Tra i trattori che bloccano il casello dell’autostrada: «Non siamo inquinatori» Seguici su Telegram e resta aggiornato Un agricoltore di Prada, già ospite di Piazza Pulita su La7, è al presidio di Castel San Pietro Terme per chiedere che l’Unione europea cambi le norme sul rispetto ambientale: «Siamo lasciati soli dalle associazioni di categoria» Tra le decine di trattori parcheggiati a Castel San Pietro (Bologna) nei pressi del casello dell’autostrada A14, che viene bloccato in entrata e uscita ogni giorno tra le 15 e le 18 per una protesta a sostegno delle ragioni dell’agricoltura contro le decisioni dell’Unione europea, c’è anche quello di Fabiano Mazzotti di Prada. L’agricoltore 57enne, di recente ospite in studio a Piazza Pulita su La7, è proprietario di circa dodici ettari di terreno nel Faentino coltivati a vigneti e frutteti e lo scorso maggio è stato anche colpito dall’alluvione. «Non ci sono più le condizioni per fare il nostro lavoro in un modo da avere un ritorno economico – ci dice rispondendo al telefono dal presidio –. Se le imposizioni delle leggi ci impediscono di coltivare e allevare diventa impossibile continuare e diventa necessario farsi sentire». Mazzotti ce l’ha con le disposizioni dell’Europa: «Gli obblighi di mantenere una percentuale di terreni incolta per favorire la biodiversità e dimezzare l’uso delle medicine per le nostre piante sono frutto di una ideologia green che si è instaurata nella politica europea e italiana senza fare i conti con la realtà. Ci considerano inquinatori del pianeta, ma è il contrario. Nel lockdown della pandemia eravamo rimasti l’unica attività a pieno regime per produrre il cibo degli italiani eppure i dati del clima dicono che l’aria era migliorata in maniera enorme. Le nostre piante riducono la CO2 con la fotosintesi». L’Europa sembra intenzionata ad accogliere alcune delle istanze manifestate dai contadini, ma non basteranno le promesse: «Abbiamo già visto come è andata in passato e non vogliamo farci fregare di nuovo. Continueremo a oltranza con il blocco del casello fino a quando non vedremo impegni scritti». I temi principali della protesta, però, sono questioni note da diverso tempo. Ma finora non si era levata la voce italiana. La miccia è stata la rivolta partita in Francia e Germania contro la revoca decisa dai governi nazionali delle agevolazioni sul carburante: «In Italia per ora questo problema non c’è ma arriverà il prossimo anno. Ma bisogna ammettere che il coraggio di farci sentire è arrivato quando abbiamo visto i nostri cugini all’estero. Se in tutti gli Stati si sta muovendo qualcosa vorrà dire che il problema è reale». La contestazione italiana ha una peculiarità, secondo Mazzotti: «Siamo l’unico Paese dove gli agricoltori sono lasciati soli dalle associazioni di categoria che sono pagate per aiutarci. Le rivendicazioni sindacali vanno fatte mettendosi accanto ai lavoratori e agli imprenditori, non ho mai visto ottenere risultati facendo comunicati stampa. Sono stato iscritto a Coldiretti e Confagricoltura, ma in entrambi i casi non ho visto davvero vicinanza alla base». Perché questa caratteristica dell’Italia? «Abbiamo una frammentazione di rappresentanza per ragioni politiche e così è da sempre difficile mettere insieme una politica unitaria». Identificare con precisione le ragioni e le richieste delle proteste degli agricoltori italiani non è semplice perché finora si tratta di iniziative portate avanti senza una regia comune. Alcuni punti si possono individuare. Le ragioni della protesta degli agricoltori in strada con i trattori Il Green Deal Con l’espressione Green Deal (accordo verde) si indica un pacchetto di iniziative strategiche che mira ad avviare l’Unione europea sulla strada di una transizione verde, con l’obiettivo ultimo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. La Pac L’obiettivo principale delle rabbia dei contadini è la Politica agricola comune (Pac), l’insieme di norme dell’Unione europea che regolano l’erogazione dei fondi per il settore, uno dei settori più sussidiati, soprattutto in passato. Creata nel 1962 dai sei Paesi fondatori dell’allora Comunità europea, «è la più antica politica dell’Unione ancora in vigore e la più costosa – si legge su Wired.it –, con più di 386 miliardi di euro stanziati per il quinquennio 2023-2027». La Pac viene aggiornata ogni cinque anni: l’ultima è entrata in vigore nel 2023, e sarà valida fino al 2027. Tra gli obiettivi fondamentali ci sono garantire un reddito equo agli agricoltori, proteggere la qualità dell’alimentazione e della salute, tutelare l’ambiente e contrastare i cambiamenti climatici. In particolare le norme relative alla salvaguardia ambientale sono tra le più contestate. Le terre incolte Uno dei punti più criticati è l’obbligo per gli agricoltori europei di lasciare incolto il 4 percento dei propri campi, in modo da stimolare la biodiversità dei terreni. Il vincolo, introdotto con l’ultima versione della Pac, non è mai davvero entrato in vigore dato che nel 2023 è stato sospeso a causa della crisi energetica e della guerra in Ucraina. La Commissione Europea ha proposto una sorta di ulteriore deroga, per cercare di rispondere alle tante proteste delle ultime settimane: sulla porzione di terreni che dovrebbe rimanere libera si potranno coltivare piante considerate benefiche per la terra. I fitofarmaci I prodotti fitosanitari sono forme di pesticidi utilizzati nell’agricoltura per proteggere le colture e altre piante da parassiti e malattie. Un uso eccessivo o improprio può avere un impatto negativo sul suolo, sulle risorse idriche e sulla biodiversità agricola. L’uso dei prodotti fitosanitari è pertanto regolamentato in modo rigoroso dalle norme dell’Ue. La Commissione europea fissa la riduzione del 50 percento entro il 2030 dell’uso dei pesticidi chimici e di quelli più pericolosi. La presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, nei giorni scorsi ha annunciato l’intenzione di sospendere questa misura. Il gasolio I primi agricoltori a scendere in strada in Europa sono stati a dicembre quelli della Germania e della Francia – diventando la miccia per altri Stati – dopo che i rispettivi governi nazionali avevano avanzato la proposta di eliminare le agevolazioni fiscali per l’acquisto del gasolio agricolo, il carburante usato dai trattori. In Italia da anni il gasolio per usi agricoli è tassato con un’accisa molto più favorevole rispetto a quella della benzina, e l’agevolazione è stata confermata anche per il 2024. Agevolazioni fiscali Il settore agricolo in Italia beneficia di alcune esenzioni fiscali a sostegno delle imprese. Ma la legge di Bilancio 2024 del governo Meloni non non ha rifinanziato una misura temporanea introdotta nel 2017 sull’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) a beneficio degli agricoltori. Fino all’anno scorso il valore dei cosiddetti “redditi dominicali e agrari” relativi ai terreni dichiarati dai coltivatori diretti e dagli Iap era escluso dal calcolo della base imponibile, ossia il reddito su cui calcolare quanta Irpef versare allo Stato. Il beneficio costava alle casse dello Stato quasi 250 milioni di euro l’anno (considerando le addizionali Irpef di Regioni e Comuni). Il reddito dominicale di un terreno è attribuibile al proprietario del terreno, mentre il reddito agrario è attribuibile a chi coltiva quel terreno. Questi redditi concorrono alla formazione complessiva del reddito del contribuente. Secondo fonti stampa il governo Meloni starebbe valutando di reintrodurre l’esenzione, ma con una soglia di reddito. Restano in vigore le agevolazione su Imu e Irap. Total1 0 0 1 Forse può interessarti... A svuotare Conselice i trattori e le motopompe di agricoltori e imprenditori locali Si chiude la bonifica da ordigni bellici sul terreno per il nuovo casello A14 Apre un nuovo ristorante giapponese a Ponte Nuovo Seguici su Telegram e resta aggiornato