martedì
26 Agosto 2025

«Un confronto pubblico sulla cultura tra tutti i candidati a sindaco»

L’appello di Mirada, che chiede il coinvolgimento delle associazioni della città, dopo le polemiche dei giorni scorsi. Il 27 o il 29 aprile?

Dopo le polemiche dei giorni scorsi (vedi articoli correlati), l’associazione Mirada di Ravenna, che organizza il festival Komikazen (in programma per la prima volta in maggio a Rimini dopo 11 edizioni a Ravenna), chiede ai candidati a sindaco di partecipare a un confronto pubblico sul tema della cultura.

«Crediamo che il dialogo, la trasparenza e la chiarezza siano il presupposto per qualsiasi progetto, qualsiasi relazione, qualsiasi possibile azione – si legge nell’appello dell’associazione su Facebook –. Vorremmo quindi dialogare pubblicamente, coinvolgendo anche le altre associazione culturali, quelli che come noi dal basso operano in questa città producendo quell’humus non quantificabile che si chiama cultura, con i e le candidati e candidate sindaco di Ravenna. Vorremo un confronto vero, non una sfilata. Proponiamo come date il 27 o il 29 aprile. Se non sono disponibili cercheremo alternative in maggio».

Come funzionerà: «Raccoglieremo domande (vere, precise, reali) tra gli operatori culturali – scrivono da Mirada – che sottoporremo ai candidati. Coordineremo l’incontro, ma tutto il pubblico presente potrà presentare in una scatola domande che abbiano sempre le stesse caratteristiche, non siano “ma siete buoni”, ma chiedano posizioni specifiche e impegni reali. Le domande saranno estratte a sorte e sottoposte ai nostri invitati. Se lo vorranno al termine dell’incontro si potrà anche pensare ad un documento comune di impegni sul fronte della cultura tra candidati su singole questioni. Che la politica in democrazia non è “decide chi prende più voti”, ma un dialogo continuo e positivo con l’opposizione».

Finora all’appello hanno risposto positivamente su Facebook Raffaella Sutter e Gian Battista Neri.

Il referendum non arriva al quorum In Italia 32 percento, a Ravenna 28,6

Nel capoluogo solo 26,6. La consultazione popolare sulla durata
delle concessioni esistenti entro le 12 miglia non è valida

Il referendum sulle trivelle non ha raggiunto il quorum necessario per essere valido: a livello nazionale l’affluenza si è fermata al 32 percento quindi ben lontano dal 50 percento più uno necessario per la validità. In provincia di Ravenna la partecipazione è stata più bassa della media italiana: 28,6. Il comune con la percentuale più alta è stato Bagnara (32,95) mentre la più bassa è stata registrata a Casola Valsenio (20,01). Nel capoluogo e a Cervia, i due comuni della nostra provincia che si affacciano sulle coste interessate dalle estrazioni hanno raggiunto rispettivamente il 26,6 e il 31,47.

Referendum, alle 19 affluenza al 21,2% Due punti in meno della media italiana

Alfonsine è l’unico dei diciotto comuni che raggiunge il 25
mentre nel comune capoluogo partecipazione sotto al 20

Alle 19 l’affluenza ai seggi in provincia di Ravenna per il referendum antitrivelle è arrivata al 21,2 percento, quasi due punti sotto la media nazionale (23,3). La consultazione popolare, che intende abrogare la possibilità di estrarre idrocarburi entro le dodici miglia dalla costa fino all’esaurimento dei giacimenti con proroghe alle scadenze delle concessioni, sarà valida solo se alle 23 di questa sera quando si chiuderanno le urne aperte stamani alle 7 sarà andato a votare il 50 percento più uno degli aventi diritto.

Così come registrato alle 12 al momento del primo risultato parziale, il comune ravennate con l’affluenza più alta è quello di Alfonsine (25,07), l’unico dei diciotto comuni che ha raggiungo il 25 percento. Nel comune capoluogo l’affluenza al voto si ferma al 19,7: insieme a Brisighella e Casola Valsenio sono i tre unici casi in cui la partecipazione non ha raggiunto la soglia del 20.

Referendum, affluenza in provincia 8,2% Alfonsine ha la partecipazione più alta

Dato provvisorio alle 12: tra i 18 comuni ravennati solo quattro
vanno oltre il 10 percento. La media nazionale è 8,3 percento

Il primo dato sull’affluenza al voto per il referendum popolare antitrivelle, aggiornato alle 12 dopo cinque ore dall’apertura delle urne, dice che in provincia di Ravenna ha votato l’8,2 percento degli aventi diritto. È il dato consultabile sul sito della prefettura che segue le operazioni di voto per il ministero dell’Interno.

Tra i diciotto comuni ravennati quello con la partecipazione più alta è Alfonsine, storicamente un feudo dove le affluenze sono particolarmente alte: 11,2 percento. In totale solamente altri tre comuni hanno superato la soglia del 10 (Bagnara, Sant’Agata, Conselice). Al capo opposto della classifica invece Casola Valsenio dove ha votato solo il 5,61 percento. Il comune capoluogo, quello più coinvolto nella campagna referendaria, registra un 7,4 percento di affluenza. Alle 12 il dato nazionale dice 8,3 percento.

«All’inizio le prove sulle cosce di pollo ora sono un artigiano del tatuaggio»

Mauro “Raion” Tampieri tra gli ospiti della mostra-esibizione del 17 aprile al Bonobolabo: stili, linguaggi, codici grafici… 

Da bambino faceva disegnini con i pennarelli sulle braccia dei Big Jim. Già da lì si poteva intuire il suo futuro: il ravennate Mauro Tampieri, 39 anni, è un tatuatore professionista da circa una quindicina d’anni. Due mesi fa ha aperto lo studio Raion Tattoo a Ravenna, in via Ruffilli, dopo aver lavorato a Rimini per dieci anni. Sarà tra i protagonisti di Ago Tattoo Art Exhibition oggi, domenica 17 aprile: dalle 12 alle 20 l’appuntamento è allo spazio Bonobolabo di via Centofanti, a Ravenna, con una mostra-performance (ingresso libero). L’esposizione presenta al pubblico il linguaggio visivo del tatuaggio, i suoi caratteristici codici grafici, gli stili e le iconografie di maggiore impatto. Saranno presenti: Piero Tat-twin (Phobos Tattoo Gallery), Lady Sara Tattoo (salottino rock), Marlen McKey (Beto Beto Tattoos), Mauro Tampieri (Raion Tattoo), Gavo Safarà (salottino rock), Lele & Rospo (Shanga Tattoo), Betties Kler Tattoo Parlour e Jam Ink Tattoo Family.

Mauro, dopo Big Jim chi è stata la prima cavia?
«Mi sono allenato molto sulle cosce di pollo, per prendere dimestichezza con gli attrezzi. Poi me ne sono fatto uno sull’interno della caviglia sinistra. È stato il primo tatuaggio che ho fatto su una persona. Ho scelto quel punto perché tenendo la gamba appoggiata sull’altra coscia era comodo per lavorare. A distanza di tanti anni devo dire che è ancora ben definito, forse la mano era già buona allora…».

Adesso quanti sono diventati i tatuaggi?
«Si fa prima a dire che ho ancora degli spazi liberi sulle gambe. Non ho nulla in faccia per scelta perché penso che non mi starebbero bene. Il primo l’ho fatto a 18 anni, il secondo due settimane dopo. Oggi non sono contabili».

L’ultimo a quando risale?
«Mi sto facendo fare tutta la schiena da un tatuatore svedese, Johan Svahn. È un lavoro lungo ancora in corso. Di solito vado in Svezia un paio di giorni e faccio sedute da sei ore al giorno. L’ultima volta è stato a novembre».

Sedute da sei ore. Non fa male?
«Fanno tutti e sempre male, deve esserci il dolore. È una pratica, ti vivi quel momento che devi portare a termine ».

E l’idea che sia qualcosa di indelebile non fa paura guardando al futuro?
«Io li faccio apposta perché non vanno via. Sarebbe stupido preoccuparsi di come staranno invecchiando, tanto si invecchia tutti e non si è un gran bel vedere in ogni caso».

Come si diventa tatuatori?
«Per quanto mi riguarda a un certo punto ho deciso che dovevo provarci. La passione per i tatuaggi l’avevo sempre avuta ma facevo altri lavori per mantenermi e mi sentivo frustrato. Ho iniziato a frequentare qualche studio prima come cliente e poi come apprendista e un po’ alla volta ho imparato».

Oggi il settore come è regolato?
«È un’attività artigianale con esigenze specifiche perché maneggiamo taglienti. Il requisito necessario è un corso di abilitazione gestito dalle Regioni con delle differenze enormi. Ad esempio in Veneto è di due settimane e costa 1.500 euro, in Emilia-Romagna è di due giorni e costa 50 euro ma sono entrambi validi. Poi siccome il business tira, tanti privati fanno corsi a pagamento che danno un attestato e mettono sul mercato gente che si sente autorizzata ad aprire uno studio».

Tra le righe si sente un po’ di nostalgia per i tempi passati…
«Io cerco di fregarmene ma ammetto che il lato romantico mi manca un po’. Il tatuaggio non è per tutti: lo dico con i miei clienti o con chi vorrebbe diventarlo. Non te lo devi fare per far parte della massa con il bollino. Una volta arrivavi a tatuarti braccia e collo perché magari eri già pieno da altre parti e facendolo era un modo per dire “Me ne frego, sono così e non mi nascondo”. Oggi vedi dei ragazzini di diciotto anni che ancora non sanno cosa faranno nella vita, si sparano un pezzo sul collo perché è di moda poi tolgono la maglietta e sono vuoti».

Invece che significato aveva il suo primo tatuaggio a 18 anni?
«In Italia, a Ravenna, a quel tempo era la realizzazione di un sogno da alternativo. Suonavo in una rock band, mi sentivo alternativo e ti distinguevi dai fighetti che andavano a fare le vasche e mai si sarebbero tatuati. Oggi invece…».

Quando entra un cliente in studio, chi decide davvero sul lavoro finale?
«Ci si confronta, però di solito cerco di indirizzare la persona verso quello che mi sembra più adatto. È capitato anche che mi sia rifiutato di fare quello che mi veniva chiesto perché non era fattibile e non era armonico con le linee del corpo».

Richieste assurde?
«Quello che voleva un serpente arrotolato attorno al pene…».

Cosa fa la differenza tra un tatuatore e l’altro?
«Siamo artigiani, la differenza sta nelle nostre mani. Ognuno si ispira a uno dei principali stili e cerca di metterci il suo tocco. Poi c’è la professionalità nel porti con le persone. La mia specializzazione ad esempio è lo stile giapponese ma mi piace fare tutto nel limite delle mie capacità».

Come viene dato un valore al lavoro del tatuatore?
«Di solito se i lavori sono grandi si fanno in più sedute quindi si tratta di dare un prezzo alle ore di lavoro ma anche alla posizione del tatuaggio. Ovviamente è un lavoro artigiano quindi ognuno ha il suo prezzo».

Ci sono ancora pregiudizi sul tatuato?
«Certo. Non vedrai mai un bancario con le braccia tatuate anche se pensandoci la sua professionalità non ha nulla a che fare con i tatuaggi. Però un po’ la mentalità sta cambiando. I tatuaggi in giro si vedono più spesso e la gente ci si abitua».

Nella legnaia il deposito della droga 11 kg di marijuana, valore 110mila euro

Arrestato un 26enne: blitz dei carabinieri che avevano notato il giovane frequentare un uomo con precedenti per spaccio

Quel giovane che aveva iniziato a frequentare l’abitazione di un 37enne di Castel Bolognese già coinvolto in vicende di droga ha attirato l’attenzione dei carabinieri ed è stato così che i militari hanno scoperto un deposito di undici chilogrammi di marijuana che avrebbero fruttato circa 110mila euro sul mercato dello spaccio.

L’Arma ha trovato la droga nascosta nella legnaia in una casa rurale a marzeno dove da pochi mesi viveva il giovane, un 26enne originario dell’albania fino a poco tempo fa residente in Toscana dove ha conservato la residenza. Ora si trova in carcere a Ravenna a disposizione del pubblico ministero Garilù Gattelli. La partita di droga, la più grossa sequestrata negli ultimi anni nel Faentino, molto probabilmente è proveniente direttamente dall’Albania e secondo gli inquirenti è di ottima qualità e particolarmente ricercata sul mercato dello spaccio.

A casa del 37enne di Castel Bolognese dove è scattato il blitz sono stati trovati circa 200 semi di canapa indiana e pochi grammi di marijuana che gli sono costati la denuncia.

Denunciato ricettatore di spazzolini In auto merce per 750 euro

Nella stessa giornata arrestato anche un giovane trovato con 24 pacchetti di caffè (100 euro) rubati al supermarket

Al 112 erano giunte le segnalazioni di una vettura che si aggirava apparentemente senza motivo nella zona del forese e quando i militari della stazione di San Pietro in Vincoli l’hanno fermata, verso le 16.30 del 15 aprile, al volante hanno trovato un 29enne romeno residente a Latina che trasportava tre sacchi di cellophane contenenti numerose confezioni di prodotti per l’igiene orale: 30 testine per spazzolini elettrici, 30 adesivi per dentiere, 400 confezioni di gomme da masticare e caramelle per un valore di circa 750 euro, di cui non era in grado di dimostrare la provenienza. Il materiale è stato sequestrato e l’uomo denunciato per ricettazione. Chiunque avesse notizie sulla provenienza della refurtiva è pregato di contattare il 112 o il più vicino comando Arma.

Qualche ora prima invece a Cervia in viale Roma la pattuglia della compagnia di Cervia Milano Marittima notava un giovane in fuga: un 24enne moldavo trovato con 24 confezioni di caffè in un grosso zaino sulle spalle. La merce, per un valore superiore ai 100 euro, era stata rubata poco prima dagli scaffali della vicina Coop. Il tribunale di Ravenna, questa mattina, ha convalidato l’arresto.

Per entrambi è scattata anche la segnalazione per l’applicazione del rimpatrio con foglio di via obbligatorio e divieto di ritorno nei Comuni (rispettivamente) di Cervia e Ravenna.

«Cantieri pubblici con tempi sbagliati Aprono ora e ostacolano il turismo»

Il candidato sindaco Alberghini cita i casi ripascimento, rotonda sull’Adriatica e ciclabile a Marina: «Con noi sarà diverso»

«Non è possibile che il Comune tardi tanto a realizzare i lavori pubblici e arrivi a farlo a metà aprile, quando la stagione balneare ormai è alle porte e gli operatori del turismo iniziano ad avviare le loro attività», è la lamentela del candidato sindaco Massimiliano Alberghini a proposito di alcuni importanti cantieri recentemente aperti o in fase di apertura: il ripascimento dell’arenile nei lidi nord che limita l’accesso alla spiaggia, la pista ciclabile sul litorale di Marina di Ravenna che elimina centinaia di parcheggi, la rotatoria all’incrocio tra la Ravegnana e la statale Adriatica.

Alberghini, commercialista 50enne sostenuto da una coalizione di centrodestra che riunisce Lega, Lista per Ravenna, Forza Italia e Fratelli d’Italia, teme pesanti ripercussioni in vista del 25 aprile e 1 maggio, momenti clou per il turismo primaverile: «A Marina di Ravenna e Porto Corsini i gestori degli stabilimenti lamentano che gli interventi di ripascimento della spiaggia vengono effettuati a partire dal mese di aprile, con ruspe e camion al lavoro mentre la gente si vuole godere il primo mare della stagione. E vorrei sapere chi ha avuto la geniale idea di aprire il cantiere per la ciclabile a Marina ora per concluderlo il 31 maggio. Parliamo tanto di destagionalizzazione del turismo, della necessità di attirare turisti in Riviera e nella nostra città anche fuori dall’estate, poi gli impediamo l’accesso eliminando centinaia di parcheggi con un cantiere che poteva essere avviato qualche mese fa».

Sulla questione della rotonda tra la Ravegnana e la Statale Adriatica, il candidato sindaco Alberghini fa notare che «in questo caso il Comune avrebbe dovuto far sentire maggiormente la sua voce nei confronti di Anas per concordare una diversa programmazione dei lavori. Non oso immaginare cosa potrà succedere nelle prossime settimane quando partiranno i lavori in concomitanza con l’intenso traffico verso il litorale, per non parlare poi dei mesi di giugno e luglio».

Insomma secondo l’aspirante sindaco «il Comune non può penalizzare così pesantemente i cittadini aprendo cantieri poco prima dell’estate e a inizio estate proprio nelle località turistiche, non possiamo trovarci tutti gli anni a discutere dello stesso problema. Il cambiamento che noi vogliamo portare a Ravenna come alternativa al Pd passa anche da una diversa programmazione dei lavori pubblici, fatta con il coinvolgimento dei cittadini e di tutti gli operatori interessati».

«Cantieri pubblici con tempi sbagliati Aprono ora e ostacolano il turismo»

Il candidato sindaco Alberghini cita i casi ripascimento, rotonda sull’Adriatica e ciclabile a Marina: «Con noi sarà diverso»

«Non è possibile che il Comune tardi tanto a realizzare i lavori pubblici e arrivi a farlo a metà aprile, quando la stagione balneare ormai è alle porte e gli operatori del turismo iniziano ad avviare le loro attività», è la lamentela del candidato sindaco Massimiliano Alberghini a proposito di alcuni importanti cantieri recentemente aperti o in fase di apertura: il ripascimento dell’arenile nei lidi nord che limita l’accesso alla spiaggia, la pista ciclabile sul litorale di Marina di Ravenna che elimina centinaia di parcheggi, la rotatoria all’incrocio tra la Ravegnana e la statale Adriatica.

Alberghini, commercialista 50enne sostenuto da una coalizione di centrodestra che riunisce Lega, Lista per Ravenna, Forza Italia e Fratelli d’Italia, teme pesanti ripercussioni in vista del 25 aprile e 1 maggio, momenti clou per il turismo primaverile: «A Marina di Ravenna e Porto Corsini i gestori degli stabilimenti lamentano che gli interventi di ripascimento della spiaggia vengono effettuati a partire dal mese di aprile, con ruspe e camion al lavoro mentre la gente si vuole godere il primo mare della stagione. E vorrei sapere chi ha avuto la geniale idea di aprire il cantiere per la ciclabile a Marina ora per concluderlo il 31 maggio. Parliamo tanto di destagionalizzazione del turismo, della necessità di attirare turisti in Riviera e nella nostra città anche fuori dall’estate, poi gli impediamo l’accesso eliminando centinaia di parcheggi con un cantiere che poteva essere avviato qualche mese fa».

Sulla questione della rotonda tra la Ravegnana e la Statale Adriatica, il candidato sindaco Alberghini fa notare che «in questo caso il Comune avrebbe dovuto far sentire maggiormente la sua voce nei confronti di Anas per concordare una diversa programmazione dei lavori. Non oso immaginare cosa potrà succedere nelle prossime settimane quando partiranno i lavori in concomitanza con l’intenso traffico verso il litorale, per non parlare poi dei mesi di giugno e luglio».

Insomma secondo l’aspirante sindaco «il Comune non può penalizzare così pesantemente i cittadini aprendo cantieri poco prima dell’estate e a inizio estate proprio nelle località turistiche, non possiamo trovarci tutti gli anni a discutere dello stesso problema. Il cambiamento che noi vogliamo portare a Ravenna come alternativa al Pd passa anche da una diversa programmazione dei lavori pubblici, fatta con il coinvolgimento dei cittadini e di tutti gli operatori interessati».

Il Pala Costa si fa teatro e Buffa racconta Owens, l’eroe nero del 1936

L’atleta che superò gli ariani a Berlino davanti a Hitler nella narrazione-spettacolo in scena per il Ravenna Festival

Jesse OwensUna memorabile impresa sportiva, raccontata in forma di narrazione spettacolare, entra a pieno titolo nella programmazione del Ravenna Festival, grazie a una collaborazione con l’assessorato allo sport del Comune (e assieme al concept store Sporty e al bagno Quevida di Porto Corsini), in occasione degli eventi promossi per “Ravenna Città Europea dello Sport 2016“.

Si tratta di Le Olimpiadi del 1936 del giornalista sportivo e affabulatore Federico Buffa che ha scritto lo spettacolo assieme a Emilio Russo, Paolo Frusca e Jvan Sica. L’appuntamento è per il 31 maggio nella cornice, più che mai sintonizzata con il tema, del Palasport Angelo Costa. Peraltro il racconto messo in scena da Buffa riguarda in particolare l’eroica serie di vittorie conquistate dall’atleta di colore Jesse Owens nello stadio di Berlino pavesato dalle bandiere naziste e alla presenza di Aldolf Hitler. Con notevole smacco per la presunta superiorità della razza ariana. James Cleveland Owens, detto Jesse, praticamente sconosciuto fino a pochi mesi prima, alle olimpiadi di Berlino divenne un’icona dello sport mondiale. Superò non solo le proprie possibilità ma anche i limiti umani  facendo registrare quattro record: nei 100 metri stabilisce il record mondiale (10,3”), nei 200 metri il record olimpico (20,7”), nel salto in lungo il record olimpico (806 cm) e nella staffetta 4 x 100 di nuovo il record mondiale (39,8”). Una grande vittoria che fu emblematica rispetto al razzismo dilagante in Europa e per il riscatto dei neri d’America. E rappresentò una svolta nella lotta civile contro la discriminazione razziale. Federico Buffa«Nell’anno in cui siamo città europea dello Sport – ha commentato l’assessore comunale allo Sport Guido Guerrieri –  abbiamo posto come precisa peculiarità di Ravenna l’importanza e la vivacità della “cultura”. Questo affascinante spettacolo di Buffa, dimostra come narrare lo sport è raccontare la storia, Jesse Owens non può essere considerato solo un atleta ma un protagonista e un’occasione per riflettere sulla nostra civiltà». «Non è certo casuale la presenza di questo spettacolo nel cartellone del prossimo festival –  ha sottolineato il direttore artistico Franco Masotti –  il cui tema è riassunto in una breve frase di Nelson Mandela “Ho camminato sulla lunga strada per la libertà”. Accade che anche le piste olimpioniche di atletica leggera possano essere altrettante “strade” verso la libertà e l’uguaglianza, che consentano di superare le barriere razziali. Lo sport ha rappresentato nel secolo passato una potente quanto pacifica “arma” contro la vergogna dell’Apartheid e di ogni tipo di discriminazione. Così quella di Owens è un’icona potente e la sua vicenda straordinaria merita di essere raccontata assieme a quelle di Abebe Bikila, Tommie Smith e John Carlos o Muhammad Alì. Va anche ricordato che lo stesso Madiba nel 1995 spronò la squadra bianca degli Springboks alla vittoria nel mondiale di rugby come primo passo per avvicinare bianchi e neri». Nello spettacolo Federico Buffa interpreta la parte di Wolgang Furstner, comandante del villaggio olimpico. Con lui i musicisti Alessandro Nidi, Nadio Marenco e la giovane cantante Cecilia Gragnani. Ma il cantastorie Buffa non narra solo di Owens, molti sono i personaggi e le storie che si intrecciano alle musiche e alle immagini dello straordinario film documentario – moderno ancora oggi –  commissionato dallo stesso Hitler alla regista tedesca Leni Riefensthal: Joseph Goebbels, Albert Speer, Cornelius Johnson e Dave Albritton, poi Sohn Keechiung, il vincitore coreano della maratona che fu premiato però come atleta del Sol Levante, perché nel frattempo la Corea era stata occupata dal Giappone. Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org Biglietti (posti non numerati): platea 32 euro (ridotti 28) e tribuna 20 euro (ridotti 18).

Il Pala Costa si fa teatro e Buffa racconta Owens, l’eroe nero del 1936

L’atleta che superò gli ariani a Berlino davanti a Hitler
nella narrazione-spettacolo in scena per il Ravenna Festival

Jesse OwensUna memorabile impresa sportiva, raccontata in forma di narrazione spettacolare, entra a pieno titolo nella programmazione del Ravenna Festival, grazie a una collaborazione con l’assessorato allo sport del Comune (e assieme al concept store Sporty e al bagno Quevida di Porto Corsini), in occasione degli eventi promossi per “Ravenna Città Europea dello Sport 2016“.


Si tratta di Le Olimpiadi del 1936 del giornalista sportivo e affabulatore Federico Buffa che ha scritto lo spettacolo assieme a Emilio Russo, Paolo Frusca e Jvan Sica.
L’appuntamento è per il 31 maggio nella cornice, più che mai sintonizzata con il tema, del Palasport Angelo Costa.

Peraltro il racconto messo in scena da Buffa riguarda in particolare l’eroica serie di vittorie conquistate dall’atleta di colore Jesse Owens nello stadio di Berlino pavesato dalle bandiere naziste e alla presenza di Aldolf Hitler. Con notevole smacco per la presunta superiorità della razza ariana.
James Cleveland Owens, detto Jesse, praticamente sconosciuto fino a pochi mesi prima, alle olimpiadi di Berlino divenne un’icona dello sport mondiale. Superò non solo le proprie possibilità ma anche i limiti umani  facendo registrare quattro record: nei 100 metri stabilisce il record mondiale (10,3”), nei 200 metri il record olimpico (20,7”), nel salto in lungo il record olimpico (806 cm) e nella staffetta 4 x 100 di nuovo il record mondiale (39,8”).
Una grande vittoria che fu emblematica rispetto al razzismo dilagante in Europa e per il riscatto dei neri d’America. E rappresentò una svolta nella lotta civile contro la discriminazione razziale.

Federico Buffa«Nell’anno in cui siamo città europea dello Sport – ha commentato l’assessore comunale allo Sport Guido Guerrieri –  abbiamo posto come precisa peculiarità di Ravenna l’importanza e la vivacità della “cultura”. Questo affascinante spettacolo di Buffa, dimostra come narrare lo sport è raccontare la storia, Jesse Owens non può essere considerato solo un atleta ma un protagonista e un’occasione per riflettere sulla nostra civiltà».

«Non è certo casuale la presenza di questo spettacolo nel cartellone del prossimo festival –  ha sottolineato il direttore artistico Franco Masotti –  il cui tema è riassunto in una breve frase di Nelson Mandela “Ho camminato sulla lunga strada per la libertà”. Accade che anche le piste olimpioniche di atletica leggera possano essere altrettante “strade” verso la libertà e l’uguaglianza, che consentano di superare le barriere razziali. Lo sport ha rappresentato nel secolo passato una potente quanto pacifica “arma” contro la vergogna dell’Apartheid e di ogni tipo di discriminazione. Così quella di Owens è un’icona potente e la sua vicenda straordinaria merita di essere raccontata assieme a quelle di Abebe Bikila, Tommie Smith e John Carlos o Muhammad Alì. Va anche ricordato che lo stesso Madiba nel 1995 spronò la squadra bianca degli Springboks alla vittoria nel mondiale di rugby come primo passo per avvicinare bianchi e neri».

Nello spettacolo Federico Buffa interpreta la parte di Wolgang Furstner, comandante del villaggio olimpico. Con lui i musicisti Alessandro Nidi, Nadio Marenco e la giovane cantante Cecilia Gragnani. Ma il cantastorie Buffa non narra solo di Owens, molti sono i personaggi e le storie che si intrecciano alle musiche e alle immagini dello straordinario film documentario – moderno ancora oggi –  commissionato dallo stesso Hitler alla regista tedesca Leni Riefensthal: Joseph Goebbels, Albert Speer, Cornelius Johnson e Dave Albritton, poi Sohn Keechiung, il vincitore coreano della maratona che fu premiato però come atleta del Sol Levante, perché nel frattempo la Corea era stata occupata dal Giappone.

Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org Biglietti (posti non numerati): platea 32 euro (ridotti 28) e tribuna 20 euro (ridotti 18).

Referendum trivelle, dieci cose da sapere alla vigilia del voto

Il 17 aprile si vota sulla durata delle concessioni esistenti
entro le 12 miglia. Ecco un vademecum essenziale per le urne

La campagna referendaria in vista della consultazione popolare in calendario domani 17 aprile è stata particolarmente intensa a Ravenna dove l’offshore ha radici profonde e garantisce lavoro a migliaia di persone: alla vigilia del voto ribattezzato NoTriv proviamo a mettere in fila i temi sul tavolo con dieci domande e dieci risposte.

Ho sentito che che il 17 aprile c’è un referendum. Per cosa si va a votare?
Circa 47 milioni di italiani (cioè tutti i cittadini che votano per la Camera dei deputati, tra cui circa 300mila ravennati) saranno chiamati alle urne per un referendum abrogativo che riguarda una parte della normativa che regola le trivellazioni in mare per l’estrazione di idrocarburi: si chiede di cancellare la parte di una legge (comma 17 dell’articolo 6 del decreto legislativo 152 del 3 aprile 2006) che permette alle società che hanno ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio con piattaforme offshore entro 12 miglia (circa 22,2 km) dalla costa di rinnovare la concessione fino all’esaurimento del giacimento. Il referendum sarà valido solo se andrà a votare la metà più uno degli aventi diritto.

Quindi riguarda le concessioni esistenti. E per il rilascio di nuove invece cosa è previsto?
Il decreto già stabilisce che sono vietate le nuove attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi entro le 12 miglia marine delle acque nazionali italiane quindi la consultazione popolare non riguarda nuove trivellazioni (già impedite dalla legge che non sarà modificata in questa parte dal referendum) ma la possibilità per gli impianti già esistenti di continuare a operare fino a che i giacimenti sottostanti non saranno esauriti.

A giugno si voterà per le amministrative, perché non è stato fatto un unico election day?
Il Governo ha scelto di non accorparlo alla tornata elettorale delle amministrative, che avrebbe consentito un risparmio di circa 300 milioni di euro per le spese della macchina pubblica. Il ministro dell’Interno ha parlato di «difficoltà di natura tecnica e non superabili in via amministrativa» ma da più parti viene considerata una mossa finalizzata al tentativo di non raggiungere il quorum, obiettivo apertamente dichiarato dal premier Matteo Renzi. Va comunque detto che la legge (decreto 98 del 2011) non prevede che le elezioni possano svolgersi in concomitanza con un referendum e nell’ultimo precedente in tal senso (2009) per attuare l’abbinamento fu necessaria una legge ad hoc.

Se vince il sì le piattaforme esistenti entro le dodici miglia dovranno essere chiuse e smantellate alla scadenza della concessione in vigore ora. Di che numeri parliamo?
Sui numeri è scoppiata una vera e propria guerra in queste settimane di campagna referendaria. Una elaborazione di Legambiente dice che le piattaforme in Italia entro le 12 miglia sono 79 (collegate a circa 450 pozzi) di cui 47 in Emilia Romagna e di cui 32 (tutte di Eni) su una superficie di 770 km quadrati di fronte alle coste ravennati. Il ministero dello Sviluppo economico dice che in totale entro le 12 miglia sono 89 (collegate a 469 pozzi) su un totale di 131 nell’offshore italiano (collegate a 726 pozzi). Gli ultimi dati forniti da Filctem-Cgil per Ravenna parlano di 550 dipendenti diretti Eni e circa quattrocento aziende collegate per un indotto di alcune migliaia di posti di lavoro. L’assessorato regionale alle Attività produttive, citando dati del Roca (l’associazione ravennate dei contrattisti offshore), sosteneva che nel 2014 il distretto ravennate potesse contare settemila addetti e un fatturato di circa 2,35 miliardi di euro stimando per il 2016 una contrazione degli occupati del 27 percento e una perdita di fatturato del 44 percento. Secondo un rilevamento commissionato dalla Regione a Unioncamere, in regione ci sono976 imprese offshore che occupano 9.010 addetti, di questi rispettivamente il 13 percento e il 30 percento si concentrano su Ravenna. L’ipotesi della Cgil è che in caso di vittoria del sì al referendum possano chiudere 15 piattaforme entro il 2018. Le restanti 17 piattaforme fanno parte di concessioni che raggiungerano la scadenza tra il 2024 e 2027.

Quanto producono le piattaforme interessate dal referendum?
Secondo Legambiente la produzione italiana entro le 12 miglia nel 2015 è stata di 542mila tonnellate di petrolio e 1,84 miliardi di mc di gas (a Ravenna si estrae solo gas). Secondo i dati dell’associazione ambientalista l’anno scorso dal sottosuolo marino ravennate in acque territoriali sarebbero arrivati circa 670 milioni di mc, un terzo della produzione nazionale coinvolta dal referendum. Legambiente si spinge a conteggiare anche i consumi italiani: per il gas nel 2014 sono stati di 50,7 milioni di tep (milioni di tonnellate) corrispondenti a 62 miliardi di mc: la fascia costiera di 12 miglia a Ravenna quindi avrebbe contribuito al fabbisogno nazionale per l’uno percento».

È vero che le piattaforme offshore inquinano?
L’Ong ambientalista Greenpeace sostiene di sì e ha pubblicato un documento recente che si basato su dati raccolti fra il 2012 e il 2014 dall’Ispra, su commissione dell’Eni, relativi a 34 piattaforme a gas gestite dalla compagnia nell’Adriatico. Nei sedimenti marini e nelle cozze che vivono vicino alle piattaforme sono state trovate, in alcuni casi, sostanze chimiche in quantità superiori ai limiti di legge. La replica dell’Eni e delle cooperative che raccolgono le cozze dai piloni delle piattaforme intendono denunciare Greenpeace ricordando che le cozze sono sottoposte ai controlli delle Asl prima di essere messe in commercio e inoltre i limiti di legge presi a riferimento da Greenpeace valgono per le acque che distano un miglio dalla costa, mentre le piattaforme sono più lontane e sottostanno ad altre soglie.

La tragedia del Paguro però dovrebbe metterci in guardia sul rischio incidenti?
L’incendio e il crollo della piattaforma al largo di Ravenna avvenne nel 1965 ed è rimasto l’unico incidente nel mare italiano. Morirono tre persone ma l’impatto ambientale fu ridotto perché estraeva gas. 

A prescindere dal referendum, il settore come se la passa?
Occorre ricordare un dato: l’11 luglio 2008 la quotazione del petrolio toccò il massimo storico di 147,25 dollari al barile mentre le quotazioni del Brent di gennaio lo vedono precipitato a 28. In questo scenario le estrazioni di idrocarburi non sono più così convenienti e sono le stesse compagnie petrolifere che stanno bloccando gli investimenti ma a livello mondiale, dove l’incidenza delle 79 piattaforme nelle 12 miglia italiane è irrisoria.

Però sento parlare di royalties che le aziende devono pagare allo Stato. Se chiudono piattaforme si perderanno anche quelle entrate?
Chi estrae idrocarburi deve pagare imposte applicate sul valore di vendita del gas o del petrolio estratto. In Italia il 7 per cento per il gas e il 4 per il petrolio. Nel 2015 tutte le estrazioni, sia su mare che in terra, hanno prodotto un gettito da royalties pari a 352 milioni. La quota delle piattaforme entro le 12 miglia, dice il sito de L’Espresso riportando i dati del ministero dello Sviluppo, è stata di circa 38 milioni.

Quando si vota esattamente e cosa serve?
Domenica 17 aprile si vota dalle 7 alle 23. Gli elettori dovranno esibire la tessera elettorale e un documento di identificazione munito di fotografia. Nel caso la tessera elettorale non risulti più utilizzabile, per i cittadini del comune di Ravenna occorre richiederne una nuova presentando domanda all’ufficio elettorale in viale Berlinguer o in uno degli uffici decentrati delle ex circoscrizioni. Sulla tessera gli elettori troveranno indicato il numero e l’indirizzo del seggio dove recarsi a votare. L’ufficio elettorale sarà aperto sabato 16 aprile dalle 8.30 alle 18 e domenica 17 aprile dalle 7 alle 23.

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