochi mesi prima che Vicky mi chiedesse di collaborare. Se avessi un video della Rosina che faceva la pasta, adesso saprei come imitarla. Capisci perché si parla di patrimonio?».
Come trovi le nonne, Livia? «Dipende. In Emilia-Romagna è più facile trovarle, il rito della sfoglia ce l’abbiamo nel sangue. A Faenza il contatto avviene per conoscenza, al bar, fra amici e vicini di casa. Nelle altre regioni all’inizio c’era più diffidenza. Anno dopo anno, però, il progetto ha preso importanza e il metodo di ricerca si è collaudato: cerco paesini piccoli, contatto il sindaco e i presìdi Slow Food, mi informo sulle sagre e parlo con le Pro Loco per trovare le signore adatte. In questo modo abbiamo coperto quasi tutte le regioni italiane. Ma c’è anche la possibilità di segnalarmi nonne scrivendomi alla mail: degiovannilivia@gmail.com».
C’è una nonna che ti ha colpito più delle altre?
Livia: «Le persone anziane sono molto semplici e spesso sottovalutano l’importanza delle loro vite. Dalle nostre parti ci sono tante storie incredibili, è difficile sceglierne una. Ad esempio, quella della signora Rosa di Faenza, una sfoglina eccezionale. Raccontava che il suocero, il giorno del matrimonio, si mise a sedere dietro di lei e le fece fare la prova della sfoglia. Doveva essere perfettamente tonda, altrimenti significava che non era adatta per suo figlio. Il rito della pasta era davvero fondamentale: poteva diventare una discriminante per trovare marito. Questa cosa mi ha spaventato».
C’è un aspetto “oscuro”, se lo guardiamo con occhi del nostro secolo: queste donne erano costrette a far la pasta, volenti o nolenti.
Vicky: «Sono figlie del loro tempo, della loro economia e della loro cultura. Non penso che siano vittime, ma sono state certamente resilienti. Le vogliamo omaggiare. Senza fare retorica, è importante riconoscere la loro importanza e non dare per scontata la loro esistenza. In Italia tutti sanno che la cucina migliore è quella della nonna; ma le nonne, tra vent’anni, non cucineranno allo stesso modo».
Esiste un rito culinario paragonabile a quello della pasta sfoglia in Inghilterra?
Vicky: «No. La rivoluzione industriale e l’urbanizzazione precoce non l’hanno permesso. Da qui nascono piatti tradizionali come fish and chips e salsicce, cibi di strada preparati per gli operai. La cosa più vicina al rito della pasta è la preparazione delle torte, gli inglesi sono bravi a farle».
Hai imparato a fare la pasta per tuo nipote?
Vicky: «(Ride, ndr) Ha solo tre anni, è ancora piccolo! Ma ama guardarmi e gli piace giocare con l’impasto. Fare la pasta a mano significa dare importanza al processo di preparazione, è un modo per esprimere il tuo amore verso la famiglia e gli amici. Spero di stimolare mio nipote a fare lo stesso».