lunedì
03 Novembre 2025

Al Mic una mostra dedicata allo scultore Giacinto Cerone, a 20 anni dalla scomparsa

Fino al 27 aprile oltre quaranta sculture di vari materiali e periodi, più una serie di oltre trenta disegni

Veduta Dell'allestimento Giacinto Cerone, L'angelo Necessario, Ph Francesco Bondi

A vent’anni dalla sua scomparsa, da ogg (18 gennaio) al 27 aprile, il Mic di Faenza dedica all’artista Giacinto Cerone – di cui possiede diverse opere nella propria collezione – una grande mostra a cura del critico d’arte Marco Tonelli che “riscopre” l’artista e raggruppa oltre quaranta sculture di vari materiali e periodi, più una serie di oltre trenta disegni (alcuni di grande formato).

Giacinto Cerone (1957-2004) è stato uno dei più originali e liberi scultori italiani, lontano da raggruppamenti, scuole, movimenti, stili o mode del momento. L’irruenza del suo linguaggio si misura a partire dai differenti materiali impiegati sia nella produzione scultorea (legno, ceramica, plastica, metallo, marmo, gesso, pietra) che in quella disegnativa, per lo più indipendente dalla realizzazione delle opere plastiche, oltre che nell’uso di tecniche legate alla velocità e alla gestualità.

Faenza è stata per Cerone una meta preferenziale fin dal 1993, quando cioè presso la bottega Gatti ha realizzato una serie di ceramiche smaltate utilizzando tecniche di lavoro forse poco ortodosse ma di forte espressività e sperimentando un grande varietà di colori e forme.

Veduta Dell'allestimento, In Primo Piano Serie Malerba Digitali Purpuree. 2002,.ceramica Ph Francesco Bondi

La mostra privilegia il modo stesso di operare di Cerone: per serie tematiche (come nelle rosse Malerbe, i Fiumi vietnamiti, i Gessi) o per singole opere dal carattere emblematico e per certi versi iconico e funerario (come Cenacolo e Ofelide). È in questa tensione che si gioca, nella diversità dei materiali, la struttura curatoriale della mostra “L’Angelo necessario”, quella sorta di “figura approssimativa”, “intravista, o vista un istante” descritta dal poeta statunitense Wallace Stevens e spesso delineata in modo inafferrabile nelle imperfette e liminali figure della statuaria interrotta di Cerone.

La mostra realizzata col coordinamento scientifico dell’Archivio Cerone e il sostegno di collezionisti privati vuole delineare la figura di uno scultore a tutto tondo e di una scultura totale (capace di distendersi orizzontalmente o addossarsi alle pareti), senza resti, di un artista attento anche al modo di installare le proprie esposizioni come fossero esse stesse opere in sé.

«Giacinto Cerone ha affrontato nella sua intera opera temi contrastanti – dichiara il curatore Marco Tonelli –  e profondi della nostra cultura: la vita e la morte, la ferita e la bellezza, l’abbandono e la reazione, simboleggiati da figure rotte, ricomposte, totemiche e funerarie, elegiache e impulsive, rigide e vitali. Potremmo leggere la sua produzione come un sismografo di inquietudini private e ansie collettive, spesso rimosse per quieto vivere o soffocate da apparati normativi. Il suo è stato un atto totale che, come scriveva Carmelo Bene riferendosi ai geni creativi, era anche “giocare altrove”, soprattutto per chi voglia ancora oggi comprenderlo e condividerne le sollecitazioni esistenziali».

Gruppi di disegni raccolti lungo il percorso, gigantografie dell’artista al lavoro con legno, ceramica, gesso e un video che raccoglie materiali documentari su di lui e interviste inedite, oltre a numerose opere mai esposte, completano un ambiente di richiami, contrasti, interruzioni e saldature che rendono l’idea del procedere stesso dell’artista, anarchico e istintivo, arcaico e sperimentale, lucido e razionale pur nella sua sintesi plastica emozionale, inconscia e carica di poesia, come quella da lui letta (tra cui Friedrich Hölderlin, Sandro Penna e Dino Campana).

In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo edito da Corraini, con testi di Claudia Casali (direttrice del Mic), Marco Tonelli (curatore della mostra) e apparati di Elena Cavallo (moglie dell’artista e responsabile dell’Archivio Cerone).

Orari di apertura: dal martedì al venerdì ore 10-14, sabato e domenica ore 10-18, chiuso i lunedì non festivi.
Inaugurazione 18 gennaio ore 11. Dalle ore 12 ingresso gratuito alla mostra per tutta la giornata del 18 gennaio.
Ogni domenica, alle ore 11, visita guidata inclusa nel prezzo del biglietto. Prenotazione obbligatoria.

Pedopornografia, arrestati un ingegnere informatico e un dipendente pubblico

I due uomini, incensurati, trovati con decine di migliaia di video e fotografie scaricati da eMule

Pedoporno

Due uomini sono stati arrestati con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico. Si tratta di decine di migliaia di video e fotografie custoditi in vari dispositivi e memorie esterne. A finire in manette un 54enne ingegnere informatico cervese e un 60enne ravennate dipendente pubblico, della Regione. Entrambi erano incensurati.

La notizia è riportata con ulteriori dettagli dai due quotidiani locali in edicola oggi, 18 gennaio.

I due uomini non si conoscevano e si è arrivati a loro grazie a un’indagine della polizia postale (partita da Bologna), in particolare attraverso l’analisi di eMule, noto software dedicato alla condivisione di file tra utenti.

Ieri mattina l’udienza di convalida dei loro arresti in tribunale a Ravenna, dove il giudice ha disposto per entrambi la custodia cautelare in carcere.

La benedizione degli animali: in piazza a Faenza anche un tacchino…

Il rito si è rinnovato anche nel Ravennate

Tradizionale appuntamento con la benedizione degli animali, anche nel Ravenna, in occasione di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali.

A Ravenna il rito è andato in scena alla basilica di Sant’Agata Maggiore, mentre a Faenza oltre 100 animali (accompagnati da circa 200 persone) hanno ricevuto la benedizione – impartita dal vescovo Mario Toso – in piazza del Popolo. L’evento ha avuto come protagonisti soprattutto cani, ma anche un gatto, una cavia e persino un tacchino, suscitando la curiosità e il sorriso di tutti i presenti.

Il cibo, che ossessione: «Ora il teatro, poi un libro. Dopo Masterchef posso creare»

Al Rasi uno spettacolo con Niccolò Califano, diventato celebre grazie alla partecipazione al talent culinario in tv. «Aprire un ristorante? Magari come imprenditore. Fare il cuoco può essere alienante, come in una catena di montaggio»

Niccolo Califano MANGIARE TUTTO Scaled

L’ossessione per il cibo, spiegata dall’ormai celebre Niccolò Califano, quinto classificato un anno fa a Masterchef Italia, in uno spettacolo scritto insieme allo scrittore ravennate Matteo Cavezzali. L’appuntamento con “Mangiare tutto!”, nell’ambito della Stagione dei Teatri, è per sabato 18 gennaio, alle 21 al Rasi di Ravenna.

Ne abbiamo approfittato per una chiacchierata a distanza con il ravennate Califano, ormai vero e proprio influencer, con 381mila fan che lo seguono su Instagram, che ci risponde durante un viaggio in Giappone (da cui ci manda la foto qui sotto).

Niccolo Califano

Da dove nasce questa ossessione per il cibo?
«L’uomo ne è ossessionato dai tempi in cui eravamo ancora delle scimmie; nello spettacolo cerco di spiegare il perché. A livello personale, per esempio, credo di non aver mai visto mio padre non masticare. Io stesso sono prima di tutto un “mangiatore”, anche perché non penso che basti partecipare a una trasmissione televisiva per diventare chef, mi definisco piuttosto uno che sperimenta cose e a cui piace mangiare. Ovviamente il vantaggio di essere un “mangiatore” è che sviluppi un gran palato, che è fondamentale per poter poi cucinare. In generale credo che il cibo sia l’unico modo per entrare davvero in contatto con la cultura di un determinato Paese, immettendola direttamente nel proprio corpo. Ecco perché ora in Giappone mi sto sfondando di yakitori, sushi e di tutto lo street food: sto diventando giapponese “dentro”…».

Il tuo piatto preferito? Da mangiare e da cucinare?
«Sono un grande mangiatore di riso. Che è un po’ come il pane, o lo yogurt bianco, un elemento neutro che sta bene con tutto. La neutralità, in generale, in cucina mi piace, la vedo come una tela bianca su cui poter inventare qualcosa. Non credo però di avere un piatto preferito da cucinare perché è una cosa che faccio prima di tutto per gli altri. È un modo per suggellare un’amicizia, un rapporto. Quando do da mangiare voglio instaurare qualcosa di profondo: se ci riesco, quello diventa il mio piatto preferito».

Cosa non sopporti invece del mondo della cucina?
«Quando diventa molto ripetitiva. Il cuoco può diventare un lavoro alienante, tipo catena di montaggio, dover ripetere la stessa mansione per lungo tempo e in maniera continua. Quello che mi piace invece è l’atto creativo; quando diventa ripetitivo perdo la voglia di cucinare per qualcun altro, di far sorridere: diventa un lavoro nel senso brutto del termine».

Quindi non vuoi aprire un ristorante?
«Mi piacerebbe, ma da direttore creativo, per occuparmi del menù, del design, del concetto. Da imprenditore, insomma. Ma al momento non ho i soldi necessari…».

Ma come, non sei diventato ricco dopo Masterchef ? Quanto ti ha cambiato la vita?
«(Ride, ndr) Grazie alla popolarità riesco a lavorare come content creator. Mi fermano ancora per strada, è successo diverse volte anche qui in Giappone. Sono in una posizione privilegiata che mi permette di lavorare sull’aspetto “artistico” della cucina, un modo per non ripetermi e fare sempre cose nuove. Questa popolarità è però anche un piccolo ostacolo: essendo un personaggio pubblico devo trattenermi, stare attento a volte a quello che dico».

Ti sei presentato a Masterchef come medico, laureato con lode in Medicina: lavori ancora anche in quell’ambito? Cosa vuoi fare da “grande”?
«Lavoro solo 7 ore a settimana in una casa di riposo per anziani, a Ravenna. Per il resto faccio il content creator, appunto, l’attore, l’autore teatrale e tra poco anche lo scrittore. Vorrei rispondere che sono già “grande” e sto già “facendo”. In pratica, vorrei continuare ad abbracciare la filosofia della vita senza senso, sempre pronto al cambiamento. Finora mi è andata bene: continuerò così, all’insegna dell’incertezza».

Hai lavorato anche al Cau di Ravenna. Ha senso, quel progetto? Cosa ne pensi del mondo della sanità?
«Il Cau avrebbe senso, ma vanno educati meglio i pazienti. Nel periodo in cui ci ho lavorato si perdeva tanto tempo per spiegare a questo o a quell’altro che il Cau non era il posto giusto per loro. In generale, comunque, credo che la sanità vada svecchiata e in particolare rivisto il sistema dei medici di base, ho fatto per un po’ anche il sostituto in ambulatorio: hanno un carico di pazienti disumano e sono travolti dalla burocrazia. Tanto che uno smette di essere medico per diventare qualcuno che deve risolvere problemi di ogni tipo. Non è quello per cui avevo studiato».

La domanda che non sopporti più? Quella su Eleonora?
«Forse quella che mi hai fatto prima, se Masterchef mi abbia cambiato la vita, perché dopo un po’ ti stufi, come quando hai il gesso e devi raccontare sempre la stessa storia quando qualcuno ti incontra. E no, non sto con Eleonora (Riso, la vincitrice della scorsa edizione di Masterchef, con cui Niccolò ha particolarmente legato, ndr)».

Ma davvero a Masterchef è tutto come vediamo? Si riescono a fare certi piatti in mezz’ora?
«Sì, se hai un minimo di preparazione di base, come hanno tutti i concorrenti salvo alcune eccezioni, non faccio nomi. Visti con gli occhi di chi non sa cucinare forse potrebbero sembrare tutti fenomeni, ma in realtà non è così. Guardando la nuova edizione, anzi, più volte ho pensato che se tornassi indietro sarei stato molto più sicuro di me stesso. In tanti però hanno espresso i tuoi stessi dubbi, forse perché in Italia in pochi sanno fare a cucinare e la cultura culinaria media non è elevatissima: per esempio qui in Giappone mi sembra invece siano tutti più preparati ed è impossibile trovare un posto dove si mangia male, non ci sono trappole per turisti».

Chi vincerà la nuova edizione del programma?
«Essendo in viaggio mi sono perso le ultime puntate. Sono partiti tutti un po’ piano. Tra quelli che mi sembrano davvero bravi, pronostico Jack».

Il ristorante dove hai mangiato meglio in vita tua?
«Prima di tutto va detto che non sono mai andato in uno stellato, sono più per una cucina casalinga, le osterie, lo street food. Se devo citare un ristorante però dico Trippa a Milano, sono stato davvero bene. E poi l’altro giorno a Osaka, al Matsuya».

Nuovi progetti? Ti rivedremo anche in tv?
«Per la tv ci spero e incrocio le dita. Sui social di nuovi progetti ne ho tantissimi, che mi permettono di dare sfogo alla creatività, in particolare nella realizzazione di video, che ritegno una bella forma d’arte. E poi, come accennavo prima, uscirà il mio primo libro. Lo inizierò a scrivere dopo lo spettacolo. Non ho ancora ben chiaro cosa ne verrà fuori, di certo non sarà un classico libro di ricette: mi hanno dato carta bianca».

Chiusura stabilimento Lafert, la critica del Pd: «Assurdo apprenderlo dalla stampa»

I consiglieri regionali Proni e Bosi infastiditi dal comportamento dell’azienda veneta controllata da un gruppo giapponese: «Anni di cassa integrazione e addirittura la prospettiva ventilata di un rilancio». A rischio 60 posti di lavoro

lafert«È assurdo venire a sapere dalla stampa della decisione unilaterale di Lafert di chiudere lo stabilimento di Fusignano, dopo anni di cassa integrazione e addirittura con la prospettiva ventilata di un rilancio del sito produttivo». I consiglieri ravennati del Partito Democratico in Regione, Eleonora Proni e Niccolò Bosi, criticano le mosse dell’azienda veneta di motori elettrici che fa parte di un gruppo giapponese.

Proni e Bosi stanno seguendo con preoccupazione la vicenda che mette a rischio circa 60 posti di lavoro. «Esprimiamo vicinanza ai lavoratori e alle loro famiglie che sicuramente stanno vivendo ore di ansia e grande incertezza sul futuro. La notizia ha da subito mobilitato le istituzioni per avviare una trattativa che possa scongiurare la perdita per il territorio ravennate di un sito produttivo importante e dei posti di lavoro. Stiamo seguendo l’evolversi della situazione con estrema attenzione e presenteremo a stretto giro e a nostra firma un’interrogazione rivolta alla giunta regionale per chiedere un coinvolgimento pieno della Regione istituendo un tavolo di confronto che, con la partecipazione di sindacati, azienda e istituzioni del territorio, contribuisca alla risoluzione positiva della crisi in atto».

Gli esponenti dem vedono Fusignano simile a situazioni successe recentemente in molti altri territori: «Multinazionali chiudono stabilimenti, spostano le produzioni dove è più conveniente produrre e partono licenziamenti. È necessario che il Governo nazionale intervenga, come mai ha fatto finora, e adotti finalmente una politica industriale capace di una visione strategica per il prossimo futuro, fatta di supporto agli investimenti strategici, di tutela del tessuto produttivo italiano e di riconoscimento del valore del lavoro e dei lavoratori, che non possono essere chiamati a addossarsi gli effetti negativi di un’economia che cambia e non sempre nella giusta direzione».

Il totale dei redditi 2024 della giunta è quasi il triplo di quello pre incarico

Il consigliere comunale di opposizione Alvaro Ancisi si lancia in una operazione trasparenza: le cifre delle indennità dei componenti della giunta comunale di Ravenna, composta da un eletto e nove nominati, confrontate con i gettoni di presenza dei 31 consiglieri tutti eletti. «Gli elettori decidano se sono cifre meritate»

 ANG0080I dieci componenti della giunta comunale di Ravenna nel 2024 hanno percepito un’indennità totale di 821.468 euro lordi. La somma degli imponibili dei dieci redditi dichiarati nell’ultimo anno precedente all’incarico pubblico era stata di 328.527. Un aumento di due volte e mezzo (il 150 percento) grazie all’elezione (per quanto riguarda il sindaco) o alla nomina (per quanto riguarda gli assessori).

Sono numeri divulgati alla stampa da Alvaro Ancisi, consigliere comunale di Lista per Ravenna, nel pomeriggio di oggi, 17 gennaio, con quella che definisce come una sorta di operazione trasparenza nell’interesse della collettività: «È giusto che i cittadini sappiano quanto costano gli amministratori comunali». Il decano dell’opposizione lascia spazio al popolo: «Mi astengo da fare commenti, lascio che siano gli elettori a giudicare se la qualità del lavoro svolto è pari alla retribuzione percepita».

Quanto guadagnano sindaci e assessori?

Le indennità 2024 dei singoli vanno dai 125mila euro di Michele de Pascale (sindaco fino al 12 dicembre per poi passare alla presidenza della Regione) agli 80mila euro degli assessori, passando per i 97mila di Eugenio Fusignani (vicesindaco fino al 26 novembre quando ha passato l’incarico a Fabio Sbaraglia).

Chi dichiarava il reddito più alto prima di diventare amministratore pubblico è Livia Molducci (Pd), avvocata e dipendente della Provincia: 45mila euro nel 2015 (nel 2016 divenne consigliera comunale e dal 2021 è in giunta). Molducci è l’unica che svolge l’incarico da assessora part time e conserva il posto in Provincia: per questo dal Comune percepisce un’indennità dimezzata rispetto agli 80mila euro previsti. Il reddito più basso pre incarico era quello di Igor Gallonetto (M5s), avvocato: 2.023 euro dichiarati nel 2020. Per l’esponente grillino l’aumento è del 3.900 percento. A questo link una tabella con il riepilogo completo.

Va ricordato che l’indennità non è l’unico costo a carico della collettività per l’incarico degli amministratori. A quella va aggiunto il versamento dei contributi per chi è in aspettativa da un lavoro dipendente che aveva prima dell’incarico. Il versamento spetta al Comune sulla base dell’ultima posizione ricoperta prima della nomina.

Ancisi fa poi il confronto fra giunta e consiglio comunale, sottolineando che i 32 consiglieri comunali sono eletti direttamente dai cittadini, mentre in giunta solo il sindaco esce dalle urne: per gli assessori si tratta di una delega assegnata dal primo cittadino.

Solo il presidente del consiglio comunale ha una indennità di mandato. Nei comuni con più di 15mila abitanti è pari a quella di un assessore, ma le amministrazioni hanno facoltà di ridurla. L’esempio in questo senso viene da Cervia: nella legislatura 2019-2024 il presidente del consiglio è stato Gianni Grandu (ora divenuto vicesindaco con Missiroli) e percepiva il 50 per cento dell’indennità di un assessore. Nei paesi tra mille e 15mila abitanti la figura del presidente esiste solo se prevista dallo statuto comunale (è così solo a Russi e Brisighella): qualora esista, percepisce una indennità mensile pari a un decimo di quella del sindaco; qualora non sia prevista allora la presidenza compete al sindaco (senza compensi aggiuntivi).

A Ravenna il presidente del consiglio comunale è Massimo Cameliani, ex assessore e dipendente di Cna: 39.744 euro di indennità, la metà rispetto a quanto previsto perché non è in aspettativa dal lavoro.

Quanto guadagna un consigliere comunale?

Per gli altri 31 membri del consiglio a Palazzo Merlato c’è solo un gettone per ogni seduta in cui si è presenti. La legge assegna ai Comuni la possibilità di definire l’importo entro un intervallo in base alla popolazione. A Ravenna è 69,30 euro (lordi e invariato dal 2006). Poi ci sono i gettoni per le dieci commissioni consiliari (46,80 per i commissari e 69,30 per i presidenti). Nel 2024 il consiglio comunale si è riunito 36 volte e le riunioni di commissione sono state 76. In totale i gettoni versati ai 31 membri sono stati 107mila euro.

Lo scorso luglio, dopo la tornata di elezioni amministrative comunali che aveva rinnovato giunte e consigli di 14 dei 18 comuni in provincia, Ravenna&Dintorni aveva pubblicato il quadro complessivo delle indennità degli oltre 350 amministratori pubblici di livello comunale nella provincia di Ravenna.

Le cifre sono uguali in tutta Italia e tengono conto della popolazione dei comuni. Una legge del 2021 del governo Draghi ha cambiato le regole per il calcolo con un aumento graduale per tutti arrivato alla cifra definitiva dal primo giorno del 2024. L’indennità di funzione dei sindaci (e in proporzione di vice e assessori) nelle regioni a statuto ordinario (come l’Emilia-Romagna) è definita in rapporto al trattamento economico complessivo dei presidenti delle Regioni. Il parametro di riferimento, per tutti, quindi sono i 13.800 euro al mese dei presidenti della Regione. L’importo viene ridotto in misura percentuale in base al numero di abitanti.

Nel 2024 le 18 giunte della provincia (composte in totale da 99 persone) sono costate 3,31 milioni di euro di indennità (da 821mila per Ravenna a 34mila appena per i tre Comuni più piccoli). Nel 2021 bastarono due milioni.

Aggiornamento del 21 gennaio:

A seguito della pubblicazione delle cifre su tutte le testate locali, l’assessore Igor Gallonetto ha pubblicato una precisazione nella sua pagina Facebook pubblicando la dichiarazione dei redditi 2020. «Mi è stata attribuita una dichiarazione dei redditi per l’anno 2020 pari ad euro 2.023. La mia dichiarazione dei redditi percepiti nell’anno 2020 è differente ed è consultabile sul sito del Comune di Ravenna, alla sezione amministrazione trasparente. L’importo dichiarato nelle componenti attive, pari ad euro 38.289, è ben diverso da quello che mi si è voluto attribuire». Ancisi ha poi voluto ribadire che i 2.023 euro citati sono il reddito imponibile dell’anno 2020 per Gallonetto.

Pd: «Il Comune spende 68mila euro per una gara ciclistica senza fini turistici»

I democratici criticano la scelta della giunta Pederzoli (centrodestra) che conferma la spesa per l’evento e aumentano le tariffe di mense e trasporto scolastici. Un incontro pubblico per discutere della pianificazione delle spese

BrisighellaOspitaleIl bilancio di previsione 2025 del Comune di Brisighella, approvato dalla maggioranza di centrodestra del consiglio comunale, prevede di aumentare le tariffe per mense e trasporto scolastico. Il Partito democratico critica la scelta: «Non ci sembra un grande incentivo per le giovani famiglie con figli. Non ci sono i soldi? Allora perché aumentare le rette e contemporaneamente spendere nuovamente 68mila euro, cioè quasi un punto percentuale di Irpef comunale, per una gara ciclistica inutile ai fini turistici per il nostro borgo?».

Nello stesso bilancio di previsione il Pd individua un taglio alla voce “politiche sociali e per la famiglia”: «In particolare con la riduzione dei fondi dedicati al servizio domiciliare, servizio fondamentale per le famiglie con persone disabili e anziani non autosufficienti a carico. A questo si aggiunge che il centro diurno per gli anziani nella casa protetta di Brisighella è, dopo quattro anni, ancora chiuso, costringendo i familiari o i volontari a portare gli utenti nei centri aperti nel Comune di Faenza».

I dem sfogliano il Dup (documento unico di programmazione) e vedono una Brisighella in declino: «Non solo i dati turistici sono preoccupanti, ma anche l’attrattività per i residenti è in calo. La popolazione è in calo dell’1,8 percento negli ultimi quattro anni, mentre comuni vicini come Riolo Terme (+3%) e Casola Valsenio (+1,2%) sono in crescita. Inoltre, la percentuale di popolazione pensionata nel Comune di Brisighella ha raggiunto il 34,6% del totale dei residenti, dimostrando come il borgo non sia attrattivo per le giovani famiglie, che stanno letteralmente scappando. Negli ultimi sei anni, da quando è cominciato il governo Pederzoli, nulla è stato fatto per arginare questo fenomeno».

Il Pd invita il sindaco, la giunta e tutta la cittadinanza a un’iniziativa pubblica, mercoledì 22 gennaio alle 20.30 alla sala Ambra, per discutere e dibattere sul bilancio di previsione comunale 2025: «Se i soldi sono meno, visti i tagli del Governo Meloni agli enti locali, le poste del bilancio di previsione vanno modificate e le risorse vanno re-indirizzate verso quei capitoli che permettano di incentivare le persone a restare e a rendere attrattivo il territorio. Brisighella ha bisogno di migliorare i servizi, mantenendo quelli esistenti per le persone anziane (e riaprendo il centro diurno!), ma soprattutto deve investire in servizi per le giovani generazioni e le giovani famiglie e non aumentare le rette dei servizi scolastici».

Circa mille utenti allo sportello territoriale della Camera di Commercio in due anni

Il servizio è aperto solo la mattina del giovedì e su appuntamento: rilascia identità digitali, carte tachigrafiche, visure

In due anni e mezzo dalla sua apertura, lo sportello territoriale di Faenza della Camera di Commercio di Ravenna e Ferrara ha assistito 614 utenti per il rilascio di identità digitale (Cns e Spid) e firma digitale. Inoltre, 145 utenti hanno richiesto e rinnovato carte tachigrafiche per mezzi pesanti, mentre circa 150 utenti hanno ottenuto visure senza valore di certificato e informazioni di varia natura.

Dopo l’inaugurazione a Lugo e Ravenna, il servizio è stato esteso a Faenza nel 2022, con sede al Suap in piazza Rampi. Lo sportello offre una vasta gamma di servizi. Recentemente, è stato attivato il servizio di vidimazione dei registri cartacei di carico e scarico rifiuti, destinato alle associazioni di categoria convenzionate. In futuro, si prevede di ampliare ulteriormente l’offerta di servizi per rispondere al meglio alle esigenze delle imprese faentine e delle loro associazioni.

La sede decentrata, tenendo in considerazione che l’apertura al pubblico è limitata a un giorno alla settimana (giovedì dalle 8.30 alle 12.15) , ha rappresentato un valore aggiunto sia per il Comune sia per la Camera di Commercio, dando la possibilità di approfondire in maniera diretta le esigenze e i problemi delle imprese che operano nel territorio faentino.

L’ufficio riceve esclusivamente su appuntamento. Per le prenotazioni è necessario utilizzare il portale online dedicato oppure inviare una email all’indirizzo faenza@fera.camcom.it. Per tutte le informazioni relative ai contatti, alle sedi e ai servizi erogati dalla camera di commercio si può fare riferimento al sito dell’ente: www.fera.camcom.it.

Il film con Luca Marinelli girato sui lidi ravennati debutta al festival di Berlino

Prima mondiale per “Paternal leave”. Lo scorso febbraio in tanti ai casting a Porto Corsini

Luca Marinelli Paternal Leave

Il film girato sui lidi ravennati l’anno scorso (di cui avevamo parlato a questo link, nel giorno dei casting a Porto Corsini) sarà presente alla 75esima Berlinale, in prima mondiale nella sezione “Generation” del prestigioso Festival internazionale del cinema di Berlino, in programma dal 13 al 23 febbraio. Si tratta di Paternal leave, opera prima della nota attrice tedesca Alissa Jung, che ne ha firmato anche la sceneggiatura. Protagonisti il marito della regista, il celebre Luca Marinelli (in questi giorni protagonista dell’attesa serie M – Il figlio del secolo su Sky) e la giovane Juli Grabenhenrich, al suo debutto cinematografico, affiancati da Arturo Gabbriellini, Gaia Rinaldi e Joy Falletti Cardillo.

Prodotto da Cécile Tollu-Polonowski, Viola Fügen, Michael Weber e Sonia Rovai, il film è una produzione italo tedesca firmata da The Match Factory & Wildside – Società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Vision Distribution, Rai Cinema e Sky.

Sola, arrabbiata e in cerca di risposte, una ragazza tedesca decide di intraprendere un viaggio nella riviera romagnola per incontrare il padre biologico che non ha mai conosciuto.

Realizzato con il contributo della Regione Emilia-Romagna attraverso Emilia-Romagna Film Commission, il film è stato girato nel Parco del Delta del Po, tra Ravenna, Marina Romea, Casal Borsetti e Cervia (in provincia), Comacchio e Argenta in provincia di Ferrara, Cesena e Monaco di Baviera.

Paternal leave sarà prossimamente in distribuzione grazie a Vision Distribution.

Wu Ming 1 e la crisi climatica: «In regione economia reale è la peggiore possibile»

L’autore del celebre collettivo presenta il suo ultimo romanzo a Ravenna e Cervia. «In un sacco di posti non si doveva costruire e non dovrebbe abitarci nessuno»

Fornace Zarattini (foto Marco Parollo)
Foto Marco Parollo

Gli uomini pesce è l’ultimo romanzo solista di Wu Ming 1, pubblicato lo scorso ottobre da Einaudi. In un’opera che salta di continuo fra realtà e finzione – spesso senza che il lettore si renda conto dove finisca una e inizi l’altra – l’autore ci porta in un’intricata e affascinante vicenda ambientata nel Delta ferrarese, tra la seconda guerra mondiale e i nostri giorni. Sullo sfondo ci sono temi che ci toccano da vicino come la pandemia e l’identità di genere; la prima ancora poco rielaborata dalla letteratura italiana, la seconda affrontata da Wu Ming 1 in modo molto delicato, in controtendenza rispetto alla discussione conflittuale e polarizzata che è esplosa negli ultimi anni. Ma soprattutto ci sono la crisi climatica e l’innalzamento del mare, di cui questo territorio subisce le conseguenze più di altri. Si tratta di questioni che il collettivo Wu Ming ha più volte affrontato nel suo blog Giap, in modo consapevole, militante e non allineato.

Cover 2 655x1024Sabato 18 gennaio Wu Ming 1 sarà nel ravennate per un doppio appuntamento: alle 17.30 nel capoluogo, alla sala Ragazzini (Largo Firenze), per intervenire alla tavola rotonda organizzata dall’ordine degli architetti (in collaborazione con i circoli Arci Dock61 e Arci Ravenna) “Ecologia dell’azione. Territori e cambiamenti climatici” (in dialogo con Alessandro Iannucci, Rita Rava, Veronica Rinasti e Saveria Teston; organizza l’Ordine degli architetti in collaborazione con i circoli Arci Dock61 e Arci Ravenna) e alle 21 al teatro comunale di Cervia per presentare il suo romanzo nell’ambito della rassegna “Il porto delle storie” (in dialogo con Emiliano Visconti e con letture di Marco Manfredi). Abbiamo intervistato l’autore a partire dal libro, per arrivare alla controversa gestione del territorio prima e dopo le alluvioni.

Gli uomini pesce intreccia la storia del partigiano Ilario Nevi con quella della nipote geografa Antonia, che ne ripercorre le tracce e i misteri. Nelle parti riguardanti il passato, è vivo il senso di memoria e di ferita che ancora oggi provocano il fascismo e la guerriglia di liberazione; mentre nelle pagine ambientate ai nostri giorni, aleggiano due grandi traumi, il Covid e la crisi climatica. Qual è il compito della letteratura, e dell’arte in generale, nel rielaborare gli shock collettivi?
«Si è provato tante volte a definire compiti e doveri della letteratura; io mi limito a dire cosa non dovrebbe fare la letteratura che interessa a noi Wu Ming e, in quanto autore “solista”, a me: non dovrebbe mai sentirsi in pace. Un libro va scritto stando sul ciglio del baratro, a mezzo passo dalla défaillance, dallo scacco totale. Lì, in quello stato di bilico, ha luogo quella che chiamiamo la “mediazione al rialzo”, cioè si superano stalli e incertezze trovando idee più azzardate, idee non accomodanti. E a ogni progetto si alza la posta, in termini di complessità e di rischio. In una recensione uscita sulla rivista letteraria La balena bianca, Simone Giorgio ha scritto che Gli uomini pesce è uno dei primi romanzi italiani a trattare della pandemia di Covid e delle sue conseguenze. È, tra le altre cose, proprio quello che volevo scrivere: un romanzo post-Covid. Non volevo però che gli scazzi e strascichi pandemici si prendessero tutta la scena. Allo stesso tempo, è un romanzo sulla questione climatica, dove però il clima non è trattato come un tema specifico, separato, ma come il tema dentro cui avviene tutto il resto. Il clima è la cornice e la precondizione delle nostre vite e di ogni nostra attività. Gli uomini pesce tratta poi spinose questioni di genere, ma senza gridarlo ai quattro venti né incentrando tutto su quello, e affronta il pessimo rapporto del Paese con la memoria pubblica del fascismo, del dopoguerra, dello stragismo nero degli anni settanta, ma lo fa senza mai smettere di parlare anche d’altro. Perché è così che va: in ogni momento della nostra vita tutti questi problemi agiscono in contemporanea, non è che uno se ne va per lasciare il posto a un altro».

Nel romanzo non risparmi feroci critiche alle bonifiche nel Delta, alla gestione artificiale dei fiumi e alla cementificazione del litorale. Allo stesso tempo, a Ferrara fai parte di un gruppo multidisciplinare di artisti, scienziati, studiosi e insegnanti che ha elaborato e sottoscritto il manifesto “Tornare nel Delta al tempo della crisi climatica”. Il testo sensibilizza su molti temi legati al riscaldamento globale, a partire dal tuo territorio natio, il basso ferrarese, ma ampliando lo sguardo con una complessità, sensibilità e lungimiranza oggi rare. Cosa è stato fatto di sbagliato?
«Vent’anni fa la geografa Paola Bonora, nel libro Orfana e claudicante, scriveva già che i miti dell’Emilia-Romagna “rossa” e del “buongoverno del territorio” servivano a coprire una situazione di vuoto progettuale e di completa resa delle amministrazioni al neoliberismo e agli interessi privati. Non solo: descriveva con lungimiranza l’odierno combinato disposto di devastazione ambientale e greenwashing istituzionale. Ed era il 2005. È cruciale capire come mai l’Emilia-Romagna sia diventata un punto caldo della crisi climatica. Dipende dalla sua conformazione e posizione geografica, dalla sua storia e, nel presente, dalla sua economia reale, che ogni giorno è descritta come una cornucopia di “eccellenze” e che invece si sta rivelando la peggiore possibile, la più inadeguata all’oggi. Alcuni nodi stanno venendo al pettine, come quello dell’automotive, la Motor Valley. Ma basterebbe dire che si spaccia per fiore all’occhiello la Packaging Valley, cioè la più alta concentrazione al mondo di industrie che prosperano sull’onnipresenza della plastica e sull’incultura dell’usa-e-getta. Ancora, gli altri pilastri del capitalismo emiliano-romagnolo sono cemento e asfalto, e forse è superfluo farlo notare a Ravenna, capitale del consumo di suolo, o forse no, proprio a Ravenna è importante dirlo. Poi un’agroindustria gonfia di veleni che sperpera acqua e impoverisce i suoli, spesso per alimentare colossali allevamenti intensivi i cui impatti ambientali e climatici vanno oltre l’immaginabile. A proposito, come mai per gli allevamenti non si parla di Death Valley? Infine, un turismo predatorio che è in punto di morte ma tutti fingono sia pimpante, o comunque irrinunciabile, da difendere a ogni costo».

Le alluvioni hanno reso evidente la necessità di ripensare l’intera gestione del territorio, ma la consapevolezza politica sembra ancora inesistente: il tema è oggetto di retorica, ma di fatto si va avanti come sempre.
«Ricostruire le condizioni del “successo” emiliano-romagnolo, che ora la crisi climatica fa saltare, è necessario. A volte ci dicono che dalle alluvioni del 2023 ci concentriamo troppo sulla nostra regione, ma se parli solo del globale rischi l’astrattezza, è più difficile far capire cosa sta succedendo, mostrare il legame tra sviluppo capitalistico e crisi climatica, e così alle controparti è più facile rimuovere il problema o far credere che di fronte alla crisi climatica serva ancora più sviluppo. Calando l’analisi in situazione, invece, si può far capire meglio, far sentire sulla pelle. Certo, non è automatico: ci sono un sacco di ostacoli culturali, imbullonati nell’abitudine, nelle consuetudini, nel comfort percettivo. Pensiamo a un’insofferenza tipica delle nostre parti: quella per il verde spontaneo, “disordinato”. Se amministri un Comune, prova anche solo a ridurre il numero degli sfalci dei prati: ti subissano di improperi. Hai voglia a spiegare che rasare i prati significa uccidere il suolo, l’ecosistema più prezioso al mondo, e preparare nuovi disastri. Il peggio è quando questo si fa lungo i corsi d’acqua, sugli argini, nelle golene. Ogni volta che in rete appare la foto di un terrapieno appena rasato, di un bosco ripario annichilito, sotto è pieno di commenti soddisfatti. È gente a cui hanno insegnato l’odio per la natura che “fa per proprio conto”, che si arrangia da sola, che non è solo ornamentale.  Cioè l’odio per gli ecosistemi, basato sull’ignoranza di cosa sia il suolo, di cosa sia un corso d’acqua, di come possa comportarsi l’acqua nella tale o tal altra situazione. Tant’è che si edifica nelle zone di passate esondazioni, o in sprofondi che sono stati bonificati. Luoghi che già in condizioni “normali” restano emersi a stento, ma anche questo non si sa più: che senza l’opera quotidiana dei consorzi di bonifica, gran parte della nostra pianura tornerebbe sott’acqua. La verità è che in un sacco di posti non si doveva costruire. Non dovrebbe abitarci nessuno. Chi ci vive è vittima di una truffa sistemica, perpetrata da chi ha deciso quelle bonifiche, da chi ha “rettificato” quei fiumi, da chi ha fatto i piani urbanistici, da chi ha costruito quei quartieri, da chi ha venduto quelle case, e da chi continua a girare intorno al problema, proponendo diversivi, palliativi o addirittura interventi che aggravano la situazione. Per uscire da questa situazione bisogna aver chiaro per cosa lottare, perciò serve recuperare un rapporto col territorio, tornare a conoscerlo, a comprenderne la vocazione. Nel manifesto “Tornare nel Delta” proponiamo un approccio e una prospettiva; il documento sta suscitando interesse, vedremo come andrà».

Come ricordavi, Ravenna è ai vertici delle classifiche Ispra sul consumo di suolo. È anche un distretto dell’energia fossile e, nonostante stia subendo le conseguenze della crisi climatica, continua a investire su infrastrutture pesanti come il rigassificatore e il nuovo terminal crociere. L’ultima amministrazione non si è distinta dalle precedenti, eppure l’ex sindaco, oggi presidente regionale, benché non goda della stima degli ambientalisti, è riuscito ad avere il supporto di liste verdi e di sinistra…
«I dati e i dati di fatto sull’inquinamento, sul consumo di suolo, sull’esclusione che aumenta in questa regione dipinta come “la più progressista d’Italia” sono impietosi. Plateali sono gli scempi urbanistici, le logiche distorte e la noncuranza con cui si prendono decisioni sul territorio, gli innumerevoli boomerang che tornano a colpirci, l’arroganza sviluppista di questa classe dirigente, i finti processi partecipativi che mascherano una concezione autoritaria dei processi decisionali… “Autoritarismo soft”, lo chiama qualcuno, ma le conseguenze sono hard. Non ha senso condonare ogni volta tutto questo, lasciar correre in nome del “menopeggismo”, mangiarsi questa minestra dicendo pure un fintissimo “slurp!”. Proprio a colpi di “mali minori”, le logiche neoliberiste sono penetrate in ogni meandro della società come il proverbiale coltello nel burro. Giustamente si temono le destre, ma ritengo più plausibile che un’alternativa alle destre nasca dai movimenti in difesa del territorio e contro le politiche ecocide, piuttosto che dall’ennesimo “ricompattamento a sinistra”, da operazioni che pretendono di incollare rottami di ceti politici, da qualunque azione si intraprenda all’insegna del menopeggismo».

Incidente stradale: scontro frontale fra due auto, tre feriti

Incidente al mattino su via Brisighellese nei pressi di una curva

Scontro frontale fra due auto stamani, 17 gennaio, sulla via Brisighellese all’altezza di Errano, tra Faenza e Brisighella. Tre feriti. Erano circa le 7.30, coinvolte una Mazda e una Kia: l”incidente è avvenuto nei pressi di una curva e l’impatto frontale tra i due mezzi è stato molto violento. A bordo della Kia due donne, madre e figlia, a bordo della Mazda un uomo. La più grave è la ragazza che è stata portata all’ospedale Bufalini di Cesena. Ferite in maniera più lieve le altre due persone.

Bassa Romagna: il 2025 porterà un auditorium, due scuole e nuovi impianti sportivi

Nel corso dell’anno sono attesi anche il completamento di cantieri di riqualificazione urbana, ma il teatro Rossini potrebbe non essere pronto per l’autunno. A Bagnacavallo e Alfonsine nuova vita per gli ex mercati coperti

Emaldi 20, Rocca Di Lugo, 16 Novembre 2024 (1)

Un auditorium che sarà anche un cinema, nuove scuole, la riqualificazione di alcuni spazi urbani, nuova vita per due ex mercati coperti e miglioramenti a impianti sportivi. Sono i principali interventi che vedremo arrivare a completamento nel corso del 2025 nei nove comuni della Bassa Romagna.

Lugo: nel 2025 auditorium, una scuola e due piazze

La città di Baracca è quella dove si realizzeranno le opere più significative. Con 2,25 milioni di euro del Pnrr nascerà un auditorium da 272 posti in via Emaldi dove sono stati demoliti l’ex circolo Enal e le palestre utilizzate in passato dalle due società lughesi di judo. Le tempistiche non sono ancora certa ma intanto è stato lanciato un percorso partecipativo aperto alla cittadinanza per individuare la destinazione degli spazi al piano terra: attività formative sulle nuove tecnologie, laboratori e attività aggregative per le nuove generazioni.

Nel quartiere De Brozzi, in un’area adiacente al nido d’infanzia “Arcangelo Corelli” per costituire un polo dell’infanzia 0-6 anni, sorgerà l’edificio che ospiterà la scuola materna “La Filastrocca” oggi in viale degli Orsini. Il termine dei lavori è previsto per la primavera, in modo da rendere l’edificio disponibile per la successiva annualità scolastica. Lo stabile dell’attuale materna verrà aggregato al polo liceale.

Due piazze cambieranno volto. Piazza Primo Maggio sarà pronta in primavera: i lavori rientrano nelle opere di ricostruzione post alluvione e sono finanziati da contributi statali della struttura commissariale. Piazza XIII giugno (1,4 milioni di euro) tornerà a essere un parcheggio di 6.700 mq con 200 stalli dopo che negli ultimi due anni la circolazione al suo interno era vietata a causa dei gravi dissesti dell’asfalto (c’è un contenzioso aperto tra Comune e la ditta che fece i lavori nel 2009). Si completerà l’itinerario ciclopedonale Villa San Martino-Lugo (via delle Ripe, via provinciale Bagnara, via Villa, via Sammartina), finanziato dal Pnrr per un valore di 600mila euro. Al momento non è invece ancora certo che il teatro Rossini riaprirà in autunno per la stagione, come inizialmente annunciato. L’immobile è stato danneggiato dall’alluvione di maggio 2023.

Lavori San Francesco Ala De Amicis 2

Bagnacavallo: nel 2025 pronta la nuova veste dell’ex mercato coperto

Il 2025 non sarà ancora l’anno per inaugurare il sottopasso di via Bagnoli inferiore. Si concluderanno invece i principali progetti di rigenerazione urbana nel centro storico finanziati nell’ambito del Pnrr: all’ex convento di San Francesco (1,5 milioni), all’ex mercato coperto (400mila euro) e al complesso delle Cappuccine (440mila euro). Nella seconda parte dell’anno arriveranno a conclusione i cantieri a Palazzo Abbondanza, uno per il restauro e il consolidamento strutturale dell’immobile destinato a ospitare il centro sociale e spazi per le associazioni del territorio e l’altro per la riqualificazione della corte interna con la realizzazione di una nuova struttura a servizio del centro sociale (importo complessivo 2,6 milioni).

Cantiere Ad Alfonsine

Alfonsine: l’ex mercato coperto cambia volto

A fine ottobre 2023 sono iniziati i lavori per la realizzazione del primo stralcio dell’area che sostituirà l’ex mercato coperto: demolizione e ricostruzione del corpo di fabbrica principale e del relativo porticato, per riqualificare un’area molto degradata. Entro luglio sarà completata la parte che ospiterà la farmacia, su due piani, e la parte restante del solo piano terra. Esternamente l’edificio sarà finito, ma non sarà completata la finitura della parte restante del primo piano che consentirà l’accesso anche alla terrazza calpestabile. Questi lavori verranno infatti eseguiti in un secondo momento, a seguito del reperimento di ulteriori fondi a bilancio. L’importo dell’intero intervento è 950mila euro. L’ex ufficio collocamento di via Bovio, oramai in disuso da tempo, sarà ristrutturato dal Comune (330mila euro) e messo in connessione con l’adiacente immobile denominato “Casa dei due Luigi”, utilizzato come centro diurno assistenziale e socio-occupazionale. Una nuova struttura in acciaio collegherà i due immobili senza bisogno di passare dall’esterno. Completamento atteso per febbraio. Entro i primi mesi del 2025 sarà ultimato anche il tratto di pista ciclopedonale sul lato destro di via Borse dalla città verso Fiumazzo tra il semaforo con via Stroppata e via Valeria, per una lunghezza complessiva di circa un chilometro (circa 400mila euro). Per completare piazza della Resistenza invece se ne parlerà solo nel 2026.

Bagnara: lavori al municipio

Entro il 2025 è previsto l’adeguamento sismico del municipio.

Fusignano: corso Emaldi si rifà il look

Entro novembre è prevista la conclusione dell’intervento di miglioramento sismico del municipio. A febbraio, invece, finiranno i lavori alla succursale della scuola primaria. La riqualificazione di corso Emaldi deve ancora iniziare ma si prevede di finire entro l’anno. Piazza Armandi invece passa al 2026.

Conselice: a Lavezzola novità urbanistiche

Nel 2025 è in programma la riqualificazione delle pertinenze esterne e del piano terra della casa comunale di Lavezzola (150mila euro). Nella stessa località si interverrà per migliorare piazza Tiziano: si comincia in primavera con possibilità di conclusione entro l’anno. Dalle donazioni del gruppo Barilla per le alluvioni verranno utilizzati 380mila euro per il ripristino del campo sportivo “Buscaroli”.

Cotignola: lavori nelle scuole

La scuola primaria di Barbiano sarà pronta per l’anno scolastico 2025-2026. In estate si concluderà il miglioramento sismico della primaria di Cotignola. Investimento di oltre 2,2 milioni di euro, interamente finanziato con fondi Pnrr, per il nuovo asilo nido comunale “Il Cucciolo” in piazza Giovanni Paolo II: verrà costruito il nuovo edificio sull’area attualmente destinata a cortile e successivavamente demolito il fabbricato attuale.

Sant’Agata sul Santerno: palasport e ciclabile

Entro giugno è previsto il rifacimento del palazzetto dello sport (importo di 473mila euro) danneggiato dall’alluvione, entro marzo due tratti di pista ciclabile. Il ripristino dello stadio sarà suddiviso in tre stralci con termine dei lavori previsto entro settembre. Il recupero del municipio (che richiederà anche un adegua- mento sismico, intervento già previsto prima dell’alluvione e ora integrato con le opere di ripristino) invece non si concluderà prima di settembre 2026.

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