domenica
24 Agosto 2025

La scalata di De Pascale: consigliere comunale a 19 anni, presidente di Regione a 39

Primo incarico politico per il cervese, nipote di bagnini, una settimana prima dell’esame di maturità al liceo di Cesena, è stato il sindaco più giovane di Ravenna e ora il governatore più giovane dell’Emilia-Romagna. Sposato con la figlia di un ex presidente della Provincia. Ora lascerà il Comune a un reggente in giunta

Mdp1Il 39enne Michele de Pascale è il nuovo presidente della Regione Emilia-Romagna. L’elezione a Bologna arriva a vent’anni dal primo incarico in politica: nel 2004 fu eletto consigliere comunale nella sua Cervia.

Ottenne 87 preferenze nella lista dei Ds una settimana prima di iniziare l’esame di maturità al liceo scientifico “Righi” di Cesena da dove uscì con un 100/100 e dove era stato, manco a dirlo, rappresentante di istituto.

Poi fu assessore a 26 anni, ancora a Cervia. Segretario provinciale del Partito democratico a 28 anni. È stato il sindaco più giovane nella storia di Ravenna, eletto nel 2016 a 31 anni. Ora è il più giovane presidente nella storia della Regione Emilia-Romagna.

Un predestinato? Forse. Di sicuro un miracolato, nella vita, non in politica. Lo riconosce lui stesso. All’età di 25 anni un colpo di sonno al volante di notte gli costò quasi la vita: giorni in coma e postumi pesanti, come una leggera zoppia, aggiustati solo con diversi interventi chirurgici anche a distanza di tempo.

La candidatura alla presidenza della Regione l’ha voluta e ha lavorato per ottenere l’investitura del partito. Nel 2016, invece, non voleva fare il sindaco. Voleva una carriera politica, certo, magari passando sì dalla Regione, ma forse come consigliere. Però Mdp era il segretario Pd nel 2015 quando morì l’amico Enrico Liverani già nominato candidato sindaco. E per senso di responsabilità verso il partito scese in campo. Cinque anni dopo, a conclusione del primo mandato, in una intervista a Ravenna&Dintorni disse che il primo anno da sindaco fu difficile. Eufemismo politichese traducibile con “non ero preparato”. Comprensibile.

L’abilità di usare il politichese è una delle sue doti più spiccate. Non c’è un’intervista in cui esca male (forse anche per demeriti della stampa?). Se proprio se la vede brutta, butta la palla tribuna. Ma con stile e potresti non accorgertene. Ecco perché i suoi sostenitori usano la definizione di “politico di razza” per lui. Che poi è pure la stessa critica dei detrattori. Tutta questione di punti di vista.

La carta d’identità dice “nato a Cesena”, ma è solo un tratto distintivo di buona parte dei cervesi sotto ai 40 anni. Nella località costiera, addirittura, De Pascale è tuttora residente: emblematica la foto postata alle elezioni comunali di giugno 2024 dal seggio di Cervia mentre votava, presumiamo, per Mattia Missiroli.

Nipote di bagnini, si iscrisse a Medicina e poi lasciò per passare a Giurisprudenza senza essere ancora arrivato alla laurea. Nel cv ufficiale sul sito del Comune compare una sola esperienza lavorativa extra politica: impiegato commerciale per la ditta Faenza Costruzioni nel biennio 2011-2013 in cui fu assessore a Cervia.

Dal 2013 al 2019 il suo datore di lavoro, sulla carta, è stato il Partito democratico provinciale di Ravenna che lo assunse nel momento in cui divenne segretario. A ottobre 2019 diventò un dipendente della Sercoop, società strettamente legata al Pd per cui segue in particolare gli aspetti amministrativi e contabili delle Case del Popolo (a fine 2019 Sercoop confluì in Federcoop). Ma andò in aspettativa non retribuita per seguire l’attività politica. Nel 2023 il suo reddito dichiarato è stato di 153mila euro lordi.

Tifoso juventino, si dice sia un discreto bomber a Fifa con la Playstation. Appassionato di Aretha Franklin e Grey’s Anatomy. È sposato con Laura Casadio, figlia di Claudio che fu sindaco di Faenza dal 2000 al 2010 e poi presidente della Provincia. La coppia ha due figli. Ma la famiglia e la vita privata raramente sono comparsi nel De Pascale pubblico: in questo è sempre stato molto parco.

Oltre a quella da sindaco, negli ultimi anni ha indossato diverse giacche. Le più prestigiose: presidente della Provincia e dell’Unione delle Province italiane, consigliere per la gestione separata di Cassa depositi e prestiti.

Ora toglierà la fascia tricolore da sindaco. Aveva preannunciato che l’avrebbe fatto in ogni caso a prescindere dall’esito delle urne «perché non vorrei mai che i cittadini di Ravenna pensassero che fare il loro sindaco possa essere considerato un ripiego». Tra la carica di sindaco e qualunque incarico in Regione (presidente, assessore, consigliere) esiste quella che la legge sugli enti locali definisce incompatibilità. Cioè un sindaco può candidarsi e può essere eletto, ma a quel punto deve optare per una delle due poltrone. Una volta insediato a Bologna, De Pascale avrà poco meno di un mese per comunicare al consiglio comunale di Ravenna la sua volontà di passare in Regione e dovrà indicare un membro della giunta che prenderà le funzioni di sindaco (non è obbligatorio che sia il vicesindaco e quasi certamente non lo sarà perché toccherà a un esponente del Pd). Il consiglio comunale voterà se accogliere la decadenza di De Pascale o decidere per lo scioglimento degli organi locali. Vista l’ampia maggioranza, verrà accolta la decadenza e fino alle elezioni, nella prima data utile del 2025, ci sarà una giunta con pieni poteri e resterà insediato anche il consiglio comunale. Le dimissioni anticipate avrebbero comportato lo scioglimento di tutti gli organi locali (compreso il consiglio comunale) e l’intervento di un commissario prefettizio.

Ugolini fa i complimenti a De Pascale: «Vittoria schiacciante»

La candidata del centrodestra chiede al vincitore di collaborare per recuperare il partito degli astenuti

Il voto di Elena Ugolini alle RegionaliLa candidata del centrodestra alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, Elena Ugolini, ha riconosciuto la vittoria dello sfidante Michele de Pascale del centrosinistra in una telefonata di congratulazioni di cui ha parlato al suo arrivo nel suo comitato elettorale a palazzo Isolani, nel centro di Bologna. «Gli ho fatto i complimenti, perché la sua è una vittoria decisa, schiacciante e guiderà per i prossimi 5 anni la nostra regione come presidente».

Ugolini ha rivolto anche una richiesta al vincitore: «Ho chiesto collaborazione e di lavorare per riconquistare il più grande partito che c’è in questa regione, che è quello di chi ha deciso di non andare a votare, perché il 53,6% dei nostri cittadini hanno pensato di non poter esprimere il voto».

De Pascale è il nuovo presidente della Regione: «Ora basta speculazioni politiche»

Il sindaco uscente di Ravenna ringrazia l’Emilia-Romagna e lancia subito un appello alla premier Meloni

De Pascale Vittoria

Il sindaco uscente di Ravenna, Michele de Pascale, è il nuovo Presidente della Regione Emilia-Romagna. Lo spoglio è ancora in corso ma è troppa la distanza tra il candidato del centrosinistra e la principale rivale Elena Ugolini, del centrodestra (la seconda proiezione vede il primo al 55,7 percento e la seconda al 41,1). E così arrivano già i primi messaggi istituzionali di complimenti a De Pascale, che sui social posta una sua foto sorridente e un «Grazie Emilia-Romagna».

Al comitato elettorale, De Pascale è arrivato (tra gli applausi) accompagnato da Elly Schlein, dal sindaco di Bologna Matteo Lepore e dal suo predecessore Stefano Bonaccini: «Orgoglio molto forte per la nostra regione – dichiara -. La nostra è stata una campagna elettorale onesta e mai arrogante. Il dato dell’affluenza preoccupa e ci rifletteremo. Grazie a Schlein e Bonaccini, è stato un onore immenso avere il loro sostegno. Abbiamo voluto parlare ai cittadini».

«C’è una cosa assolutamente importante e che rivolgo alla premier Meloni direttamente – sono ancora le parole di De Pascale -: noi qui siamo stati profondamente feriti nell’ultimo anno e mezzo dagli eventi alluvionali, ci sono state speculazioni politiche, scontri, il dato è drammatico, le persone hanno paura, le imprese si chiedono cosa devono fare. Ora deve finire la speculazione politica e iniziare una nuova collaborazione istituzionale per l’Emilia Romagna» – ha detto, aggiungendo: «Spero nei prossimi giorni di incontrare la premier e segnare un cambio di passo, siamo tutti disponibili a un cambio di passo è la prima cosa da fare».

Ugolini batte De Pascale tra gli alluvionati di Traversara, affluenza al 62,1

La frazione nel comune di Bagnacavallo è stata travolta dalla piena del Lamone due mesi prima del voto

Sopralluogo Giacomoni De Pascale TraversaraNel seggio elettorale di Traversara, la piccola frazione del comune di Bagnacavallo in provincia di Ravenna travolta dall’alluvione due mesi fa, la candidata del centrodestra Elena Ugolini alla presidenza dell’Emilia-Romagna ha battuto il candidato di centrosinistra Michele de Pascale, sindaco e presidente uscente della Provincia di Ravenna.

Affluenza sopra la media regionale (46,4) e provinciale (49,7): 62,1 percento con 471 votanti. Ugolini ha preso il 57,4 e De Pascale il 39,5. Tra le liste di partito è il Pd il più votato con il 47,1; a seguire Fratelli d’Italia con 21,2.

Rontini (De Pascale): «Affluenza, c’è da lavorare. Forbice ampia, avevamo riscontri»

Le prime parole della coordinatrice della campagna del candidato del centrosinistra

Manuela Rontini

«Un dato che non ci lascia soddisfatti ma temevamo anche peggio», lo ha dichiarato Manuela Rontini, consigliera regionale uscente del Pd e coordinatrice della campagna di Michele de Pascale, commentando il risultato dell’affluenza, ampiamente sotto il 50 percento. «Ci sarà del lavoro da fare per riavvicinare elettori al voto».

«D’altra parte – continua Rontini – i primi exit poll, se saranno confermati, ci regalano una forbice ampia, il che spiega forse anche una affluenza che non ha raggiunto il 50%. De Pascale fin dal primo giorno, col sostegno di un campo larghissimo, ha costruito una proposta capace di tenere insieme tutti, dal M5S ai riformisti. Un progetto concreto che guarda e parla ai territori. Per la vittoria aspettiamo di vedere confermati exit pool e instant pool. Avevamo buoni riscontri nelle ultime settimane, sia dai grandi centri che da quelli piccoli. Sui territori alluvionati ripetiamo: speriamo che da domani, archiviate le elezioni, si possano impostare le azioni che servono per i rimborsi e la messa in sicurezza del territorio. Ora quando piove le famiglie non dormono».

Elezioni regionali, flop affluenza: in provincia di Ravenna al voto 1 elettore su 2

Il dato complessivo è di poco sopra al 46 percento

Elezioni Regionali 010

Al termine del secondo giorno di voto, si sono chiuse alle 15 di oggi (lunedì 18 novembre) le urne per le elezioni regionali. In Emilia-Romagna ha votato il 46,4% degli aventi diritto, in calo di oltre 20 punti percentuali rispetto al 2020. Un flop che migliora però il risultato del 2014, quando Stefano Bonaccini venne eletto per la prima volta con un’affluenza addirittura del 37,7 percento.

In provincia di Ravenna la percentuale si è assestata al 49,7 percento (contro il 69,7 del 2020). Si tratta della seconda percentuale più alta delle province dopo quella di Bologna (oltre il 51). Nel comune capoluogo, Ravenna, la percentuale si ferma al 48,7; il record di questa tornata è stato registrato a Bagnara di Romagna, dove ha votato oltre il 55 percento degli aventi diritto. Il Comune che ha fatto peggio è invece Massa Lombarda, con un’affluenza del 42,8 percento.

 

Regionali Emilia-Romagna, proiezioni: De Pascale 56,8 percento, Ugolini 39,4

I risultati elaborati dai primi scrutini mentre lo spoglio è in corso

Elezioni Regionali 008Michele de Pascale nuovo presidente della Regione Emilia-Romagna con il 56,8 percento. È il dato che esce dalla prima proiezione elettorale, realizzata dal Consorzio Opinio Italia per la Rai, divulgata un’ora dopo la chiusura dei seggi (con una affluenza flop). L’ormai ex sindaco di Ravenna (il cervese ha reso noto che lascerà in ogni caso la poltrona di primo cittadino) sembra quindi avviato al successo per la coalizione di centrosinistra che conta cinque liste.

La stessa proiezione colloca Elena Ugolini (centrodestra con quattro liste) al 39,4 e Federico Serra della lista di estrema sinistra al 2,3 percento. Nessuna proiezione per il candidato no vax Luca Teodori.

Una prima proiezione Swg-La7 dà il candidato del centrosinistra al 56,1; segue Ugolini al 40,8. Altri candidati si fermano al 3,1.

I dati della proiezione arrivano un’ora dopo il primo exit poll di Opinio che indicava una forbice del 53-57 percento per De Pascale. La forbice di percentuali per Elena Ugolini (centrodestra) 39-43 percento. La lista comunista con Federico Serra tra 1,5 e 3,5 percento. Non rilevato il dato di Luca Teodori.

A gennaio 2020 Stefano Bonaccini – passato al Parlamento europeo lo scorso giugno chiudendo in anticipo il secondo mandato a Bologna – vinse con il 51,4 e Lucia Borgonzoni del centrodestra si fermò al 43,6.

Una proiezione elettorale consiste nella previsione statistica dei risultati complessivi di un’elezione a partire dai risultati ottenuti in un insieme ridotto e definito a priori di seggi. A differenza dei sondaggi e degli exit poll, una proiezione elettorale si basa su voti effettivamente dati dagli elettori; anch’essa, però, soffre degli stessi problemi statistici riguardo alla scelta di un campione rappresentativo dell’elettorato.

Con l’espressione inglese exit poll, traducibile letteralmente come “sondaggio all’uscita (del seggio elettorale)”, si indica appunto un sondaggio effettuato durante un’elezione a urne ancora aperte tra gli elettori all’uscita dei seggi dopo l’espressione del voto da parte di questi. Viene chiesto al campione, intervistato in forma anonima, di indicare per chi è stato appena dato il voto. I sondaggisti tengono gli exit poll per ottenere un’indicazione immediata di quale sarà il risultato elettorale prima degli esiti definitivi. Va ricordato che in tempi recenti lo scenario degli exit poll è stato poi spesso smentito dai numeri ufficiali.

Dal dolore privato alla denuncia, l’arte tra “malinconia” e “poesia” di Berardi

In mostra fino al 24 novembre a Palazzo Rasponi

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Col titolo Iconografie del dolore privato si è da poco inaugurata la personale di Rosetta Berardi, un’artista di origine siciliana ma ormai di adozione ravennate data la sua attività sia come artista che referente nell’ambito della cultura cittadina. La mostra – organizzata negli spazi di Palazzo Rasponi e curata da Linda Kniffitz – è quanto mai di più vicino a una retrospettiva del lavoro eseguito dall’artista negli ultimi 50 anni. La curatrice ha selezionato una serie di opere attorno a una serie di nuclei tematici che sono ricorrenti negli anni, distribuendoli nelle stanze e attribuendo a ciascuna un titolo collegato al tema.

La scelta risulta molto omogenea, organizzata in modo da rendere unitaria ogni pausa del pe corso nonostante l’utilizzo di media tecnici diversi, una caratteristica questa che contraddistingue fin dalle origini l’operato di Berardi. È chiaro fin dalla prima stanza che l’artista si è allineata a quella parte dell’arte contemporanea per cui il linguaggio espressivo non costituisce un vincolo privilegiato di espressione: dal disegno all’allestimento, dalla fotografia all’acrilico su tela, dalla poesia visiva alla scultura di piccole dimensioni, le tecniche utilizzate vengono scelte in base alla loro capacità di predisporsi meglio a incarnare un’idea, un tema, un nucleo emotivo. La versalità tecnica presente fin quasi dagli esordi viene spesa sempre con grande esperienza e risultati di forte equilibrio stilistico.

La prima stanza – intitolata “Malinconia” – raccoglie una selezione di oli su tela e alcune sculture in terracotta, opere appartenenti agli anni ‘70 del ‘900 quando l’artista aveva già concluso il periodo di formazione all’Accademia di Belle Arti di Ravenna. Nei dipinti come nelle sculture predominano le figure umane: il segno nervoso e geometrizzato dei profili delle figure – che sono studi di nudo e di teste, ritratti di donne, autoritratti – , la segmentazione in campiture plastiche nette, la pennellata priva di indugi e la carica espressiva sono precisi riferimenti alla pittura di Umberto Folli, dal 1970 docente di Figura all’Accademia di Ravenna. Il primo approccio di Rosetta Berardi è quindi improntato a una pittura di matrice espressionista, ispirata al mondo circostante da cui traspare una forte vena sentimentale. La malinconia indica costitutivamente una distanza dalla pienezza dell’essere: qui si assiste a una distanza temporale fra spettatore e soggetto dell’opera che testimonia un tempo concluso, indagato attraverso l’unica funzione possibile della Memoria.

Dalla “Malinconia” alla “Poesia” il passo è breve: anche i testi medico-filosofici del Rinascimento avevano individuato nell’atrabile, l’umore predominante nei malinconici, il sostrato della capacità poetica. Una recente pubblicazione di versi e immagini di Rosetta Berardi – dal titolo Un paese nell’anima – è la spia che chiarisce questo percorso di interesse, esplorato e radicato da alcuni decenni.

Nel testo, le immagini fotografiche rielaborate dell’artista vengono messe in dialogo con i brevi testi poetici, definendo quel legame che vede unite l’espressione verbale e quella visiva. Dalla lettura assidua delle poesie di Emily Dickinson è nata la bellissima ambientazione della stanza a lei dedicata dove un lungo ed elegante abito sovrasta un manto di fogli scritti a mano, leggermente piegati e disposti a rinfusa a pavi- mento. Sui fogli sono trascritte a mano le poesie della poeta inglese a cui rimanda il bianco dell’abito, unico colore da lei indossato dopo la reclusione volontaria nel pochi metri della sua stanza. L’abito vuoto è un simbolo spesso frequentato dalle artiste – citiamo solo una delle autorappresentazioni di Frida Kahlo – in cui convive l’ambivalenza fra presenza e assenza: Emily è presente nella rievocazione ma assente da questo tempo; è presente nel suo tempo ma assente, in esilio dal mondo. Le poche tavole dipinte da Rosetta ad acrilico su tarlatana della fine degli anni ‘90 racchiudono poi in immagini fulminanti alcuni versi di Dickinson creando una piena aderenza di evocazioni visive e in versi.

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Il ritiro dal mondo è una delle scelte fatte da generazioni di donne che non avevano altra possibilità per affermare la propria libertà e autonomia creativa ma per altre generazioni il mondo privato non si- gnifica un luogo di elezione e sicurezza. Abituata alla riflessione delle donne sulle donne, Berardi è da tempo molto sensibile al tema della violenza esercitata all’interno della casa: nel 2015 ha creato l’in- stallazione a pavimento Noli me tangere, costituita da 123 rose di filo spinato, che sintetizza visivamente il tranello del binomio violenza/ amore. Altre fotografie-manifesto parzialmente strappate – una tecnica che cita alcuni esercizi di Mimmo Rotella – raddoppia la sensazione di perdità di identità delle vittime, oggettivizzate alla stregua di immagini bidimensionali e private dell’interezza e della fisicità reale.

In un’ottica intersezionale, la violenza esercitata sulle donne può allargarsi a comprendere la stessa natura o altre minoranze etniche, religiose, tutti coloro che portano nel corpo e nella vita una differenza. Si comprende quindi il legame esistente fra la stanza dedicata “Alla natura violata” e quella della “Pietas” in cui gli acrilici e grafite innalzati luttuosamente a memoria della scomparsa della Pineta Ramazzotti del nostro territorio – bruciata da anonimi piromani – rimandano alla Crocefissione dei primari (1992) in cui gli scatti testimoniano guerre, devastazioni e morti, come un requiem per le vittime del mondo. In questi lavori l’artista manifesta l’urgenza della denuncia e dell’attenzione sugli avvenimenti contemporanei. Il rimando implici- to è alla stanza della “Meditazione” costituita da Silenzi in acrilico, da Specchi muti su tarlatana, a iconografie e simboli sacri. La meditazione è anche immagine di donne di altre religioni in preghiera o opere eseguite mediante l’esercizio di una scrittura lenta e controllata su carta giapponese, in cui la creazione artistica è una preghiera come fanno i pittori di icone bizantine. Queste opere, disseminate nella stanza della “Meditazione” e nella successiva, creano virtualmente uno spazio spirituale in cui attraverso l’arte non si attua una fuga dal mondo ma una presa in carico del mondo.

Fino al 24 novembre a Palazzo Rasponi dalle Teste
Dal martedì al venerdì ore 15.30-18.30; sabato e domenica dalle 11 alle 18.30

I dati del 2024 e le iniziative di Demetra contro la violenza di genere

Il centro lughese registra un aumento del 17 percento delle richieste di aiuto sul territorio, con 108 donne accolte nell’ultimo anno

Violenza Contro Donne 25 Novembre

In vista del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il centro lughese Demetra – donne in aiuto ha presentato i dati sulle donne accolte durante l’ultimo l’anno, oltre ai progetti e alle iniziative promosse dall’associazione.

Nel 2024, la richiesta ha avuto un incremento del 17 percento rispetto al 2023, con un totale di 108 donne accolte telefonicamente o di persona. Tra queste, 97 avevano subito violenza, 8 hanno telefonato per motivi non legati a problemi di violenza e per 3 non è stato possibile rilevare il dato. Le 97 vittime di violenza si dividono tra 70 nuovi contatti e 27 erano utenti che stavano continuando il percorso dall’anno precedente.

Delle nuove donne accolte, 34 sono italiane e 34 sono straniere, mentre di 2 donne non è stata rilevata la provenienza o la nazionalità. Trentanove hanno subito violenze fisiche, 22 violenze economiche, 3 violenza sessuale, 64 violenza psicologica (ogni donna può subire più di una forma di violenza, quindi la somma delle tipologie di violenza che le donne hanno subito, supera il numero delle donne accolte). Sono 60 le donne con figli e 6 quella senza (di 4 invece non è stato rilevato il dato). I figli sono in totale 11 e il 65 percento di questi (74) ha subito o assistito alle violenze. Oggi sono dieci le donne ospiti nelle due case rifugio (otto con figli e due senza), e i bambini ospiti totali sono 12.

Dal 1 gennaio al 31 ottobre, 28 donne si sono rivolte allo Sportello Sostegno psicologico, per essere aiutate a superare le conseguenze traumatiche della violenza. Nello stesso periodo, altre 28 donne si sono rivolte allo Sportello lavoro, un progetto finanziato dalla Regione per aiutare le donne a inserirsi nel mondo del lavoro. Di queste, 16 hanno trovato un impiego. Sempre con l’obiettivo di far acquisire competenze, impiego e indipendenza alle donne vittima di violenza, nel biennio 2024-2025 Demetra ha realizzato in collaborazione con la Regione il progetto Turning Point: sono stati quindi organizzati gruppi di empowerment, corsi per imparare a utilizzare il computer e corsi di alfabetizzazione bancaria, oltre ai tirocini retribuiti nelle aziende del territorio.

«Dai dati Istat è emerso che una donna su tre, in Italia, non ha un conto corrente intestato e quando le donne vivono una situazione di maltrattamento il controllo delle risorse economiche e l’impedimento nella ricerca del lavoro, sono strumenti formidabili per mantenere le donne in una situazione di subalternità e dipendenza. – comunicano dall’associazione -. La violenza economica è una delle forme di violenza più subdole ed è importante sostenere le donne a superare le difficoltà che incontrano quando chiudono una relazione violenta e non hanno più il supporto economico del partner che attuava il maltrattamento».

Nell’ultimo anno, sono stati implementati anche alcuni servizi del centro: a luglio, Demetra ha aperto a Conselice il terzo sportello nel territorio della Bassa Romagna, che si è aggiunto ai due di Massa Lombarda e Alfonsine. L’aumento del finanziamento da parte dell’Ubr, ha permesso poi di assumere un’educatrice in gradi di supportare le madri e di relazionarsi adeguatamente con i bambini ospitati in Casa Rifugio.

«Una parte importante degli interventi del Centro antiviolenza riguarda la sensibilizzazione e la prevenzione finalizzata ad agevolare un cambiamento culturale. Per questo, da anni, le operatrici di Demetra vanno nelle scuole medie e superiori del territorio – spiega Giuseppina Dessy, presidente di Demetra – per realizzare laboratori e sensibilizzare sul problema della violenza contro le donne, del bullismo e degli stereotipi e pregiudizi sessisti e omofobi. Abbiamo realizzato laboratori con 480 studenti delle scuole medie del territoro. Sempre nell’ambito della prevenzione, le operatrici di Demetra hanno realizzato 44 ore di formazione con gli studenti e le studentesse delle terze classi, al Liceo Scientifico Statale “Ricci Curbastro”, e all’Istituto Ipsia, Compagnoni e allo Stoppa, lavorando complessivamente con 440 studenti e studentesse. Il 25 novembre in Prefettura firmeremo, insieme ai Centri antiviolenza Linea Rosa ed SOS Donna, alle Forze dell’Ordine, ai Servizi Sociali e ad altre Istituzioni, il Protocollo di Intesa per la Prevenzione ed il contrasto ai fenomeni di violenza di genere e bullismo».

Tante le iniziative in programma in vista del 25 novembre 2024 (e non solo): si parte il 18 novembre con la presentazione del libro di Claudio Foti “Lettere dal trauma. Dal dolore alla speranza. Curare le ferite dei sopravvissuti”, al Salone Estense del municipio di Lugo (ore 20,15). Il 20 la parola sarà lasciata allo sportello di Alfonsine, con un incontro alla sala Rita Levi Montalcini di piazza Monti (sempre alle 20,15) per affrontare il tema della “violenza contro le donne e le risposte del territorio”.  Il 25 novembre alle 15.30 al Parco del Loto di Lugo sarà organizzato un incontro in ricordo delle vittime di femminicidio.

Si prosegue il 27 novembre con il secondo e appuntamento della serie “La violenza contro le donne e le risposte del territorio”, a cura questa volta dello Sportello di Massa Lombarda (ore 20,15 alla Sala Conferenze Zaccaria Facchini). Chiude la rassegna lo sportello di Conselice, venerdì 29, al Centro Civico Gino Pellegrini (ore 17.15). L’ultimo appuntamento del 2024 è in programma il 13 dicembre al Salone Estense di Lugo (9,15-13) per parlare di Turning Point – Il progetto per l’empowerment delle donne.

Visita guidata nelle cantine dove la popolazione si rifugiò durante la guerra

Per cinque mesi tra 1944 e 1945 la località visse tra privazioni e sacrifici per la presenza degli Alleati all’altezza del Senio

1 (1)Quando l’offensiva degli Alleati contro i nazifascisti rimase arenata sul fiume Senio tra la fine del 1944 e l’inizio del 1945, per Castel Bolognese furono cinque mesi di odissea in cui la popolazione civile cercò di trovare rifugio nelle cantine del centro e nelle grotte dei colli della Serra, tra privazioni, dolore e sacrificio. In occasione dell’80esimo anniversario della Liberazione, l’amministrazione comunale e il comitato antifascista locale organizzano una visita proprio in queste cantine.

L’appuntamento è per sabato 23 novembre con la visita dal titolo “Le cantine di Castel Bolognese dove la popolazione sopravvisse nei cinque mesi del passaggio del fronte”, con la personale collaborazione degli esperti di storia locale Paolo Grandi e Andrea Soglia. Il ritrovo è alle 14.30 al chiostro del Comune (piazza Bernardi) per una breve introduzione storica. Poi, a piedi, si visiteranno le cantine delle suore domenicane, le cantine di “Badò” (oggi Caminetto d’Oro) e le cantine dell’ex Ospedale. Si potranno ascoltare le testimonianze di Maria Landi, Mario Magrini e Angelo Minarini. In considerazione dei luoghi visitati, si consigliano calzature adeguate e abbigliamento comodo. L’evento si terrà anche in caso di maltempo.

Sabato 22 marzo 2025 un altro appuntamento sullo stesso tema: alle 14.30 la visita guidata dal titolo “La chiesa della Pace: sulla prima linea del Senio”. Tutti gli eventi sono a partecipazione libera e gratuita.

Per maggiori info si veda il sito: https://calendario80.istoricora.it.

Riapre la sede Ior dopo l’alluvione. La ristrutturazione è costata 85mila euro

Gli spazi di via Tellarini sono stati migliorati e resti più accoglienti per l’assistenza ai malati oncologici

1Dopo una ristrutturazione costata circa 85mila euro, a seguito dell’alluvione del maggio 2023, è tornata operativa la sede di Lugo dell’Istituto oncologico romagnolo (Ior). Per coprire il costo della ristrutturazione c’è stato un prezioso supporto dei dipendenti Pfizer, che hanno contribuito grazie a una raccolta fondi nata spontaneamente. Per gli spazi di via Tellarini è più di una riapertura: le aree dedicate all’incontro e al dialogo coi pazienti e coi volontari sono state implementate, rese più belle e luminose anche in quelle camere dove la privacy gioca un ruolo fondamentale per le tipologie di servizi offerti.

2Il Progetto Margherita, ad esempio, dove le pazienti sottoposte a chemioterapia possono trovare il supporto di un volontario e la professionalità di una parrucchiera che le accompagni nella scelta della miglior parrucca oncologica laddove si avverta l’esigenza di nascondere lo stigma più riconoscibile di un percorso oncologico: la calvizie. Nonostante le problematiche legate proprio all’alluvione e al provvisorio cambio di sede, sono state ben 64 le donne di Lugo che hanno richiesto di usufruire di questo servizio nel solo 2023, a cui si sommano le 47 persone sole o non autonome accompagnate ai luoghi di cura dagli autisti volontari e le 19 famiglie aiutate a domicilio grazie alla collaborazione di operatrici socio-sanitarie qualificate. Numeri che spiegano cosa significhi, per chi affronta la malattia, poter contare sulla presenza dello Ior sul territorio e quanto sia importante, per la stessa organizzazione non-profit, poter disporre di un “quartier generale” il più possibile accogliente ma anche operativo, per far fronte alle tante esigenze.

La nuova sede garantirà gli stessi servizi e accoglienza secondo una fascia oraria che va dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 16: già in questi giorni chiunque voglia potrà recarsi in via Tellarini 96 anche per acquistare i prodotti natalizi dell’Istituto Oncologico Romagnolo, per doni e festività che marchino una differenza concreta a favore degli studi di ricerca più innovativi e promettenti.

Aumentano le osterie segnalate da Slow Food a Ravenna

Se ne parlerà in un incontro al ristorante Al Deserto

Al Deserto
Lo staff del ristorante Al Deserto

Cresce la ristorazione di qualità ravennate, lo certifica la nuova edizione della Guida delle Osterie d’Italia di Slow Food, in uscita in questi giorni, che conferma l’unica chiocciola in provincia a “La Baita” di Faenza e indica quest’anno come locali segnalati a Ravenna città, oltre La Zabariona, già presente in guida, anche Il Cerchio e La Rustica.

In provincia segnalazioni anche a Al Deserto di Cervia, Da Luciano a Russi, Ca’ Murani di Faenza, Manueli di Santa Lucia di Faenza e Osteria del Guercinoro di Brisighella.

Se ne palerà il 22 novembre alle ore 20 in uno dei locali segnalati, al Deserto di Cervia, in un incontro organizzato da Slow Food.

«Un programma accattivante – dichiara Barbara Monti, presidente di Slow Food Ravenna Aps – che prevede la presentazione delle due nuove guide slow food da parte di due big della nostra storia, e la degustazione di un menù al buio che scopriremo all’arrivo, frutto di sapori e saperi di Roberto Bagnolini del ristorante Al Deserto e del cuoco Francesco Schiano. I piatti saranno accompagnati dai vini delle Tenute Casali di Mercato Saraceno».

Alberto Adolfo Fabbri presenterà la guida delle osterie: giornalista ed esperto di gastronomia e storia dell’alimentazione, esponente di Slow Food dalla fondazione e per oltre trent’anni, ha collaborato con la guida dalla prima edizione del 1991 e dal 1999 al 2011 ne ha coordinato la redazione per la regione Emilia-Romagna.

Sarà invece Piero Fiorentini, docente Master Slow Food Vino e collaboratore per diversi anni della guida Slow Wine a introdurre la guida del vino.

Prenotazioni al 334 9135117.

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