giovedì
21 Agosto 2025

«Politica in ritardo. Imprenditori balneari bloccati da un vuoto normativo»

Rustignoli (Coop Spiagge): «Direttiva Bolkestein del 2006, c’era tutto
il tempo per intervenire. Ora serve una legge quadro entro il 2016»

«Ormai tutti si aspettavano la bocciatura dall’Unione europea della proroga per le concessioni balneari (vedi correlati, ndr): non sta qui il vero problema per le imprese turistiche sulle spiagge italiane ma piuttosto nel vuoto normativo causato dalla politica nazionale che non ha saputo fare il suo mestiere. Al momento attuale non sappiamo cosa succederà dall’1 gennaio 2021 e invece questo avrebbe dovuto già essere chiarito a prescindere dal parere dell’avvocatura e dalla successiva sentenza». Il presidente della Coop Spiagge che riunisce i 210 stabilimenti dei nove lidi ravennati, Maurizio Rustignoli, non ha dubbi sulla responsabilità della situazione: il caos che regna sulle coste ravennati come quelle italiane è precedente al prossimo pronunciamento della Corte di giustizia europea.

Da dove comincia la confusione del settore?
«La direttiva Bolkestein è del 2006. C’era tutto il tempo per intervenire. Sia chiaro che la proroga dal 2013 al 2015 e quella successiva al 2020 sono state fatte dal Governo per avere il tempo sufficiente a elaborare una legge. Invece ancora la stiamo aspettando e abbiamo un ritardo gigantesco. Mi auguro davvero che entro il 2016 arrivi la legge quadro da tempo promessa. Se si andasse oltre verrebbe da pensare che c’è malafede».

La Corte di giustizia quindi non fa paura?
«Al momento c’è solo un parere dell’avvocatura che verrà quasi certamente ripreso dalla sentenza. Ma era tutto già atteso. Attendiamo la parola definitiva ricordando che avrà effetto su due soli casi specifici ma farà giurisprudenza per tutto il settore».

Insomma non cominceranno le aste per le spiagge dal giorno dopo…
«C’è molta confusione su questo. Nell’immediato non si andrà a gare in evidenza pubblica. Ma un intervento del Governo serve per riavere tranquillità nella categoria. Ora almeno le Regioni sono compatte nel fare leva per una bozza di legge».

L’Europa non vuole il rinnovo automatico delle concessioni ma chiede bandi aperti per la concorrenza. Come andrà fatta la legge?
«L’ipotesi più giusta ci sembra un doppio binario. Le nuove concessioni vanno assegnate in evidenza pubblica. Per quelle esistenti sarà doveroso riconoscere un periodo transitorio di almeno trent’anni per consentire alle imprese di adeguarsi con il riconoscimento del valore commerciale dell’impresa che insiste su quella porzione con una perizia asseverata: è impensabile non venga riconosciuto un valore di indennizzo all’azienda che ha investito. Se l’impresa vale 100 allora quei 100 dovranno essere riconosciuti da chi si aggiudica la concessione. E infine l’erosione negli anni ha cambiato la costa, bisogna rivedere la linea demaniale perché potrebbe voler dire che alcuni manufatti insistono su terreni che potrebbero essere di competenza delle Regioni e quindi assegnabili con altre metodologie».

Con la Pasqua a fine marzo siamo alle porte di una lunga stagione. Il nuovo piano comunale dell’arenile può dare una spinta al settore?
«Ci sono elementi di positività, abbiamo seguito il percorso. Però è un documento che si presenta spuntato perché su tutto pende l’incertezza delle concessioni».

Il Ghinea di Marina ha chiuso i battenti: il Comune ora vuole affittarlo per 12 anni

L’Amministrazione non ha soldi per i lavori e chiede ai privati
di farsene carico. Potrebbe diventare anche una struttura ricettiva

La nuova delibera per darlo in affitto con un contratto di sei anni (più sei anni) dovrebbe arrivare entro marzo, con l’auspicio naturalmente che un’attività riapra al più presto. Lo storico Ghinea è infatti al momento chiuso, essendo peraltro scaduto il precedente contratto di affitto.

Il locale di via Trieste, a Marina di Ravenna, è un bene di proprietà comunale che l’Amministrazione nel 2012 aveva addirittura messo in vendita con una base d’asta di 560mila euro, ma la gara era andata deserta e per evitare di dover applicare ribassi sul prezzo il Comune ha dunque ora deciso di proseguire con il contratto a scopo commerciale con alcune differenze rispetto al precedente. Se infatti in precedenza la manutenzione straordinaria era a carico del proprietario, ossia il Comune, che per ragioni anche di vincoli di bilancio – come ci ha spiegato l’assessora al Patrimonio Valentina Morigi – dà però precedenza alla manutenzione di beni utilizzati per scopi non di lucro, come le palestre o altri spazi pubblici, ora chi firmerà il contratto dovrà sobbarcarsi i costi dei lavori. Lavori che dovranno sicuramente riguardare il tetto, gli infissi e la manutenzione interna ma che potrebbero variare, e di molto, in base all’uso che si intende farne. Tra le destinazioni consentite infatti non c’è solo la ristorazione (gli attuali locali furono autorizzati nel 1975) ma anche la possibilità di farne un punto vendita e addirittura realizzare una struttura ricettiva.

L’immobile – che si sviluppa solo sul piano terra per circa 430 metri quadrati ed è privo di allacciamenti alla rete di distribuzione gas e alla fognatura pubblica – naturalmente è sottoposto a vari vincoli data la posizione in cui sorge, nella pineta a ridosso della piallassa e però non lontano dalla spiaggia, e le eventuali modifiche devono sottostare agli specifici regolamenti.

Per conoscere la base d’asta del canone annuo di partenza si dovrà attendere la delibera, ma di certo nel determinarla il Comune dovrà tener conto appunto anche dell’investimento non banale che dovrà sobbarcarsi chiunque subentri nel contratto. In questi anni il costo per l’affittuario è stato pari a 23.875 euro, Iva inclusa, all’anno.

Una curiosità, originariamente quello oggi noto come “Ghinea” era un fabbricato rurale denominato “Casa del Pastore” e facente parte del tenimento “Piomboni”.

Il Ghinea di Marina ha chiuso i battenti: il Comune ora vuole affittarlo per 12 anni

L’Amministrazione non ha soldi per i lavori e chiede ai privati
di farsene carico. Potrebbe diventare anche una struttura ricettiva

La nuova delibera per darlo in affitto con un contratto di sei anni (più sei anni) dovrebbe arrivare entro marzo, con l’auspicio naturalmente che un’attività riapra al più presto. Lo storico Ghinea è infatti al momento chiuso, essendo peraltro scaduto il precedente contratto di affitto.

Il locale di via Trieste, a Marina di Ravenna, è un bene di proprietà comunale che l’Amministrazione nel 2012 aveva addirittura messo in vendita con una base d’asta di 560mila euro, ma la gara era andata deserta e per evitare di dover applicare ribassi sul prezzo il Comune ha dunque ora deciso di proseguire con il contratto a scopo commerciale con alcune differenze rispetto al precedente. Se infatti in precedenza la manutenzione straordinaria era a carico del proprietario, ossia il Comune, che per ragioni anche di vincoli di bilancio – come ci ha spiegato l’assessora al Patrimonio Valentina Morigi – dà però precedenza alla manutenzione di beni utilizzati per scopi non di lucro, come le palestre o altri spazi pubblici, ora chi firmerà il contratto dovrà sobbarcarsi i costi dei lavori. Lavori che dovranno sicuramente riguardare il tetto, gli infissi e la manutenzione interna ma che potrebbero variare, e di molto, in base all’uso che si intende farne. Tra le destinazioni consentite infatti non c’è solo la ristorazione (gli attuali locali furono autorizzati nel 1975) ma anche la possibilità di farne un punto vendita e addirittura realizzare una struttura ricettiva.

L’immobile – che si sviluppa solo sul piano terra per circa 430 metri quadrati ed è privo di allacciamenti alla rete di distribuzione gas e alla fognatura pubblica – naturalmente è sottoposto a vari vincoli data la posizione in cui sorge, nella pineta a ridosso della piallassa e però non lontano dalla spiaggia, e le eventuali modifiche devono sottostare agli specifici regolamenti.

Per conoscere la base d’asta del canone annuo di partenza si dovrà attendere la delibera, ma di certo nel determinarla il Comune dovrà tener conto appunto anche dell’investimento non banale che dovrà sobbarcarsi chiunque subentri nel contratto. In questi anni il costo per l’affittuario è stato pari a 23.875 euro, Iva inclusa, all’anno.

Una curiosità, originariamente quello oggi noto come “Ghinea” era un fabbricato rurale denominato “Casa del Pastore” e facente parte del tenimento “Piomboni”.

Il Ghinea di Marina ha chiuso i battenti: il Comune ora vuole affittarlo per 12 anni

L’Amministrazione non ha soldi per i lavori e chiede ai privati di farsene carico. Potrebbe diventare anche una struttura ricettiva

La nuova delibera per darlo in affitto con un contratto di sei anni (più sei anni) dovrebbe arrivare entro marzo, con l’auspicio naturalmente che un’attività riapra al più presto. Lo storico Ghinea è infatti al momento chiuso, essendo peraltro scaduto il precedente contratto di affitto.

Il locale di via Trieste, a Marina di Ravenna, è un bene di proprietà comunale che l’Amministrazione nel 2012 aveva addirittura messo in vendita con una base d’asta di 560mila euro, ma la gara era andata deserta e per evitare di dover applicare ribassi sul prezzo il Comune ha dunque ora deciso di proseguire con il contratto a scopo commerciale con alcune differenze rispetto al precedente. Se infatti in precedenza la manutenzione straordinaria era a carico del proprietario, ossia il Comune, che per ragioni anche di vincoli di bilancio – come ci ha spiegato l’assessora al Patrimonio Valentina Morigi – dà però precedenza alla manutenzione di beni utilizzati per scopi non di lucro, come le palestre o altri spazi pubblici, ora chi firmerà il contratto dovrà sobbarcarsi i costi dei lavori. Lavori che dovranno sicuramente riguardare il tetto, gli infissi e la manutenzione interna ma che potrebbero variare, e di molto, in base all’uso che si intende farne. Tra le destinazioni consentite infatti non c’è solo la ristorazione (gli attuali locali furono autorizzati nel 1975) ma anche la possibilità di farne un punto vendita e addirittura realizzare una struttura ricettiva.

L’immobile – che si sviluppa solo sul piano terra per circa 430 metri quadrati ed è privo di allacciamenti alla rete di distribuzione gas e alla fognatura pubblica – naturalmente è sottoposto a vari vincoli data la posizione in cui sorge, nella pineta a ridosso della piallassa e però non lontano dalla spiaggia, e le eventuali modifiche devono sottostare agli specifici regolamenti.

Per conoscere la base d’asta del canone annuo di partenza si dovrà attendere la delibera, ma di certo nel determinarla il Comune dovrà tener conto appunto anche dell’investimento non banale che dovrà sobbarcarsi chiunque subentri nel contratto. In questi anni il costo per l’affittuario è stato pari a 23.875 euro, Iva inclusa, all’anno.

Una curiosità, originariamente quello oggi noto come “Ghinea” era un fabbricato rurale denominato “Casa del Pastore” e facente parte del tenimento “Piomboni”.

Anche una 92enne nella lista pro Pd del presidente di Amare Ravenna

Tra i candidati pure diversi giovani e un disabile. Il capolista Perini:
«Ci piacerebbe una giunta con una persona in carrozzina»

Sono stati presentati nella serata di sabato, al Grand Hotel Mattei, i candidati di Ama Ravenna, lista civica lanciata dal presidente dell’associazione per anziani Amare Ravenna, Daniele Perini – consigliere comunale uscente del Pd – a sostegno del candidato del centrosinistra (sostentuto come noto dallo stesso Pd e dal Pri) Michele De Pascale.

Perini sarà il capolista di una formazione nata – ha spiegato – per aprire una riflessione sul tema dei servizi sociali (che si chiede di riportare in capo al Comune) e del volontariato e per dare voce, in particolare, a «mamme, anziani e disabili». Tra le idee messe in campo anche un asilo pubblico aperto 12 ore al giorno.

Tra i candidati anche una 92enne, l’ex partigiana Anna Babini, oltre a Dino Guerra (72 anni), presidente della Pubblica Assistenza del comune di Ravenna, e Renzo Angeli (61enne) dell’Avis. Gli altri nomi in lista, tra cui diversi giovani «che non hanno mai fatto politica», dice Perini, e anche un ragazzo disabile («ci piacerebbe in giunta una persona in carrozzina», ha detto ancora Perini): Lorita Aurilia (29 anni), Simona Albini (24 anni), Paolo Bassi (72 anni), Maria Antonia Cafagna (37 anni), Mariateresa De Palma (42 anni), Milena Filipovic, Martina Fregola (32 anni), Valentina Fussi (24 anni), Corradino Riccardo (37 anni), Fulvia Di Pasquale (27 anni), Christian di Pasquale (36 anni), Antonio Pocaterra (65 anni), Silvia Piffer (51 anni), Maria Rosa Postorino (65 anni), Monia Malpassi (43 anni), Littorio Morselli (78 anni), Caterina Sansoni (31 anni), Rosamaria Tarantino (50 anni) e Ketty Samorì (42 anni).

Anche una 92enne nella lista pro Pd del presidente di Amare Ravenna

Tra i candidati pure diversi giovani e un disabile. Il capolista Perini: «Ci piacerebbe una giunta con una persona in carrozzina»

Sono stati presentati nella serata di sabato, al Grand Hotel Mattei, i candidati di Ama Ravenna, lista civica lanciata dal presidente dell’associazione per anziani Amare Ravenna, Daniele Perini – consigliere comunale uscente del Pd – a sostegno del candidato del centrosinistra (sostentuto come noto dallo stesso Pd e dal Pri) Michele De Pascale.

Perini sarà il capolista di una formazione nata – ha spiegato – per aprire una riflessione sul tema dei servizi sociali (che si chiede di riportare in capo al Comune) e del volontariato e per dare voce, in particolare, a «mamme, anziani e disabili». Tra le idee messe in campo anche un asilo pubblico aperto 12 ore al giorno.

Tra i candidati anche una 92enne, l’ex partigiana Anna Babini, oltre a Dino Guerra (72 anni), presidente della Pubblica Assistenza del comune di Ravenna, e Renzo Angeli (61enne) dell’Avis. Gli altri nomi in lista, tra cui diversi giovani «che non hanno mai fatto politica», dice Perini, e anche un ragazzo disabile («ci piacerebbe in giunta una persona in carrozzina», ha detto ancora Perini): Lorita Aurilia (29 anni), Simona Albini (24 anni), Paolo Bassi (72 anni), Maria Antonia Cafagna (37 anni), Mariateresa De Palma (42 anni), Milena Filipovic, Martina Fregola (32 anni), Valentina Fussi (24 anni), Corradino Riccardo (37 anni), Fulvia Di Pasquale (27 anni), Christian di Pasquale (36 anni), Antonio Pocaterra (65 anni), Silvia Piffer (51 anni), Maria Rosa Postorino (65 anni), Monia Malpassi (43 anni), Littorio Morselli (78 anni), Caterina Sansoni (31 anni), Rosamaria Tarantino (50 anni) e Ketty Samorì (42 anni).

Casa o albergo si sceglieranno con l’app che calcola la qualità della vita della zona

L’ha progettata una startup ravennate nello spazio coworking del Comune. «Saremo noi stessi a decidere cosa è importante»

È stata presentata sabato 5 marzo all’Open Data Day di Ravenna, a Palazzo Rasponi, Qirate, l’applicazione di Studiomapp che si pone l’obiettivo di rivoluzionare il mondo delle compravendite di immobili e la scelta degli alloggi.

I resident del coworking ravennate Cresco, già autori dell’app Nomadfamily (vedi articoli correlati), hanno vinto – fra oltre 200 startup europee – un finanziamento per realizzare il progetto, nell’ambito del programma Future-Internet public private partnership (FI-PPP)

Studiomapp riceverà per il progetto un finanziamento a fondo perduto del 75% per la sua realizzazione e sarà accompagnato da un programma di sei mesi di accelerazione organizzato dal consorzio SOUL-FI (Startup Optimizing Urban Life). La startup ravennate sarà seguita dalla Fondazione per la Ricerca e l’Innovazione dell’Università di Firenze, partner del consorzio, e riceverà servizi di supporto per accelerare il processo di sviluppo e per ottenere ulteriori finanziamenti.

«Qirate – racconta Angela Corbari, co-founder di Studiomapp – è un’applicazione che misura la qualità della vita, o liveability, in ambito urbano, soprattutto smart city, e le sue applicazioni sono rivoluzionarie: prima di acquistare casa, prenotare un hotel, accettare un nuovo lavoro, ci chiederemo quanto è il Qirate della zona in cui è ubicato. Qirate ci permetterà di capire se ciò che è presente nell’area, in termini di esercizi commerciali, trasporti, servizi pubblici, condizioni ambientali e altre informazioni che completano il concetto di qualità della vita, soddisfano le nostre esigenze».

«La potenza di Qirate – sottolinea Corbari – sta nel fatto che saremo noi stessi a decidere cosa è importante per la nostra qualità della vita, e l’applicazione ci aiuterà a prendere le decisioni migliori, su misura per noi. Ciò sarà possibile integrando tipi eterogenei di dati e fonti (Open data, sensori in tempo reale, indici ambientali, IoT o internet degli oggetti, dati provenienti da crowdsourcing, ndr). Sperimenteremo l’applicazione in alcune città pilota italiane e straniere, e Ravenna sarà sicuramente una di queste. Agenzie immobiliari e hotel interessati alla sperimentazione possono contattarci, offriremo loro la possibilità di provare un servizio innovativo che li contraddistinguerà dal mercato tradizionale, anticipando di fatto il futuro delle ricerche su internet».

Il nome Qirate deriva dall’arabo قيراط‎, qīrāṭ, carato, l’unità di misura di peso delle pietre preziose. Il logo del progetto – nato dalla collaborazione con Emilio Macchia, uno dei più promettenti grafici in Italia, anch’esso resident al Cresco – raffigura un diamante che sintetizza il grande valore di quello che viene misurato e che al suo interno presenta le sfaccettature destrutturate a rappresentare le strade e la suddivisione in blocchi della città.

Dai passatelli al record di audience: cronistoria del trionfo di Erica a Masterchef

Dieci puntate tra alti e (clamorosi) bassi per la ravennate. Graziata più volte, aiutata pure dalla tanto odiata sindacalista Lucia

È convinta che i passatelli li saprebbe fare anche da bendata e ad occhi chiusi per davvero ha completato due cappelletti ma non ha saputo disinnescare le bombette pugliesi confondendo clamorosamente il polmone con il capocollo di maiale e non sapeva che il riso basmati è indiano. È stato un percorso tra alti e bassi, in un guazzetto di parecchie lacrime senza tocchi di genialità, quello che alla fine ha portato la ravennate Erica Liverani alla vittoria della quinta edizione di Masterchef battendo l’estrosa torinese Alida Gotta. «I piatti di Alida li guardi, i piatti di Erica li magni», ha amabilmente sentenziato Selvaggia Lucarelli su Twitter.

La 30enne fisioterapista di Conventello ha seguito la puntata finale – registrata il 31 luglio e andata in onda il 3 marzo – al circolo sociale Bosco Baronio di Ravenna dove era stato allestito uno schermo per una visione collettiva a cui ha preso parte anche il sindaco Fabrizio Mattuecci (vedi tra gli articoli correlati): a lei va il premio di 100mila euro in gettoni d’oro e potrà ora realizzare il suo primo libro di ricette grazie al celebre show culinario di Sky riservato a cuochi amatoriali. La conclusione non ha messo a tacere i tanti che nell’ultimo periodo, accanto alle critiche in toni legittimi sulla presunta antipatia o sulle scarse capacità in cucina, le hanno riservato attacchi feroci e minacce, soprattutto sui social network: «Denuncio tutti», è stato il suo sfogo esasperato. E ha confermato l’intenzione di procedere.

Addosso la maglietta di uno stabilimento di Marina di Ravenna e in braccio la figlia Emma di diciotto mesi che sta crescendo da sola dopo l’addio del compagno: il premio tenerezza l’ha conquistato subito presentandosi così alla selezione davanti ai giudici (Bruno Barbieri, Carlo Cracco, Joe Bastianich e Antonino Cannavacciuolo). Poi è stato particolarmente conflittuale il rapporto con Cracco. Il cuoco, che sorride piacione in ammollo nella pubblicità Scavolini e si ritrova denunciato per aver cucinato un piccione, è stato spesso pungente: «Sei fatta così, non ascolti e fai quello che ti pare». Del resto lei stessa si è definita «una testona romagnola» quando Barbieri l’ha etichettata come «furbetta romagnola». Eppure è stato Cracco il mastro cerimoniere di una improvvisata unione civile nata su un pasticcio di luccio cucinato in coppia con Giovanni Gaetani: «Non sia malizioso chef Cracco, io odio gli uomini, ho un po’ una repulsione per il sesso maschile. Giovanni è solo amico». Ma nei festeggiamenti post vittoria l’hanno visto tutti quel quasi bacio…

La vittoria non è stata una sorpresa. Il sito Dagospia aveva spoilerato l’esito (vedi articoli correlati). Ma già dalle prime battute del programma tra i venti concorrenti ai fornelli – selezionati attraverso varie tappe partendo da circa 18mila aspiranti che si erano presentati ai casting – la ragazza ravennate aveva messo in mostra numeri che l’avevano spinta nella cerchia dei favoriti. Nelle prime sei prove esterne ha sempre avuto il grembiule della brigata poi vincitrice: se l’è cavata in carrozza tra piadina e saraghina sulla spiaggia di Riccione dove gli chef sono sbarcati in pedalò, ha strappato la salvezza grazie al bonus dello chef Cannavacciuolo nel picnic fighetto di Milano tra milanesi di bianco vestiti, ha saputo abbinare lumache e mostarda al timone di una squadra su una motonave salvata da Bastianich quando si è arenate nelle secche del Po in Emilia, ha festeggiato anche all’estero con una paella cucinata a Valencia dove però la vittoria è arrivata più per merito della tanto odiata rivale Lucia Giorgi.

I momenti difficili non sono mancati. Come quando è stata capace di dimenticare il riso tra gli ingredienti per gli arancini e solo il fair play di tutti gli altri concorrenti – compresa l’odiata Lucia – le ha permesso il ritorno in dispensa. Per due volte la salvezza è passata attraverso un duello finale da dentro o fuori. È successo alla settima puntata quando l’errore nell’invention test dedicato allo street food l’ha costretta ad aggrapparsi a quattro polpette per condannare Rubina Rovini all’uscita. Ed è successo anche una settimana fa in semifinale: un maiale da cucinare alla cinese non ha convinto i palati dei giudici con quel riso basmati che credeva cinese. Altri sbagliando ingredienti così clamorosamente ci hanno lasciato le penne. Non a caso Erica in un pianto disperato aveva già tagliato l’improbabile braccialetto di spago al polso dalla seconda puntata – dono di Cannavacciuolo come ammonimento per averlo lasciato nel piatto presentato ai giudici – quando ha avuto la grazia di un ultimo duello: “Message in a bottle” il nome dato alla pasta in vasocottura che l’ha spedita in finale ai danni di Maradona Jean Youssef.

La finale – che come se non bastasse Dagospia è addirittura stata diffusa da Sky per errore nel pomeriggio precedente ma ha comunque segnato il record per la pay-tv sat con 1,6 milioni di spettatori (5,4 percento di share) – l’ha vista avere la meglio con un piatto di animelle mai cucinate e un menù degustazione esaltato da due cappesante. Il duello, come detto, con Alida. Le due concorrenti con le storie più toccanti alle spalle: Erica mamma single in cerca di affermazione e Alida uscita dai disturbi alimentari del passato proprio grazie a una passione culinaria sbocciata su suggerimento del fidanzato. Ma le vere guest star sono stati i genitori di Erica, Gemma e Renzo, romagnoli ruspanti veraci che dalla balconata hanno seguito la figlia commentando tra loro in puro dialetto rendendo necessari i sottotitoli per i forestieri di Savarna. Erica poi racconterà che ai genitori aveva detto di essere stata eliminata invece di informarli dell’entrata in finale, temendo che il padre non riuscisse a trattenere il segreto. È stata la produzione del programma ad avvisarli: «Signori, venite a Milano che la vostra Erica è in finale». E il bello doveva ancora venire.

Emergenza profughi: che ruolo deve avere l’amministrazione?

Rispondono i cinque aspiranti sindaci di Ravenna

Prosegue la rubrica dedicata ai candidati a sindaco di Ravenna alle amministrative di giugno, a cui chiediamo risposte brevi e circostanziate alle nostre domande di settimana in settimana. Siamo lieti di dare il benvenuto in questo spazio a Massimiliano Alberghini della coalizione composta da Lega Nord e Lista per Ravenna, che potrebbe peraltro presto veder allargare la sua coalizone a Forza Italia e Fratelli d’Italia. Resta invece ancora incerta la situazione nel Movimento 5 Stelle dove due sono le liste che hanno chiesto la certificazione allo staff centrale. Ribadiamo quindi che abbiamo chiesto a entrambe di partecipare, ma solo una di queste, quella emersa dal meetup ravennate e che ha indicato Michela Guerra come la propria candidata, ha accettato di rispondere a patto che fosse appunto precisato come non possa essere ufficialmente considerata la candidata del Movimento 5 Stelle a Ravenna, mentre la lista che ha come portavoce Francesca Santarella ha preferito attendere decisioni definitive. Per chi volesse suggerire i quesiti da girare eventualmente ai candidati: redazione@ravennaedintorni.it.

Ed ecco la domanda della settimana. La cosiddetta emergenza profughi non è destinata a finire in tempi brevi e per quanto sia gestita dal governo centrale, i Comuni sono sempre più chiamati in causa. Per quello di Ravenna ci sarebbe la possibilità di gestire direttamente l’accoglienza, tramite un accordo con la Prefettura, una possibilità che l’attuale amministrazione non ha ritenuto utile e opportuno cogliere. Tra le ragioni di questa scelta, va detto, c’è la convinzione che un tema tanto delicato debba restare al riparo dal dibattito politico del consiglio comunale per evitare facili strumentalizzazioni e anche il fatto che, essendo quello di Ravenna un Comune di grandi dimensioni, per trovare accoglienza agli ospiti inviati dal sistema Mare Nostrum (in quote stabilite secondo un calcolo basato sulla popolazione residente) non potrebbe comunque evitare di ricorrere a bandi simili a quelli pubblicati dalla Prefettura e non potrebbe agire tramite affidamenti diretti, come invece possono fare Comuni di piccole dimensioni. Il tutto impiegando risorse di personale del Comune per svolgere un compito che la legge, appunto, affida alla Prefettura.
Tuttavia, in questi mesi, per l’arrivo di decine di richiedenti asilo via terra che hanno presentato la domanda direttamente in questura, sempre il Comune si è trovato ad affrontare l’emergenza di richiedenti asilo in attesa di un posto nel progetto Mare Nostrum e quindi temporaneamente senzatetto per cui si sono attivate innanzitutto molte realtà di volontariato sul territorio.

Massimiliano Alberghini (commercialista di 50 anni, candidato di Lista per Ravenna e Lega Nord)
«Il sindaco deve pretendere dallo Stato, comprese Prefettura e Questura, che si distingua rigorosamente tra i migranti dalla povertà, per cui occorre promuovere lo sviluppo e l’occupazione nei loro paesi, da chi fugge da guerra o persecuzioni, il riconoscimento ai quali dell’eventuale diritto d’asilo deve avvenire in tempi rapidi, anche perché proseguano verso i paesi europei a cui aspirano. Per la loro ospitalità temporanea, il sindaco non può continuare a scaricare ogni responsabilità sul Prefetto, bensì collaborare con lui perché la “gestione” dei profughi avvenga alla luce del sole e garantendo il massimo controllo perché rispettino le leggi, l’ordine e l’igiene pubblica, pena adeguate sanzioni. Occorre evitarne la concentrazione, scegliendo locali diffusi nel tessuto abitativo, idonei alla vigilanza sulle condizioni di sicurezza e senza configgere con l’economia turistica. Esistono anche a Ravenna situazioni in cui i profughi sono piuttosto un affare. Dovere del sindaco è organizzare le disponibilità che la comunità ravennate sa offrire tramite il vero volontariato (Caritas, parrocchie, associazioni), ma anche l’azienda pubblica Asp, finora estranea, a cui il Comune ha delegato, finanziandole, le proprie funzioni di assistenza sociale. Le finte cooperative sociali no».

Michele De Pascale (31 anni, segretario provinciale del Pd, candidato a sindaco del centrosinistra sostenuto da Pd, Pri e liste civiche)
«In un momento di guerre e conflitti generalizzati, carestie e povertà, nonché di forti tensioni sociali anche a livello locale, riteniamo sia inaccettabile fare demagogia sul tema dei profughi. Dobbiamo esigere una risposta dall’Europa perché i paesi esposti sul Mediterraneo non si siano lasciati soli ad affrontare questo esodo, e dobbiamo pretendere che Stato e Prefetture si facciano carico della procedura “straordinaria” di accoglienza in maniera eguale in tutti i territori, sia per gli arrivi “via mare” che per quelli “via terra”. Premesso che la risposta non può essere che nazionale, laddove si presentino situazioni di “emergenza” ci impegneremo nel pretendere soluzioni nazionali adeguate, ma non permetteremo che in una città civile come Ravenna vi siano persone costrette a dormire all’aperto. Qui, il tessuto sociale e civile, già robusto, sarà fortificato aumentando e rendendo più efficienti e coordinati i servizi a bassa soglia e di prossimità, favorendo progetti di reinserimento sociale per il recupero delle autonomie personali per superare l’assistenzialismo. Ci faremo portavoce di un sistema di accoglienza dei richiedenti protezione analogo a quello dello Sprar, per piccoli numeri per territorio, con una progettualità di accoglienza finalizzata all’inclusione sociale. Crediamo sia compito dell’Amministrazione, con il volontariato, costruire una rete che consenta di affrontare le situazioni a cui al momento lo Stato non riesce a far fronte».

Michela Guerra (avvocato di 43 anni, votata dal Meetup di Ravenna ma in attesa di certificazione dal Movimento 5 Stelle) 
«Si tratta di un problema innanzitutto sociale che, se non gestito correttamente, diventa anche un problema di sicurezza pubblica. Secondo noi questa funzione deve essere gestita principalmente dai Comuni, eventualmente in collaborazione con soggetti terzi, ma applicando un controllo  forte e puntuale sull’utilizzo delle risorse economiche e sulle regole di gestione messe in pratica. Tutto ciò fermo restando il ruolo da garante della pubblica sicurezza che resta in capo alla Prefettura. Oggi invece l’accoglienza è affidata, perlopiù, ad associazioni di volontariato, onlus e cooperative che gestiscono le risorse stabilite a livello nazionale. Identificare una  o più strutture di accoglienza presso immobili comunali, permetterebbe una migliore conoscenza da parte delle forze dell’ordine e una migliore assistenza dei servizi sociali. Tutto questo evitando sovraffollamenti, definendo chiaramente le posizioni migliori nel territorio ed evitando quindi tensioni. Il passo successivo è l’inserimento in programmi di accoglienza che prevedano il severo controllo dell’evasione all’obbligo scolastico, agevolare l’opportunità per i genitori di partecipare ad attività di volontariato a favore di tutta la comunità, oppure acquisire e/o valorizzare le competenze professionali con  attività di formazione. Siamo consapevoli che questo approccio implica una riorganizzazione dei carichi di lavoro del personale comunale e per questo è necessario utilizzare il personale delle province».

Raffaella Sutter (sociologa di 61 anni, ex dirigente comunale, candidata della lista di sinistra Ravenna in Comune) 
«Ravenna è entrata nel Sistema nazionale per richiedenti asilo dal 2001 ed oggi in tale circuito mette a disposizione 79 posti.
Lo Sprar dovrebbe essere l’unico Sistema di Accoglienza per richiedenti asilo, ma i posti sono sottostimati e le Prefetture attivano i centri straordinari.
Tale doppio binario è pericoloso e iniquo e  per limitare in parte tale situazione il Comune deve governare direttamente l’accoglienza straordinaria tramite accordi con la Prefettura che è competente per legge e che finanzia. Il Comune è responsabile politicamente, verso i propri cittadini, dell’accoglienza, il Consiglio Comunale deve essere coinvolto, perchè accoglienza e solidarietà sono un patrimonio della città che va difeso e i Servizi comunali devono  gestire le procedure di organizzazione dei servizi necessarie.
Solo il Comune può con la propria rete di servizi e relazioni sul territorio, gestire la prima e la seconda accoglienza, coinvolgendo cittadinanza attiva e volontariato, in una cornice pubblica certa.
Ciò che è avvenuto con richiedenti asilo Pakistani a lungo privi di alloggio perchè fuori dal circuito Mare nostrum è inaccettabile: deve esser predisposta una struttura di prima accoglienza, extra piano freddo, utilizzabile temporaneamente ed attivabile immediatamente in caso di emergenze».

Maurizio Bucci (53 anni, imprenditore, candidato della lista civica La Pigna)
«La questione profughi vede il Governo nazionale a guida Pd in una situazione di irresponsabilità totale: nessuna azione di contrasto all’immigrazione clandestina, centri di identificazione inefficienti, espulsioni non eseguite, tempi di risposta ai richiedenti asilo infiniti. Tutto questo è voluto al fine di creare un’emergenza volta a erogare ingenti risorse che poi generano scandali criminali come “Mafia Capitale” o come la gestione del Cie di Mineo. Se vinciamo noi, intanto il territorio comunale sarà pattugliato dalla polizia municipale in intesa con le altre forze dell’ordine per identificare coloro che adesso vagabondano con tranquillità in strade, giardini e parchi. Tutti coloro che risulteranno clandestini, o peggio condannati, verranno poi consegnati per l’espulsione effettiva o per scontare la pena. Vi sono clandestini provenienti da paesi in pace, e anche con economie in crescita, che devono essere espulsi in modo immediato. Il Comune deve accogliere solo coloro che hanno i requisiti per soggiornare in Italia, in numero compatibile con le proprie disponibilità logistiche, tenendo conto della situazione già presente in termini di immigrati. Con la Prefettura va cercata un’intesa proprio su questo aspetto, con l’obiettivo di superare in fretta la fase assistenzialistica, per poi procedere alla fase di inserimento sociale. Chi rifiuta questa fase deve essere espulso subito. È in questo modo che si eviterà di ripetere di avere dei richiedenti asilo privi di alloggio».

Emergenza profughi: che ruolo deve avere l’amministrazione?

Rispondono i cinque aspiranti sindaci di Ravenna

Prosegue la rubrica dedicata ai candidati a sindaco di Ravenna alle amministrative di giugno, a cui chiediamo risposte brevi e circostanziate alle nostre domande di settimana in settimana. Siamo lieti di dare il benvenuto in questo spazio a Massimiliano Alberghini della coalizione composta da Lega Nord e Lista per Ravenna, che potrebbe peraltro presto veder allargare la sua coalizone a Forza Italia e Fratelli d’Italia. Resta invece ancora incerta la situazione nel Movimento 5 Stelle dove due sono le liste che hanno chiesto la certificazione allo staff centrale. Ribadiamo quindi che abbiamo chiesto a entrambe di partecipare, ma solo una di queste, quella emersa dal meetup ravennate e che ha indicato Michela Guerra come la propria candidata, ha accettato di rispondere a patto che fosse appunto precisato come non possa essere ufficialmente considerata la candidata del Movimento 5 Stelle a Ravenna, mentre la lista che ha come portavoce Francesca Santarella ha preferito attendere decisioni definitive. Per chi volesse suggerire i quesiti da girare eventualmente ai candidati: redazione@ravennaedintorni.it.

Ed ecco la domanda della settimana. La cosiddetta emergenza profughi non è destinata a finire in tempi brevi e per quanto sia gestita dal governo centrale, i Comuni sono sempre più chiamati in causa. Per quello di Ravenna ci sarebbe la possibilità di gestire direttamente l’accoglienza, tramite un accordo con la Prefettura, una possibilità che l’attuale amministrazione non ha ritenuto utile e opportuno cogliere. Tra le ragioni di questa scelta, va detto, c’è la convinzione che un tema tanto delicato debba restare al riparo dal dibattito politico del consiglio comunale per evitare facili strumentalizzazioni e anche il fatto che, essendo quello di Ravenna un Comune di grandi dimensioni, per trovare accoglienza agli ospiti inviati dal sistema Mare Nostrum (in quote stabilite secondo un calcolo basato sulla popolazione residente) non potrebbe comunque evitare di ricorrere a bandi simili a quelli pubblicati dalla Prefettura e non potrebbe agire tramite affidamenti diretti, come invece possono fare Comuni di piccole dimensioni. Il tutto impiegando risorse di personale del Comune per svolgere un compito che la legge, appunto, affida alla Prefettura.
Tuttavia, in questi mesi, per l’arrivo di decine di richiedenti asilo via terra che hanno presentato la domanda direttamente in questura, sempre il Comune si è trovato ad affrontare l’emergenza di richiedenti asilo in attesa di un posto nel progetto Mare Nostrum e quindi temporaneamente senzatetto per cui si sono attivate innanzitutto molte realtà di volontariato sul territorio.

Massimiliano Alberghini (commercialista di 50 anni, candidato di Lista per Ravenna e Lega Nord)
«Il sindaco deve pretendere dallo Stato, comprese Prefettura e Questura, che si distingua rigorosamente tra i migranti dalla povertà, per cui occorre promuovere lo sviluppo e l’occupazione nei loro paesi, da chi fugge da guerra o persecuzioni, il riconoscimento ai quali dell’eventuale diritto d’asilo deve avvenire in tempi rapidi, anche perché proseguano verso i paesi europei a cui aspirano. Per la loro ospitalità temporanea, il sindaco non può continuare a scaricare ogni responsabilità sul Prefetto, bensì collaborare con lui perché la “gestione” dei profughi avvenga alla luce del sole e garantendo il massimo controllo perché rispettino le leggi, l’ordine e l’igiene pubblica, pena adeguate sanzioni. Occorre evitarne la concentrazione, scegliendo locali diffusi nel tessuto abitativo, idonei alla vigilanza sulle condizioni di sicurezza e senza configgere con l’economia turistica. Esistono anche a Ravenna situazioni in cui i profughi sono piuttosto un affare. Dovere del sindaco è organizzare le disponibilità che la comunità ravennate sa offrire tramite il vero volontariato (Caritas, parrocchie, associazioni), ma anche l’azienda pubblica Asp, finora estranea, a cui il Comune ha delegato, finanziandole, le proprie funzioni di assistenza sociale. Le finte cooperative sociali no».

Michele De Pascale (31 anni, segretario provinciale del Pd, candidato a sindaco del centrosinistra sostenuto da Pd, Pri e liste civiche)
«In un momento di guerre e conflitti generalizzati, carestie e povertà, nonché di forti tensioni sociali anche a livello locale, riteniamo sia inaccettabile fare demagogia sul tema dei profughi. Dobbiamo esigere una risposta dall’Europa perché i paesi esposti sul Mediterraneo non si siano lasciati soli ad affrontare questo esodo, e dobbiamo pretendere che Stato e Prefetture si facciano carico della procedura “straordinaria” di accoglienza in maniera eguale in tutti i territori, sia per gli arrivi “via mare” che per quelli “via terra”. Premesso che la risposta non può essere che nazionale, laddove si presentino situazioni di “emergenza” ci impegneremo nel pretendere soluzioni nazionali adeguate, ma non permetteremo che in una città civile come Ravenna vi siano persone costrette a dormire all’aperto. Qui, il tessuto sociale e civile, già robusto, sarà fortificato aumentando e rendendo più efficienti e coordinati i servizi a bassa soglia e di prossimità, favorendo progetti di reinserimento sociale per il recupero delle autonomie personali per superare l’assistenzialismo. Ci faremo portavoce di un sistema di accoglienza dei richiedenti protezione analogo a quello dello Sprar, per piccoli numeri per territorio, con una progettualità di accoglienza finalizzata all’inclusione sociale. Crediamo sia compito dell’Amministrazione, con il volontariato, costruire una rete che consenta di affrontare le situazioni a cui al momento lo Stato non riesce a far fronte».

Michela Guerra (avvocato di 43 anni, votata dal Meetup di Ravenna ma in attesa di certificazione dal Movimento 5 Stelle) 
«Si tratta di un problema innanzitutto sociale che, se non gestito correttamente, diventa anche un problema di sicurezza pubblica. Secondo noi questa funzione deve essere gestita principalmente dai Comuni, eventualmente in collaborazione con soggetti terzi, ma applicando un controllo  forte e puntuale sull’utilizzo delle risorse economiche e sulle regole di gestione messe in pratica. Tutto ciò fermo restando il ruolo da garante della pubblica sicurezza che resta in capo alla Prefettura. Oggi invece l’accoglienza è affidata, perlopiù, ad associazioni di volontariato, onlus e cooperative che gestiscono le risorse stabilite a livello nazionale. Identificare una  o più strutture di accoglienza presso immobili comunali, permetterebbe una migliore conoscenza da parte delle forze dell’ordine e una migliore assistenza dei servizi sociali. Tutto questo evitando sovraffollamenti, definendo chiaramente le posizioni migliori nel territorio ed evitando quindi tensioni. Il passo successivo è l’inserimento in programmi di accoglienza che prevedano il severo controllo dell’evasione all’obbligo scolastico, agevolare l’opportunità per i genitori di partecipare ad attività di volontariato a favore di tutta la comunità, oppure acquisire e/o valorizzare le competenze professionali con  attività di formazione. Siamo consapevoli che questo approccio implica una riorganizzazione dei carichi di lavoro del personale comunale e per questo è necessario utilizzare il personale delle province».

Raffaella Sutter (sociologa di 61 anni, ex dirigente comunale, candidata della lista di sinistra Ravenna in Comune) 
«Ravenna è entrata nel Sistema nazionale per richiedenti asilo dal 2001 ed oggi in tale circuito mette a disposizione 79 posti.
Lo Sprar dovrebbe essere l’unico Sistema di Accoglienza per richiedenti asilo, ma i posti sono sottostimati e le Prefetture attivano i centri straordinari.
Tale doppio binario è pericoloso e iniquo e  per limitare in parte tale situazione il Comune deve governare direttamente l’accoglienza straordinaria tramite accordi con la Prefettura che è competente per legge e che finanzia. Il Comune è responsabile politicamente, verso i propri cittadini, dell’accoglienza, il Consiglio Comunale deve essere coinvolto, perchè accoglienza e solidarietà sono un patrimonio della città che va difeso e i Servizi comunali devono  gestire le procedure di organizzazione dei servizi necessarie.
Solo il Comune può con la propria rete di servizi e relazioni sul territorio, gestire la prima e la seconda accoglienza, coinvolgendo cittadinanza attiva e volontariato, in una cornice pubblica certa.
Ciò che è avvenuto con richiedenti asilo Pakistani a lungo privi di alloggio perchè fuori dal circuito Mare nostrum è inaccettabile: deve esser predisposta una struttura di prima accoglienza, extra piano freddo, utilizzabile temporaneamente ed attivabile immediatamente in caso di emergenze».

Maurizio Bucci (53 anni, imprenditore, candidato della lista civica La Pigna)
«La questione profughi vede il Governo nazionale a guida Pd in una situazione di irresponsabilità totale: nessuna azione di contrasto all’immigrazione clandestina, centri di identificazione inefficienti, espulsioni non eseguite, tempi di risposta ai richiedenti asilo infiniti. Tutto questo è voluto al fine di creare un’emergenza volta a erogare ingenti risorse che poi generano scandali criminali come “Mafia Capitale” o come la gestione del Cie di Mineo. Se vinciamo noi, intanto il territorio comunale sarà pattugliato dalla polizia municipale in intesa con le altre forze dell’ordine per identificare coloro che adesso vagabondano con tranquillità in strade, giardini e parchi. Tutti coloro che risulteranno clandestini, o peggio condannati, verranno poi consegnati per l’espulsione effettiva o per scontare la pena. Vi sono clandestini provenienti da paesi in pace, e anche con economie in crescita, che devono essere espulsi in modo immediato. Il Comune deve accogliere solo coloro che hanno i requisiti per soggiornare in Italia, in numero compatibile con le proprie disponibilità logistiche, tenendo conto della situazione già presente in termini di immigrati. Con la Prefettura va cercata un’intesa proprio su questo aspetto, con l’obiettivo di superare in fretta la fase assistenzialistica, per poi procedere alla fase di inserimento sociale. Chi rifiuta questa fase deve essere espulso subito. È in questo modo che si eviterà di ripetere di avere dei richiedenti asilo privi di alloggio».

Il vicesindaco resterà repubblicano? Dal Pd: «Se vinciamo sarà il segretario Fusignani»

La promessa del candidato sindaco De Pascale all’assembea del Pri
L’Edera ci crede: «Questa non è continuità, ma una nuova alleanza»

Prima manifestazione elettorale del Partito Repubblicano a Ravenna alla sala di Confocommercio intitolata a Secondo Bini, indimenticato direttore dell’associazione dei commercianti e ultimo sindaco repubblicano di Ravenna.

Giannantonio Mingozzi ha tracciato un consuntivo del proprio operato come vice sindaco della città e lanciato alcuni temi che saranno al centro della campagna elettorale: «sicurezza, amministrazione trasparente, difesa dei posti di lavoro nel comparto dell’off shore, occupazione, sostegno a commercio e turismo, infrastrutture e porto, università».

Dopo i contributi dell’architetto Massimiliano Casavecchia e del giovane studente universitario Andrea Vasi, l’intervento del segretario regionale del Pri, Luca Ferrini, ha sottolineato «l’importanza di un’alleanza che pone prospettive per un rlancio di Ravenna e del Pri».

Ha preso quindi la parola il candidato sindaco Michele De Pascale che ha spiegato le ragioni per cui «è importante l’alleanza Pd-Pri, unici partiti disposti a metterci la faccia per il futuro del governo della città» ed ha indicato, scrivono i repubblicani in una nota inviata alla stampa, «nel caso di vittoria della coalizione di centro sinistra, l’attuale segretario del Pri di Ravenna (Eugenio Fusignani, ndr) come vicesindaco nella prossima amministrazione».

Le conclusioni della manifestazione, affidate proprio al segretario Fusignani, hanno sottolineato «l’apprezzamento per le proposte avanzate e l’impegno per aver colto il valore e i valori dei repubblicani nel corso dei 72 anni di ininterrotta presenza nell’assise comunale e per il futuro governo della città».

«Dopo l’ampio dibattito vissuto all’interno degli organismi dei rispettivi partiti- ha concluso Fusignani- non si può parlare di continuità, ma di nuova alleanza che vuole e deve garantire a Ravenna, onestà, competenza e idee per il futuro».

Carabinieri fuori servizio pedinano ladro d’appartamento: scoperta truffa milionaria

Arrestate 10 persone dopo l’irruzione in un complesso residenziale:
derubavano ignare vittime ottenendo i codici dei loro conti via mail

Da mesi i carabinieri della compagnia di Cervia-Milano Marittima erano sulle tracce di Tibor Simon, considerato un «pericoloso» latitante rumeno, condannato in via definitiva dal tribunale di Urbino per furto in abitazione, che già dalla scorsa estate, in almeno due occasioni, aveva forzato un posto di controllo dei carabinieri e ingaggiato fughe ad alta velocità (e a suo carico sono al vaglio anche diversi furti in abitazioni e aziende verificatisi in questi mesi).

Durante il pomeriggio di martedì (1 marzo), un brigadiere e un appuntato dei carabinieri, a passeggio per Cervia fuori servizio con le loro famiglie, lo hanno notato mentre saliva a bordo di una utilitaria nel parcheggio di un supermercato. I due militari sono così saliti a bordo delle loro auto private per iniziare un pedinamento allertando, nel contempo, la centrale operativa.

Simon – accompagnato da quello che sarà poi identificato nel pregiudicato napoletano Mario Cuomo – ha raggiunto (pedinato dai carabinieri) un elegante complesso residenziale di Pinarella di Cervia, entrando in un appartamento con le tapparelle abbassate e apparentemente disabitato.

Nel giro di pochi minuti sono giunte sul posto numerose pattuglie e, circondata la casa, gli uomini dell’Arma hanno fatto irruzione nell’appartamento, al pian terreno, scoprendo l’inaspettato: intorno a un tavolo – allestito con quattro computer, dispositivi elettronici, carte di credito e documentazione bancaria di vario genere – otto persone, secondo una prima ricostruzione, stavano di fatto derubando conti correnti on line di ignari vittime di phishing, la truffa informatica che permette mediante mail ingannevoli di recuperare i codici segreti dei conti. Il bottino veniva poi trasferito all’estero, attraverso un canale di riciclaggio. Attorno al tavolo c’erano due donne rumene – Maria Sociu, fidanzata del latitante, e Diana Florina Chiorean – due italiani – Mario Russo e Stefano Soresini – e quattro uomini romeni – Rares Alexandru Mavrodinescu (che durante il blitz dei carabinieri in un ultimo disperato tentativo ha tentato di far sparire la documentazione presente sul tavolo), Felix Cristian Bogdan, George Mitu e Mihai Grecu.

Senza perdere di vista l’obiettivo iniziale, i carabinieri hanno poi perquisito l’appartamento scovando, nella stanza da letto, Simon Tibor che, in compagnia di uno dei connazionali, stava esaminando alcuni attrezzi da scasso, utilizzati per i furti in abitazione.

Le dieci persone complessivamente presenti sono state arrestate. Oltre ai dispositivi elettronici (computer, telefonini e lettore di carte magnetiche), i carabinieri hanno sequestrato numerosi documenti falsi, carte d’identità italiane e rumene, codici fiscali e contratti ottenuti a partire dagli stessi documenti falsi. Uno degli arrestati era in possesso di due carte d’identità, munite della sua foto, ma con generalità di altre due persone inesistenti.

È stato individuato anche un conto corrente acceso alcuni giorni prima all’ufficio postale di Pinarella di Cervia con documenti e generalità false e i carabinieri hanno scoperto che la banda aveva tentato di aprirne altri due sempre con documentazione falsa. Sul conto attivato è stato verificato che, in pochi giorni, sono transitate somme di denaro, poi trasferite verso conti correnti su piattaforma internazionale, in corso di individuazione.

Secondo una prima ricostruzione, Soresini, della provincia di Como, noto alle forze dell’ordine per la specifica tipologia di crimine, già condannato e arrestato in passato, forniva il know how all’organizzazione criminale, soprattutto dal punti di vista informatico; Cuomo e Russo, soprattutto il primo (con precedenti al pari di Soresini), provvedevano invece al reperimento dei documenti falsi, fondamentali per sottoscrivere contratti di conto corrente intestati a soggetti inesistenti e dunque non rintracciabili e ottenere carte di credito prepagate munite di Iban (tipologia di recente introduzione che consente di ricevere e fare bonifici); mentre Simon rappresentava l’organizzazione in Romagna, curando i rapporti con gli italiani. Per quanto riguarda gli altri cittadini romeni, alcuni dei quali non si esclude possano rappresentare il livello direttivo dell’organizzazione, viene ipotizzato che si occupassero di effettuare, soprattutto dagli sportelli Atm utilizzando le carte di credito fittiziamente intestate, l’operazione di trasferimento all’estero delle somme derubate agli ignari correntisti.

Il volume di denaro che è stato accertato essere stato movimentato in soli 10 giorni, con le prime 3 carte esaminate, ammonta a circa 50mila euro (con otto vittime derubate) ma i carabinieri non hanno dubbi nello stimare il valore del traffico nell’ordine di milioni di euro.

Le indagini, dirette dal sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Ravenna, Lucrezia Ciriello, serviranno a individuare gli altri responsabili e a cercare di interrompere il pericoloso fenomeno. Una piccola parte delle somme sottratte è stata intanto bloccata su un conto illecito e potrà essere restituita agli aventi diritto.

Questa mattina, sabato 5 marzo, il Gip del Tribunale di Ravenna ha convalidato gli arresti e ha disposto le misure cautelari in carcere per otto di loro mentre per le due donne è stato applicato l’obbligo di dimora nella Provincia di Ravenna.

Riviste Reclam

Vedi tutte le riviste ->

Chiudi