domenica
17 Agosto 2025

Volano fuori strada con l’auto nella notte: in quattro all’ospedale

Lungo la Bagnolo-Salara, tra Castiglione e Casemurate

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Foto di Massimo Argnani

Se la sono cavata fortunatamente con ferite giudicate “soltanto” di media gravità le quattro persone a bordo di una Fiat Punto finita fuori strada nella notte tra sabato e domenica su via Bagnolo-Salara, tra gli abitati di Castiglione di Ravenna e Casemurate.

L’incidente è avvenuto attorno all’1 di notte, quando per cause in corso di accertamento da parte della polizia locale, il conducente dell’auto (che stava procedendo in direzione Cervia) ha perso il controllo del mezzo nell’affrontare una curva, volando nei campi fuori strada.

Sul posto diverse ambulanze e i vigili del fuoco. Le quattro persone – tutte di origini straniere – sono state portate in ospedale per le cure del caso.

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Foto di Massimo Argnani

Ancora un titolo per Sara Errani: a Doha vince il doppio, dodici anni dopo

In coppia con Jasmine Paolini al Qatar Open, primo torneo Wta 1000 della stagione

Sara Errani Paolini

Infinta Sara Errani. A poche settimane dal suo 38esimo compleanno, la tennista di Massa Lombarda ha vinto il primo titolo del 2025 sul cemento outdoor di Doha, sede del primo torneo WTA 1000 della stagione.

In coppia con l’amica Jasmine Paolini ha infatti vinto il doppio al Qatar Open, battendo in finale (7-5, 7-6) la coppia composta dalla cinese Xinyu Jiang e dalla taiwanese Fang-Hsien Wu.

Per Errani e Paolini si tratta del primo titolo stagionale, il sesto di coppia ed il terzo in un evento “Mille” dopo i due trionfi dello scorso anno conquistati rispettivamente sulla terra rossa degli Internazionali d’Italia a Roma e sul veloce del China Open a Pechino.

«È davvero speciale, credo di avere vinto qui tipo dodici anni fa (era il 2013, ndr) – ha dichiarato Errani – è davvero tanto tempo! Sono molto felice di giocare con Jasmine, ci divertiamo molto e questa è la cosa più importante».

Per Sara Errani è il 33esimo titolo in carriera in doppio nel circuito maggiore: il primo risale ormai a 17 anni fa al Wta di Palermo, in coppia con Nuria Llagostera Vives.

Il premio del Mei di Faenza a Lucio Corsi: «Un vero inno cantautorale giovanile»

L’artista era già stato omaggiato dal Meeting in due precedenti edizioni della rassegna

Lucio Corsi
Lucio Corsi premiato dallo staff del Mei composto da Gabriele Lobascio, Fabio Gallo e Marco Mori

Poche ore prima della finale che lo ha visto chiudere il suo sorprendente Festival al secondo posto (con tanto di Premio della Critica), il cantautore Lucio Corsi è stato premiato a Sanremo dallo staff del Mei, il Meeting delle Etichette Indipendenti che tornerà a Faenza con la nuova edizione il prossimo ottobre.

Corsi ha ricevuto la targa per il «Miglior artista indipendente al Festival di Sanremo 2025», dopo che la rassegna faentina lo aveva già premiato al Mei-Millenials nel 2017 e al Mei 2023 come miglior artista indipendente dell’anno.

Il suo brano Volevo essere un duro è giudicato dal Meeting (che ha ricordato anche «lo straordinario duetto con Topo Gigio») come «un vero inno cantautorale giovanile».

Gli universitari: «A Ravenna mancano alloggi, mensa e spazi per socializzare»

La voce della popolazione studentesca tramite due associazioni, Sig e Universirà: «Il campus frammentato in tante sedi toglie il senso di comunità. E trovare locali aperti a tarda notte è quasi impossibile»

Libro Università

Non bastano sedi didattiche e corsi di studio per trasformare una città in una città universitaria: a Ravenna l’offerta formativa continua ad ampliarsi, ma gli studenti lamentano che le infrastrutture e il tessuto cittadino non sembrano recepire i loro bisogni, in particolar modo di chi è pendolare o vive fuori sede.

Le criticità principali rilevate riguardano la frammentazione delle sedi, la crisi abitativa e degli spazi didattici, la mancanza di luoghi sicuri e interni all’università per socializzare o consumare un pasto, e ancora vita notturna insoddisfacente e una proposta culturale troppo elitaria e incentrata su un pubblico adulto. Piacciono invece le dimensioni ridotte della città, la sua storia e le proiezioni per il futuro, che tratteggiano una Ravenna sempre più a misura di universitario.

A farsi portavoce degli studenti del campus cittadino sono Arianna Castronovo (rappresentante degli studenti di Giurisprudenza del sindacato studentesco Sig – Studenti Indipendenti Giurisprudenza) e Davide Carpi (presidente dell’associazione studentesca UniversiRà).

Castronovo frequenta il quinto anno del corso di Giurisprudenza a Bologna, ma, a causa della mancanza di rappresentanti studenteschi all’interno del polo ravennate, si divide tra le due città per garantire appoggio e supporto agli studenti di Ravenna: «Il rapporto di intensa collaborazione è nato durante l’alluvione e si è intensificato nel febbraio 2024, quando l’emergenza spazi ha colpito in particolare la sede di Giurisprudenza. Il secondo piano dell’edificio fu dichiarato inagibile e a rischio crollo, aggravando la situazione già critica della sede, tra aule insufficienti e la mancanza di spazi per socializzare o sostare tra le lezioni. È come se a Ravenna l’università fosse un luogo da attraversare, e non da vivere».

Carpi frequenta invece il secondo anno del corso di Biologia marina e vive a Ravenna dall’ottobre del 2024: «L’accoglienza universitaria è stata fredda. Una parte del plesso in cui svolgevo le lezioni era chiusa per lavori e in un primo periodo la sensazione è stata quella di continuare a frequentare le scuole superiori. Credo che la città debba dotarsi di strutture adeguate per un’offerta più funzionale».

Oltre agli spazi didattici «per cui non può bastare un edificio dotato unicamente di aule, sedie e scrivanie», come ricorda Castronovo, manca un servizio di mensa a prezzi accessibili dedicato agli studenti e non tutte le sedi offrono spazi adeguati per i pasti. Le difficoltà legate alla reperibilità e ai costi degli alloggi invece sono note: «L’arrivo nel 2020 degli studenti di Medicina (che oggi conta circa 500 iscritti, ndr) ha impattato sulle possibilità di locazione non solo degli universitari, ma dei cittadini ravennati in generale», appunta Castronovo. Carpi sottolinea invece la difficoltà di trovare alloggi a prezzi accessibili: «La ricerca di una casa è individuale. I dormitori non sono sufficienti a coprire la richiesta degli studenti e i proprietari immobiliari sanno di poter giostrare a piacimento i prezzi».

Tra i nodi della vita studentesca vi è poi la frammentazione del polo universitario tra i vari ambienti cittadini anziché l’accentramento in un vero e proprio campus: «L’intuizione di non costruire una cittadella universitaria ex novo, ma di riqualificare vari edifici sparsi – commenta Castronovo – è una scelta che abbraccia la città incentivando una forte contaminazione tra studenti e cittadini. Questo è positivo anche in relazione ai corsi di laurea offerti dall’ateneo, che guardano alla realtà locale, come mosaico, beni culturali o biologia marina. Scegliere un’università diffusa obbliga però a riflettere sulla sicurezza della città, che deve essere garantita a tutto tondo per la tutela degli studenti. Proprio su questo tema, abbiamo presentato lo scorso giugno un’indagine studentesca sulla percezione di molestie e violenza di genere ed è in programma l’istituzione di uno sportello di accoglienza».

Il rovescio della medaglia però vede una popolazione studentesca frammentata e poco unita: «Manca il senso di comunità e di “grande università” che si percepisce in città come Bologna – commenta Carpi –. C’è poca coesione tra gli studenti di corsi differenti e spesso mancano le occasioni di confronto. Nel 2015 è stata fondata UniversiRà proprio per sopperire a queste problematiche». Nata dall’intuzione di un gruppo di amici, l’associazione ha creato negli anni diversi momenti di incontro e intrattenimento, dagli aperitivi studenteschi nei bar del centro agli incontri divulgativi. «Una volta l’associazione coinvolgeva un centinaio di persone, ma oggi all’attivo siamo rimasti in tre. Con il ricambio generazionale c’è stato un progressivo abbandono del progetto.Quest’anno proveremo a rilanciarci con un’offerta in parte formativa, con un ciclo di incontri sull’ecoansia e uno per la giornata contro la violenza di genere, in collaborazione con la Casa delle donne, con un focus sulla violenza invisibile del linguaggio, e in parte di svago, con nuove serate universitarie nei bar della città».

Le occasioni di svago e “movida” sembrano essere infatti un altro punto carente del Ravennate: «È praticamente impossibile trovare locali aperti a tarda notte. La città è bella e tranquilla, ma anche durante il giorno sembra guardare prevalentemente a lavoratori o pensionati. L’offerta culturale valorizza il teatro, la musica e l’opera, ma sembra muoversi poco “dal basso”. Ravenna non ha ancora un’identità universitaria definita, ma le prospettive per il futuro sono promettenti» si augura Carpi. Anche per Castronovo il tema è cruciale e divisivo: «Se Ravenna vuole diventare una città universitaria sarà fondamentale mettere al centro il tema dello svago, ma questo significa fare delle scelte: la trasformazione della città deve essere dettata da una linea sicura e definita o saranno il mercato e i luoghi di consumo a trasformarla. Bisogna puntare su una socialità sostenibile, che non entri in conflitto con le vite dei residenti e che non dipenda dal consumo. La rivoluzione dovrebbe partire dall’offerta culturale, con una programmazione che riparta dai giovani, intesi non solo come fruitori passivi ma come protagonisti di una scena culturale in crescita. Non farlo significa consegnare Ravenna in mano alle logiche di mercato».

Trasferta insidiosa per il Ravenna: a Piacenza ci saranno anche quasi 300 tifosi

Serie D: i giallorossi cercano un’altra vittoria per mantenere la testa della classifica. L’altra capolista Forlì in casa contro il Cittadella Vis Modena

Sasso Marconi Ravenna
I tifosi del Ravenna in una delle trasferte di questo campionato (a Sasso Marconi)

Dopo una settimana intensa e ricca di soddisfazioni, il Ravenna si prepara a tornare in campo per una delle sfide più insidiose del campionato (girone D di serie D). Domenica i giallorossi saranno ospiti del Piacenza allo stadio Garilli, in una partita che si preannuncia combattuta sotto ogni aspetto.

I padroni di casa stanno vivendo una stagione ben al di sotto delle aspettative. Dopo aver vinto i playoff la scorsa stagione, come il Ravenna, il Piacenza era partito con l’ambizione di lottare per la promozione, ma i risultati non sono mai stati all’altezza delle premesse. La squadra ha vissuto un periodo travagliato, con l’alternanza in panchina tra il tecnico Rossini e il successivo subentro di Carmine Parlato, che non ha portato il cambio di marcia sperato. La società ha quindi deciso di riaffidarsi a Rossini, nella speranza di risollevare un cammino che vede attualmente i biancorossi coinvolti nella lotta per evitare i playout.

Dal canto suo, il Ravenna arriva a questa sfida con grande entusiasmo. La formazione di mister Marchionni ha consolidato la vetta della classifica grazie a due vittorie casalinghe convincenti: prima il 4-0 rifilato all’Imolese in campionato, poi il 2-0 alla Lavagnese nella semifinale d’andata di Coppa Italia. I giallorossi vogliono ora chiudere nel migliore dei modi questa settimana, cercando di conquistare altri tre punti fondamentali nella corsa verso l’obiettivo finale.

Sul fronte formazione, non ci sono novità tra gli indisponibili, ma torna a disposizione Lordkipanidze dopo aver scontato il turno di squalifica. Il centrocampista si candida per una maglia da titolare, pronto a prendere il posto di Ilari, fermo ai box dopo l’infortunio subito contro l’Imolese.

Grande attesa anche sugli spalti: saranno circa 250 i tifosi giallorossi che risaliranno la via Emilia per sostenere la squadra.

Come al solito, occhi anche sugli altri campi, con l’altra capolista Forlì (appaiata al Ravenna a quota 54 punti, ormai 5 in più rispetto alla terza in classifica Tau) che ospita il Cittadella Vis Modena.

«L’università deve concentrarsi in meno sedi per creare più senso di comunità»

Luca Cipriani è il nuovo presidente del campus. All’ex museo Tamo una sala studio e laboratori. Corsi da riorganizzare anche per i tagli del Governo. Si studia una soluzione per la mensa

Tamo
L’interno dell’ex chiesa di San Nicolò a Ravenna

Nelle intenzioni dei vertici dell’Università di Bologna per l’insediamento di Ravenna c’è la volontà di ridurre il numero delle sedi in città per rispondere a tre esigenze: favorire il senso di comunità creando concentrazioni più consistenti di studenti e professori, ridurre i costi di affitti e portineria, migliorare i servizi a disposizione della popolazione studentesca.

Lo spiega il professore Luca Cipriani, docente originario di Arezzo, da vent’anni a Ravenna e da poche settimane alla presidenza del campus per il primo mandato triennale. «L’idea del campus diffuso nel cuore della città è molto affascinante, ma farla funzionare richiede molto sforzo. Abbiamo a disposizione molti edifici, ma spesso sono immobili storici e quindi, nonostante le grandi superfici, gli spazi utili sono ridotti. La frammentazione rende più difficile implementare servizi a favore degli studenti che invece devono essere superiori alla media affinché il campus sia attrattivo».

Dal primo corso in Scienze ambientali nell’aula magna di Casa Matha in piazza Costa, che segnò la nascita dell’insediamento ravennate nel 1989, l’avamposto dell’Unibo è cresciuto fino allo scenario attuale che conta 23 corsi (tra triennali, magistrali e master) distribuiti su oltre dieci sedi (di cui due a Faenza e una a Lugo) per una popolazione studentesca che quest’anno supera le quattromila unità. «Oggi siamo insediati in alcuni edifici davvero di grande pregio architettonico e storico, ma abbiamo bisogno di recuperare edifici di una certa consistenza dimensionale per avere contenitori che superino l’idea che l’università sembri ancora la scuola superiore». In arrivo nuovi spazi in via Sant’Alberto: «Per giugno dovrebbero essere pronte le aule di Scienze ambientali».

Cipriani
Il professore Luca Cipriani

Un anno fa il rettore Giovanni Molari annunciò che gli spazi dell’ex chiesa di San Nicolò in via Rondinelli, che fino a dicembre 2023 ospitavano il museo Tamo, le cui collezioni sono state destinate al museo Classis, sarebbero passati nelle disponibilità dell’Università. Cipriani conferma: «La proprietà degli immobili è divisa fra Comune e Demanio e le trattative proseguono». Nell’ex chiesa di San Niccolò sarà realizzata una nuova sala studio con dotazioni bibliotecarie, della superficie complessiva di circa 950 metri quadrati. A questa si aggiungeranno altri spazi presenti nelle corti interne – per circa ulteriori 350 metri quadrati – da destinare a laboratori e aule per i corsi di studio in Restauro. Infine, sarà realizzato un punto ristoro a cui saranno collegati ampi spazi coperti nei chiostri. «Per un completo consolidamento del campus di Ravenna – disse Molari – si renderà necessaria l’acquisizione di un ulteriore nuovo edificio di circa tremila metri quadrati da destinare ad aule per l’attività didattica con integrati laboratori».

Tra le mancanze del campus cui si vuole porre rimedio, circostanza segnalata da tempo dagli studenti, la questione mensa. «La distribuzione frammentata degli studenti rende troppo ottimistico pensare a una mensa nel senso classico – riconosce Cipriani –, ma stiamo lavorando perché almeno si arrivi a un servizio di ristorazione a prezzi calmierati, visto che la media dei prezzi dei ristoranti cittadini è tarata più sui turisti che sugli studenti. Con una battuta possiamo dire che manca quella che in Toscana chiameremmo “bettola”».

Nonostante le difficoltà finora ricordate, i numeri dicono che le matricole a Ravenna aumentano. «A mio avviso è una conseguenza del legame tra le caratteristiche della città e la proposta formativa. I corsi in beni culturali sono un esempio chiaro: in certe tematiche il nome Ravenna è un brand molto spendibile».

Far corrispondere l’identità della città con quella del campus sarà anche una delle linee guida di una inevitabile ristrutturazione generale dell’offerta didattica dell’Unibo: «A livello nazionale siamo di fronte alla seconda riduzione del 10 percento dei trasferimenti di fondi dallo Stato alle Università. Questo impone di razionalizzare e cercheremo di farlo in modo che sia un’occasione utile, magari individuando i profili maggiormente richiesti nella società. Penso che Ravenna possa avere ampi margini di miglioramento nell’attrattività per le magistrali: nella scelta di una triennale a vent’anni incide anche l’aspetto dei divertimenti che offre una città dove andare a studiare, la magistrale è una scelta fatta con maggiore consapevolezza verso la specializzazione e a quel punto è più probabile percepire come un vantaggio avere aule con pochi studenti e rap- porti più diretti con i professori».

E infine Cipriani mette un altro obiettivo nel suo mandato: «Possiamo migliorare la percezione della cittadinanza verso quello che fa l’Università per la comunità. Non mancano le iniziative aperte al pubblico, ma dovremmo renderle più visibili, magari un appuntamento con cadenza fissa nei luoghi della città».

«Violentata da due ragazzi dopo la festa in spiaggia», 19enne americana in tribunale

L’avvocato: «Giunta appositamente dagli stati uniti, ha offerto una ricostruzione lucida di ciò che ricorda»

Violenza Sessuale

Nel pomeriggio di ieri (14 febbraio) si è tenuta in tribunale a Ravenna l’udienza, in incidente probatorio, dove è stata sentita la testimonianza di una giovane americana, presunta vittima di una violenza sessuale di gruppo da parte di due giovani ravennati, avvenuta a fine agosto 2024.

A ricostruirlo è l’avvocato Angelo Stirone, che assiste la ragazza. «La diciannovenne è giunta appositamente dagli Stati Uniti per rendere in prima persona la propria testimonianza, con le fatiche ed il dolore che tale scelta comporta».

L’audizione della ragazza è avvenuta in modalità protetta ed è durata diverse ore. «Ha offerto una ricostruzione lucida di ciò che ricorda (dopo un cocktail i suoi ricordi si sono fatti annebbiati, ndr)» -, dice il difensore. «Per questo motivo, siamo fiduciosi che il procedimento, ancora in fase di indagini preliminari, giunga a una rapida definizione», conclude.

La vicenda era maturata nel corso di una festa in uno stabilimento balneare a Punta Marina Terme. La ragazza si era prima confidata con la padrona di casa e poi aveva chiamato i suoi genitori in America. Su loro consiglio, il lunedì notte era andata in ospedale a farsi visitare. E poi era ripartita subito per gli Stati Uniti.

Le indagini dei carabinieri dell’investigativo sono coordinate dal Pm Lucrezia Ciriello. (fonte Ansa.it)

Le aziende non trovano lavoratori: un’Academy per diventare elettricista industriale

Un percorso gratuito di formazione di 120 ore a cui seguirà la selezione per le imprese partner del settore di impiantistica

Air Conditioner Technician Services Outdoor AC Unit And The Gas Generator
Air conditioner technician services outdoor AC unit and the Gas Generator

Per le imprese del territorio operanti nell’impiantistica elettrica e strumentale crescono le difficoltà di reperimento delle figure professionali adatte, nonostante offrano condizioni salariali e normative interessanti. Parte da qui l’iniziativa del Centro per l’impieto di Ravenna che ha accolto l’invito di  Randstad a collaborare nella promozione di un’Academy nell’impiantistica elettrica: un percorso gratuito “formazione + selezione”, che crea un ponte tra chi, cercando lavoro, vorrebbe avvicinarsi al settore elettrico ed affermate imprese locali interessate all’assunzione.

Mercoledì 19 febbraio alle 14.30 al Centro per l’impiego di via Teodorico 21, a Ravenna, si effettueranno le preiscrizioni all’Academy. Saranno illustrati tutti i dettagli della proposta e i referenti Randstad saranno a disponibili a rispondere a domande e richieste di chiarimenti.

Per accedere all’Academy non sono indispensabili competenze pregresse in ambito elettrico industriale. Può quindi essere interessante sia per i giovani che si avvicinano al mondo del lavoro, sia per chi intenda riqualificarsi provenendo da altri settori.

Dopo la fase formativa di 120 ore, dal 26 febbraio al 18 marzo, curata dalla Scuola Pescarini di Ravenna (che, oltre a moduli su tecniche di cablaggio e manutenzione elettrica su impianti industriali, prevede il rilascio delle certificazioni PES, PAV PEI per svolgere lavori elettrici sotto tensione), i partecipanti saranno pronti per le selezioni con le imprese ravennati già partner del progetto, come Abr Impianti e Nta Nuove Tecnologie Applicate.

Per presentarsi alle preiscrizioni occorre prima compilare questo modulo online: goo.su/eheec

I manifesti del Pd in vista delle elezioni: «Ecco quello che abbiamo fatto»

Focus su servizi pubblici, mobilità sostenibile, spazi verdi, Pnrr e porto

Pd Margotti
Lorenzo Margotti

Clicca qui per vedere i cinque manifesti del Pd in vista delle elezioni 2025

Nei prossimi giorni prenderà il via la campagna di affissioni del Partito Democratico di Ravenna, con cinque manifesti che vogliono raccontare alcune di quelle che vengono definite «tappe fondamentali del lavoro politico svolto negli ultimi anni».

«Ravenna è una città che cresce e si trasforma – dichiara Lorenzo Margotti, segretario comunale del Pd – e il Partito Democratico ha sempre lavorato per renderla più attrattiva, sostenibile e attenta ai bisogni delle persone».

L’iniziativa si inserisce anche nel contesto delle prossime elezioni amministrative. «Se da un lato guardiamo già alla costruzione del nuovo programma per il futuro di Ravenna, dall’altro vogliamo mettere un punto su quanto è stato fatto e su ciò che è in via di realizzazione dalla giunta guidata da Michele de Pascale – sottolinea Margotti -. Crediamo che sia fondamentale rendere chiaro il lavoro svolto in questi anni, i risultati ottenuti e gli obiettivi ancora da raggiungere».

I manifesti avranno un focus su cinque ambiti strategici – citiamo la nota del Pd -: «i servizi pubblici, con particolare attenzione agli asili nido e al sostegno alle famiglie; la mobilità sostenibile, per migliorare il trasporto pubblico e ridurre l’impatto ambientale del traffico; gli spazi verdi e gli alberi, per una città più vivibile e attenta alla qualità della vita; gli investimenti del Pnrr per le nuove generazioni; il potenziamento del porto, per favorire lo sviluppo economico e sociale del territorio».

«Questi investimenti sono il frutto di un lavoro costante e di una visione di lungo periodo – prosegue Margotti – Ravenna è una città che può crescere solo se tiene insieme produttività, servizi alle persone e sostenibilità. E noi continueremo a lavorare per garantire una qualità della vita sempre migliore per tutte e tutti».

Il Comune di Cervia assume nuovi agenti della polizia locale a tempo determinato

Domande entro il 28 febbraio. Per esigenze “stagionali” e “temporanee ed eccezionali”

Polizialocale Cervia2

L’amministrazione comunale di Cervia ha pubblicato il bando per l’assunzione di istruttori di polizia locale (a tempo determinato) per esigenze stagionali e per “altre esigenze temporanee ed eccezionali” da assegnare al settore Polizia Locale e Protezione Civile.

Il personale assunto dalla graduatoria sarà assegnato alle attività e ai compiti di polizia amministrativa e locale, polizia giudiziaria, polizia stradale e funzioni ausiliarie di pubblica sicurezza.

Tra i requisiti, sono sufficienti il diploma di istruzione secondaria di secondo grado e la patente di guida di categoria B.

L’unica modalità di presentazione della domanda è tramite l’iscrizione online sul portale Inpa al seguente link: https://portale.inpa.gov.it/ui/public-area/concoursedetail/531567cc1f1c4a3c8f634fe1da195d8f

Le domande devono essere presentate entro venerdì 28 febbraio alle ore 12. Il bando prevede una prova selettiva d’esame consistente in un colloquio di tipo misto, suddiviso in una valutazione tecnica e una psico-attitudinale.

La graduatoria, valida per due anni dalla pubblicazione, sarà utilizzata per assunzioni a tempo determinato, in base alle necessità annuali del Comune.

Sindacati contro la manovra De Pascale: «Falsa partenza»

Cgil, Cisl e Uil manifestano «rammarico e delusione» dopo l’annuncio degli aumenti di Irpef, ticket, Irap e bollo auto

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«Siamo sorpresi dalla conferenza stampa della Regione sulla manovra 2025, una uscita che giudichiamo sbagliata e irrispettosa di un confronto con le parti sociali, mai iniziato, che si profilava molto delicato, soprattutto nel momento in cui per finalità anche condivisibili si finisce per mettere le mani nelle tasche dei cittadini».

In una nota congiunta, i tre sindacati confederali – Cgil, Cisl e Uil – criticano la decisione della Regione e del presidente Michele de Pascale di aumentare Irpef, ticket, Irap e bollo auto in Emilia-Romagna.

«Le cinque priorità indicate dalla Regione (sanità, non autosufficienza, messa in sicurezza del territorio, Tpl e casa) sono condivisibili nei titoli e conformi a nostre rivendicazioni di lunga data – si legge nella nota inviata alla stampa -, ma vanno analizzate e contestualizzate. Tuttavia sul piano delle entrate e della leva fiscale avremmo avuto bisogno di approfondimenti tecnici e politici, premessa della costruzione di affidamenti condivisi, collegando l’aumento di tassazione al valore della salvaguardia del nostro sistema sanitario e sociosanitario. Per noi è fondamentale preservare i principi di equità e progressività del sistema, avendo cura che i costi e gli investimenti non gravino sulle tasche di lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati che già sostengono oltre l’80% della fiscalità generale e faticano ad arrivare a fine mese. I soldi vanno presi prima di tutto dalle tasche di chi ne ha di più. Dobbiamo manifestare rammarico e delusione per una falsa partenza del confronto, sbagliata nel metodo e, nel merito, incompleta nei contenuti della proposta».

Concita De Gregorio tra teatro e giornalismo: «La qualità del racconto vince sempre»

La nota giornalista all’Alighieri. «Nel mio reportage da Ravenna avevo capito che De Pascale avrebbe fatto carriera»

Concita De Gregorio

«Sarebbe bello se, al nostro funerale, avessimo la possibilità di arrivarci da vivi, per avere l’occasione di proferire noi stessi l’ultima parola».

Lo dice la celebre giornalista (e scrittrice) Concita De Gregorio (in estrema sintesi: a Repubblica dal 1990 al 2008, poi direttrice de L’Unità dal 2008 al 2011, e rientrata a Repubblica come editorialista) nella cartella stampa di presentazione di Un’ultima cosa. Cinque invettive, sette donne e un funerale, spettacolo tratto dal suo omonimo libro atteso il 15 febbraio al teatro Alighieri di Ravenna.

«Un’ultima cosa – dice De Gregorio – è una ricerca intima e personale che mi ha condotta nel corso della vita ad appassionarmi alle parole e alle opere di alcune figure luminose del Novecento – donne spesso rimaste all’ombra di qualcuno (da Vivian Maier e Lisetta Carmi, ndr). Ho studiato il loro lessico fino a “sentire” la loro voce, quasi che le avessi di fronte e potessi parlarci. Ho avuto infine desiderio di rendere loro giustizia. Attraverso la scrittura, naturalmente. La drammaturgia è stato un lavoro di montaggio che dà vita a cinque quadri in successione: le donne prendono parola in scena, a teatro, subito prima di uscire di scena, nella vita. Come se un momento prima di sparire potessero voltarsi verso il pubblico: “Ah. Resta un’ultima cosa da dire”».

Come si concretizza la collaborazione con la cantautrice Erica Mou, che sarà con lei in scena?
«Ho chiesto a Erica Mou, una voce magnifica al servizio di una scrittura pura, di dare vita sul palco a un’anima infantile e arcaica insieme: i suoi canti popolari, le sue ninne nanne fanno da controcanto e accompagnano le ultime parole di queste cinque donne con le prime che una bambina sente quando viene al mondo».

Com’è stato il suo impatto con il teatro, nella tournée di questo spettacolo?
«In molti si stupiscono, ma in realtà è tutta la vita che faccio teatro, pur senza farne occasione di dibattito pubblico. Ho studiato teatro, ho scritto per il teatro e non ho mai smesso di farlo. Poi è successo che sono stata invitata a mettere in scena queste invettive che avevo scritto per il mio libro e ho deciso così di salire sul palco in prima persona, ma è come se ci fossi sempre stata».

Come si legano il mondo del teatro e quello del giornalismo?
«Il giornalismo innanzitutto per me è un mestiere, quello che mi ha dato da vivere. Credo che in entrambi i campi serva però la stessa attitudine, quella dell’ascolto. Sin da piccola amavo ascoltare le storie degli altri. E mi continua ad affascinare il poterle osservare e capirle. Che è anche un modo per assistere al teatro del mondo. Piano piano, col tempo questo è diventato un lavoro ma non è mai venuta meno la passione di ascoltare le storie. Fino a quando ho capito che anche io potevo raccontarle e credo che la ragione per cui lo faccio sia per curare un mio bisogno, una mia incertezza esistenziale. Altro legame tra i due mondi è il ritmo, la scrittura ha un suono, ogni testo deve avere anche una sua musicalità».

In questi anni il giornalismo è diventato sempre più social, come si approccia a questo aspetto del suo mestiere?
«Uso i social pochissimo, solo come veicolo per quello che faccio. Non ho una vita social, non scrivo per i social come invece stanno facendo tanti miei colleghi giornalisti, sono una nativa analogica che non ha cambiato le sue abitudini».

La carta è destinata a morire?
«Non penso. Credo che anche in questi tempi social la qualità del racconto vinca sempre. Tanti altri mezzi avrebbero dovuto morire, ricordo che si cantava “Video Killed the Radio Star” ma poi le previsioni non si sono avverate. Certo, i giornali di carta hanno avuto una grande contrazione, ma più per una questione economica e di tempo. Vincono la gratuità e la velocità del giornalismo online, ma non credo che questo sancirà la fine per i libri e i giornali. Ci sarà sempre una nicchia di mercato se si coltiva la qualità del racconto».

Lei ha in qualche modo “scoperto” il sindaco Michele de Pascale, nel 2018, in uno dei suoi reportage da Ravenna per la Rai (a questo link).
«Non vincerò mai il Pulitzer, ne sono consapevole, ma credo invece di avere un grande talento nel riconoscere chi ha talento, chi può diventare “qualcos’altro”. È successo con Michela Murgia, per esempio. E poi in politica con Elly Schlein, con Pippo Civati. In quella serie di reportage, che credo siano la cosa più bella che ho fatto in tv – perché ho vissuto quei posti -, sono felice di aver riconosciuto in De Pascale qualcosa di più di quello che era allora, di aver capito che avrebbe fatto carriera».

Dov’è finita la sinistra? Si intitolava così, quella serie di reportage…
«Credo sia dove si devono tutelare i diritti delle persone, i diritti di tutti. In questo senso credo non si possa non essere di sinistra. Nella destra, in questo campo, continuo a non trovare alcuna risposta».

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