«L’università deve concentrarsi in meno sedi per creare più senso di comunità»

Luca Cipriani è il nuovo presidente del campus. All’ex museo Tamo una sala studio e laboratori. Corsi da riorganizzare anche per i tagli del Governo. Si studia una soluzione per la mensa

Tamo

L’interno dell’ex chiesa di San Nicolò a Ravenna

Nelle intenzioni dei vertici dell’Università di Bologna per l’insediamento di Ravenna c’è la volontà di ridurre il numero delle sedi in città per rispondere a tre esigenze: favorire il senso di comunità creando concentrazioni più consistenti di studenti e professori, ridurre i costi di affitti e portineria, migliorare i servizi a disposizione della popolazione studentesca.

Lo spiega il professore Luca Cipriani, docente originario di Arezzo, da vent’anni a Ravenna e da poche settimane alla presidenza del campus per il primo mandato triennale. «L’idea del campus diffuso nel cuore della città è molto affascinante, ma farla funzionare richiede molto sforzo. Abbiamo a disposizione molti edifici, ma spesso sono immobili storici e quindi, nonostante le grandi superfici, gli spazi utili sono ridotti. La frammentazione rende più difficile implementare servizi a favore degli studenti che invece devono essere superiori alla media affinché il campus sia attrattivo».

Dal primo corso in Scienze ambientali nell’aula magna di Casa Matha in piazza Costa, che segnò la nascita dell’insediamento ravennate nel 1989, l’avamposto dell’Unibo è cresciuto fino allo scenario attuale che conta 23 corsi (tra triennali, magistrali e master) distribuiti su oltre dieci sedi (di cui due a Faenza e una a Lugo) per una popolazione studentesca che quest’anno supera le quattromila unità. «Oggi siamo insediati in alcuni edifici davvero di grande pregio architettonico e storico, ma abbiamo bisogno di recuperare edifici di una certa consistenza dimensionale per avere contenitori che superino l’idea che l’università sembri ancora la scuola superiore». In arrivo nuovi spazi in via Sant’Alberto: «Per giugno dovrebbero essere pronte le aule di Scienze ambientali».

Cipriani

Il professore Luca Cipriani

Un anno fa il rettore Giovanni Molari annunciò che gli spazi dell’ex chiesa di San Nicolò in via Rondinelli, che fino a dicembre 2023 ospitavano il museo Tamo, le cui collezioni sono state destinate al museo Classis, sarebbero passati nelle disponibilità dell’Università. Cipriani conferma: «La proprietà degli immobili è divisa fra Comune e Demanio e le trattative proseguono». Nell’ex chiesa di San Niccolò sarà realizzata una nuova sala studio con dotazioni bibliotecarie, della superficie complessiva di circa 950 metri quadrati. A questa si aggiungeranno altri spazi presenti nelle corti interne – per circa ulteriori 350 metri quadrati – da destinare a laboratori e aule per i corsi di studio in Restauro. Infine, sarà realizzato un punto ristoro a cui saranno collegati ampi spazi coperti nei chiostri. «Per un completo consolidamento del campus di Ravenna – disse Molari – si renderà necessaria l’acquisizione di un ulteriore nuovo edificio di circa tremila metri quadrati da destinare ad aule per l’attività didattica con integrati laboratori».

Tra le mancanze del campus cui si vuole porre rimedio, circostanza segnalata da tempo dagli studenti, la questione mensa. «La distribuzione frammentata degli studenti rende troppo ottimistico pensare a una mensa nel senso classico – riconosce Cipriani –, ma stiamo lavorando perché almeno si arrivi a un servizio di ristorazione a prezzi calmierati, visto che la media dei prezzi dei ristoranti cittadini è tarata più sui turisti che sugli studenti. Con una battuta possiamo dire che manca quella che in Toscana chiameremmo “bettola”».

Nonostante le difficoltà finora ricordate, i numeri dicono che le matricole a Ravenna aumentano. «A mio avviso è una conseguenza del legame tra le caratteristiche della città e la proposta formativa. I corsi in beni culturali sono un esempio chiaro: in certe tematiche il nome Ravenna è un brand molto spendibile».

Far corrispondere l’identità della città con quella del campus sarà anche una delle linee guida di una inevitabile ristrutturazione generale dell’offerta didattica dell’Unibo: «A livello nazionale siamo di fronte alla seconda riduzione del 10 percento dei trasferimenti di fondi dallo Stato alle Università. Questo impone di razionalizzare e cercheremo di farlo in modo che sia un’occasione utile, magari individuando i profili maggiormente richiesti nella società. Penso che Ravenna possa avere ampi margini di miglioramento nell’attrattività per le magistrali: nella scelta di una triennale a vent’anni incide anche l’aspetto dei divertimenti che offre una città dove andare a studiare, la magistrale è una scelta fatta con maggiore consapevolezza verso la specializzazione e a quel punto è più probabile percepire come un vantaggio avere aule con pochi studenti e rap- porti più diretti con i professori».

E infine Cipriani mette un altro obiettivo nel suo mandato: «Possiamo migliorare la percezione della cittadinanza verso quello che fa l’Università per la comunità. Non mancano le iniziative aperte al pubblico, ma dovremmo renderle più visibili, magari un appuntamento con cadenza fissa nei luoghi della città».

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