mercoledì
23 Luglio 2025

Scontro Ancisi-Bakkali, il sindaco chiude il caso: «Quelle frasi sono monnezza»

Matteucci prova a mettere la parola fine sulle polemiche
innescate dalle parole razziste del consigliere comunale Lpr

Il sindaco di Ravenna, Fabrizio Matteucci, prova a chiudere definitivamente il caso politico scoppiato dopo le parole dal tono razzista rivolte dal consigliere comunale Alvaro Ancisi (Lpr) all’assessore Ouidad Bakkali, di origini marocchine. Il decano dell’opposizione, durante la commissione consiliare di lunedì, ha fatto riferimenti a presunti problemi di comprensione dovuti alla mancata traduzione di una delibera in marocchino. Bakkali nel suo profilo Facebook ha riportato così le parole di Ancisi: «Non capisce l’italiano? Se non capisce le delibere in italiano le tradurremo in marocchino». Il primo cittadino riporta invece una versione leggermente diversa delle affermazioni di Ancisi: «Non capisce, è scritto qui in italiano, non in marocchino». E il diretto interessato smentisce ma non fornisce quella che a suo giudizio sarebbe la vera frase pronunciata e si limita a dire: «Non ho pronunciato questa frase. Ragion per cui ne discuterò il senso, totalmente inoffensivo, salvo che pronunciare la parola “marocchino” non sia sottoposto a fatwa, appena si avrà l’onestà di riportare e commentare la frase vera».

Matteucci parla di pattume politico: «Ancisi definisce Ouidad la “martire islamica”. Pattume maleodorante. Accosta il nome della Bakkali alla parola “fatwa”. Monnezza. Ancisi non avrà da noi nè comunicati stampa nè querele che ci starebbero abbondantemente. Ancisi, la tua solitudine è nitida».

Al via Scena Contemporanea con Martinelli e Belpoliti

Marco MartinelliSi apre al teatro Rasi, con una lettura dell’autore e regista Marco Martinelli dai suoi scritti Farsi luogo – Varco al teatro in 101 movimenti, la stagione Scena Contemporanea 2015/2016 di Ravenna Teatro. L’appuntamento è per mercoledì 9 dicembre alle 21. «In questo prezioso libriccino, una quarantina di pagine di serrate argomentazioni – afferma il critico teatrale Renato Palazzi a proposito delle riflessioni di Martinelli – il regista del Teatro delle Albe non dispensa consigli su cosa fare se si dimentica la battuta, ma traccia la vibrante mappa etica, e più ancora, vorrei dire, profondamente morale, dunque profondamente politica,  di un teatro che sia utile e necessario come l’ago per cucire».

Marco BelpolitiVenerdì 11 dicembre, alle ore 18, a Palazzo Rasponi dalle Teste (con Ravenna 2015, nell’ambito di Rasponi Open Space) Marco Belpoliti, presenterà Primo Levi di fronte e di profilo (Guanda, 2015), dialogando con Marco Martinelli. Il libro è il frutto di un lavoro ventennale, un “libro-universo” su Primo Levi, lo scrittore che negli ultimi settant’anni si è imposto come il testimone per eccellenza dello sterminio ebraico: la sua vita tormentata, la sua vicenda di scrittore e intellettuale, ma soprattutto la sua opera sfaccettata, complessa, ricchissima di temi, rimandi e suggestioni.

Sempre nello stesso contesto sabato 12 dicembre alle 20.45, si terrà la proiezione del documentario Eresia della felicità – le cinque giornate di Milano di Alessandro Penta, una produzione Ravenna Capitale Italiana della Cultura 2015 e Ravenna Teatro. Un plotone di duecento adolescenti in maglia gialla della non-scuola del Teatro delle Albe diretti da Marco Martinelli ha imbracciato i versi crepitanti del poeta russo Vladimir Majakovskij, scritti quando lui pure era un giovane ribelle, e sentiva la tempesta nell’aria. È successo lo scorso luglio a Milano, per cinque pomeriggi, nel fossato del Castello Sforzesco, sotto la torre del Filarete. Il documentario di Alessandro Penta racconta la costruzione di Eresia della felicità attraverso le potenti immagini del coro che, l’ultimo giorno, ha anche “invaso” il centro-città di Milano.

Vengono rinviate al 2016, invece, per ragioni organizzative, le repliche di Lus, il concerto spettacolo di e con Ermanna Montanari in cartellone per venerdì 11 e sabato 12 dicembre al Rasi.

Scena Contemporanea è il nuovo percorso del Teatro delle Albe/Ravenna Teatro al teatro Rasi. Dopo il triennio di Ravenna viso-in-aria, il Rasi torna al centro della riflessione artistica come luogo in cui si intrecciano spettacoli, incontri, riflessioni e laboratori. La rassegna si svilupperà attorno a tre nodi tematici.

Fibre ParalleleIl primo è quello della drammaturgia che vedrà di scena al Rasi sette spettacoli. Anna Amadori interpreterà L’inatteso del drammaturgo francese Fabrice Melquiot. Il gruppo emiliano Archivio Zeta porterà in scena la vicenda individuale e politica di Edipo re interrogandosi sulla profonda e insolubile questione dell’essere uomini. Tornerà a Ravenna la premiatissima compagnia pugliese Fibre Parallele con la commedia grottesca La Beatitudine di Licia Lanera e Riccardo Spagnulo. Lourdes porterà il pubblico di Scena Contemporanea in un viaggio in attesa di un miracolo dal testo di Rosa Matteucci adattato da Luca Ricci e Andrea Cosentino per la compagnia toscana CapoTrave. Da Napoli Punta Corsara porterà al Rasi Hamlet Travestie, rilettura burlesque del dramma shakespeariano di John Poole. TeatrOnnivoro presenterà in anteprima Operazione Atarax, riscrittura di Matteo Cavezzali da un radiodramma di Friedrich Dürrenmatt sulla paura del terrorismo in chiave fantascientifica con Massimiliano Rassu e Antonio Maiani. La drammaturgia ospitata non sarà però esclusivamente verbale, saranno infatti presenti anche spettacoli legati al mondo della performance e della danza. Anatomia nasce dall’incontro tra due corpi: uno biologico, l’altro sonoro. Uno è quello della coreografa e danzatrice Simona Bertozzi, l’altro è la musica e il live electronics di Francesco Giomi per una visione teorico -compositiva di Enrico Pitozzi, in collaborazione con Today ToDance. Dream theory in Malaya è una lettura-performance di Francesca Proia, a partire da un testo dell’antropologo Kilton Stewart sul valore terapeutico e sociale del sogno per la tribù malaysiana dei Senoi.

Archivio ZetaIl secondo nodo riguarda la questione musicale in quattro lavori del Teatro delle Albe.
Oltre il prologo autunnale con Amore e Anarchia e Il Volo – la ballata dei picchettini – e il rinvio a data da destinarsi nel 2016 di Lus  (che vede in scena Ermanna Montanari in un concerto-combattimento  con Luigi Ceccarelli e il contrabbassista Daniele Roccato sulle parole del testo di Nevio Spadoni e la regia di Marco Martinelli) – A VulKano, a San Bartolo, invece sarà allestito un trittico composto da Slot Machine di Marco Martinelli – interpretato da Alessandro Argnani, con musiche create appositamente da Cristian Carrara per l’allestimento a Spoleto per Opera Nova 2014 –  che racconta la caduta vertiginosa di un giocatore, di un annegare nell’azzardo, dove ogni legame affettivo viene sacrificato sull’altare del niente; Rumore di acque di Marco Martinelli con Alessandro Renda nella sua versione da camera ideata da Ermanna Montanari, con le musiche registrate del fisarmonicista Guy Klucevsek, appositamente realizzate per l’edizione andata in scena a Milwaukee (Usa); per concludere con E’ Bal, testo di Nevio Spadoni, con Roberto Magnani e il musicista Simone Marzocchi che, proseguendo l’indagine delle Albe sul dialetto come lingua di scena, racconta la storia di Ezia, donna emarginata di un paese della campagna romagnola, vittima delle dicerie della gente, continuamente in cammino alla ricerca di un uomo da sposare.

Il terzo nodo è quello dell’incontro e la riflessione. Dopo gli incontri fra il 9 e il 12 dicembre con Martinelli e Belpoliti, Jacopo Quadri presenterà a marzo La scuola d’estate. Luca Ronconi a Santacristina, documentario su Luca Ronconi e il rapporto con i suoi allievi del “Centro Teatrale Santacristina”. Alla proiezione seguirà un incontro con Jacopo Quadri, e i critici Renato Palazzi e Maria Grazia Gregori. Si terrà in aprile, invece, l’omaggio a Giuliano Scabia, maestro profondo e appartato di varie generazioni, artista sperimentatore, poeta, drammaturgo, regista, attore.
A marzo si svolgeranno i debutti della non-scuola, i laboratori tenuti dal Teatro delle Albe/Ravenna Teatro nelle scuole di Ravenna. La serie di incontri si chiude in primavera con i Parlamenti di aprile, gli appuntamenti di riflessione, tra teatro e filosofia, curati di Ermanna Montanari e Marco Martinelli.

Nell’ambito del percorso di Scena Conntemporanea si inseriscono anche momenti seminariali condotti dal critico Massimo Marino, dallo studioso e docente universitario Enrico Pitozzi e un laboratorio guidato dallo stesso Martinelli.
E Prosegue anche il lavoro tra teatro e sport nell’anno in cui Ravenna sarà Città Italiana dello Sport. Il percorso, iniziato con Pantani del Teatro delle Albe due anni fa, continua nel 2016 con lo spettacolo Finisce per A di Eugenio Sideri, un soliloquio tra Alfonsina Strada, unica donna al Giro d’Italia del 1924, e Gesù.

Infine, la relazione di Ravenna Teatro con E production e Cisim, rimane con due collaborazioni. Lo spettacolo del Teatro delle Ariette intitolato Sul tetto del mondo al Cisim e due spettacoli di Fanny & Alexander: al Rasi, Discorso Giallo e nella saletta Mandiaye N’Diaye, Giallo nell’ambito della programmazione di Artebebé, organizzato da Drammatico Vegetale/Ravenna Teatro.

Per il calendario degli eventi e informazioni www.teatrodellealbe.com

Valeria Marini on ice, cachet 4mila euro Il Comune: «Pagata da sponsor privati»

La showgirl ha inaugurato la pista su ghiaccio alla rotonda di Milano Marittima. Anche l’ospitalità a carico dei privati

Il cachet di Valeria Marini nelle vesti di madrina all’inaugurazione della pista di ghiaccio alla rotonda di Milano Marittima è stato di quattromila euro più Iva, interesamente coperti da sponsor privati. Lo rende noto il Comune di Cervia dopo alcuni articoli e notizie apparsi sulla stampa e sui social network. «La somma – si legge nel breve comunicato – è sensibilmente al di sotto del compenso solitamente previsto dalla show girl, proprio grazie al suo legame e amicizia con la nostra località. Le ospitalità sono state offerte dall’hotel Aurelia e dal ristorante al Caminetto. Dunque il Comune non ha utilizzato soldi pubblici per il pagamento del cachet dell’artista, né per l’ospitalità». Infine una frecciata verso chi ha sollevato il tema: «È veramente triste che si tenda a gettare discredito e a fare polemica anche su un evento che ha portato la nostra località alla ribalta dei riflettori, rilanciandone l’immagine, sotto il profilo di promozione turistica che di incentivo all’economia del territorio con migliaia di presenze».

Omaggio a Puccini con la Bohéme rivisitata anche in forma di musical

Per la Trilogia d’Autunno debutto all’Alighieri il 9 dicembre, repliche dei due allestimenti fino al 15. Cast di giovani cantanti e musicisti

BohemeUn omaggio a Giacomo Puccini, e in particolare alla sua opera più nota e popolare, la Bohéme, caratterizza la trilogia d’autunno che chiude l’edizione 2015 del Ravenna Festival e apre la stagione d’opera e danza del teatro Alighieri. Ce ne parla Angelo Nicastro, direttore artistico sia del festival che della rassegna operistica ravennate.
La Bohéme andrà in scena in due diverse versioni, una “originale” con la regia di Cristina Mazzavillani Muti, l’altra, intitolata Mimì è una civetta rivisitata in forma di musical con la regia di Greg Ganakas (dal 9 al 15 dicembre al teatro Alighieri di Ravenna), mentre alcune delle più celebri arie pucciniane saranno proposte in un recital con il Maestro Muti – per l’occasione al pianoforte – e con i cantanti Anna Netrebko e Yusif Eyvazov (l’11 dicembre al PalaCredito di Romagna a Forlì).

La programmazione della trilogia, negli ultimi anni, si è concentrata su diversi titoli di Giuseppe Verdi, in occasione del centenario, da dove nasce quest’anno la scelta di Puccini?
«Sulle trilogie autunnali del festival devo fare una premessa: le due dedicate in passato a Verdi, suddivise fra le opere popolari e le opere shakespeariane, sono state un’esperienza importante sia sul piano produttivo che culturale, che hanno consentito al pubblico di confrontarsi, in un arco temporale ristretto a pochi giorni, con ben tre titoli diversi dedicati in modo organico e tematico allo stesso autore. Questo è stato possibile grazie ad una predisposizione agile e funzionale degli allestimenti, anche rispetto alla limitata struttura scenica del teatro Alighieri. L’ideazione innovativa delle messe in scena sta proprio alla base della filosofia di questi progetti del Festival: in primo luogo con l’utilizzo delle nuove tecnologie, sperimentato da Cristina Muti, che se da un parte “svecchiano“ le tradizionali convenzioni scenografiche, dall’altra semplificano i meccanismi dell’allestimento, anche sul piano dei costi. Inoltre, la modalità che ispira queste produzioni è quella del laboratorio, anche nel coinvolgimento di giovani artisti, un po’ a tutti i livelli del cast e in particolare dei cantanti, meglio sintonizzati sui ritmi e l’estetica di queste nuove forme di produzione teatrale».

BohemePer cui anche l’opera di Puccini, sarà messa in scena con queste prerogative…
«Certo, e la scelta di quest’anno nasce proprio dalla nostra convinzione che Puccini sia un musicista da rivalutare come colui al quale gran parte della musica del Novecento è fortemente debitrice, in particolare le nuove forme di teatro musicale. Perché Puccini ha avuto la capacità di assorbire i fermenti e le varie tendenze delle scuole musicali europee della sua epoca e di assimilarle in un linguaggio che è forse stato troppo sbrigativamente liquidato come facile, superficiale. Ma proprio la critica più accesa che gli era stata rivolta dai suoi contemporanei, cioè di non essere un innovatore, un compositore originale, con una sua personalità artistica, è stata smentita dallo sviluppo di tanta cultura musicale del ‘900. Con buona pace dei suoi detrattori».

D’altra parte Puccini e le sue opere hanno avuto una notevole fortuna, per l’ampio e assiduo gradimento del pubblico…
«Infatti, questa sua capacità di arrivare agli spettatori con un linguaggio immediato e d’effetto, direi efficace, che riesce a suscitare emozioni, ha generato titoli che sono diventati popolarissimi, dei cult veri e propri, come per l’appunto, la Bohéme. Si tratta di una poetica molto presente nel teatro musicale moderno e soprattutto in quello americano, quindi nel musical. Un genere che indubbiamente ha attinto dalle sue sonorità, dalla sua capacità di fondere linguaggi, di dare comunque una lettura unificata di stili diversi che risuonavano in Europa a suo tempo e di offrire così un contributo di grande modernità. Pensiamo solo alla Bohéme che ha ispirato diversi musical di cui uno, recentemente, è diventato anche un film da Oscar, molto amato, come Moulin Rouge. Inoltre, risonanza internazionale e ancora rivisitazioni in chiave di musical valgono anche per la Madama Butterfly… Per non parlare della mitografia del bohémien, dell’artista idealista anticonformista, genio e sregolatezza, che è giunta fino a noi amplificata proprio dall’opera pucciniana. Il progetto di questa trilogia è un ritorno a Puccini, per riscoprirlo in questa chiave di musicista moderno, pienamente del Novecento».

Mimi è una civettaE con questa chiave mettete in scena di fatto un’unica opera, la Bohéme
«Si tratta di un’opera emblematica, la più amata dal pubblico che, d’altra parte, oggi è ancora la più rappresentata al mondo. Il nostro progetto è di affiancare a una produzione, per così dire, dell’originale – pur con una regia innovativa di Cristina Muti e un cast di artisti di nuova generazione, molto duttili e preparati – una seconda produzione incentrata sulla rilettura dell’opera dal punto di vista musicale che rendesse più evidente questo debito della modernità nei confronti di Puccini. Così abbiamo pensato di “metterlo alla prova”, nel senso di sperimentare se la struttura dell’opera poteva reggere una rivisitazione basata sugli strumenti della musica rock e pop, con uno spettacolo dal titolo Mimì è una civetta. La parte musicale è affidata, infatti, a nove musicisti, una vera e propria band elettrificata: batteria, basso, chitarra, tastiere e archi, arricchita dalla presenza di solisti d’eccezione come Simone Zanchini alla fisarmonica e Fabrizio Bosso alla tromba. L’adattamento della partitura è stata realizzata da un giovane di formazione classica, Alessandro Cosentino che ha riscritto le arie più famose della Bohéme con questa strumentazione ma rispettando le tessiture musicali originali senza modificare la tonalità».

E per quanto riguarda le parti cantate?
«Le arie più celebri saranno cantate da voci non impostate per il melodramma, ma dotate della potenza, timbro ed estensione vocale necessarie per cantare in questa tessitura operistica. Voci importanti ma non liriche, però più vicine al gusto e alla sensibilità attuale. Mentre le parti della narrazione non saranno cantate ma recitate. Insomma siamo nello stile del musical, con cantanti che sono anche attori. I protagonisti sono già stati selezionati ed è interessante evidenziare come questi giovani che non vengono dal mondo dell’opera lirica siano molto eclettici nel muoversi sulla scena: oltreché cantare sanno recitare e ballare, per l’appunto come nell’esperienza creativa dell’artista del musical».

E come sarà la messa in scena date tali varianti dall’impostazione originale?
«La storia è la stessa ma anche la regia, firmata da Greg Ganakas, naturalmente sarà rivisitata. Innanzitutto la band sarà parte integrante della scena, presente sul palcoscenico e non in buca come nel caso dell’orchestra tradizionale, quindi i musicisti saranno anche loro attori dell’opera. Peraltro questa messa in scena si tratta di un work in progress e non mancheranno le sorprese».

Gli allestimenti firmati da Cristina Muti per il Festival hanno sempre proposto nuove prospettive scenografiche, fondate su immagini virtuali. Sarà così anche per le due Bohéme?
«Sicuramente le strutture scenografiche sono limitate, il “costruito” è sempre di meno e si basa su moduli molto funzionali e flessibili che possono essere dislocati velocemente e danno la possibilità di costruire un’ambientazione differente. È un’impianto alla “lego” che può essere scomposto e ricomposto diversamente, incorniciato, arricchito e animato da proiezioni visionarie. Il vantaggio è un cambio di scena in tempi brevissimi rispetto alle tecniche tradizionali, che consente uno svolgimento dello spettacolo più fluido, con minime soluzioni di continuità».

Questa trilogia pucciniana si chiude infine con un appuntamento dalla forma essenziale: un pianoforte e due voci liriche…
«La forma è quella del Gala ma in realtà è un unicum che rende omaggio a Puccini in tutte le sue sfaccettature d’autore, e che completa il progetto tutto incentrato sulla rivisitazione della Bohéme. Un’occasione straordinaria, non solo per la presenza di Riccardo Muti ma perché il Maestro offrirà una delle sue rare esibizioni al piano, affiancato da due eccellenti cantanti. Peraltro si rievoca un altrettanto raro e memorabile recital accaduto 20 anni fa, protagonista sempre Muti, assieme a Luciano Pavarotti, che a Forlì tenne un concerto di beneficienza in ausilio alla comunità di Sadurano, per il recupero di tossicodipendenti, di don Dario Ciani, scomparso proprio quest’anno. Si tratta quindi di un ritorno di Riccardo Muti a Forlì dedicato alla memoria di Don Dario, e per un rinnovato sostegno alla sua comunità».

Ma dal Maestro Muti ci dobbiamo aspettare anche qualche racconto o commento su Puccini e le sue opere?
«Questo è affidato all’imprevedibilità del Maestro che però, ultimamente, sempre di più si esprime in un rapporto diretto con il pubblico… Non c’è nulla di preordinato in questo senso ma immagino che in un momento per lui cosi denso di ricordi e di emozioni non mancherà di dire qualcosa, magari anche nel merito della pagine musicali fra le più belle del repertorio lirico di Puccini che ha scelto e che eseguirà in concerto».

Gli assistenti civici del Comune al lavoro in zona dantesca: 80 ore di passeggiate

Selezionati 27 volontari: tre uscite settimanali fino alla fine dell’anno Carlo, 78 anni: «Vorrei intervenire quando vedo cose sbagliate…»

Durerà in tutto una quarantina di giorni la prima esperienza degli assistenti civici volontari al servizio del Comune di Ravenna. La prima uscita l’hanno fatta il 19 novembre e andranno avanti fino al 31 dicembre: tre uscite settimanali con turni di quattro ore passeggiando nella zona dantesca attorno a piazza San Francesco tre per volta con pettorine verdi. Dovranno essere un occhio e un orecchio in più per la polizia municipale a cui forniranno una relazione al termine di ogni uscita. In totale saranno in campo per circa 80 ore.

Ufficialmente lo scopo del progetto battezzato “Fare sicurezza” dall’assessore Martina Monti è la migliorabilità dell’accesso agli spazi pubblici: «È la comunità che si mobilita fornendo un servizio di utilità sociale, di ascolto e segnalazione di problemi e criticità per la prevenzione», spiega il commissario della polizia municipale Stefano Gulminelli che coordina l’attività.

Al bando avevano risposto in 71. Dopo alcune rinunce e un minimo di selezione sono rimasti 27 quelli che hanno superato l’esame al termine di venti ore di formazione (temi come sicurezza urbana, inciviltà, contrasto al degrado, vivibilità degli spazi pubblici, gestione e prevenzione dei conflitti, comunicazione): 21 uomini e 6 donne, età media sui 55-60 con il picco rappresentato da un 78enne (un 20enne che aveva risposto al bando si è poi ritirato per motivi di studio), per la maggior parte pensionati. Tra loro vengono pescati i tre che compongono la mini pattuglia in perlustrazione: «Se ne occupa l’agenzia Laboriosamente che opera in convenzione con il Comune. Noi fissiamo la data di uscita e loro contattano le persone cercando chi offre disponibilità». Le regole di ingaggio sono ben chiare: mai intervenire, in caso di situazioni di emergenza il gruppo è dotato di un cellulare di servizio per contattare la centrale.

«Mi hanno detto che non dobbiamo intervenire ma io non sono capace perché se vedo qualcuno che fa qualcosa di sbagliato vorrei correggerlo». Classe 1937: Carlo Fabbri ha 78 anni e tanta voglia di cambiare le cose perché «la gente oggi non rispetta più le regole». È uno dei 27 potenziali assistenti civici, in pensione da vent’anni dopo aver lavorato in Comune con l’ultimo periodo proprio tra i vigili urbani. Risponde al cellulare mentre è nell’orto e ci dice che purtroppo farà fatica a partecipare: «Sono di Ponte Nuovo e mi muovo in macchina ma andare a Ravenna non è così comodo. Se potessi farlo dove abito sono sicuro che sarebbe meglio perché conosco tutti».

Il progetto ha un costo di 14mila euro: 9.500 dalla Regione (7mila alla convenzione con Laboriosamente e 2.500 per l’acquisto del materiale) mentre i restanti 4.500 spetteranno al Comune come ore dedicate alla formazione da parte del personale della polizia municipale.

Emergenza profughi, l’assessore: «Non possiamo lasciare gente per strada»

Piaia: «Ma è difficile: come mai non riusciamo a trovare affitti
tra i privati? E le tende non possono diventare una soluzione»

«Ne arrivano continuamente, non possiamo lasciarli dormire per strada ma è difficile trovare sistemazioni». L’emergenza pakistani c’è e le parole di Giovanna Piaia, assessore comunale ai Servizi sociali, la certificano. Il tavolo delle povertà coordinato da Palazzo Merlato si sta muovendo per dare un posto letto sotto un tetto agli uomini che sono accampati in viale Berlinguer (vedi articoli correlati) e lì sono da settimane. «Stiamo cercando di fare sistema mettendo in rete le disponibilità di tutto il mondo del volontariato. Anche chi ha solo due o tre posti può dare un aiuto fondamentale. E anzi preferiamo le sistemazioni in numeri ridotti per facilitare l’accoglienza». Anche se in alcuni casi è difficile trovare disponibilità: «Come mai non riusciamo a trovare persone che diano la casa in affitto nemmeno se hanno la garanzia di un contratto firmato con il pubblico?».

Ecco allora la rete dei posti letto finora reperiti e utilizzati (un protocollo con l’Ausl prevede per ognuno un checkup medico prima dell’inserimento in strutture): al dormitorio di via Torre, con la Caritas tra le suore di clausura e la parrocchia di Mensa Matellica, con l’associazione Romania mare e infine nei dormitori pubblici della città. L’ultima risorse messa in campo è l’abitazione dietro alla sede della protezione civile. Punti sparsi sul territorio che richiedono impegni per gli spostamenti: «I trasferimenti sono una problematica importante».

E le tende che il Comune acquistò per l’emergenza freddo alcuni anni fa? Piaia lavora per evitarne l’utilizzo: «Le abbiano, sono state un acquisto importante, potranno sempre essere utili per le emergenze ma non possiamo rischiare che diventino una soluzione abitativa».

Il paradosso è l’accoglienza dei primi arrivati nei mesi scorsi potrebbe aver creato un effetto richiamo. L’assessore ne è consapevole: «Fin quando la stagione era buona abbiamo tardato ad aprire i dormitori ma ora non si può pensare di lasciare queste persone al freddo. Cittadini e associazioni ci sollecitano a prenderci cura di loro».

Ma a un certo punto bisognerà mettere un freno «perché altrimenti va allo stremo tutto un mondo fatto di risorse preziose: i volontari devono trovare soddisfazione in quello che fanno ma ora stanno lavorando davvero oltre le loro forze e posso solo ringraziarli».

Senza dimenticare che ci sono anche altre situazioni delicate che vanno prese in cura: «La nostra città ha già una importante dimensione di bisogno sociale, dobbiamo essere oculati su come spendiamo le risorse a disposizione». Nel frattempo l’urgenza resta l’emergenza pakistani: l’obiettivo a cui lavora il coordinamento è farli arrivare all’hub di Bologna perché li prenda in gestione.

Emergenza profughi, l’assessore: «Non possiamo lasciare gente per strada»

Piaia: «Ma è difficile: come mai non riusciamo a trovare affitti tra i privati? E le tende non possono diventare una soluzione»

«Ne arrivano continuamente, non possiamo lasciarli dormire per strada ma è difficile trovare sistemazioni». L’emergenza pakistani c’è e le parole di Giovanna Piaia, assessore comunale ai Servizi sociali, la certificano. Il tavolo delle povertà coordinato da Palazzo Merlato si sta muovendo per dare un posto letto sotto un tetto agli uomini che sono accampati in viale Berlinguer (vedi articoli correlati) e lì sono da settimane. «Stiamo cercando di fare sistema mettendo in rete le disponibilità di tutto il mondo del volontariato. Anche chi ha solo due o tre posti può dare un aiuto fondamentale. E anzi preferiamo le sistemazioni in numeri ridotti per facilitare l’accoglienza». Anche se in alcuni casi è difficile trovare disponibilità: «Come mai non riusciamo a trovare persone che diano la casa in affitto nemmeno se hanno la garanzia di un contratto firmato con il pubblico?».

Ecco allora la rete dei posti letto finora reperiti e utilizzati (un protocollo con l’Ausl prevede per ognuno un checkup medico prima dell’inserimento in strutture): al dormitorio di via Torre, con la Caritas tra le suore di clausura e la parrocchia di Mensa Matellica, con l’associazione Romania mare e infine nei dormitori pubblici della città. L’ultima risorse messa in campo è l’abitazione dietro alla sede della protezione civile. Punti sparsi sul territorio che richiedono impegni per gli spostamenti: «I trasferimenti sono una problematica importante».

E le tende che il Comune acquistò per l’emergenza freddo alcuni anni fa? Piaia lavora per evitarne l’utilizzo: «Le abbiano, sono state un acquisto importante, potranno sempre essere utili per le emergenze ma non possiamo rischiare che diventino una soluzione abitativa».

Il paradosso è l’accoglienza dei primi arrivati nei mesi scorsi potrebbe aver creato un effetto richiamo. L’assessore ne è consapevole: «Fin quando la stagione era buona abbiamo tardato ad aprire i dormitori ma ora non si può pensare di lasciare queste persone al freddo. Cittadini e associazioni ci sollecitano a prenderci cura di loro».

Ma a un certo punto bisognerà mettere un freno «perché altrimenti va allo stremo tutto un mondo fatto di risorse preziose: i volontari devono trovare soddisfazione in quello che fanno ma ora stanno lavorando davvero oltre le loro forze e posso solo ringraziarli».

Senza dimenticare che ci sono anche altre situazioni delicate che vanno prese in cura: «La nostra città ha già una importante dimensione di bisogno sociale, dobbiamo essere oculati su come spendiamo le risorse a disposizione». Nel frattempo l’urgenza resta l’emergenza pakistani: l’obiettivo a cui lavora il coordinamento è farli arrivare all’hub di Bologna perché li prenda in gestione.

Malore per il prefetto Russo Il sindaco in ospedale: «Verrà dimesso»

Il prefetto Francesco Russo è stato ricoverato all’ospedale per accertamenti dopo un lieve malore. Lo annuncia il sindaco Fabrizio Matteucci dopo essere andato a trovarlo insieme al vicario della prefettura Antonio Giannelli e ai vertici delle forze dell’ordine.

«Tutto lascia pensare – rivela il sindaco – che il prefetto sarà dimesso nella giornata di domani (mercoledì 9 dicembre, ndr)».

Acceso l’albero in piazza. Ma l’apertura della pista del ghiaccio slitta di due giorni

Intanto ha invece inaugurato il mercatino agricolo a porta Adriana

È stato acceso nel pomeriggio di martedì 8 dicembre l’albero di Natale in piazza del Popolo, in centro a Ravenna, con addobbi originali realizzati anche dagli studenti del liceo artistico, ispirati al futurismo (vedi articoli correlati).

Nel primo pomeriggio ha inaugurato anche il mercatino agricolo delle eccellenze gastronomiche della Coldiretti, sotto la porta Adriana, all’inizio dell’area pedonale di via Cavour.

Sono rimasti delusi invece gli appassionati del pattinaggio sul ghiaccio: la (piccola) pista allestita in piazza San Francesco, a differenza di quanto annunciato in una nota dal Comune (che comunque non è coinvolto nella gestione), non ha ancora aperto. Alcuni tecnici al lavoro nel pomeriggio ci hanno comunicato che aprirà i battenti solamente giovedì, 10 dicembre.

Acceso l’albero in piazza. Ma l’apertura della pista del ghiaccio slitta di due giorni

Intanto ha invece inaugurato il mercatino agricolo a porta Adriana

È stato acceso nel pomeriggio di martedì 8 dicembre l’albero di Natale in piazza del Popolo, in centro a Ravenna, con addobbi originali realizzati anche dagli studenti del liceo artistico, ispirati al futurismo (vedi articoli correlati).

Nel primo pomeriggio ha inaugurato anche il mercatino agricolo delle eccellenze gastronomiche della Coldiretti, sotto la porta Adriana, all’inizio dell’area pedonale di via Cavour.

Sono rimasti delusi invece gli appassionati del pattinaggio sul ghiaccio: la (piccola) pista allestita in piazza San Francesco, a differenza di quanto annunciato in una nota dal Comune (che comunque non è coinvolto nella gestione), non ha ancora aperto. Alcuni tecnici al lavoro nel pomeriggio ci hanno comunicato che aprirà i battenti solamente giovedì, 10 dicembre.

Tradurre in marocchino all’assessore? Ancisi: «Non ho detto quella frase…»

Il decano dell’opposizione però non vuole rivelare le sue «vere»
parole e passa al contrattacco. «È stata Bakkali a offendermi…»

Non arrivano scuse, da parte di Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna, ma smentite. Il caso è quello dell’infuocato dibattito in commissione consiliare sull’appalto per la ristorazione scolastica (approfondiremo l’argomento nei prossimi giorni), durante il quale Ancisi avrebbe detto all’assessore Ouidad Bakkali, italiana nata ad Agadir, in Marocco: «Non capisce l’italiano? Se non capisce le delibere in italiano le tradurremo in marocchino». La frase, testuale, l’ha riportata per prima la stessa Bakkali su Facebook, definendo l’episodio «grave e brutto». E la frase è poi stata confermata a grandi linee alla nostra redazione anche da altre persone presenti in municipio, non solo tra le fila del Pd.

Ancisi però oggi controbatte dicendo che si tratta di un «falso».
«Non ho pronunciato questa frase – scrive il decano dell’opposizione ravennate –. Ragion per cui ne discuterò il senso, totalmente inoffensivo (salvo che pronunciare la parola “marocchino” non sia sottoposto a fatwa), appena si avrà l’onestà di riportare e commentare la frase vera». “Frase vera”, però, che Ancisi, da noi contattato, non vuole per il momento rivelare.

«È vero invece – continua Ancisi nella sua nota – a proposito di asserito mancato rispetto delle istituzioni, che io sono stato frequentemente interrotto, con modi arroganti e provocatori, dalla Bakkali (nel titolo della sua nota Ancisi dice di essere stato offeso da Bakkali, ndr), costringendomi ad alzare la voce mentre esercitavo il diritto di parola. Messaggi offensivi di ogni genere nei miei confronti da parte della nomenklaltura Pd sono dilagati sul facebook della Bakkali. Il sindaco ha addirittura sostituito nel suo facebook la propria foto con quella della Bakkali in veste di martire islamica. La campagna lanciata contro di me dal Pd in nome di supremi valori femministici ed etnicistici violati, del tutto estranei ai fatti, ha assunto così il senso di una distrazione di massa a fronte dell’oggetto in discussione ieri: il sistema di gara d’appalto del valore di 55 milioni di euro proposto dalla Bakkali, che, secondo tutta l’opposizione (Forza Italia, Lega Nord, Lista per Ravenna, NCD, Movimento 5 Stelle), privilegia alla grande un’impresa».

Tradurre in marocchino all’assessore? Ancisi: «Non ho detto quella frase…»

Il decano dell’opposizione però non vuole rivelare le sue «vere» parole e passa al contrattacco. «È stata Bakkali a offendermi…»

Non arrivano scuse, da parte di Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna, ma smentite. Il caso è quello dell’infuocato dibattito in commissione consiliare sull’appalto per la ristorazione scolastica (approfondiremo l’argomento nei prossimi giorni), durante il quale Ancisi avrebbe detto all’assessore Ouidad Bakkali, italiana nata ad Agadir, in Marocco: «Non capisce l’italiano? Se non capisce le delibere in italiano le tradurremo in marocchino». La frase, testuale, l’ha riportata per prima la stessa Bakkali su Facebook, definendo l’episodio «grave e brutto». E la frase è poi stata confermata a grandi linee alla nostra redazione anche da altre persone presenti in municipio, non solo tra le fila del Pd.

Ancisi però oggi controbatte dicendo che si tratta di un «falso».
«Non ho pronunciato questa frase – scrive il decano dell’opposizione ravennate –. Ragion per cui ne discuterò il senso, totalmente inoffensivo (salvo che pronunciare la parola “marocchino” non sia sottoposto a fatwa), appena si avrà l’onestà di riportare e commentare la frase vera». “Frase vera”, però, che Ancisi, da noi contattato, non vuole per il momento rivelare.

«È vero invece – continua Ancisi nella sua nota – a proposito di asserito mancato rispetto delle istituzioni, che io sono stato frequentemente interrotto, con modi arroganti e provocatori, dalla Bakkali (nel titolo della sua nota Ancisi dice di essere stato offeso da Bakkali, ndr), costringendomi ad alzare la voce mentre esercitavo il diritto di parola. Messaggi offensivi di ogni genere nei miei confronti da parte della nomenklaltura Pd sono dilagati sul facebook della Bakkali. Il sindaco ha addirittura sostituito nel suo facebook la propria foto con quella della Bakkali in veste di martire islamica. La campagna lanciata contro di me dal Pd in nome di supremi valori femministici ed etnicistici violati, del tutto estranei ai fatti, ha assunto così il senso di una distrazione di massa a fronte dell’oggetto in discussione ieri: il sistema di gara d’appalto del valore di 55 milioni di euro proposto dalla Bakkali, che, secondo tutta l’opposizione (Forza Italia, Lega Nord, Lista per Ravenna, NCD, Movimento 5 Stelle), privilegia alla grande un’impresa».

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