venerdì
18 Luglio 2025

L’assessore Bakkali nell’inferno di Parigi «Morte persone a pochi metri da me»

La giovane amministratrice del Comune si trovava nel bar coinvolto
da una sparatoria. «Siamo riusciti a scappare, rumori assordanti»

L’assessore all’Istruzione e alla Cultura del Comune di Ravenna, Ouidad Bakkali, si trovava nel mezzo dell’inferno di Parigi, al bar Le Carillon, nel X Arrondissment, durante una delle sparatorie avvenute nella capitale francese. «Siamo scossi, ma stiamo bene», ci dice Bakkali, che si trova a Parigi con altri ravennati in occasione di due rassegne di fotografia ed editoria indipendente.

«Durante gli spari – ci racconta la giovane assessora – abbiamo cominciato a correre fino a una rientranza. C’erano rumori di spari assordanti, sono morte persone a pochi metri di distanza da noi».

Ora Bakkali è a casa di amici e sta bene. Diversi i ravennati presenti con lei a Parigi, tra cui il grafico Emilio Macchia, il consigliere comunale del Pd Fabio Sbaraglia, le fotografe Silvia Bigi e Silvia Loddo. Sono scossi, ma stanno tutti bene e sono al sicuro.

Il bilancio all’1 di notte – citiamo un’agenzia dell’Ansa – è di almeno 60 morti e decine di feriti in sette sparatorie in una Parigi assediata da terroristi e teste di cuoio, 100 ostaggi in una sala da concerti, decine di cadaveri attorno allo Stade de France, dove gli spettatori di Francia-Germania sono ancora bloccati. Il presidente Francois Hollande ha dichiarato lo stato di emergenza. Il governo ha decretato il piano Alpha Rouge (Alfa Rosso), un livello di allerta mai toccato prima e che corrisponde al livello “attentati multipli”. Poi un Hollande visibilmente scosso ha parlato in diretta tv ai francesi annunciando lo stato di emergenza, l’afflusso di militari nella capitale “per evitare nuovi attacchi” e la chiusura delle frontiere.

Tra la nebbia con gli strumenti in avaria Barca recuperata dalla guardia costiera

In quattro a bordo: all’entrata in porto il natante imbarca acqua Equipaggio messo in salvo sul molo e intervento dei rimorchiatori

Si sono ritrovati tra la nebbia in mezzo al mare con la strumentazione di bordo in avaria: è stato necessario l’intervento di una motovedetta della capitaneria di porto di Ravenna per recuperare l’imbarcazione con quattro persone a bordo ferma al traverso di Casalborsetti verso le 19 di ieri, 12 novembre. Gli uomini della guardia costiera hanno intercettato il natante e prestato assistenza: all’imboccatura del porto il natante ha comunicato ad imbarcare acqua. L’intervento della motovedetta ha permesso l’ormeggio al molo Dalmazia e, dopo aver assicurato lo sbarco in sicurezza delle quattro persone di equipaggio, il personale della guardia costiera congiuntamente al personale del rimorchiatore Eduardo Primo hanno avviato l’operazione di cosiddett esaurimento per garantire la galleggiabilità. L’operazione è proseguita con l’intervento del nucleo sommozzatori e di una squadra dei vigili del fuoco: dopo la messa in sicurezza il natante è stato rimorchiato da una unità navale del gruppo Ormeggiatori fino alla propria darsena.

Natale, luminarie uguali per tutto il centro: accensione il 12 dicembre

Contributo di 95 euro per i commercianti. Il Comune partecipa
alle spese. L’albero in piazza sarà donato da Romagna Acque

È in programma per il secondo weekend di dicembre (12-13) l’accensione delle luminarie natalizie nelle vie del centro storico di Ravenna. Qualche giorno prima (8) invece si accenderà l’albero in piazza, quest’anno donato da Romagna Acque. La novità di quest’anno: gli addobbi saranno gli stessi in ciascuna strada. «Un progetto unitario per il centro storico – spiegano le associazioni dei commercianti Confesercenti e Confcommercio, Cna e Confartigianato – che consentirà di creare un impatto visivo particolarmente gradevole e d’effetto, dando un’immagine sobria ed accogliente del salotto buono della nostra città». I lavori per l’installazione delle luminare sono in fase di completamento in questi giorni.

«Dopo la positiva esperienza dell’anno scorso – afferma l’assessore al Commercio e Turismo, Massimo Cameliani – abbiamo deciso di contribuire anche quest’anno alle spese per le luminarie, favorendo così un abbattimento dei costi a carico degli esercizi che hanno sede nelle vie interessate, nell’ottica di attirare tanta gente in centro. Siamo tuttavia consapevoli che in tempo di crisi anche la spesa di 95 euro a carico dei commercianti per le luminarie possa rappresentare uno sforzo, e per questo li ringrazio. Esprimo inoltre il mio apprezzamento all’iniziativa di contraddistinguere le vetrine dei negozi con il logo, studiato per l’occasione, che contribuirà ad aumentare l’appeal natalizio».

Grazie al contributo di Enel, non mancherà anche quest’anno l’albero di Natale illuminato in piazza del Popolo, donato da Romagna Acque; verrà addobbato in modo artistico e originale con le opere realizzate dagli studenti delle scuole artistiche e acceso l’8 dicembre.

Natale, luminarie uguali per tutto il centro: accensione il 12 dicembre

Contributo di 95 euro per i commercianti. Il Comune partecipa alle spese. L’albero in piazza sarà donato da Romagna Acque

È in programma per il secondo weekend di dicembre (12-13) l’accensione delle luminarie natalizie nelle vie del centro storico di Ravenna. Qualche giorno prima (8) invece si accenderà l’albero in piazza, quest’anno donato da Romagna Acque. La novità di quest’anno: gli addobbi saranno gli stessi in ciascuna strada. «Un progetto unitario per il centro storico – spiegano le associazioni dei commercianti Confesercenti e Confcommercio, Cna e Confartigianato – che consentirà di creare un impatto visivo particolarmente gradevole e d’effetto, dando un’immagine sobria ed accogliente del salotto buono della nostra città». I lavori per l’installazione delle luminare sono in fase di completamento in questi giorni.

«Dopo la positiva esperienza dell’anno scorso – afferma l’assessore al Commercio e Turismo, Massimo Cameliani – abbiamo deciso di contribuire anche quest’anno alle spese per le luminarie, favorendo così un abbattimento dei costi a carico degli esercizi che hanno sede nelle vie interessate, nell’ottica di attirare tanta gente in centro. Siamo tuttavia consapevoli che in tempo di crisi anche la spesa di 95 euro a carico dei commercianti per le luminarie possa rappresentare uno sforzo, e per questo li ringrazio. Esprimo inoltre il mio apprezzamento all’iniziativa di contraddistinguere le vetrine dei negozi con il logo, studiato per l’occasione, che contribuirà ad aumentare l’appeal natalizio».

Grazie al contributo di Enel, non mancherà anche quest’anno l’albero di Natale illuminato in piazza del Popolo, donato da Romagna Acque; verrà addobbato in modo artistico e originale con le opere realizzate dagli studenti delle scuole artistiche e acceso l’8 dicembre.

Camst investe due milioni in città Self-service e osteria-pizzeria

Nei locali di una banca si trasferisce il Bizantino dal mercato coperto
Accanto ci sarà Gustavo: tutti i tipi di impasti le sere e nel weekend

Oltre due milioni di euro: è il capitale investito a Ravenna da Camst, cooperativa bolognese tra i leader nella ristorazione collettiva e commerciale con un fatturato annuo di 500 milioni, per dare vita al binomio Gustavo-Bizantino. In via Mariani, accanto al teatro Alighieri nei locali una volta occupati da una banca, si è trasferito lo storico ristorante self-service ddopo 24 anni al mercato coperto (Bizantino) collegato a un nuovo locale (Gustavo) in cui poter ordinare piadine e pizze con qualsiasi tipo di impasto accompagnate dagli affettati e formaggi della tradizione emiliano-romagnola. Al taglio del nastro, venerdì 13 novembre, erano presenti il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci e la presidente di Camst Antonella Pasquariello.

A pranzo dal lunedì al venerdì self-service Bizantino, di sera e a pranzo il sabato e la domenica, Gustavo: «Sarà un locale del tutto differente dal Bizantino –aveva anticipato a Ravenna&Dintorni Roberto Finocchiaro di Camst –, innovativo, con interni in legno progettati da un grosso studio di architetti (Giovanni Cenni di Cattolica, ndr), aperto tutti i giorni, domenica compresa». Arredi e interni in legno in stile vintage, «senza far mancare servizi importanti per i clienti come il wifi gratuito e le stazioni di ricarica per gli smartphone». Oltre alle 10-12 persone che lavoravano già al ristorante del mercato coperto, Camst assumerà altre 4-5 figure per via dell’ampliamento del servizio.

«Apprezzo molto – ha affermato Matteucci – la scelta di Camst di mantenere in città un punto di ristorazione veloce a prezzi contenuti. Si tratta di un servizio molto utile per i turisti e per gli studenti, ma anche per le numerose persone che lavorano nel centro cittadino. Sono felice quando in centro storico aprono nuove attività: in questo modo si rende la città più vivace ed accogliente». Pasquariello, numero uno di Camst, ha sottolineato «quanto l’azienda consideri strategica per il proprio sviluppo la città di Ravenna. Con questo nuovo locale vogliamo dare, inoltre, un ulteriore contributo per vivacizzare il contesto urbano in cui è inserito».

Camst, nata a Bologna nel giugno del 1945, è presente sul territorio ravennate da quarant’anni. Oggi, nella sola Ravenna, Camst conta 560 lavoratori, di cui oltre il 70 percento soci della cooperativa. La storia ravennate comincia infatti nel 1976, con l’apertura della prima cucina centralizzata che preparava pasti per i lavoratori delle aziende. Nel 1979 apre poi “La Cucinona”, il primo ristorante self-service della città. Negli anni ’80 e ’90 continuano gli investimenti con l’apertura di nuovi self-service a marchio Tavolamica nelle zone industriali (Bassette, Fornace Zarattini) e del self-service Magnosfera al centro commerciale Esp. Nel 1991 apre il Bizantino. Nel 2000 viene costituita la società mista pubblico-privato “Lugo Catering”, oggi “Bassa Romagna Catering”, composta da Camst e da nove comuni della provincia di Ravenna: oggi eroga 1,5 milioni di pasti l’anno a scuole e strutture socio-sanitarie-assistenziali, impiegando circa 120 lavoratori.

Camst investe due milioni in città Self-service e osteria-pizzeria

Nei locali di una banca si trasferisce il Bizantino dal mercato coperto Accanto ci sarà Gustavo: tutti i tipi di impasti le sere e nel weekend

Oltre due milioni di euro: è il capitale investito a Ravenna da Camst, cooperativa bolognese tra i leader nella ristorazione collettiva e commerciale con un fatturato annuo di 500 milioni, per dare vita al binomio Gustavo-Bizantino. In via Mariani, accanto al teatro Alighieri nei locali una volta occupati da una banca, si è trasferito lo storico ristorante self-service ddopo 24 anni al mercato coperto (Bizantino) collegato a un nuovo locale (Gustavo) in cui poter ordinare piadine e pizze con qualsiasi tipo di impasto accompagnate dagli affettati e formaggi della tradizione emiliano-romagnola. Al taglio del nastro, venerdì 13 novembre, erano presenti il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci e la presidente di Camst Antonella Pasquariello.

A pranzo dal lunedì al venerdì self-service Bizantino, di sera e a pranzo il sabato e la domenica, Gustavo: «Sarà un locale del tutto differente dal Bizantino –aveva anticipato a Ravenna&Dintorni Roberto Finocchiaro di Camst –, innovativo, con interni in legno progettati da un grosso studio di architetti (Giovanni Cenni di Cattolica, ndr), aperto tutti i giorni, domenica compresa». Arredi e interni in legno in stile vintage, «senza far mancare servizi importanti per i clienti come il wifi gratuito e le stazioni di ricarica per gli smartphone». Oltre alle 10-12 persone che lavoravano già al ristorante del mercato coperto, Camst assumerà altre 4-5 figure per via dell’ampliamento del servizio.

«Apprezzo molto – ha affermato Matteucci – la scelta di Camst di mantenere in città un punto di ristorazione veloce a prezzi contenuti. Si tratta di un servizio molto utile per i turisti e per gli studenti, ma anche per le numerose persone che lavorano nel centro cittadino. Sono felice quando in centro storico aprono nuove attività: in questo modo si rende la città più vivace ed accogliente». Pasquariello, numero uno di Camst, ha sottolineato «quanto l’azienda consideri strategica per il proprio sviluppo la città di Ravenna. Con questo nuovo locale vogliamo dare, inoltre, un ulteriore contributo per vivacizzare il contesto urbano in cui è inserito».

Camst, nata a Bologna nel giugno del 1945, è presente sul territorio ravennate da quarant’anni. Oggi, nella sola Ravenna, Camst conta 560 lavoratori, di cui oltre il 70 percento soci della cooperativa. La storia ravennate comincia infatti nel 1976, con l’apertura della prima cucina centralizzata che preparava pasti per i lavoratori delle aziende. Nel 1979 apre poi “La Cucinona”, il primo ristorante self-service della città. Negli anni ’80 e ’90 continuano gli investimenti con l’apertura di nuovi self-service a marchio Tavolamica nelle zone industriali (Bassette, Fornace Zarattini) e del self-service Magnosfera al centro commerciale Esp. Nel 1991 apre il Bizantino. Nel 2000 viene costituita la società mista pubblico-privato “Lugo Catering”, oggi “Bassa Romagna Catering”, composta da Camst e da nove comuni della provincia di Ravenna: oggi eroga 1,5 milioni di pasti l’anno a scuole e strutture socio-sanitarie-assistenziali, impiegando circa 120 lavoratori.

Rimborsi regionali: gli ex consiglieri Pd Mazzotti e Fiammenghi a processo

Il primo è appena stato nominato direttore di Legacoop Romagna
Contestati 9mila e 15mila euro. In totale tredici gli imputati dem

Tra i tredici imputati alla sbarra il 17 dicembre a Bologna per peculato – processo nato dall’inchiesta della procura emiliana, ribattezzata “Spese Pazze”, sui rimborsi chiesti dai consiglieri regionali nel periodo da giugno 2010 a dicembre 2011 – ci saranno anche due ravennati: il cervese Valdimiro Fiammenghi e il bagnacavallese Mario Mazzotti, ex consiglieri Pd in Emilia Romagna. Al primo vengono contestati 15mila euro, 9mila al secondo (recentemente nominato direttore di Legacoop Romagna). Il rinvio a giudizio è arrivato contestualmente ad alcune assoluzioni per gli indagati che avevano scelto il rito abbreviato.

Secondo l’accusa i politici avrebbero utilizzato i fondi destinati ai gruppi in assemblea legislativa per spese non attinenti al mandato: tra gli scontrini depositati da alcuni consiglieri la guardia di finanza ritrovò quelli per un wc pubblico, per pranzi e cene di lusso, pernottamenti in hotel e perfino per un acquisto in un sexy shop. Questo l’elenco dei rinviati a giudizio (fra parentesi i rimborsi contestati): Marco Monari (940mila euro), Marco Carini (9mila euro). Thomas Casadei (4mila euro), Gabriele Ferrari (11mila euro), Valdimiro Fiammenghi (15mila euro), Roberto Garbi (6mila euro), Mario Mazzotti (13mila euro), Roberto Montanari (24mila euro), Rita Moriconi (17mila euro), Giuseppe Pagani (5mila euro), Roberto Piva (15mila euro), Luciano Vecchi (12mila euro), Damiano Zoffoli (8mila euro). Gli assolti perché il fatto non sussiste sono invece i dem Matteo Richetti, Marco Barbieri, Anna Pariani e l’ex capogruppo Fds Roberto Sconciaforni.

Fiammenghi ha così commentato, inviando una dichiarazione scritta alle redazioni: «Non posso che prendere atto delle decisioni del Giudice, decisioni che rispetto. Al tempo stesso, sono lieto dell’assoluzione dei quattro ex consiglieri che hanno scelto il rito abbreviato. Questo a conferma di quanto sostenuto da ognuno di noi in questi anni. Ribadisco ciò che ho già detto e dimostrato in più occasioni: ho sempre svolto il mio lavoro di consigliere nel totale rispetto delle leggi e dei regolamenti in vigore in quegli anni. L’ho fatto con la volontà di rappresentare gli interessi, i bisogni, le domande della Regione e del territorio elettivo. Perciò ho mantenuto, durante tutto il mandato, un rapporto vivo e costante con le Istituzioni, le Associazioni, i cittadini della Provincia di Ravenna, di altre parti del territorio regionale e nazionale».

Dello stesso tenore anche le parole di Mazzotti: «L’assoluzione di Richetti è uno squarcio di verità in una vicenda in cui sono certo di avere agito sempre e in ogni occasione nella piena correttezza e legalità. Sono certo che in sede processuale dimostrerò come la mia condotta, al pari di quella dei miei colleghi del gruppo Pd, sia sempre stata conforme e rispettosa delle leggi».

Rimborsi regionali: gli ex consiglieri Pd Mazzotti e Fiammenghi a processo

Il primo è appena stato nominato direttore di Legacoop Romagna Contestati 9mila e 15mila euro. In totale tredici gli imputati dem

Tra i tredici imputati alla sbarra il 17 dicembre a Bologna per peculato – processo nato dall’inchiesta della procura emiliana, ribattezzata “Spese Pazze”, sui rimborsi chiesti dai consiglieri regionali nel periodo da giugno 2010 a dicembre 2011 – ci saranno anche due ravennati: il cervese Valdimiro Fiammenghi e il bagnacavallese Mario Mazzotti, ex consiglieri Pd in Emilia Romagna. Al primo vengono contestati 15mila euro, 9mila al secondo (recentemente nominato direttore di Legacoop Romagna). Il rinvio a giudizio è arrivato contestualmente ad alcune assoluzioni per gli indagati che avevano scelto il rito abbreviato.

Secondo l’accusa i politici avrebbero utilizzato i fondi destinati ai gruppi in assemblea legislativa per spese non attinenti al mandato: tra gli scontrini depositati da alcuni consiglieri la guardia di finanza ritrovò quelli per un wc pubblico, per pranzi e cene di lusso, pernottamenti in hotel e perfino per un acquisto in un sexy shop. Questo l’elenco dei rinviati a giudizio (fra parentesi i rimborsi contestati): Marco Monari (940mila euro), Marco Carini (9mila euro). Thomas Casadei (4mila euro), Gabriele Ferrari (11mila euro), Valdimiro Fiammenghi (15mila euro), Roberto Garbi (6mila euro), Mario Mazzotti (13mila euro), Roberto Montanari (24mila euro), Rita Moriconi (17mila euro), Giuseppe Pagani (5mila euro), Roberto Piva (15mila euro), Luciano Vecchi (12mila euro), Damiano Zoffoli (8mila euro). Gli assolti perché il fatto non sussiste sono invece i dem Matteo Richetti, Marco Barbieri, Anna Pariani e l’ex capogruppo Fds Roberto Sconciaforni.

Fiammenghi ha così commentato, inviando una dichiarazione scritta alle redazioni: «Non posso che prendere atto delle decisioni del Giudice, decisioni che rispetto. Al tempo stesso, sono lieto dell’assoluzione dei quattro ex consiglieri che hanno scelto il rito abbreviato. Questo a conferma di quanto sostenuto da ognuno di noi in questi anni. Ribadisco ciò che ho già detto e dimostrato in più occasioni: ho sempre svolto il mio lavoro di consigliere nel totale rispetto delle leggi e dei regolamenti in vigore in quegli anni. L’ho fatto con la volontà di rappresentare gli interessi, i bisogni, le domande della Regione e del territorio elettivo. Perciò ho mantenuto, durante tutto il mandato, un rapporto vivo e costante con le Istituzioni, le Associazioni, i cittadini della Provincia di Ravenna, di altre parti del territorio regionale e nazionale».

Dello stesso tenore anche le parole di Mazzotti: «L’assoluzione di Richetti è uno squarcio di verità in una vicenda in cui sono certo di avere agito sempre e in ogni occasione nella piena correttezza e legalità. Sono certo che in sede processuale dimostrerò come la mia condotta, al pari di quella dei miei colleghi del gruppo Pd, sia sempre stata conforme e rispettosa delle leggi».

Se il denaro è fatto di ore: la Banca del Tempo compie 20 anni

Un convegno alla Classense per l’occasione. Gli iscritti sono 64,
di cui solo 7 uomini, a disposizione per piccoli servizi o assistenza

Nell’epoca delle speculazioni finanziarie globali, della questione dei pagamenti in contante e del fantomatico bitcoin (la moneta virtuale che circola sul web) c’è chi gestisce una banca dove non si scambia denaro ma semplicemente tempo dedicato a piccoli servizi artigianali o di assistenza alle persone. Si tratta della Banca del Tempo di Ravenna, un’associazione che compie vent’anni e per l’occasione, con un convegno pubblico in programma sabato 14 novembre (alle 15) alla Sala Muratori della Classense, apre una riflessione sul senso e il futuro di questa singolare esperienza di “economia collaborativa”.

Il meccanismo di funzionamento di questo istituto del credito “temporale” è semplice – ci illustra la presidente Giuseppina Belloni: «Chi si associa alla banca si rende disponibile a scambiare con altri soci saperi, competenze e attività che può mettere a disposizione. L’unità di misura con cui vengono calcolati questi servizi è solo il tempo occupato dalle prestazioni mentre il denaro circola solo per le spese vive». Per esempio: se chiedo un trasporto dovrò pagare la benzina mentre il valore di scambio è il tempo impiegato per il trasposto.

Il servizio viene per così dire “pagato” con un assegno, con un conteggio in ore. «Gli assegni vengono conferiti a uno “sportello” – spiega Belloni – che è poi la segreteria dell’associazione (in via Maggiore 122, ndr) che registra la contabilità, cioè il dare e avere in ore, e archivia su questa base gli estratti conto dei soci. Per accedere e fornire i servizi che si scambiano si devono seguire però due regole fondamentali: i servizi devono essere di breve durata e occasionali. Tutto dipende dalla disponibilità delle persone poiché non sono fissati orari ne obblighi, per cui gli scambi sono molto liberi».

La potenzialità degli scambi si fondano su di un elenco di offerte di servizi, diviso per categorie di attività e competenze, con nome e numero telefonico dei prestatori per contatti. «I contatti sono gestiti in autonomia dai soci – precisa sempre il presidente – perché la banca non fa intermediazione ma si limita a registrare solo i conteggi delle ore impiegate».

Il progetto fu promosso dall’amministrazione comunale nel 1995. A quell’epoca nacque un nucleo originale di una ventina di persone, oggi i soci sono 64. Nel corso degli anni c’è stato un certo avvicendamento fra gli aderenti che ha accresciuto il numero delle donne e ridotto a 7 gli uomini attivi. Il che limita l’offerta di prestazioni come le manutenzioni e riparazioni domestiche, peraltro molto richieste. Quasi tutti i soci sono pensionati.

La Banca del Tempo svolge anche servizi per il Comune, duecento ore in cambio della sede e dei pochi costi di gestione: si tratta di vigilanza, di laboratori e corsi rivolti ai cittadini e altre associazioni di volontariato, di animazione nelle case protette.

«Il nostro problema adesso è rinnovarci e trovare nuovi orientamenti per sviluppare la nostra esperienza» riflette Giuseppina Belloni a proposito del convegno alla Classense che prevede due importanti interventi sul tema: quello di Flavia Franzoni Prodi della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna che parlerà di “La Banca del Tempo fra economia solidale e relazioni comunitarie” e quello dell’esperta di comunicazione e web marketing Lidia Marongiu dedicato alla “Sharing econonomy, numeri, esperienze e impatto dell’economia collaborativa sulla nostra vite”.

In epoca di crisi e transizione delle relazioni sociali, la Banca del Tempo potrebbe ambire a un rilancio non solo etico e partecipativo ma anche economico, evidenziando la convenienza di questo genere di scambi. Magari attraverso un utilizzo più ampio e strutturato degli strumenti sul web, a partire dai social network.

Se il denaro è fatto di ore: la Banca del Tempo compie 20 anni

Un convegno alla Classense per l’occasione. Gli iscritti sono 64,
di cui solo 7 uomini, a disposizione per piccoli servizi o assistenza

Nell’epoca delle speculazioni finanziarie globali, della questione dei pagamenti in contante e del fantomatico bitcoin (la moneta virtuale che circola sul web) c’è chi gestisce una banca dove non si scambia denaro ma semplicemente tempo dedicato a piccoli servizi artigianali o di assistenza alle persone. Si tratta della Banca del Tempo di Ravenna, un’associazione che compie vent’anni e per l’occasione, con un convegno pubblico in programma sabato 14 novembre (alle 15) alla Sala Muratori della Classense, apre una riflessione sul senso e il futuro di questa singolare esperienza di “economia collaborativa”.

Il meccanismo di funzionamento di questo istituto del credito “temporale” è semplice – ci illustra la presidente Giuseppina Belloni: «Chi si associa alla banca si rende disponibile a scambiare con altri soci saperi, competenze e attività che può mettere a disposizione. L’unità di misura con cui vengono calcolati questi servizi è solo il tempo occupato dalle prestazioni mentre il denaro circola solo per le spese vive». Per esempio: se chiedo un trasporto dovrò pagare la benzina mentre il valore di scambio è il tempo impiegato per il trasposto.

Il servizio viene per così dire “pagato” con un assegno, con un conteggio in ore. «Gli assegni vengono conferiti a uno “sportello” – spiega Belloni – che è poi la segreteria dell’associazione (in via Maggiore 122, ndr) che registra la contabilità, cioè il dare e avere in ore, e archivia su questa base gli estratti conto dei soci. Per accedere e fornire i servizi che si scambiano si devono seguire però due regole fondamentali: i servizi devono essere di breve durata e occasionali. Tutto dipende dalla disponibilità delle persone poiché non sono fissati orari ne obblighi, per cui gli scambi sono molto liberi».

La potenzialità degli scambi si fondano su di un elenco di offerte di servizi, diviso per categorie di attività e competenze, con nome e numero telefonico dei prestatori per contatti. «I contatti sono gestiti in autonomia dai soci – precisa sempre il presidente – perché la banca non fa intermediazione ma si limita a registrare solo i conteggi delle ore impiegate».

Il progetto fu promosso dall’amministrazione comunale nel 1995. A quell’epoca nacque un nucleo originale di una ventina di persone, oggi i soci sono 64. Nel corso degli anni c’è stato un certo avvicendamento fra gli aderenti che ha accresciuto il numero delle donne e ridotto a 7 gli uomini attivi. Il che limita l’offerta di prestazioni come le manutenzioni e riparazioni domestiche, peraltro molto richieste. Quasi tutti i soci sono pensionati.

La Banca del Tempo svolge anche servizi per il Comune, duecento ore in cambio della sede e dei pochi costi di gestione: si tratta di vigilanza, di laboratori e corsi rivolti ai cittadini e altre associazioni di volontariato, di animazione nelle case protette.

«Il nostro problema adesso è rinnovarci e trovare nuovi orientamenti per sviluppare la nostra esperienza» riflette Giuseppina Belloni a proposito del convegno alla Classense che prevede due importanti interventi sul tema: quello di Flavia Franzoni Prodi della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna che parlerà di “La Banca del Tempo fra economia solidale e relazioni comunitarie” e quello dell’esperta di comunicazione e web marketing Lidia Marongiu dedicato alla “Sharing econonomy, numeri, esperienze e impatto dell’economia collaborativa sulla nostra vite”.

In epoca di crisi e transizione delle relazioni sociali, la Banca del Tempo potrebbe ambire a un rilancio non solo etico e partecipativo ma anche economico, evidenziando la convenienza di questo genere di scambi. Magari attraverso un utilizzo più ampio e strutturato degli strumenti sul web, a partire dai social network.

Se il denaro è fatto di ore: la Banca del Tempo compie 20 anni

Un convegno alla Classense per l’occasione. Gli iscritti sono 64, di cui solo 7 uomini, a disposizione per piccoli servizi o assistenza

Nell’epoca delle speculazioni finanziarie globali, della questione dei pagamenti in contante e del fantomatico bitcoin (la moneta virtuale che circola sul web) c’è chi gestisce una banca dove non si scambia denaro ma semplicemente tempo dedicato a piccoli servizi artigianali o di assistenza alle persone. Si tratta della Banca del Tempo di Ravenna, un’associazione che compie vent’anni e per l’occasione, con un convegno pubblico in programma sabato 14 novembre (alle 15) alla Sala Muratori della Classense, apre una riflessione sul senso e il futuro di questa singolare esperienza di “economia collaborativa”.

Il meccanismo di funzionamento di questo istituto del credito “temporale” è semplice – ci illustra la presidente Giuseppina Belloni: «Chi si associa alla banca si rende disponibile a scambiare con altri soci saperi, competenze e attività che può mettere a disposizione. L’unità di misura con cui vengono calcolati questi servizi è solo il tempo occupato dalle prestazioni mentre il denaro circola solo per le spese vive». Per esempio: se chiedo un trasporto dovrò pagare la benzina mentre il valore di scambio è il tempo impiegato per il trasposto.

Il servizio viene per così dire “pagato” con un assegno, con un conteggio in ore. «Gli assegni vengono conferiti a uno “sportello” – spiega Belloni – che è poi la segreteria dell’associazione (in via Maggiore 122, ndr) che registra la contabilità, cioè il dare e avere in ore, e archivia su questa base gli estratti conto dei soci. Per accedere e fornire i servizi che si scambiano si devono seguire però due regole fondamentali: i servizi devono essere di breve durata e occasionali. Tutto dipende dalla disponibilità delle persone poiché non sono fissati orari ne obblighi, per cui gli scambi sono molto liberi».

La potenzialità degli scambi si fondano su di un elenco di offerte di servizi, diviso per categorie di attività e competenze, con nome e numero telefonico dei prestatori per contatti. «I contatti sono gestiti in autonomia dai soci – precisa sempre il presidente – perché la banca non fa intermediazione ma si limita a registrare solo i conteggi delle ore impiegate».

Il progetto fu promosso dall’amministrazione comunale nel 1995. A quell’epoca nacque un nucleo originale di una ventina di persone, oggi i soci sono 64. Nel corso degli anni c’è stato un certo avvicendamento fra gli aderenti che ha accresciuto il numero delle donne e ridotto a 7 gli uomini attivi. Il che limita l’offerta di prestazioni come le manutenzioni e riparazioni domestiche, peraltro molto richieste. Quasi tutti i soci sono pensionati.

La Banca del Tempo svolge anche servizi per il Comune, duecento ore in cambio della sede e dei pochi costi di gestione: si tratta di vigilanza, di laboratori e corsi rivolti ai cittadini e altre associazioni di volontariato, di animazione nelle case protette.

«Il nostro problema adesso è rinnovarci e trovare nuovi orientamenti per sviluppare la nostra esperienza» riflette Giuseppina Belloni a proposito del convegno alla Classense che prevede due importanti interventi sul tema: quello di Flavia Franzoni Prodi della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna che parlerà di “La Banca del Tempo fra economia solidale e relazioni comunitarie” e quello dell’esperta di comunicazione e web marketing Lidia Marongiu dedicato alla “Sharing econonomy, numeri, esperienze e impatto dell’economia collaborativa sulla nostra vite”.

In epoca di crisi e transizione delle relazioni sociali, la Banca del Tempo potrebbe ambire a un rilancio non solo etico e partecipativo ma anche economico, evidenziando la convenienza di questo genere di scambi. Magari attraverso un utilizzo più ampio e strutturato degli strumenti sul web, a partire dai social network.

Il Movimento 5 Stelle verso le elezioni Santarella: «Pronta a ricandidarmi…»

Parla la consigliera comunale. Il candidato sindaco dei grillini verrà
votato da un’ottantina di persone, ossia gli iscritti al 10 ottobre

In prima linea nella battaglia contro lo sfratto del Centro Recupero Avifauna Selvatica di questi giorni (vedi articoli correlati), eletta in consiglio comunale nel 2011, Francesca Santarella è uno dei volti più noti del Movimento 5 stelle in città. Attivista impegnata in molte battaglie sul territorio, Santarella si dice a disposizione per una nuova eventuale candidatura (al contrario del capogruppo Pietro Vandini che ha già annunciato l’intenzione di non ripresentarsi): «Farò quello che sarà ritenuto più utile». Anche se, come noto, questo potrebbe segnare la fine degli incarichi politici nel movimento, visto che dopo due mandati non è più possibile candidarsi a nulla. «Lo so, ma non mi interessa. Voglio bene alla mia città, non capisco cosa e perché dovrei aspettare se posso essere utile adesso». Pronta a candidarsi a sindaco? «Troppo prematuro, sono disponibile a fare ciò che può servire, ma è troppo presto».

Santarella racconta di anni di battaglie in consiglio comunale dove ha trovato un Pd i cui membri, ci dice, «spesso capiscono e condividono molti nostri temi, ma poi votano come viene detto loro dall’alto…».

Le battaglie per cui Santarella è nota sono quelle di carattere ambientale e anche per il Sigarone in Darsena che dopo cinque anni è ancora lì, nulla è successo. «Una vittoria a metà – dice – il nostro obiettivo non è certo quello di lasciare alla fine lì un edificio vuoto o che rischi il degrado. La speranza è quella piuttosto di aver sensibilizzato i cittadini e magari anche gli imprenditori sui possibili impieghi». Un lavoro durato anni che è sfociato in un volume dedicato proprio ai paraboloidi (edifici con la forma simile appunto a quella del Sigarone) presentato di recente addirittura alla Camera dei deputati e firmato proprio anche da Santarella.

Ma le battaglie da portare avanti contro le politiche del Pd sul territorio sono decisamente più numerose, ci dice Santarella, e stanno venendo al pettine: «Il tema fondamentale del porto e di come mantenere un equilibrio ambientale, il turismo non valorizzato, valli che sprofondano, pinete tenute male, subsidenza, trivellazioni… ».

Un giudizio davvero non roseo per il Pd. E i loro diretti avversari? «Ho avuto modo di conoscere Ancisi e anche di apprezzare il suo modo di lavorare. E sì, credo che anche la candidatura della Sutter possa raccogliere voti. Noi quindi dobbiamo lavorare e molto per questa campagna elettorale». Insomma, secondo la consigliera non basta certo affidarsi agli andamenti del nazionale, che pure hanno sempre influenzato molto anche il voto ravennate in passato.

Il candidato o la candidata (Michela Guerra resta un nome papabile) sarà scelta già forse a dicembre dall’ottantina di ravennati iscritti al portale al 10 ottobre. Più larghe le maglie invece per chi volesse presentare la propria candidatura.

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