A coordinare in questo momento di transizione sarà il consigliere Gianni Parmiani. L’assessore: «Intervento complesso, obiettivo fine 2025 o 2026…»
Gianni Parmiani
L’Amministrazione comunale di Lugo e il consiglio di amministrazione della fondazione Teatro Rossini hanno scelto di riorganizzare la struttura direttiva del Teatro Rossini di Lugo, vista la situazione attuale di chiusura. Durante questo periodo di transizione fino alla riapertura, che coincide con i necessari lavori di ripristino post-alluvione, la gestione della struttura vedrà un assetto temporaneo più snello, formalizzato nel corso dell’incontro del Consiglio di amministrazione della fondazione Teatro Rossini di martedì 28 gennaio, con il consigliere della fondazione Gianni Parmiani (egli stesso autore teatrale e attore) che coordinerà le attività programmatiche. Solo a conclusione dei lavori verranno assunte scelte più definitive per il ruolo di direttore.
Arriva a naturale scadenza in questi giorni, infatti, l’incarico del direttore uscente Giovanni Barberini, a cui va il ringraziamento della sindaca Elena Zannoni per il lavoro svolto.
«Abbiamo scelto di ottimizzare la gestione in questa fase particolare – aggiunge Zannoni, anche presidente della Fondazione -. La competenza e l’esperienza di Parmiani rappresentano una risorsa preziosa per il teatro in questo momento di transizione. Questa scelta permette già di pensare al futuro anche in termini di programmazione, ma soprattutto di avere un importante punto di riferimento per il monitoraggio dei lavori di ristrutturazione e la riorganizzazione della struttura della Fondazione, riportando al consiglio di amministrazione, tramite un consigliere delegato, una gestione più diretta di tutti questi passaggi determinanti. L’obiettivo è riaprire il teatro una volta per tutte, restituendo alla città il suo gioiello».
Rispetto alle dichiarazioni di qualche tempo fa, sembra non essere così certa la riapertura del teatro alluvionato in tempo per l’avvio della stagione 2025/2026, dopo l’estate. «L’intervento è complesso e richiede particolare attenzione – precisa l’assessore alla Cultura Gianmarco Rossato -. Oltre ai danni dell’alluvione, stiamo cercando una soluzione anche a problemi preesistenti del teatro. Gli interventi interessano diverse zone della struttura, dalla buca dell’orchestra alla platea, con particolare attenzione agli elementi architettonici. Il progetto di recupero, sostenuto da importanti donazioni private, prevede interventi di isolamento e miglioramento tecnico che porteranno a una migliore sicurezza e fruibilità del teatro. Ad oggi non è facile fissare una data di riapertura, almeno fino a che non partirà la parte conclusiva dei lavori. Stiamo comunque cercando di fare il possibile per avere, anche solo parzialmente, una programmazione nel corso del 2025 o 2026».
L’intervento, dal valore di 180 mila euro, è stato interamente finanziato con il contributo concesso dalla Regione. Non sono previste modifiche alla viabilità durante il cantiere
Partiranno mercoledì 29 gennaio, salvo imprevisti legati alle condizioni meteorologiche, i lavori di manutenzione straordinaria del ponte sul fiumeSavio, sulla strada provinciale n. 254R al confine tra Castiglione di Ravenna e Castiglione di Cervia. Durante l’arco dei lavori non ci saranno alla viabilità, ma si invitano i guidatori alla massima prudenza.
L’intervento, del valore complessivo di 180mila euro, è stato interamente finanziato con il contributo concesso alla Provincia di Ravenna dalla Regione, ed è finalizzato alla conservazione del ponte realizzato negli anni ‘70: il programma prevede il recupero delle spalle e delle pile, il rinforzo dei pulvini delle pile mediante la realizzazione di apposite cerchiature metalliche, l’adeguamento del sistema di smaltimento delle acque di piattaforma e la posa in opera di nuovi giunti di dilatazione.
«Se riusciamo a spendere possiamo chiedere, se non riusciamo a spendere chiedere è più difficile»
Risolvere i problemi del post alluvione e completare la ricostruzione e la messa in sicurezza del territorio. I gruppi consigliari commentano così le relazioni svolte questa mattina in Assemblea legislativa da parte del presidente della Regione Michele de Pascale e dal nuovo Commissario alla ricostruzione Fabrizio Curcio, subentrato al generale Figliuolo. Per la maggioranza di centrosinistra la staffetta Figliuolo-Curcio deve segnare uno scatto, un cambio di passo rispetto al passato e lo Stato deve stanziare le risorse necessarie per la cura del territorio, a partire dall’Appennino. Dal centrodestra, invece, dopo un apprezzamento per quanto fatto fino a ora dalla struttura commissariale, è venuta una critica alla Regione, accusata di non aver fatto la necessaria prevenzione e cura del territorio nel corso dei decenni.
«Ringrazio per la sua presenza il commissario per la ricostruzione post-alluvione Fabrizio Curcio: è segno di rispetto per questo luogo, l’Assemblea legislativa, e la rappresentanza che riveste per gli emiliano-romagnoli», ha spiegato il presidente della Regione Michele de Pascale, che ha evidenziato come «con gli eventi alluvionali senza precedenti che hanno colpito l’Emilia-Romagna negli ultimi due anni, il territorio si è fatto trovare in grave criticità e fragilità. Per questo dobbiamo chiederci cosa possiamo fare di più e meglio di quanto fatto fino a ora». «Purtroppo – ha continuato il presidente – la reazione della Repubblica, intesa come enti a tutti i livelli territoriali, è stata insufficiente. Ma continuare a cercare le responsabilità non è produttivo, non è ciò di cui hanno bisogno i cittadini. Le risorse per la parte privata ci sono e la procedura per i rimborsi va semplificata». De Pascale ha quindi evidenziato l’esigenza «di mettere a terra le opere manutentive, snellendo la burocrazia e offrendo supporto ai soggetti attuatori. Dobbiamo poi accelerare i tempi per poter fruire delle risorse del Pnrr. Abbiamo tanto lavoro da fare e serve che questa sede sia quella dello stimolo e della critica: serve che tutti ci facciamo protagonisti di uno scatto e tutti insieme lo sapremo dimostrare».
Nel suo intervento il Commissario Fabrizio Curcio è stato netto: «Ci sono stati eventi climatici fuori scala rispetto alle statistiche di questi territori. Dobbiamo essere coscienti che mentre noi lavoriamo gli eventi continuano, per questo mentre saremo al lavoro per migliorare la resilienza del territorio vanno rafforzati i sistemi di protezione civile». Intervenendo in Assemblea legislativa Curcio ha ricordato come «è il mio secondo giorno formale da commissario, ma non abbiamo certo atteso la “carta” per confrontarci. Nessuno ha fermato nulla, il cambio del commissario non ha portato a fermare le macchine. Abbiamo preso un tempo breve per fare proposte, integrazioni e miglioramenti dei processi in corso, ma non in una logica del prima e del dopo. Non si tratta di cambiare l’impostazione ma di capire se le cose fatte hanno avuto la ricaduta che noi possono o servono modifiche». Per il Commissario alla ricostruzione «ci sono alcuni temi evidenti, come mettere insieme eventi del 2023 e 2024», visto che al momento il commissario dovrebbe occuparsi solo delle zone colpite nel maggio 2023. Su questo »c’è bisogno di una volontà più politica, credo che si possa ragionare su una proposta concreta e sostenibile. Per quanto riguarda le risorse la penso così: se riusciamo a spendere possiamo chiedere, se non riusciamo a spendere chiedere è più difficile. Al capitolo risarcimenti dico che le 2.500 domande pervenute finora sono troppo esigue rispetto al totale potenziale, quindi occorre intervenire ad esempio rivedendo il tema di anticipo e saldo», ha spiegato Curcio nel confermare come ora la struttura commissariale avrà una sede fissa sul territorio emiliano-romagnolo.
Coldiretti: «Sono stati sufficienti 65mm di pioggia per mandare in crisi gli argini nella vallata del Lamone»
Vigne, frutteti e campi coltivati nuovamente sott’acqua a seguito delle piogge intense sul crinale appenninico tra Toscana e Ravennate. «Sono stati sufficienti circa 65mm di pioggia a mandare in crisi la tenuta arginale lungo la vallata del Lamone» – scrivono da Coldiretti – con il fiume che tra la tarda mattinata e le prime ore del pomeriggio è esondato in più punti. A farne le spese, ancora una volta, il comparto agricolo con i fondi di alcune aziende, già colpite dalle precedenti alluvioni, ancora una volta totalmente sommersi.
«Purtroppo – afferma il direttore di Coldiretti Ravenna, Assuero Zampini – queste ennesime esondazioni e gli allagamenti conseguenti sono la riprova, se mai ce ne fosse ancora bisogno, dell’evidente debolezza del sistema arginale, sistema che al netto di alcuni interventi di ripristino eseguiti in questi mesi, entra in crisi dopo appena qualche ora di pioggia».
Coldiretti Ravenna, che con l’aiuto degli agricoltori, primi guardiani del territorio, già da mesi, e in particolare a seguito delle alluvioni del settembre scorso, ha monitorato e censito lo stato di fiumi e argini a monte della via Emilia mettendo a disposizione degli enti preposti una dettagliata mappatura, ribadisce l’urgenza di completare le opere di rinforzo e il totale ripristino: «Non ci stanchiamo di ripeterlo, occorre accelerare con gli interventi indispensabili di messa in sicurezza – afferma il direttore Zampini – garantire pulizie puntuali e periodiche di alvei e argini e ovviamente dare concretezza a quel piano speciale che non possiamo permetterci di lasciare sulla carta. Ne va della tutela dei cittadini e del futuro di un territorio che chiede a gran voce di diventare finalmente più sicuro e meno fragile».
Continua a soffiare un vento molto forte su gran parte dell’Emilia-Romagna. L’Agenzia regionale per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile, sulla base dei dati previsionali di Arpae, ha emesso un’allerta rossa a partire dalle 12 di oggi, martedì 28 gennaio, fino alla mezzanotte (in provincia di Ravenna i comuni coinvolti sono quelli di Brisighella, Casola Valsenio, Riolo Terme e Castel Bolognese). Nella seconda parte della giornata, infatti, sono previsti venti sud-occidentali di tempesta (89 – 102 km/h) lungo la fascia appenninica centro-orientale fino alla fascia pedecollinare, con possibili raffiche di intensità superiore nelle zone di crinale. Sui rilievi occidentali, sulle colline centrali e nelle zone di pianura centro-orientale sono attesi venti di burrasca forte (75 – 88 km/h). Nelle altre zone di pianura e sulle colline più occidentali, previsti venti di burrasca moderata (62-74 km/h).
Per quanto riguarda la criticità idraulica – allerta arancione – nella parte orientale della regione, riguarda la piena in atto sul fiume Lamone, causata da una piovosità intensa localizzata nella parte montana
La giocattoleria Bubusettete promuove un ciclo di tre incontri gratuiti e aperti alla cittadinanza con esperti, educatori e psicologi
Un ciclo di incontri in libreria per imparare di più sul benessere psicofisico di bambini e genitori: questa la nuova iniziativa dedicata alle famiglie promossa da Bubusettete, la libreria-giocattoleria di via XX settembre 45, a Cervia. Sono tre gli incontri (gratuiti e aperti alla cittadinanza) in programma tra gennaio e marzo con esperti, educatori e psicologi che tratteranno alcuni temi fondamentali delle dinamiche famigliari.
Si parte giovedì 30 gennaio (ore 21) con “Crescere bambini sereni e forti grazie ad adulti consapevoli”, un’occasione di scambio e dialogo con l’educatore e scrittore Paolo Morabito, in occasione della presentazione del suo ultimo libro La quercia d’oro e le creature del bosco magico, che affronta con delicatezza il ruolo degli adulti nella crescita equilibrata dei bambini. Tutto il ricavato della vendita del libro sarà devoluto all’associazione bolognese Bimbotu, che offre supporto ai bambini malati e alle loro famiglie.
Si prosegue giovedì 20 febbraio, sempre alle 21, con l’intervento dell’analista e psicologo infantile cervese Francesco Tarlassi che affronterà una delle emozioni più universali che accomunano adulti e bambini: la paura del buio. “Il rapporto col buio: dall’emozione all’esplorazione” sarà l’occasione per indagare una fobia attraverso la lente della psicoanalisi e della pedagogia, imparando a trasformarla in uno spazio di crescita.
Chiuderà la rassegna l’incontro di giovedì 27 marzo, dedicato al ruolo delle bambine e delle donne nella società contemporanea. Nell’occasione la psicologa ed editrice Elena Benvenuti esplorerà “La forza del femminile” con un seminario dedicato all’impatto della figura femminile sulla crescita di bambini e famiglie.
«Con questi seminari vogliamo offrire un luogo di confronto e riflessione, gratuito e aperto alla comunità – spiega Gloria Carbonara, titolare di Bubusettete -. Un’occasione per prendersi cura non solo dei bambini, ma anche di sé stessi come adulti e genitori»
I manifestanti chiedono una «riforma agraria che renda sostenibile il settore»
Trattori in direzione Ravenna, lungo la San Vitale, all’altezza della Trattoria del Mascottino
Decine e decine di trattori sono in marcia in direzione porto di Ravenna – da tutta la Romagna, e oltre – per partecipare a una protesta che secondo gli annunci dovrebbe protrarsi per quattro giorni.
L’obiettivo, a un anno di distanza dall’ultima volta, è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni su temi fondamentali per la sopravvivenza delle aziende, come la garanzia di prezzi equi per le produzioni agricole.
Il presidio al porto di Ravenna è organizzato da Coapi (Coordinamento Agricoltori e Pescatori Italiani). «Chiediamo innanzitutto che il Governo proclami lo stato di crisi per il settore primario – ha dichiarato il responsabile Coapi, Daniele Tura -, affinché siano stanziati fondi per le imprese in difficoltà. Tuttavia, questo non basta: gli agricoltori non possono vivere di sussidi. È necessaria una riforma agraria che renda il settore sostenibile e in grado di generare guadagni adeguati».
Era antennista nella località ravennate, ma abitava a San Biagio di Argenta. Aveva 60 anni. L’incidente a Tenerife
Aveve un punto vendita anche a Conselice, dove era conosciuto e apprezzato per il suo lavoro, Stefano Venturi, antennista di 60 anni morto domenica 26 gennaio in un incidente di parapendio a Tenerife. Per l’uomo (di San Biagio di Argenta) è stata fatale una caduta accidentale avvenuta nel primo pomeriggio nella zona della spiaggia di Benijo, nella parte nord-orientale dell’isola dell’arcipelago spagnolo delle Canarie.
Venturi faceva parte di un gruppo di nove persone, tutte italiane, che stavano praticando parapendio nella zona: a riferirlo – citiamo un’agenzia dell’Ansa – è Manfredi Roesler Franz, che si trovava per caso in quel punto e ha assistito suo malgrado alla tragedia. Secondo quanto ha visto da una distanza ravvicinata, il parapendio dell’uomo deceduto è stato «tranciato» da dei cavi elettrici che passano in parallelo alla spiaggia, mentre anche lui stava compiendo una manovra di atterraggio. Subito dopo la caduta, aggiunge questo testimone oculare, un gruppo di infermiere che si trovava presso la spiaggia ha provato a fornirgli assistenza medica d’urgenza. I massaggi cardiaci praticatigli per diversi minuti, fino all’arrivo dei soccorsi, non sono però stati sufficienti a salvargli la vita.
Piccolo imprenditore, Venturi abitava con la madre anziana a San Biagio.
Alla sede di Cittattiva, con persone appositamente formate
A partire da martedì 28 gennaio apre un nuovo Punto digitale facile a CittAttiva, in via Carducci 16, a Ravenna. Si tratta di uno sportello in cui il cittadino può chiedere informazioni o supporto per l’accesso e l’utilizzo dei servizi online e delle tecnologie digitali, come ad esempio lo Spid, l’uso dello smartphone o del pc, pratiche da inviare online alla pubblica amministrazione.
Il Punto digitale di CittAttiva sarà aperto il martedì dalle 14 alle 19 e il mercoledì dalle 8 alle 13, e sarà gestito da persone specificamente formate. I servizi sono gratuiti.
CittAttiva amplia così i suoi servizi: sono già attivi il punto di informazione e portierato sociale, i corsi di italiano, aiuto compiti per bambini delle scuole primarie, il supporto ad associazioni cittadine e ai gruppi impegnati per la cura dei beni comuni a Ravenna.
Quello a CittAttiva diventa uno degli otto punti del progetto Digitale Facile che il Comune di Ravenna, ente capofila in aggregazione con i Comuni di Cervia e Russi e in convenzione con la cooperativa sociale Librazione in raggruppamento con la cooperativa sociale Villaggio Globale, ha attivato in applicazione del progetto “Digitale facile in Emilia-Romagna”, a seguito dell’accordo con la Regione Emilia-Romagna per l’attuazione della misura 1.7.2 del PNRR “Rete dei servizi di facilitazione digitale” del dipartimento per la Trasformazione digitale e finanziata dall’Unione europea.
Per prenotazioni e informazioni è possibile telefonare al numero 0544.482482 dal lunedì al sabato dalle 8.30 alle 12.30, al nr. verde 800141147 (call center regionale), oppure accedere direttamente al sito di prenotazione affluences https://affluences.com/digitale-facile-ravenna
Per informazioni e prenotazioni è possibile anche andare direttamente a CittAttiva, via Carducci 16 o telefonare al 0544 482052.
Sotto accusa una cooperativa sociale: «Chiediamo alla prefettura di far rispettare gli obblighi del capitolato d’appalto»
Migranti in piazza, a Ravenna, per denunciare una presunta mala gestione e le condizioni all’interno dei cosiddetti Cas, i centri di accoglienza straordinaria. Il presidio dei richiedenti asilo si è svolto nella mattinata di lunedì 27 gennaio davanti alla sede della prefettura. Nel mirino è finita in particolare la cooperativa sociale Aurora di Bologna, a cui sono affidati diversi centri in provincia di Ravenna tramite bandi pubblici della prefettura.
A organizzare il presidio, in particolare, Ambra Barbieri, per tre anni dipendente di Aurora come insegnante di italiano, che accusa la cooperativa di non fornire tutti i servizi previsti dal capitolato di appalto, nonostante i fondi percepiti. «Ho provato a cambiare le cose “dall’interno” durante i miei anni di lavoro – spiega Barbieri -, ma oggi siamo costretti a scendere in piazza per chiedere alla Prefettura, ente pubblico appaltatore e responsabile della supervisione del lavoro dei gestori, di far rispettare alla cooperativa Aurora i servizi obbligatori prescritti nel capitolato d’appalto. Nonostante le numerose sollecitazioni, mail e richieste di spiegazioni, non abbiamo mai ricevuto risposta dalle istituzioni».
In piazza, a portare la voce dei circa 300 migranti ospitati dai Cas coinvolti in provincia, sono soprattutto donne, anzi, donne nere: «La categoria più discriminata al mondo», come ricorda nel suo intervento Ilaria Mohamud Giama, rappresentante di Faenza Multietnica. Con loro anche i figli, alcuni mariti e altri “inquilini” delle strutture gestite dalla cooperativa. Al megafono parlano in inglese e in francese, qualcuno abbozza qualche frase in italiano, ma a prescindere dalla lingua la richiesta rimane sempre la stessa: aiuto e dignità, per loro e per i più piccoli. La situazione dei Cas, per come raccontata, sarebbe grave. In particolar modo nella struttura di Bagnacavallo (luogo di provenienza di molti dei manifestanti) mancherebbero alcuni dei servizi di base e il giardino sarebbe ridotto «alla stregua di una discarica». La cucina – dicono i migranti in piazza – offrirebbe solo due fuochi per sfamare oltre 70 persone, con attese di ore per la preparazione del proprio pasto. In altri Cas le finestre sono rotte – dicono i richiedenti asilo – e così le lavatrici, «il bucato si fa a mano come si riesce, improvvisando ceste e bacinelle, e i servizi igienici perdono acqua da più di un anno, senza che nessuno si sia mobilitato per intervenire». Ci sarebbero poi scarafaggi e soffitti che cadono a pezzi. «Condizioni igienico-sanitarie che non creano solo situazioni di tensione e disagio – sottolineano i rappresentati sindacali di Cgil – ma potrebbero trasformarsi in potenziali problemi di salute pubblica».
Oltre alle condizioni precarie delle strutture di accoglienza, le denunce riguardano anche e soprattutto la scarsa disponibilità e reperibilità di medicinali, da comprare con il proprio pocket money nonostante i costi alti e il bisogno frequente soprattutto da parte dei bambini di farmaci di largo consumo come il paracetamolo. I soldi a disposizione per la spesa ammontano in media a 20 euro a settimana, ci dicono. Vengono erogati sotto forma di buoni pasto accettati unicamente da una catena di supermercati e non spendibili nei discount, dove la merce ha prezzi più contenuti. «Con il costo del cibo che si alza ogni due mesi, è praticamente impossibile mantenere una dieta equilibrata con circa 2,80 euro al giorno» sottolineano durante la manifestazione. Nei cartelli e nelle testimonianze viene sottolineato anche il mancato supporto alle madri e alle donne in gravidanza: «Se non parli italiano vai in ospedale senza mediazione» riportano alcuni cartelloni e, ancora: «Le donne che partoriscono non ricevono aiuto». Secondo quanto riportato mancano infatti pannolini e kit per neonati, oltre che pacchetti di vestiario (c’è chi racconta di aver raggiunto i centri di accoglienza durante le alluvioni senza scarpe, con ancora addosso i sacchetti gialli forniti in occasione dello sbarco a Lampedusa nei mesi precedenti) e materiale didattico per i minori, che avrebbe portato in alcuni casi menzionati alla rinuncia agli studi. Chi è in attesa di un permesso di soggiorno, spesso non conosce nemmeno il nome del suo legale e mancherebbero i mezzi per un libero accesso ai servizi pubblici e sanitari da parte degli ospiti delle case di accoglienza.
Ad accomunare i manifestanti, oltre alla necessità di aiuto, la paura di eventuali ripercussioni: «Abbiamo aspettato tanto a parlare perché abbiamo paura di essere allontanati dalle strutture per esserci esposti, e non possiamo permettercelo. Il passo però è stato necessario, speriamo di far sentire la nostra voce e ritrovare dignità». Quello che si aspetta ora è una risposta dalla Prefettura «Questa situazione è un fallimento per l’intero processo di accoglienza in Italia – conclude Barbieri – si parla di persone che investono quelli che spesso sono i risparmi di una vita (per una traversata raccontano di aver pagato circa 1.500 euro, ndr) in una “lotteria” che potrebbe farli arrivare in Italia come disperderli in mare».
A fine 2024 il passaggio di proprietà di una parte dell’oasi, quella con i vincoli più leggeri, vicino alla foce del Bevano. È solo l’ultima delle operazioni immobiliari tra privati che riguardano il comparto da 500 ettari. Gli enti pubblici assicurano che non si potrà mai cementificare
Un lotto di terreno di circa 70 ettari compreso entro i confini dell’oasi naturale protetta nota come Ortazzo-Ortazzino, che si estende nel comune di Ravenna per un totale di circa 500 ettari sulla costa adriatica tra la foce del torrente Bevano e l’abitato di Lido di Classe, ha cambiato proprietà tra privati per 250mila euro (36 centesimi al mq) alla fine del 2024. La circostanza, resa nota il 21 gennaio 2025 dalla sezione locale dell’associazione ambientalista Italia Nostra, è di interesse pubblico perché si tratta dell’ennesima manovra di compravendita negli ultimi tre anni di una o più porzioni dell’Ortazzo-Ortazzino. Gli ambientalisti temono speculazioni immobiliari all’orizzonte. Gli enti pubblici assicurano che i vincoli di tutela ambientale su quelle aree non consentiranno mai alcuna cementificazione. Il Comune di Ravenna e il Parco del Delta due anni fa hanno manifestato anche l’intenzione di acquisire l’intero comparto, ma finora nulla è stato concluso.
L’oasi Ortazzo-Ortazzino ha tre zone con diversi livelli di tutela ambientale
I 70 ettari dell’ultima compravendita perfezionata il 17 dicembre 2024 con un rogito firmato davanti alla notaia Mariangela Pasquini di Roma, come riportato dal quotidiano Il Resto del Carlino, sono identificati come zona C, cioè quella di minore tutela rispetto alle zone A e B che identificano il resto della superficie dell’Ortazzo-Ortazzino. La zona A è detta “di protezione integrale”, la zona B “di protezione generale” e la zona C “di protezione ambientale”. Ma è bene ricordare ancora una volta quanto ribadito dagli amministratori pubblici: i vincoli delle zone A, B e C sono diversi ma nessuno consente di costruire. Rassicurazioni che finora non sono bastate a tranquillizzare il mondo ambientalista.
Da un anno in corso la procedura per trasformare la zona C in zona B
Da quasi un anno, inoltre, è aperta una procedura in Regione per classificare anche l’area C come B. «Non è semplice e nemmeno veloce – ha detto il direttore del Parco del Delta, Massimiliano Costa, a Il Corriere Romagna –. Impossibile fare una previsione sui tempi». A tal proposito, il 14 novembre 2023 è stato reso pubblico il parere di Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale: «Quest’area – scrive Ispra – rappresenta uno dei pochi lembi di territorio costiero della regione Emilia-Romagna sopravvissuto al rapido processo di trasformazione del litorale a partire dagli anni ‘60. L’efficacia di un’area protetta dipende in larga misura dalla sua estensione: più un’area è piccola ed isolata e meno riesce a preservare gli habitat. Quindi cambiare l’area da zona C a zona B favorirebbe anche le altre aree già sotto protezione del Parco e classificate B e A».
L’imprenditore che cavalca nell’oasi
Il nuovo proprietario della zona C è Giorgio Valentini – imprenditore agricolo noto per essere titolare di un agriturismo, di una struttura ricettiva e di un maneggio – che ha acquistato dalla società Miura Real Estate (del gruppo Cpi Real Estate Italy). «L’area rimarrà come è stata da tre decenni a questa parte, non c’è alcun progetto di cambiare ciò che c’è adesso – ha detto Valentini al quotidiano Il Corriere Romagna il 22 gennaio –. Ho acquistato l’area perché avevo timore che la potesse comprare qualcuno che poi non mi avrebbe fatto più entrare a svolgere le attività che faccio da tempo: passeggiate a cavallo con gli ospiti delle nostre strutture, la raccolta di fieno e foraggio, la pulizia delle carraie».
La prima compravendita nel 2023
Le pagine delle cronache locali cominciarono a occuparsi delle manovre immobiliari attorno a quella fetta di natura incontaminata nel 2023. Era stata ancora Italia Nostra a rivelare un’altra compravendita per 580mila euro tra privati finalizzata a marzo 2023. L’operazione avvenne nell’ambito della procedura di liquidazione volontaria avviata sei anni prima dalla società Immobiliare Lido di Classe con sede a Roma che aveva comprato tutto l’Ortazzo-Ortazzino agli inizi degli anni Settanta (con il progetto di realizzare un villaggio turistico con stabilimenti balneari e un porticciolo alla foce del Bevano, ma il pretore ordinò il sequestro dell’area sulla base della Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale firmata nel 1971 in Iran). A marzo di due anni fa i 500 ettari passarono alla Cpi Real Estate Italy, una Spa italiana controllata da Cpi Property Group, società immobiliare che oggi ha sede in Lussemburgo dopo essere stata fondata in Repubblica Ceca dal magnate Radovan Vitek già coinvolto nelle vicende legate al nuovo stadio della Roma. «Non abbiamo mai pensato, nemmeno per un secondo, a un possibile sviluppo immobiliare su un singolo centimetro quadrato dell’area», dichiarò sempre a Il Corriere Romagna il 21 ottobre 2023 il ravennate Mirko Bertaccini, general manager di Cpi Property Group. A novembre 2023 la Cpi Property Group perfezionò un preliminare per vendere tutto alla società ferrarese Gobbino (gruppo Mazzoni) per un milione e 60mila euro. Il compromesso di vendita saltò per un’azione giudiziaria mossa dal Parco del Delta.
La cordata pubblica che vuole comprare tutto
L’ente pubblico che tutela il Parco, infatti, annunciò l’intenzione di voler comprare le zone A e B con l’appoggio anche di altri due enti: 87mila euro stanziati dal Parco, 255mila dalla Regione e 95mila dal Comune per un totale di 437mila euro. La cordata pubblica è convinta di poter far valere un diritto di prelazione sulla prima compravendita di marzo conclusa tra Immobiliare Lido di Classe e Cpi Real Estate Italy per 580mila euro. «Le aree A e B – si leggeva in una nota della Regione – rientrano tra quelle che la legge quadro sulle aree protette consente di riscattare, mentre la restante area C non può per legge essere oggetto di prelazione e rimarrà al momento di proprietà privata». La stima di 437mila euro per i terreni in zona A e B è basata sul valore complessivo di 580mila euro della compravendita totale.
Il presunto diritto di prelazione e la causa in tribunale
«Il Parco ha affidato un incarico al professor Marco Dugato – affermò il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale – e dalla sua analisi è emerso che l’informazione sulla vendita e i comportamenti del venditore in nessun modo hanno rispettato i precisi dettami previsti dalla legge e anzi sono stati palesemente finalizzati a evitare l’esercizio della prelazione». Secondo i privati, che hanno concluso l’affare per 580mila euro, invece è stato fatto tutto a norma e dicono di aver atteso sei mesi sebbene per legge ne avrebbero dovuti concedere solo tre. De Pascale, parlando con il quotidiano Il Resto del Carlino, ha riassunto le presunte mancanze del venditore: la comunicazione del venditore al Parco non conteneva l’indicazione delle particelle catastali per l’esatta identificazione delle aree A e B in vendita, non indicava il prezzo del rogito e le modalità di versamento. È in corso una causa civile in tribunale. Le prime due udienze sono state interlocutorie: è stata avviata una trattativa fra le parti per la definizione del prezzo. I 437mila euro messi sul piatto dalle amministrazioni pubbliche non soddisfano la società Miura che aveva già concluso un compromesso per vendere a più di un milione. Prossima udienza il 5 marzo.
delta del Po, zone umide
Nessuno ha informato il Comune…
Come già ricordato, il presunto diritto di prelazione vantato dal Parco riguarda solo zone A e B, ma non C. Il Comune di Ravenna però ha espresso la volontà dell’acquisizione anche dell’area C. Nessuno però, tra le parti coinvolte nell’ultima compravendita dell’area C, ha informato Palazzo Merlato. Lo ammette l’assessore Giacomo Costantini, titolare della delega alle Aree naturali: «Non c’era l’obbligo di informarci – ha detto al Corriere Romagna –, ma avremmo apprezzato un aggiornamento, vista la nostra attenzione verso la zona».
La Pigna chiede l’esproprio
Secondo la Pigna, lista civica di opposizione, il Comune avrebbe avuto gli strumenti per espropriare l’area C e quindi sfilarla dal mercato immobiliare. « Il 12 dicembre 2023 – ricorda la consigliera comunale Veronica Verlicchi – in in consiglio comunale il Pd e i suoi alleati rifiutarono la nostra proposta. L’allora sindaco De Pascale si spinse ad affermare che l’area C sarebbe stata oggetto di immediata riclassificazione tanto da renderla area B. Dopo più di un anno non si è visto ancora nulla. Oggi si dimostra che l’allora bocciatura del Pd e dei suoi alleati aveva l’unico scopo di permettere che l’area C, la meno vincolata delle tre, potesse essere oggetto di passaggio di proprietà tra privati senza ostacoli. Il privato che ha acquistato nelle scorse settimane l’area C dell’Ortazzo-Ortazzino è un imprenditore che da sempre vanta ottimi rapporti con l’amministrazione comunale a guida Pd. C’è da chiedersi quale sarà il destino dell’area».
Perché commerciare terreni vincolati?
La domanda che continua a rimbalzare senza risposta nella vicenda Ortazzo-Ortazzino è perché società immobiliari private facciano affari su aree vincolate rigidamente. Il direttore del Parco del Delta, Massimiliano Costa, in una riunione del comitato esecutivo di agosto 2023 aveva formulato alcune ipotesi sulle possibili intenzioni alla base delle trattative. «I terreni in questione potrebbero essere venduti ad aziende agricole, che potrebbero richiedere all’Ue indennizzi per il mancato reddito agricolo, in quanto parte delle aree sono ancora indicate in catasto come seminative essendo antiche risaie. In virtù dei vincoli in quei terreni non è possibile alcuna pratica agricola, ma nulla toglie che la proprietà, grazie alla non aggiornata classificazione catastale, possa avanzare richiesta di indennizzo per l’impossibilità a coltivare a favore delle aree tutelate. Un beneficio che andrebbe a costituire una specie di rendita, costante e non insignificante». Fonti qualificate sull’argomento assicurano che la pratica è improbabile visti i rigidi controlli dell’Ue contro i cosiddetti “finti contadini”.
Lavori di manutenzione straordinaria tra gli stabilimenti Marcegaglia e Ifa
Chiude al traffico per nove giorni, alle porte di Ravenna, il tratto di via Baiona compreso tra gli stabilimenti Marcegaglia e Ifa. In programma lavori di manutenzione straordinaria sul corrispondente attraversamento ferroviario. La chiusura è in programma dalle 8 di mercoledì 29 gennaio alle 18 di giovedì 6 febbraio.
Di conseguenza, negli stessi giorni e orari, il transito ai veicoli di massa a pieno carico superiore alle 8 tonnellate sarà consentito in via Canale Magni nel tratto compreso tra la rotonda degli Ormeggiatori e la rotonda degli Operai.
I veicoli provenienti da Ravenna e diretti a Porto Corsini o agli stabilimenti posti tra lo stabilimento Ifa e la rotonda degli Operai e viceversa, verranno deviati sul percorso alternativo di via Canale Magni per poi tornare su via Baiona.